Quarant'anni intorno a Venezia - Nel dicembre del 1962, Luigi Piccinato scriveva: "la salvezza di Venezia comincia nella terraferma e in questo Venezia insulare non è più un'isola". La premessa per il primo piano intercomunale promosso dalla Provincia di Venezia, Presidente Alberto Bagagiolo, segna una costante che per cinquanta anni accompagnerà quanti studiano e amministrano il territorio attorno al capoluogo del Veneto. Anzi due costanti.
La prima è che Venezia, che chiameremo Città Antica -per riconoscere a Mestre di avere un proprio centro storico e al comune di essere una città bipolare (Benevolo L., D'Agostino R., Toniolo M., 2007)- abbia un destino contemporaneo inscindibile dal suo hinterland: oltre alla terraferma comunale, i comuni che verranno detti di prima e seconda cintura.
La seconda costante è che occorre una parte diligente, che non sia la Città matrigna (ovvero il Comune capoluogo già aggregato della cosiddetta "grande Venezia", ma insufficiente a descrivere la città intercomunale) e non siano i Comuni del contorno, considerati ancillari: uno per uno, singolarmente.
I piani intercomunali sono stati archiviati come un insuccesso, anche se, da allora, e per mezzo secolo, è resistito un forte anelito a quella scala di disegno e gestione del territorio: dai comprensori ordinari, articolazione delle neonate Regioni, al Comprensorio della Legge Speciale per Venezia che aveva come contorno i comuni di gronda lagunare, via via attraverso reiterati tentativi di dar vita ad un organismo metropolitano. Un anelito insoddisfatto, ma che ritorna.
La Provincia, negli ultimi trenta anni è stata messa all'indice, come ente superfluo, da sopprimere: in special modo laddove i Comuni siano andati fuori di sé, generando situazioni metropolitane, che chiedono di essere progettate e gestite unitariamente, senza confini risibili e non riconosciuti nei fatti. La nostra Provincia cerca, dal 1962, il modo per superare se stessa.