Paesaggio - Lo sguardo del foresto e del turista vede, notoriamente, un luogo diverso da quello che vedono i nativi e i residenti abituali. Nel bene e nel male. Quando si affronta la questione del paesaggio -e specificatamente della perdita di paesaggi di valore- si mettono in campo fattori concreti e immateriali assai complessi. Ci abbiamo provato, in sede di studi per il PTCP, coinvolgendo alcuni esperti dell'accademia.
La ricerca procede per tentativi e dubbi:
  • il paesaggio, anche nella nostra provincia come nel Veneto, è straordinariamente mutato nella seconda metà del Novecento, è stato lavorato, per dare occupazione, casa e benessere agli abitanti. Parliamo di paesaggi in transizione senza avere deciso verso dove e se ci piacerà;
  • la diffusione urbana, abitativa ed economica, è il fatto più forte, che ha contaminato il paesaggio rurale anche di recente bonifica, stabilendo un nesso città-campagna sicuramente originale, non sempre soddisfacente;
  • resta molto spazio rurale (molto più di quanto se ne percepisca), sia produttivo che inattivo, complessivamente a rischio per l'evoluzione della attività agricola e forestale e per la dismissione di vaste aree a suo tempo sottratte all'acqua (da mantenere asciutte);
  • il paesaggio storico, artistico e anche di riferimento identitario -incluso quello industriale dismesso- aumenta il proprio valore commerciale, per il tempo libero e il turismo, e il proprio valore comunitario per i cittadini di diversi quartieri, frazioni, siti;
  • il nostro paesaggio urbano è molto diverso da quello metropolitano stereotipo, la città diffusa ha e vuole avere stilemi intrisi di campagna, rifiuta i grandi edifici e ricerca, paga e pretende case unifamiliari con giardini. Teme i grandi progetti e li assorbe con fatica anche se realizzati da grandi firme.