Fondaco Censimenti e Anagrafi

1. Proiezioni demografiche (Modello STRUDEL 2000)

Nella maggior parte dei casi la programmazione economica, sociale, logistica, ecc. è condizionata dall'ammontare e dalla struttura della popolazione, per cui dovrebbe essere subordinata a previsioni demografiche a scadenza più lunga possibile e con una scomposizione per sesso, età e residenza più spinta possibile. Se ciò poteva non essere necessario fino agli anni Sessanta, quando i fenomeni demografici erano relativamente stabili, altrettanto non si può affermare oggi, in presenza degli sconvolgimenti strutturali provocati prima dal "baby-boom" e poi dal crollo della natalità negli anni Settanta e Ottanta (le cui conseguenze saranno particolarmente incisive anche negli anni futuri), dall'aumento della vita media, dai recenti fenomeni di immigrazione.

Nell'ambito delle attività di programmazione dell'Amministrazione provinciale, che spaziano dai trasporti all'edilizia, dalle attività produttive all'ecologia, dalla viabilità alla programmazione scolastica, assume senz'altro una certa importanza la possibilità di disporre di previsioni specifiche sull'entità della futura popolazione locale, sulla sua distribuzione all'interno del territorio provinciale, su alcune sue caratteristiche demografiche (come l'età e il genere) che incidono particolarmente sull'utilizzo delle strutture pubbliche.
Lo strumento che appare più idoneo è quello di un modello di proiezioni demografiche che tenga conto sia delle tendenze dei flussi naturali (la natalità e la mortalità), sia di quelli migratori che potrebbero condizionare in maniera rilevante l'assetto demografico di alcuni ambiti specifici.
Il dettaglio territoriale utile - provinciale e sub-provinciale -, non permette di utilizzare risultati già disponibili (come quelli pubblicati dall'ISTAT a livello regionale), ma costringe a mettere a punto delle proiezioni demografiche ad hoc.
In questa sede si presenta una sintesi dello studio che è stato voluto e commissionato dall'Amministrazione Provinciale, Settore Mobilità e Trasporti (Per una illustrazione più dettagliata degli aspetti metodologici e dei risultati si rinvia ai Documenti COSES n. 375/2001 e n. 376/2001). Lo studio si propone di applicare, specificatamente per la provincia di Venezia, il modello di previsione demografica Stru.De.L. (Struttura Demografica Locale) predisposto nel 1978 da Enzo Migliorini, successivamente perfezionato e tradotto in programma di calcolo elettronico grazie alla collaborazione tra IRSEV e COSES, e, negli anni più recenti, realizzato - sempre da Enzo Migliorini - in diverse versioni appositamente studiate per la Regione Veneto, per la Regione Friuli-Venezia Giulia, per la Regione Campania, per la Regione Piemonte e per la Provincia Autonoma di Trento.

I risultati ottenuti non possono e non devono essere chiamati "previsioni", ma più semplicemente "proiezioni", in quanto non contengono valutazioni di carattere socio-economico sulle possibili inversioni o grandi modificazioni di tendenza nel periodo considerato, ma solo una stima di evoluzione inerziale delle tendenze in atto, e mostrano quindi quale potrà essere la struttura delle popolazioni future se le microtendenze in atto si evolveranno in modo autoregressivo.
Per necessità di sintesi i dati in questa sede vengono presentati a livello provinciale e secondo alcune zonizzazioni subprovinciali (ambiti) anche se lo studio si addentra sino a livello subcomunale. La prudenza è d'obbligo quando le proiezioni si spingono a tale livello: l'errore infatti sarà tanto maggiore quanto meno i dati saranno aggregati (ad esempio ad un errore minimo a livello di bacino potrebbero corrispondere errori discretamente elevati a livello di singolo comune o di insieme di quartieri). Per popolazioni al di sotto dei 30.000 abitanti si parla infatti più di simulazioni che di previsioni o proiezioni vere e proprie.
L'orizzonte temporale si estende fino al 2032 anche se bisogna tenere presente che gli errori di proiezione sono grosso modo proporzionali al quadrato della distanza temporale dall'inizio della fase futura, per cui allungare tale fase più del necessario può produrre scarsi benefici. Per questo l'orizzonte temporale per il dettaglio comunale e subcomunale si ferma al 2010.
Il prodotto finale si compone della struttura per sesso ed età che si dovrebbe registrare al 31/12 di ogni anno futuro a livello provinciale complessivo e per ogni dettaglio territoriale richiesto.

 

Parte I - Struttura e dinamica della popolazione in provincia

La popolazione residente in provincia di Venezia è aumentata progressivamente fino al 1980, quando ha sfiorato gli 845.000 abitanti. Da quel momento in poi il saldo è diventato negativo e si è ridotta di circa 300.000 unità, arrivando nel 1999 a circa 814.600 residenti. Il terzo millennio si è aperto con una lieve ripresa: l'ultimo dato anagrafico disponibile, quello dell'anno 2000, segnala un aumento di quasi 700 unità rispetto al 1999. Congiuntura o nuovo trend? Le proiezioni demografiche messe a punto per la Provincia di Venezia ci indicano che questa nuova ripresa ha vita breve e che si estenderà solo alla prima metà del decennio (nel 2007 è prevista una popolazione residente pari a poco più di 818.000 unità). Dopo tale data è prevista una discesa che quasi sicuramente ci porterà, attorno al 2030, al di sotto della soglia delle 800.000 unità.

 
Fig.1 - Andamento della popolazione residente in provincia di Venezia dal 1981 al 2030

Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

La struttura demografica di Venezia, come del resto quella delle altre province del Veneto e di molte altre regioni italiane, è caratterizzata da un profilo molto irregolare e variabile nel tempo, per effetto delle distorsioni dovute soprattutto all'incostante andamento della natalità nell'ultimo secolo (crollo della natalità durante le due guerre mondiali, supernatalità post-bellica, baby-boom negli anni Sessanta, crollo della natalità negli anni Settanta e Ottanta), ma anche della mortalità e del movimento migratorio che fanno diminuire alcune classi di età facendone gonfiare altre.

 
Fig. 2 - Distribuzione della popolazione per età e sesso in provincia di Venezia




Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

I nati fra il 1915 ed il 1920 (ora in età 82-87 e quindi ormai "pensionati") hanno costituito nel recente passato la principale anomalia della "piramide demografica", essendo stati poco numerosi già all'origine per effetto della scarsa natalità durante la prima guerra mondiale ed essendo stati poi ulteriormente e pesantemente decimati quando, appena divenuti maggiorenni, hanno dovuto combattere nella seconda guerra mondiale. Attualmente la principale anomalia in senso positivo è quella relativa ai nati attorno al 1965, ora circa trentacinquenni, mentre la principale anomalia in senso negativo è rappresentata dai nati dopo il 1965 (ora in età tra i 15 e i 29 anni) in rapido calo.
L'ondata di piena dei "figli del boom", seguita dal repentino calo successivo, ha già sconvolto nei decenni scorsi il mondo della scuola, che spesso con miopia e grazie ai "lunghi tempi tecnici" ha finito per adeguare edilizia ed organici della scuola dell'obbligo quando l'ondata era oramai trasferita alle superiori. Ora sono gli atenei ad accorgersi che le iscrizioni calano, nonostante le "lauree brevi" che hanno solo ritardato l'inversione, ora divenuta ineluttabile.
Un altro effetto inevitabile della stessa ondata, che ora si accinge a lasciare l'età fertile, è il nuovo crollo della natalità, dato che il numero dei nati è il prodotto fra il numero di donne in età fertile e la propensione di queste a fare figli, e che nulla fa prevedere un consistente prossimo aumento di tale propensione mentre è certo che il numero delle donne in età fertile si dimezzerà nel prossimo ventennio.
Al calo dei giovani si contrappone la massiccia crescita degli anziani, alimentata sia dall'ingresso di classi sempre più numerose, sia dal declino generale delle probabilità di morte (non del tasso generale di mortalità, crescente per effetto stesso dell'invecchiamento della popolazione).

Le proiezioni demografiche elaborate per la provincia di Venezia ci permettono anche di quantificare più nel dettaglio tali fenomeni.
La terza età (65 anni e oltre) nel 1985 rappresentava il 12,3% dell'intera popolazione residente ed è cresciuta di circa 30.000 unità nell'ultimo quindicennio raggiungendo quota 18,7% nel 2000. Le proiezioni segnalano un continuo aumento anche nei prossimi anni fino a raggiungere quasi un quarto della popolazione residente (198.000 unità circa nel 2030). Limitando il campo di analisi alla sola quarta età (85 anni e oltre), essa risulta quasi per nulla rappresentata nel 1985 (poco meno di 7.000 persone pari ad uno 0,8% sul totale); oggi ha raggiunto le 18.000 unità (il 2,2% del totale) e nel prossimo trentennio si avvia verso le 33.000 unità (il 4,2% della popolazione).
Nel contempo si affievolisce sempre più la fascia di età giovanile (0-14 anni): dal 17,5% del totale nel 1985 si è passati all'attuale 12% che si ridurrà ulteriormente nei prossimi trent'anni sino a raggiungere il 10%.
Oggi in provincia di Venezia risiedono 152.000 anziani (di cui il 12% over 85) e 97.000 giovani; tra trent'anni si prevede la presenza di 198.000 anziani (di cui il 17% over 85) e 80.000 giovani.
La popolazione in età attiva (18-64 anni), che è rimasta pressoché stabile dal 1985 al 2000, si accinge per il prossimo trentennio a diminuire di 53.000 unità.

 
Tab.1 - Popolazione residente in provincia di Venezia per classiquinquennali di età

Anno 1985 Anno 2000Anno 2015Anno 2030
ETÀV.A.%V.A.% V.A.%V.A.%
00-0436.2834,333.4534,1 30.2143,727.374 3,4
05-0946.1615,5 31.8023,931.1183,8 25.9243,3
10-1463.9687,732.1703,9 32.4504,026.6093,3
15-1970.5888,5 34.8474,333.1904,129.2773,7
20-2470.8788,544.5905,5 32.2944,0 30.2703,8
25-29 61.178 7,3 64.437 7,9 34.786 4,333.5524,2
30-34 56.125 6,7 70.372 8,6 50.604 6,2 49.310 6,2
35-39 61.456 7,4 69.955 8,6 65.878 8,1 59.627 7,5
40-44 56.590 6,8 60.037 7,4 75.123 9,2 61.873 7,8
45-49 57.636 6,9 54.575 6,7 72.166 8,9 62.013 7,8
50-54 52.362 6,3 60.149 7,4 67.154 8,2 63.919 8,0
55-59 51.309 6,1 52.876 6,5 57.325 7,0 66.610 8,4
60-64 47.424 5,7 53.501 6,6 50.693 6,2 62.107 7,8
65-69 29.020 3,5 45.247 5,6 51.290 6,3 55.430 7,0
70-74 32.821 3,9 40.370 5,0 41.613 5,1 44.6265,6
75-79 21.754 2,6 32.563 4,0 36.267 4,5 35.300 4,4
80-84 12.215 1,5 16.153 2,0 24.875 3,1 29.0523,6
85-89 5.242 0,6 12.580 1,5 15.898 2,0 17.817 2,2
90-94 1.362 0,2 4.512 0,6 7.897 1,0 10.004 1,3
95- w 233 0,0 1.053 0,1 3.294 0,4 5.600 0,7
TOTALE 834.606 100,0 815.244 100,0 814.129 100,0 796.294 100,0
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

Tale andamento è documentato anche da diversi indicatori tra cui:

Tale andamento è documentato anche da diversi indicatori tra cui:

L'aumento del numero degli anziani provocherà sempre maggiori problemi non solo per il sistema pensionistico, che dovrà sborsare capitali sempre più cospicui a contributi gravanti su un numero proporzionalmente ridotto di persone in età lavorativa, ma anche e soprattutto sul sistema assistenziale, visto che un numero rapidamente crescente di anziani e di super-anziani sarà sempre meno assistito in famiglia (dato il calante numero dei figli e dei nipoti) ed avrà sempre più bisogno dell'assistenza pubblica, specialmente per i non-autosufficienti. La scarsa disponibilità di discendenti rischia di mandare in tilt il sistema di assistenza agli anziani che nel nostro Paese, tradizionalmente basato su un forte concetto di famiglia con legami parentali che restano molto stretti per tutta la vita, si è sempre largamente basato sull'intervento dei figli e degli altri familiari. Non è pensabile, ad esempio, sostenere una elevata proporzione di anziani come quella che già abbiamo e che ci avviamo ad avere, senza ulteriori interventi per rendere più sofisticato e diffuso il sistema sanitario.
Parallelamente, il fatto che i giovani siano e saranno così pochi rispetto alla generazione dei loro genitori ci fa capire meglio il perché della difficoltà più volte sottolineata dalle imprese di trovare manodopera. Ad esempio, i giovani che oggi hanno 18-20 anni sono già la metà di quelli residenti in provincia nel 1985 e arriveranno ad essere circa il 42%, sempre nel confronto con il 1985, nel 2030. Tenendo conto anche del fatto che una proporzione molto più elevata rispetto a quindici anni fa frequenta ora le scuole superiori e l'università, sembra chiaro come si stiano invertendo i ruoli: gli imprenditori che sono stati da sempre abituati a scegliere i loro dipendenti si trovano nella condizione di essere loro stessi scelti dai lavoratori con una domanda e offerta di lavoro che stentano a collimare per evidenti disparità di attese e di fabbisogni.

 
Tab.2 - Popolazione residente in provincia di Venezia per particolari classi di età

Valori assolutiVariazioni %
ETÀ19852000201520301985/002000/152015/302000/30
00-02 20.514 20.43618.046 16.721 -0,4 -11,7 -7,3 -18,2
03-05 23.456 19.286 18.321 15.884 -17,8 -5,0 -13,3 -17,6
06-10 50.053 32.160 31.337 25.891 -35,7 -2,6 -17,4 -19,5
11-13 38.918 19.138 19.471 15.932 -50,8 1,7 -18,2 -16,8
14-18 69.363 33.965 33.151 28.642 -51,0 -2,4 -13,6 -15,7
19-23 72.172 41.303 32.593 30.480 -42,8 -21,1 -6,5 -26,2
14-64 599.019 571.747 545.822 524.037 -4,6 -4,5 -4,0 -8,3
18-64 490.789 490.163 464.511 437.352 -0,1 -5,2 -5,8 -10,8
14-69 628.039 616.994 597.111 579.466 -1,8 -3,2 -3,0 -6,1
60- W 150.071 205.980 231.826 259.934 37,3 12,5 12,1 26,2
65- W 102.647 152.478 181.134 197.827 48,5 18,8 9,2 29,7
70- W 73.626 107.231 129.844 142.398 45,6 21,1 9,7 32,8
75- W40.806 66.861 88.231 97.772 63,9 32,0 10,8 46,2
80- W 19.052 34.297 51.964 62.472 80,0 51,5 20,2 82,1
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

Soffermandosi in particolare sulla popolazione in età scolare, le proiezioni possono fornire utili indicazioni per le future politiche circa i servizi scolastici (dall'edilizia ai trasporti ai piani di organizzazione della rete scolastica). Tralasciando gli aspetti legati ai tassi di scolarità (molto diversi da ciclo a ciclo e in profonda evoluzione negli ultimi decenni) e ai tassi di accesso alle strutture scolastiche infantili (asili nido e scuole materne) le proiezioni demografiche evidenziano l'utenza potenziale.
Per la fascia di età 0-2 (utenza per gli asili nido) nell'ultimo quindicennio non ci sono state rilevanti variazioni quantitative, mentre nei prossimi 15 anni ci sarà una diminuzione di circa 2.000 unità. Per le fasce di età dai 3 ai 18 anni il consistente declino si è già verificato nell'ultimo quindicennio, soprattutto per le età del ciclo secondario inferiore e superiore. Nei prossimi 15 anni le diminuzioni sono previste abbastanza contenute (addirittura per il ciclo delle medie inferiori è previsto un aumento dell'utenza potenziale), mentre dal 2015 al 2030 la contrazione riprenderà a ritmo più sostenuto. Per la fascia di età 19-23 (utenza potenziale delle università) continua anche nel prossimo quindicennio una riduzione consistente (-21% circa).

Riguardo alle differenze di genere, complessivamente i maschi sono in numero lievemente minore delle femmine (rappresentano il 48,4% della popolazione residente attuale) anche se il fenomeno ha un'alta variabilità tra le varie classi di età:

 
Tab.3 - Popolazione residente in provincia di Venezia per classi quinquennali di età.
Distribuzione % per sesso e tasso di mascolinità

Anno 1985 Anno 2000Anno 2015 Anno 2030
ETÀ%M % F M/tot* % M % F M/tot*% M% FM/tot*% M % F M/tot*
00-04 4,6 4,1 51,0 4,3 3,9 51,0 3,9 3,5 51,5 3,6 3,3 51,7
05-09 5,9 5,2 51,2 4,2 3,7 51,5 4,1 3,6 51,7 3,4 3,1 52,0
10-14 8,1 7,3 51,0 4,2 3,7 51,3 4,2 3,8 51,5 3,5 3,2 51,8
15-19 8,9 8,0 50,9 4,5 4,0 51,3 4,3 3,9 51,6 3,9 3,5 52,2
20-24 8,9 8,1 50,9 5,8 5,1 51,5 4,4 3,5 54,3 4,3 3,3 55,2
25-29 7,7 7,0 50,6 8,3 7,5 51,1 4,5 4,1 51,0 4,4 4,1 51,0
30-34 7,0 6,5 50,0 9,1 8,2 51,2 6,2 6,2 48,8 6,2 6,2 48,8
35-39 7,6 7,1 50,0 9,0 8,2 50,7 8,3 7,9 50,2 7,7 7,3 50,3
40-44 7,0 6,6 50,1 7,7 7,1 50,4 9,7 8,8 51,1 8,1 7,5 51,2
45-49 7,0 6,8 49,2 6,9 6,5 49,9 9,4 8,4 51,4 8,1 7,5 51,2
50-54 6,4 6,2 49,1 7,6 7,2 49,6 8,6 7,9 50,7 8,3 7,8 50,8
55-59 6,0 6,3 47,4 6,6 6,4 49,2 7,2 6,9 49,8 8,6 8,1 50,4
60-64 5,3 6,0 45,1 6,5 6,7 47,7 6,2 6,3 48,5 8,0 7,7 50,0
65-69 3,1 3,8 43,5 5,3 5,8 46,5 6,1 6,5 47,3 6,9 7,0 48,7
70-74 3,3 4,5 40,9 4,4 5,5 42,6 4,8 5,4 45,6 5,3 5,9 46,8
75-79 1,9 3,2 36,1 3,1 4,8 37,7 3,9 5,0 42,5 4,0 4,9 44,2
80-84 0,9 2,0 29,9 1,4 2,5 33,9 2,4 3,7 38,7 3,1 4,2 41,1
85-89 0,3 0,9 24,3 0,9 2,1 29,0 1,3 2,6 32,0 1,6 2,8 36,2
90-94 0,1 0,3 20,6 0,2 0,8 21,6 0,5 1,4 23,9 0,8 1,7 29,3
95- w 0,0 0,0 15,9 0,0 0,2 17,1 0,1 0,7 15,1 0,2 1,1 17,3
TOTALE 100,0 100,0 48,4 100,0 100,0 48,4 100,0100,048,8100,0100,049,1
* Il tasso di mascolinità è dato dal rapporto tra il numero di maschi in quella particolare classe di età e la corrispondente popolazione totale (maschi + femmine).
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

Ciò che determina la struttura della popolazione è il combinarsi di riproduttività, mortalità e mobilità, elementi legati a fattori biologici (come età e sesso) e sociali (come alimentazione, livello di igiene, livello e diffusione della tecnologia medica, livello economico, ricchezza, governi e politiche dei Paesi, fattori culturali e religiosi) che coesistono e, naturalmente, si influenzano a vicenda.

Riproduttività: il crollo della natalità è finito o solo in pausa?
Se la struttura della popolazione dipende soprattutto dall'andamento passato della natalità, è anche vero che una struttura demografica per età molto irregolare, come quella attuale, praticamente determinerà il futuro andamento della natalità, che dipende dalla propensione delle donne a fare figli ma anche dal numero delle donne in età fertile.
Per quanto riguarda il tasso di fecondità totale veneto negli anni Cinquanta era stabilmente superiore a 2,3 figli per donna. Dopo essere salito a oltre 2,7 nel 1964, ha cominciato a scendere progressivamente fino a 1,06 figli per donna in età fertile nel 1994, per poi mostrare segni di ripresa, probabilmente anche con il contributo dei numerosi immigrati. Risalito nel 2000 sopra il livello di 1,1 tale tasso, proiettato nel futuro, risulta salire lievemente nei prossimi decenni per arrivare ad 1,25 nati per 1.000 donne in età fertile fra il 2025 e il 2032.
Applicando tale tasso alle donne in età fertile si ottiene un tasso di natalità che nel 1985 era di 7,6 nati per 1.000 abitanti, salito poi all'8,6 attuale con una previsione di ridiscendere fino a 7 nel 2030. Tutto ciò significa che a livello provinciale il numero dei nati previsto in un anno scenderà dai quasi 7.000 attuali a meno di 5.600.

Mortalità: la speranza di vita continua a crescere
Come è noto, la speranza di vita alla nascita aumenta progressivamente anche se con un gradiente decrescente. Aumentando in misura quasi uguale per i maschi e per le femmine il divario tra i sessi rimane quasi stabile, a circa 6-7 anni. L'età media alla morte per i maschi passa quindi dagli attuali 73 anni ai 78 previsti nel 2030, per le femmine dagli 80 ai previsti 85.
Il tasso di mortalità, cioè il numero di morti per 1.000 abitanti, che già nel 1985 era superiore al numero di nati per 1.000 abitanti (rispettivamente 9 e 7,6) è cresciuto sino al 9,7 attuale e continuerà a crescere per il prossimo quindicennio per poi ritornare al 9,1 nel 2030.

Mobilità: iscritti e cancellati tendono generalmente ad aumentare con ritmi simili ma non sempre omogenei
Il rapporto tra il numero degli iscritti e l'ammontare della popolazione residente è generalmente indicato come tasso di attrazione, dato che esso è tanto più elevato quanto più l'area attira gli immigrati per le sue caratteristiche socio-economiche. La tendenza messa in luce dal modello è verso un aumento sensibile dell'immigrazione, e quindi del tasso di attrazione che mediamente dovrebbe passare nei prossimi trenta anni dagli attuali 31 iscritti per 1.000 abitanti a circa 46 (a riprova della maggiore mobilità della popolazione si ricorda che nel 1985 tale valore in provincia era pari a 19).
Analogamente, il rapporto fra il numero dei cancellati e l'ammontare della popolazione - tasso di repulsione - è passato da 20 emigrati l'anno ogni 1.000 abitanti di quindici anni fa a 29 nel 2000 e lo si prevede pari a 46 nel 2030.
E' ovviamente utile ricordare che i flussi migratori, difficilmente prevedibili a livello nazionale, a questo livello sono puramente indicativi e suscettibili di elevati margini di errore, specialmente se l'orizzonte temporale non è limitato a pochi anni.

Tassi di incremento: la provincia si "regge" sugli immigrati
Il tasso di incremento naturale - lo scarto tra nati e morti - era già negativo al 1985 (6.938 nati contro 7.747 morti) e continua ad esserlo a tutt'oggi (6.921 nati contro 7.867 morti). Per il futuro il modello costruito per proiettare le tendenze in atto segnala una diminuzione ulteriore del tasso di incremento naturale che passa dall'attuale -1,1 al -2,1 del 2030.
Il tasso di incremento migratorio - lo scarto tra immigrati ed emigrati - dipende dai flussi migratori, interni ed internazionali e costituisce il parametro del modello più delicato e difficile da definire dal momento che i flussi migratori sono sempre difficilmente prevedibili e dipendono da condizioni socio-economiche, dall'apertura o chiusura di attività industriali e commerciali, dalla disponibilità e dal prezzo delle case, dagli effetti della politica internazionale, ecc. A livello provinciale il modello stima, per il prossimo decennio, un incremento medio annuo quasi costante del due per mille. Spingendo l'orizzonte temporale al 2030 si nota una tendenza decrescente e un avvicinamento allo zero.
In termini quantitativi si evidenzia un consistente aumento della mobilità della popolazione: sommando gli iscritti e i cancellati dalle anagrafi della provincia si ottiene un movimento complessivo di 36.000 persone nel 1985 che è salito alle 48.000 unità nel 2000 con una previsione di ulteriore ampliamento tanto da arrivare alle 58.000 unità tra quindici anni e alle 72.000 nel 2030.
L'effetto congiunto dei due incrementi - naturale e migratorio - fornisce un tasso di incremento totale che oscilla attorno allo zero: da valori negativi di quindici anni fa si è passati ad un incremento medio annuo della popolazione attuale del +1 e si prevede un suo ritorno a valori negativi già nel 2015.

 
Tab.4 - Indicatori di flusso ed età media della popolazione residente in provincia di Venezia

1985200020152030
TASSI DI:
Natalità (nati/pop)7,6 8,6 7,17,0
Fertilità generica (nati/donne20-39)51,557,363,765,2
Mortalità (morti/pop) 9,09,710,29,1
Attrazione (iscritti/pop) 19,231,336,946,2
Repulsione (cancellati/pop)19,829,235,145,7
Incremento naturale (nati-morti) -1,4-1,1-3,1-2,1
Incremento migratorio (iscritti-cancellati)-0,62,1 1,8 0,4
Incremento totale -2,01,0 -1,3-1,6
ETÁ MEDIA
Popolazione residente Tot.37,943,446,248,2
M36,341,644,646,7
F39,545,047,849,7
Madri al parto28,932,132,732,8
Morti M68,172,676,078,0
F75,779,682,984,8
Iscritti M30,532,633,833,7
F32,234,536,336,2
CancellatiM30,834,337,339,0
F32,436,940,842,6
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

 

Note alla parte I

1. L'indice di vecchiaia è il rapporto percentuale tra il numero degli anziani e il numero dei giovani e segnala il numero di anziani ogni 100 giovani. Naturalmente il valore dipende dai limiti delle classi utilizzate, che possono essere diverse in varie ipotesi. L'Istat (a cui ci siamo attenuti) considera anziani gli ultrasessantacinquenni, mentre considera giovani coloro che hanno meno di 15 anni.
2. L'indice di carico sociale, chiamato anche indice di dipendenza, è il rapporto percentuale avente a numeratore la somma tra la popolazione con meno di 14 anni e quella di 65 e più e a denominatore la popolazione in età da 14 a 64 anni. L'indice rappresenta il numero medio di bambini e anziani che potenzialmente devono essere mantenuti con il reddito prodotto da 100 lavoratori.

Parte II - Confronto tra territori

Come si inserisce la provincia di Venezia nel contesto nazionale e regionale?
Anche se costruite attraverso l'utilizzo di un diverso modello, le recenti previsioni demografiche messe a punto dall'ISTAT a livello regionale e nazionale ci permettono di mettere a confronto, con tutte le doverose precauzioni del caso, i dati provinciali appena descritti con quelli regionali e nazionali¹.

 
Tab.5 - Previsioni della popolazione residente.
Confronto provincia di Venezia - Veneto - Italia

Italia*Nord Italia*Veneto*Provincia
Venezia**
Variazione popolazione totale
2000/2015 1,0 1,8 3,9 -0,1
2015/2030 -2,6 -1,8 -0,4 -2,2
2000/2030 -1,6 -0,1 3,5 -2,3
% pop. 65 anni e oltre
2000 18,2 19,6 18,0 18,7
2015 22,5 24,2 22,9 22,2
2030 28,6 30,3 29,9 24,8
% pop. 0-14 anni
2000 14,4 12,6 13,4 12,0
2015 13,6 12,1 12,6 11,5
2030 11,6 10,2 10,3 10,0
% pop. 85 anni e oltre
2000 2,2 2,5 2,2 2,2
2015 3,5 4,0 3,8 3,3
2030 5,1 6,0 5,8 4,2
* Previsioni demografiche ISTAT;
** Proiezioni demografiche STRUDEL2000 di E. Migliorini
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

Per il Veneto è prevista una crescita della popolazione fino al 2020, data nella quale circa un quarto della popolazione sarà ultrasessantaquattrenni, a cui farà seguito una lenta e continua contrazione della taglia demografica fino al 2050 quando gli anziani saranno percentualmente il doppio di oggi (18% nel 2000 e 36% nel 2050).
Nel periodo finora considerato (i prossimi trent'anni) sia la media nazionale che il Nord e specificatamente la nostra regione sono caratterizzati da una espansione della popolazione nel primo quindicennio; la tendenza si inverte poi nel successivo quindicennio tanto da ritornare ai valori attuali (per il Nord) o lievemente inferiori (per il totale Italia) o superiori anche se in fase di contrazione (per il Veneto).
Nei vari territori si procede a passi veloci verso un ulteriore invecchiamento della struttura demografica con un accelerato aumento della proporzione di anziani e una diminuzione - seppure meno accentuata - della componente giovanile.

Confrontando le nostre proiezioni con quelle dell'ISTAT, si può notare che la provincia di Venezia si differenzia:

Ma anche all'interno della provincia i comportamenti sono differenziati: peculiarità e opportunità sociali, abitative, economiche, produttive ecc. hanno caratterizzato diversamente le strutture per età e l'ammontare della popolazione residente.

 
Tab.6 - Popolazione residente per ambiti della provincia di Venezia

Valori assolutiVariazioni percentuali
AMBITI 1985 2000 2015 2030 1985/00 2000/15 2015/30 2000/30
Veneziano 345.635 306.692 282.610 255.221 -11,3 -7,9 -9,7 -16,8
Meridionale 74.573 70.786 63.145 51.591 -5,1 -10,8 -18,3 -27,1
Riviera del Brenta 108.473 112.704 120.567 125.370 3,9 7,0 4,0 11,2
Miranese 115.474 127.254 135.952 139.902 10,2 6,8 2,9 9,9
Sandonatese 99.455 106.858 118.572 129.839 7,4 11,0 9,5 21,5
Portogruarese 90.996 90.950 95.126 98.865 -0,1 4,6 3,9 8,7
Provincia di Venezia 834.606 815.244 814.129 796.294 -2,3 -0,1 -2,2 -2,3
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 
L'analisi per ambiti territoriali² conferma anche per il futuro molte delle tendenze che già si sono evidenziate in questi ultimi anni.
La popolazione è tendenzialmente in calo nell'ambito veneziano e meridionale, mentre, al contrario, è in crescita in tutto il Veneto Orientale, in Riviera del Brenta e nel Miranese. Dal 1985 ad oggi l'intera provincia ha perso 19.000 residente e molto probabilmente si avvia a perderne altrettanti nel prossimo trentennio.
Il decremento passato di circa 19.000 abitanti risulta dalla somma algebrica fra:

Puntando la lente sul capoluogo vediamo che hanno registrato un calo, e continueranno a perdere abitanti, sia il centro storico (che dopo averne persi 18.000 negli ultimi 15 anni forse ne perderà circa 7.000 nei prossimi 30), sia la terraferma (che dopo aver perso 21-22 mila abitanti dal 1985 ad oggi probabilmente si contrarrà di altre 36.000 unità da qui al 2030), sia, infine, l'estuario (che oltre ai 5.000 già persi si avvia a perderne altri 12.000).

 
Tab.7 - Percentuale di anziani e di ragazzi sul totale popolazione residente per ambiti della provincia di Venezia

% di anziani (65-oltre)% di ragazzi (fino a 14 anni)
AMBITI 1985 2000 2015 2030 1985 2000 2015 2030
Veneziano 14,4 22,2 24,2 24,5 15,0 10,5 11,1 10,6
Meridionale 11,4 17,1 23,6 31,2 19,9 12,6 10,8 9,6
Riviera del Brenta 10,9 16,1 20,8 24,7 19,6 12,4 11,6 10,8
Miranese 9,6 14,8 20,2 24,1 19,8 13,5 12,2 11,4
Sandonatese 10,7 17,4 20,1 23,7 18,6 13,1 12,2 11,4
Portogruarese 11,6 18,1 21,5 24,3 19,4 12,3 11,7 11,1
Provincia di Venezia12,3 18,7 22,224,8 17,5 12,0 11,5 10,8
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

Come già detto, la percentuale di ultrasessantaquattrenni è in continuo aumento. Nel 2000, al di sopra della media provinciale (pari a 18,7%) troviamo solo l'ambito veneziano (22,2% di anziani sul totale popolazione), mentre il limite inferiore spetta al miranese con il 14,8%. Nel prossimo trentennio si può ipotizzare un certo ridimensionamento delle differenze tra ambiti che si stabilizzano attorno al 23-24% con la sola eccezione dell'ambito Meridionale che, a meno di particolari cambiamenti di rotta, si avvia verso un accentuato invecchiamento della struttura (31,2% di anziani e solo il 9,6% di giovani nel 2030).

Volendo entrare più nel dettaglio, si può tentare di capire quali sono le componenti che maggiormente incidono sulla variazione quantitativa e strutturale della popolazione. Nell'ambito Veneziano la componente naturale (nati meno morti) ha giocato un ruolo di primo piano nell'invecchiamento della struttura e nel ridimensionamento quantitativo della popolazione residente. Ora sembra che il suo apporto di segno negativo si stia ridimensionando tanto che nel futuro si prevede un certo allineamento con il dato medio provinciale, anch'esso comunque negativo. La componente migratoria (iscritti meno cancellati) permane invece di segno opposto alla media provinciale continuando a dare il suo contributo allo spopolamento dell'ambito.
Tassi naturali e migratori entrambi negativi si prospettano anche per l'ambito meridionale che sembra vivere, traslato nel tempo, un fenomeno simile al capoluogo: forte abbandono dell'area e invecchiamento della popolazione (pochi nati e molti emigrati) sono i tratti che già oggi, e molto probabilmente ancor più nel futuro, caratterizzano i comuni dell'area sud della provincia.
Zone di immigrazione si mantengono anche nel futuro tutti gli altri ambiti della provincia con una punta di rilievo nel sandonatese. Per quel che riguarda gli incrementi naturali, la Riviera del Brenta, il miranese e il Sandonatese, che fino ad oggi hanno registrato un numero di nati superiore a quello dei morti, nel prossimo futuro invertiranno la rotta. L'ambito del Portogruarese li ha anticipati registrando già oggi incrementi naturali negativi.

 
Tab.8 - Tassi di incremento per 1.000 abitanti per ambiti della provincia di Venezia

Tasso di incremento naturale (a)Tasso di incremento migratorio (b)Tasso di incremento totale (c)
AMBITI198520002015203019852000201520301985200020152030
Veneziano -3,9 -3,5 -3,8 -1,4 -4,8 -2,3 -2,5 -6,2 -8,7 -5,8 -6,2 -7,6
Meridionale -0,2 -1,4 -5,8 -7,6 -2,7 -3,0 -4,9 -8,2 -2,8 -4,3 -10,6 -15,8
Riviera del Brenta 0,6 1,1 -2,1 -2,1 3,3 4,5 5,2 4,6 4,0 5,7 3,1 2,5
Miranese 2,4 1,8 -1,3 -1,3 8,7 6,3 3,9 3,0 11,1 8,1 2,6 1,6
Sandonatese 1,7 0,6 -1,8 -1,4 2,0 7,4 7,7 7,9 3,7 8,05,9 6,5
Portogruarese 0,7 -1,9 -2,7 -2,3 1,5 4,5 5,2 5,3 2,1 2,6 2,5 3,0
Provincia di Venezia -1,0 -1,2 -3,0 -2,2 -0,2 2,0 1,9 0,6 -1,2 0,8 -1,2 -1,6
(a) Tasso di incremento naturale =(nati-morti)/pop.*1000
(b) Tasso di incremento migratorio = (iscritti-cancellati)/pop.*1000
(c) Tasso di incremento totale = (a) + (b)
Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002
 

 
Fig. 3 - Flussi naturali e migratori negli ambiti della provincia di Venezia (Anni 1985-2030)







Fonte: elaborazioni COSES su dati ISTAT e Modello STRUDEL2000 di E. Migliorini, 2002 

Note alla parte II

1. Per la descrizione metodologica del modello di previsione demografica dell'ISTAT si rinvia alla descrizione predisposta nella pubblicazione ISTAT (1997) Previsioni della popolazione residente per sesso, età e regione e ai risultati aggiornati diffusi nel sito ISTAT. In questa sede si presentano le previsioni elaborate secondo "l'ipotesi centrale". Una breve descrizione del modello STRUDEL2000 per la provincia di Venezia è invece l'oggetto dell'allegato metodologico di seguito proposto.
2. Gli ambiti territoriali cui si fa riferimento coincidono con i centri per l'impiego e combaciano quasi perfettamente (come multipli o sottomultipli) con altre importanti zonizzazioni quali le ASL e i distretti scolastici:

Parte III - Allegato metodologico

Il modello di analisi e proiezione della STRUttura DEmografica Locale (STRU.DE.L.) è stato realizzato nel 1996 per simulare in modo interattivo su P.C. l'evoluzione della struttura demografica a livello regionale e subregionale.
Esso nasce dalle esperienze di modellistica demografica precedentemente fatte da Enzo Migliorini a partire dagli anni '60 presso l'IRSEV (previsioni della popolazione scolastica per distretto, previsioni demografiche per quartiere del comune di Padova, ecc.) culminate negli anni '80 con un modello di analisi e proiezione delle popolazioni provinciali, realizzato grazie alla collaborazione fra IRSEV e COSES. Tale modello, tutt'altro che interattivo in quanto realizzato con linguaggi compilati (prima Basic, poi Fortran) e specifico per i computers dell'epoca, è stato in questi ultimi anni abbandonato e sostituito da un nuovo modello interattivo ed elastico, utilizzabile su qualunque PC, perfezionato e sviluppato per consentire di unire ai vantaggi della proiezione autoregressiva quelli di ipotesi ragionate, specialmente per quanto riguarda il movimento migratorio, con la costruzione anche di scenari ipotetici.
Dopo STRUDEL, realizzato in varie versioni fra il 1996 ed il 1999 utilizzando il foglio elettronico Lotus123, nel 2000 è nato STRUDEL2000, completamente rinnovato non solo nell'architettura e nella metodologia di analisi e proiezione, ma anche nell'ambiente di lavoro (MS-OFFICE 2000, estremamente diffuso). Di questo modello sono state realizzate versioni specifiche con caratteristiche diverse per la Provincia Autonoma di Trento, per l'IRES-Piemonte, per la Regione Umbria e per Veneto-Lavoro, cui si aggiunge ora la versione specifica per la Provincia di Venezia.
Rispondendo positivamente alle particolari esigenze espresse dalla Provincia di Venezia, il modello è stato spinto fino al massimo dettaglio territoriale, ottenendo proiezioni non solo a livello di provincia e di ambiti territoriali ragionevolmente vasti (Bacini, Ambiti, Distretti Scolastici, Comune capoluogo), ma anche a livello di microarea (singoli comuni e singoli quartieri del comune capoluogo) fino ad azzardare stime per classi quinquennali di età e sesso anche al livello di oltre 250 "zone di traffico" che frazionano comuni e quartieri.
Dato che insigni demografi affermano che non si dovrebbero effettuare previsioni demografiche a livello subregionale, per l'impossibilità di "indovinare" l'evoluzione dei troppi fattori in grado di influire sulla futura struttura demografica, tanto maggiori quanto più è ridotto il livello territoriale, è doveroso sottolineare che nemmeno STRUDEL2000 può essere visto come la "sfera di cristallo" da cui magicamente è possibile effettivamente pre-vedere il futuro: si tratta più modestamente di un simulatore, per quanto complesso e sofisticato, in grado di analizzare l'evoluzione passata dei principali fenomeni demografici e di proiettarne le tendenze sulla base di ipotesi, costruendo così scenari di evoluzione probabile della struttura demografica locale, possibili anche al minimo livello territoriale se si accetta il rischio di un margine di errore elevato. E' evidente che a livello di quartiere anche lo spostamento di una famiglia fra quartieri dello stesso comune assume notevole rilevanza, mentre viene meno la "legge dei grandi numeri" che consente di utilizzare senza problemi per il futuro parametri ricavati dall'osservazione di quanto avvenuto negli anni passati, magari anche in altre popolazioni. Ciò non toglie che il massimo sforzo vada fatto per fornire agli amministratori locali stime realistiche da utilizzare per la programmazione di interventi socio-economici.

Per la fecondità è stata utilizzata una matrice di tassi specifici regionali proiettati esogenamente con un apposito complesso modello (CEFeBe = Cocktail di Estrapolazione della Fecondità utilizzando la funzione Beta) che, partendo dai tassi specifici elaborati dall'ISTAT per età della madre ed ordine di nascita dal 1952 al 1996 ed utilizzando un sistema ottimizzato di funzioni autoregressive (che utilizzano a loro volta sistemi di funzioni "Beta"), stima la futura evoluzione probabile dei tassi specifici per età della madre tenendo anche in considerazione il numero reale di nati registrati in Veneto dal 1997 al 2000.
Per la mortalità sono state utilizzate matrici delle probabilità di morte specifiche per età e sesso elaborate esogenamente a livello regionale utilizzando un simulatore basato sulla evoluzione delle probabilità di morte regionali pubblicate dall'Istat per il passato. Il modello parametrico utilizzato è stato ottenuto modificando la "legge di mortalità di Heligman-Pollard" ed ipotizzando una futura evoluzione delle probabilità nel senso di una loro progressiva diminuzione ad un ritmo compatibile con quello registrato nei decenni scorsi.
Sia per la fecondità che per la mortalità il numero dei nati e dei morti teorici locali calcolato dal modello sulla base della matrice suddetta viene automaticamente corretto per tenere conto del rapporto registrato storicamente fra mortalità locale e mortalità media regionale. Naturalmente è sempre possibile sostituire tali matrici delle probabilità con eventuali matrici diverse ritenute più idonee, o semplicemente per ipotizzare scenari alternativi.
Nel caso del movimento migratorio sono state introdotte ben 9 combinazioni di ipotesi (3 ipotesi per gli iscritti combinate con 3 ipotesi per i cancellati): separatamente per gli iscritti e per i cancellati, infatti, sono previste tre ipotesi (0 = flussi nulli, 1 = flussi costanti, 2 = flussi estrapolati con "exponential smoothing"); i risultati riportati sono stati ottenuti utilizzando l'ipotesi 2, tendenziale. Ai flussi degli iscritti sono state applicate matrici di rapporti di composizione percentuale per età, ottenute a livello regionale con un modello parametrico esogeno, basato sulla estrapolazione autoregressiva ottimizzata dei parametri di un sistema di funzioni multiesponenziali. Nel caso dei cancellati sono state invece utilizzate matrici di probabilità di cancellazione specifiche per età e sesso (ma non per area locale), applicate alla popolazione locale per ottenere la distribuzione dei cancellati teorici per età, da riportare poi alla specificità locale attraverso un rapporto di correzione. Sia per gli iscritti che per i cancellati è stato tenuto separato in fase di calcolo il movimento all'interno dell'Italia dal movimento da o per l'estero. Nel caso dei quartieri di Venezia è stato aggiunto al movimento da o per altro comune italiano il movimento da o per altro quartiere di Venezia: di conseguenza, sarebbe assurdo pretendere che la somma dei flussi dei quartieri coincidesse con il flusso registrato a livello comunale, non comprensivo dei movimenti registrati al proprio interno.
A proposito di quadratura e di congruenza, è doveroso segnalare che è stata utilizzata una metodologia che tende ad ottenere risultati il più possibile congruenti, ma che non sono stati utilizzati accorgimenti di "accanimento ragionieristico" per arrotondare ed alterare i risultati allo scopo di assicurarne in ogni caso la congruenza. Sempre a questo proposito si richiama l'attenzione sull'impossibilità di ottenere dalla somma di risultati indipendenti su diverse microaree un risultato identico a quello ottenuto a livello di aggregato somma: il primo ha il pregio di essere più specifico ed il difetto di utilizzare dati più frammentati e quindi poco stabili, mentre il secondo si basa su medie più stabili ma meno specifiche. Si può quindi parlare di due ipotesi diverse, senza poter dire a priori quale sia la migliore in assoluto.
Scendendo al livello minimo preso in considerazione, sarebbe impossibile con qualunque modello demografico effettuare le proiezioni direttamente a livello di zona di traffico, non solo per le esigue dimensioni che renderebbero vana ogni ricerca di parametri specifici regolari e stabili, ma anche per l'assenza delle informazioni di base necessarie per alimentare il modello. La stima per "zone di traffico" si basa pertanto sull'utilizzo delle proiezioni effettuate per MicroArea e su matrici di "Pesi percentuali specifici per classi quinquennali di età e sesso" calcolati sui risultati dell'ultimo censimento, unica fonte accessibile a livello di zona.
Per effettuare la stima è stato necessario ipotizzare che i pesi delle popolazioni maschile e femminile residenti nella zona di traffico al 1991 sul totale della popolazione maschile e femminile residente nel comune o nel quartiere alla stessa data sia rimasto e continui a rimanere costante nel tempo. L'errore di stima sarà quindi tanto maggiore quanto più tale equilibrio si sarà alterato, ma in mancanza di dati aggiornati non è possibile fare di meglio. La struttura per età è stata invece supposta costante non nel tempo (sarebbe stato un errore troppo grossolano) ma nello spazio, all'interno della MicroArea, calcolandola sui risultati ottenuti anno per anno a tale livello. In questo modo si tiene automaticamente conto dell'evoluzione del profilo per età in conseguenza dell'invecchiamento.

Tutti i risultati sono raccolti in un "pacchetto informatico" composto da tre cartelle Excel con i risultati ai vari livelli territoriali, corredate da diversi strumenti per la consultazione e la preparazione automatica di tabelle riassuntive.

 

Il Fondaco è tratto dal Documento COSES n. 426/2002 "STRUDEL 2000 - VE: Proiezioni demografiche per la provincia di Venezia - Sintesi dei risultati" a cura di E. Migliorini e Cristiana Pedenzini.

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