Fondaco Censimenti e Anagrafi

4. La geografia del territorio veneziano all'inizio del nuovo millennio

 

Cenni sulla geomorfologia della provincia di Venezia

"La provincia di Venezia occupa una fascia di pianura che borda il settore veneto-friulano della costa adriatica, nella porzione compresa tra le aste terminali del fiume Tagliamento a nord-est e del fiume Adige a sud-ovest. La zona considerata è nota soprattutto per gli aspetti legati alla geomorfologia delle lagune e dei litorali, ma, oltre agli ambienti salmastri e marini, comprende anche una vasta pianura di origine fluviale, il cui aspetto attuale è il prodotto dell'interazione di numerosi corsi d'acqua sia di origine alpina, sia di risorgiva. L'acqua appare quindi come uno dei fattori più decisivi non solo per quanto riguarda la storia di Venezia, ma anche per quanto concerne l'evoluzione geologica e geomorfologica del suo territorio. Da un verso, si devono considerare le acque dei fiumi [Tagliamento, Livenza, Piave, Sile, Brenta, Adige] che danno origine, con i sedimenti da esse trasportate, alla pianura alluvionale, e, dall'altro, quelle marine che danno forma ai litorali e modellano le lagune.
Tra i principali aspetti fisiografici dell'area risalta, in primo piano, la ridotta altimetria: le quote più elevate sono infatti molto modeste, nonostante la relativa vicinanza dei rilievi prealpini (la collina del Montello si trova a circa 20 KM dal punto più settentrionale raggiunto dal confine provinciale). A Nord-Est di Noale si trovano le quote più elevate della provincia, che arrivano a 20 m, mentre un'altra area con quote elevate si trova a nord di Cinto Caomaggiore, dove si raggiungono i 14 m. Al contrario risultano estese le aree al di sotto del livello del mare, sottratte alle lagune e alle paludi costiere con importanti interventi di bonifica. […]
I limiti amministrativi consentono al territorio provinciale di abbracciare in senso est-ovest un'area notevolmente estesa, che spazia dal bacino fluviale del Tagliamento fino a quello del Po. Al suo interno sono compresi i sistemi deposizionali di alcuni tra i maggiori fiumi dell'Italia settentrionale […]: la provincia di Venezia è una sorta di compendio sedimentario e fluviale dell'Italia settentrionale.
[…] Data la ricchezza di acque e la varietà di ambienti naturali presenti nella bassa pianura e nelle aree costiero-lagunari, il popolamento umano ha interessato fin dall'antichità il territorio provinciale. Vi è testimonianza di quasi tutte le fasi culturali che si sono avvicendate nei settori planiziali dell'Italia nord-orientale a partire dal Mesolitico. Oltre alle presenze archeologiche, dal XII secolo d.C. il territorio veneziano è stato anche una sorta di laboratorio d'ingegneria idraulica in cui la Repubblica di Venezia ha deviato, canalizzato e arginato molti dei fiumi sia alpini che di risorgiva; nel XX secolo è stata inoltre completata un'imponente rete di fossati e scoline di drenaggio che ricopre interamente il territorio.
[…] Nella fascia costiera sono notevoli le tracce di cordoni dunali originati dall'evoluzione deltizia del Piave, iniziata oltre 6000 anni fa e che ha condotto alla formazione del lido del Cavallino nel periodo subatlantico. Sul litorale attuale sono ancora esistenti dune rilevate, mentre gran parte dei cordoni dunali precedenti sono stati spianati dall'uomo.
[…] Nel secolo XVI e nei secoli successivi, hanno anche avuto luogo i principali interventi antropici sulla rete idrografica scolante nella laguna di Venezia, eseguiti allo scopo di estromettere da essa i maggiori fiumi e salvarla dall'interramento. Furono quindi deviati il Po, il Bacchiglione, il Brenta, il Sile, il Piave e il Livenza. In tutto il territorio provinciale furono molto numerosi e importanti i cambiamenti dell'assetto idrografico e lagunare indotti dalla gestione idraulica del territorio, iniziata nel basso Medioevo (XII secolo) e culminata nelle bonifiche agrarie delle aree lagunari, ultimate nel XX secolo. Fra i segni più tangibili dell'attività umana vi sono anche i vasti terrapieni e le casse di colmata di Porto Marghera, e quelli più antichi della città di Venezia e delle isole lagunari.
[…] La parte meridionale della pianura di Venezia è dominata da terreni bonificati situati ben al di sotto del livello del mare e su cui erano presenti vaste paludi oggi drenate, ma ancora testimoniate da abbondanti depositi torboso-organici. Qui si trovano le quote emerse più basse della provincia, con valori frequentemente inferiori a -3 m s.l.m.
[…] L'ampio litorale di Sottomarina è il risultato dell'avanzamento costiero connesso allo spostamento della foce del Brenta attuato alla fine del secolo XIX.
[…] La laguna di Venezia è separata dal mare dai lidi di Pellestrina e di Lido, attualmente in forte erosione, e dalla freccia litoranea del Cavallino, ampliatasi di circa due chilometri in meno di un secolo. Il numero delle foci lagunari è variato nel corso degli ultimi duemila anni, riducendosi rispetto alla decina di bocche che dovevano essere presenti in antichità. La laguna comunica con il mare mediante tre bocche di porto che fanno capo ad altrettanti bacini endolagunari. La frangia che borda il margine interno, la laguna morta, è caratterizzata dalla presenza di barene, la cui origine è diversificata a seconda del tratto considerato. Si tratta comunque di settori che sono stati interessati dall'espansione della laguna successivamente al XVI secolo e che prima di allora erano parzialmente emersi". (pagg. 155 e seg.)

"L'area costiera della provincia di Venezia si estende dalla foce del Tagliamento a nord a quella dell'Adige a Sud, per complessivi 95 Km circa. Il territorio provinciale di Venezia copre pertanto più di due terzi della fascia costiera sabbiosa della regione Veneto. Il litorale è costituito interamente da spiagge sottili, generalmente a bassa pendenza, e per lunghi tratti è marcato da opere umane sotto forma di insediamenti urbani e da un continuo susseguirsi di difese radenti. Entrambi hanno sostituto i lunghi e spesso potenti allineamenti dunosi che fino a qualche decennio fa caratterizzavano il litorale e ne costituivano l'unica difesa. La continuità di quest'ultimo è interrotta dalla presenza di foci fluviali e bocche portuali di valle e lagunari, cosicché è possibile distinguere 10 diverse unità litorali, ciascuna compresa entro due linee di dissezione:

  1. dalla foce del Tagliamento a Porto di Baseleghe: litorale d Bibione;
  2. da Porto Baseleghe a Porto Falconera: litorale di Valle Vecchia;
  3. da Porto di Falconera alla foce del Livenza: litorale di Caorle;
  4. dalla foce del Livenza a quella del Piave: litorale di Valle Altanea e di Eraclea;
  5. dalla foce del Piave a quella del Sile (Piave Vecchia): litorale di Jesolo;
  6. dalla foce del Sile a Porto di Lido: litorale del Cavallino;
  7. dal Porto di Lido al Porto di Malamocco: litorale di Lido;
  8. dal Porto di Malamocco al Porto di Chioggia: litorale di Pellestrina;
  9. dal Porto di Chioggia alla foce del Brenta: litorale di Sottomarina;
  10. dalla foce del Brenta a quella dell'Adige: litorale di Isola Verde". (pag. 379-380)

Fonte: A. Bondesan, M. Meneghel (a cura di), "Geomorfologia della Provincia di Venezia. Note illustrative della carta geomorfologica della Provincia di Venezia", 2004, Esedra Editrice, Padova.


"I territori litoranei, lagunari e di bassa pianura alluvionale che costituiscono la provincia di Venezia presentano il livello di antropizzazione in assoluto più elevato, con riferimento al contesto regionale del Veneto. La loro natura perennemente dinamica, in termini idrogeologici e geomorfologici, non ha infatti impedito che insediamenti, infrastrutture e trasformazioni ecologiche interessassero ogni loro ambito, determinandone sconvolgimenti profondi e, assai spesso, irreversibili. Il fenomeno della trasformazione dell'ambiente nella fascia geografica costiera e di bassa pianura inizia nel Neolitico, con la grande rivoluzione economico-culturale dell'agricoltura e con la conseguente adozione di forme di insediamento stabile; lo stesso fenomeno si protrae per oltre quattro millenni e, lungi dal potersi considerare concluso, continua anche attualmente a determinare situazioni d'ambiente nuove e difformi dai modelli originari o da quelli potenziali"1 .
Le superfici edificate e le infrastrutture di trasporto si alternano a zone agricole, boschive, a vegetazioni di vario tipo, a spiagge, dune, lagune, fiumi. Questo il paesaggio che si vede fotografando il territorio e l'uso del suolo. L'analisi di queste tematiche si prospetta ampia e articolata anche in ragione della continua evoluzione del rapporto tra uomo e ambiente, sotto l'impulso delle nuove tendenze economiche, dell'insediamento e delle strategie di relazione.


"Una schematica descrizione del territorio può essere fatta richiamando i principali ambiti naturali e le strutture e infrastrutture antropiche. Per i primi si possono individuare tre ambienti disposti pressoché parallelamente alla linea di costa (i litorali, le lagune, la bassa pianura che sconfina a nord e marginalmente nella fascia delle risorgive) che si intersecano ortogonalmente con numerose aste fluviali.
L'intervento antropico ha fortemente determinato, storicamente e in tempi più recenti, l'attuale organizzazione territoriale. Se ne possono riconoscere tre tipi principali:

  • l'assetto viario, da quello storico del reticolato romano nella zona centrale della provincia, a quello più recente di strade, autostrade e ferrovie disposte principalmente lungo l'asse sud-ovest-est;
  • l'insediamento urbano residenziale, specie nell'area metropolitana di Venezia-Mestre, quello turistico lungo i litorali e lo sviluppo diffuso delle aree industriali e artigianali dell'entroterra;
  • le grandi opere idrauliche, in particolare la diversione a mare dei fiumi che un tempo sfociavano in Laguna di Venezia realizzate dalla Serenissima e la bonifica agraria dell'area nord-orientale e meridionale tra il XIX e il XX secolo.

Per una descrizione sommaria del paesaggio fisico, si riprende e si rielabora la suddivisione in ambiti agroterritoriali definiti dal Franceschetti (1990). Si possono così individuare i seguenti sei ambiti:
  1. Litorali. La fascia litoranea è fortemente caratterizzata dagli insediamenti turistici, che hanno compromesso la sequenza delle originarie comunità vegetali. Non mancano però alcune aree in cui sono ancora riconoscibili i tratti salienti del paesaggio vegetazionale originario: fasce dunali, aree retrodunali, bosco termofilo e pinete autoctone. Nell'immediato entroterra si sviluppa spesso l'orticoltura, che nel Veneziano è prevalentemente protetta (in serre e tunnel) mentre nel Chioggiotto prevalgono le colture in pieno campo (radicchio).
  2. Zone umide salmastre. Le lagune di Venezia e Caorle costituiscono l'ambiente che maggiormente caratterizza il territorio veneziano. Essendo assai diversificate al loro interno, si possono distinguere almeno 5 sotto-zone: valli da pesca, barene e velme, laguna aperta, casse di colmata e isole.
  3. Pianura e seminativo. Interessa oltre la metà della superficie terrestre della provincia, comprendendo buona parte dell'area orientale e la quasi totalità di quella meridionale. Le opere di bonifica avviate nella metà del XIX secolo hanno sostituito l'ambiente originario di zone umide e paludose con quello di una "steppa colturale" a seminativo (cereali vernini, mais, soia, barbabietola da zucchero) con una presenza limitata di vigneti e frutteti. Scarsa è anche la presenza di pioppeti industriali. La conduzione agraria è quella tipica dell'agricoltura intensiva anche se negli ultimi anni si stanno diffondendo pratiche agricole a minor impatto ambientale. Il paesaggio è fortemente semplificato e uniforme, gli appezzamenti sono di ampiezza medio-grande con sistemazione "alla ferrarese", alternati da scoline e fossati pressoché privi di vegetazione arborea e arbustiva. L'edificazione è concentrata nei nuclei urbani medio-grandi, mentre è piuttosto rada nelle campagne.
  4. Pianura a vigneto e seminativo. Occupa la fascia orientale a nord della linea ferroviaria Venezia-Trieste. È un territorio di antica bonifica in cui l'uso agricolo è prevalentemente a vigneto o misto vigneto-seminativo. Gli appezzamenti sono di media dimensione con qualche presenza di siepi. Significativa la presenza di alcuni, sia pur limitati, relitti di querco-carpineto planiziale, un tempo ben più estesi e numerosi (in località Lison, Loncon, Comugne e Belfiore di Pramaggiore). La tipologia insediativa dell'area è ad edificazione lungo il fronte strada con agglomerazioni isolate.
  5. Pianura di antica bonifica dell'area centrale. Interessa la parte centrale della provincia, a ridosso e all'interno dell'area metropolitana di Venezia-Mestre, che tende ormai a costituire un unico agglomerato con Padova e Treviso. È un'area di antica bonifica, in cui emergono ancora oggi, specie nel Miranese, i segni della centuriazione romana con una viabilità e una suddivisione degli appezzamenti impostate su una fitta maglia ortogonale regolare. Prevale la sistemazione dei terreni "a cavino" con una buona presenza di siepi e alberature di confine. Le aziende agricole sono di piccole dimensioni e l'ordinamento colturale è misto con prevalenza di seminativi. Nell'area più settentrionale prevale l'orticoltura in pieno campo. L'espansione dell'area metropolitana e il moltiplicarsi dell'intersecazione viaria e degli insediamenti produttivi ha comunque alterato notevolmente i caratteri sopra descritti.
  6. Zone umide d'acqua dolce. Il territorio provinciale è solcato dalla parte terminale di numerose aste fluviali. I fiumi di origine alpina (Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, Adige) sono spesso delimitati da alte arginature che talvolta includono aree golenali in parte imboschite. I corsi d'acqua di risorgiva (Reghena, Lemene, Loncon, Sile, Zero, Dese, Marzenego, Musone, Tergola) hanno un andamento sinuoso che definisce anse occupate da macchie boscate e una tipica vegetazione acquatica. Tale configurazione è stata fortemente compromessa da recenti interventi di rettifica e ampliamento degli alvei. Notevole, infine, è il corso del Brenta, costellato dai parchi delle numerose ville venete, con presenze botaniche e sistemazioni a verde assai significative. In questo ambito d'acqua dolce si possono comprendere le ex-cave di argilla, presenti specialmente nell'area centrale della provincia (Martellago, Noale, Salzano, Marcon) ove, una volta cessata l'attività estrattiva, l'evoluzione spontanea della vegetazione e l'affiorare delle acque di falda hanno creato stagni e specchi d'acqua".

    Fonte: Provincia di Venezia, COEP2, I nuovi scenari dell'agricoltura nella provincia di Venezia, 2004, Venezia, pagg. 75-77.


Vari sono i criteri di classificazione per l'ambiente che combinati assieme possono fornire una sorta di anatomia del territorio: la geografia del suolo, la geografia dell'uomo, la geografia dell'ecologia. In questa sede vogliamo tentare di fornire una fotografia della geografia dell'uomo: come si distribuisce la popolazione residente sul territorio e come diversi utilizzi del suolo identificano categorie di aree.

Per proporre questa fotografia vengono utilizzati i risultati dei Censimenti della popolazione e delle abitazioni e dei Censimenti dell'agricoltura ipotizzando, secondo quanto propongono le definizioni ISTAT, che l'utilizzo del suolo sia distinto in due categorie: ambiti urbani e agricoli; gli ambiti urbani a loro volta sono classificati secondo l'addensamento dell'edificato e dei servizi (centri, nuclei, case sparse).

Questo livello di classificazione viene strettamente connesso e sovrapposto con gli ambiti amministrativi, Comuni, Provincia, Regione, che rappresentano un importante riferimento non solo per la gestione delle risorse e per la vita degli abitanti, ma anche per la suddivisione del territorio a fini statistici.

In questa sede non si è ritenuto utile introdurre, fra il comune e la provincia, un livello di analisi intermedio, il "bacino", o "comprensorio" (insieme di più comuni definito sulla base di specifiche attività quali il lavoro, il pendolarismo, l'istruzione, la gestione delle acque, dei trasporti, ecc.), che darebbe una caratterizzazione sintetica delle diverse zone della provincia. Si è voluto infatti proporre un tentativo di descrizione dei comuni singolarmente presi senza "ingabbiarli" in una geografia del territorio già scritta e codificata, tema per tema.


Mappa n. 1 - Provincia di Venezia

 

Un occhiello per capirci sui termini usati

Case sparse
Case disseminate nel territorio comunale a distanza tale tra loro da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato.

Centro abitato
Aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e simili, o comunque brevi soluzioni di continuità per la cui determinazione si assume un valore variabile intorno ai 70 metri, caratterizzato dall'esistenza di servizi od esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia, negozio o simili) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale, e generalmente determinanti un luogo di raccolta ove sono soliti concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili, in modo da manifestare l'esistenza di una forma di vita sociale coordinata dal centro stesso. I luoghi di convegno turistico, i gruppi di villini, alberghi e simili destinati alla villeggiatura, abitati stagionalmente, sono considerati centri abitati temporanei, purché nel periodo dell'attività stagionale presentino i requisiti del centro.

Edificio
Si intende per edificio una costruzione: di regola di concezione ed esecuzione unitaria; dotata di una propria struttura indipendente; contenente spazi utilizzabili stabilmente da persone per usi destinati all'abitazione e/o alla produzione di beni e/o di servizi, con le eventuali relative pertinenze; delimitata da pareti continue, esterne o divisorie, e da coperture; dotata di almeno un accesso dall'esterno.
Per tipologia d'uso dell'edificio (o complesso di edifici) si intende la caratterizzazione costruttiva data ad un edificio in funzione della originaria destinazione d'uso per cui è nato e non necessariamente al suo contenuto: ad esempio, gli edifici ad uso abitativo possono contenere una quota, anche consistente, di uffici ed altre attività economiche che si sono stabilite nel tempo in una struttura nata per ospitare abitazioni; è possibile trovare altresì abitazioni in strutture nate per fini non abitativi, quali edifici per convivenza, alberghi, ecc. I tipi d'uso di un edificio sono: "Per abitazione" (che include solo gli edifici costruiti a fini residenziali), "Per alberghi, uffici, commercio e industria, comunicazione e trasporti", "Per altro tipo di utilizzo" (che include gli edifici destinati ad ospitare convivenze - caserme, conventi, ecc. - attività ricreative e sportive, scuole, ospedali, chiese, ecc.).
La rilevazione degli edifici è stata introdotta per la prima volta con il Censimento del 2001 e riguarda tutti gli edifici ad uso abitativo e, nei soli centri e nuclei, anche gli edifici ad uso non abitativo e quelli non utilizzati.

Località abitata
Area più o meno vasta di territorio, conosciuta di norma con un nome proprio, sulla quale sono situate una o più case raggruppate o sparse. Si distinguono tre tipi di località abitate: centro abitato, nucleo abitato e case sparse.

Nucleo abitato
Località abitata, priva del luogo di raccolta che caratterizza il centro abitato, costituita da un gruppo di case contigue e vicine, con almeno cinque famiglie, con interposte strade, sentieri, piazze, aie, piccoli orti, piccoli incolti e simili, purché l'intervallo tra casa e casa non superi trenta metri e sia in ogni modo inferiore a quello intercorrente tra il nucleo stesso e la più vicina delle case manifestamente sparse. Il carattere di nucleo è riconosciuto anche:

  • al gruppo di case, anche minimo, vicine tra loro, situate in zona montana, quando vi abitino almeno due famiglie e le condizioni della viabilità siano tali da rendere difficile e comunque non frequenti i rapporti con le altre località abitate (nucleo speciale montano);
  • all'aggregato di case (dirute o non dirute) in zona montana, già sede di numerosa popolazione ed ora completamente o parzialmente disabitato a causa dello spopolamento montano (nucleo speciale montano già nucleo ora spopolato);
  • ai fabbricati di aziende agricole e zootecniche noti nelle diverse regioni con varie denominazioni anche se costituiti da un solo edificio, purché il numero di famiglie in esso abitanti non sia inferiore a cinque (nucleo speciale azienda agricola e/o zootecnica);
  • ai conventi, case di cura, colonie climatiche e sanatoriali, orfanotrofi, case di correzione e scuole convitto situati in aperta campagna, anche se abbiano laboratori, servizi ed esercizi interni (nucleo speciale convento, casa di cura, ecc.);
  • agli edifici distanti da centri e nuclei abitati, nei quali esistono servizi od esercizi pubblici (stazione ferroviaria, centrale idroelettrica, spaccio, chiesa, ecc.) purché negli stessi o nelle eventuali case prossime, da comprendere nel nucleo, vi abitino almeno due famiglie (nucleo speciale stazione ferroviaria, centrale idroelettrica, ecc.);
  • agli insediamenti residenziali con popolazione non stabile, occupati, stagionalmente a scopo di villeggiatura, di cura, ecc., con almeno 10 abitazioni; (nucleo speciale insediamento residenziale con popolazione non stabile)

Stato di occupazione dell'abitazione
Una abitazione può essere:
1. occupata da almeno una persona residente, anche se temporaneamente assente alla data del censimento;
2. occupata solo da persone non residenti;
3. non occupata.
In questa sede, quando si parla di abitazioni occupate si fa riferimento solo al primo gruppo, ovvero esclusivamente alle abitazioni occupate da persone residenti.

Superficie agricola utilizzata (SAU)
L'insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto. È esclusa la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei ed appositi edifici.

Superficie agraria totale
La superficie complessiva dei terreni dell'azienda agricola destinati a colture erbacee e/o legnose agrarie, inclusi i boschi, la superficie agraria non utilizzata ed altra superficie occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, ecc. situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l'azienda. È compresa la superficie coltivata a funghi in grotte, sotterranei od in appositi edifici.

Fonte: glossari ISTAT


L'ambito di interesse

L'unità amministrativa provinciale del veneziano è suddivisa al suo interno in 44 unità amministrative comunali.
La provincia di Venezia occupa una fascia di circa 25 Km di larghezza e 90 di lunghezza che si estende lungo la costa adriatica tra la foce del Tagliamento a nord e quella dell'Adige a sud. Complessivamente, l'intera provincia si estende per 2.461,5 kmun occhiello 2. L'ampiezza territoriale dei comuni è alquanto diversificata: ci sono Fiesso d'Artico, Stra e Fossalta di Piave che non raggiungono i 10 km2 e, all'estremo opposto, 6 comuni che si estendono oltre i 100 km2 (Venezia in primis con oltre 400 km2 seguita, con largo distacco, da Chioggia, Caorle, Cavarzere, San Michele e Portogruaro).
Da una stima effettuata attraverso la cartografia delle sezioni di censimento (relativa al 1991) si evince che 501 km2 di territorio di pertinenza provinciale sono spazi lagunari. Estrapolando gli spazi lagunari dalla superficie complessiva si osserva un consistente ridimensionamento di Venezia, Chioggia, Caorle, Mira, Jesolo, Campagna Lupia. Il capoluogo rimane ugualmente l'unità amministrativa più estesa ma riduce il grosso distacco con gli altri comuni. Chioggia scende al settimo posto lasciando il secondo posto a Cavarzere.
I dati sulle aziende agricole raccolti durante il Censimento dell'agricoltura al 2000 indicano che 1.453 km2 di territorio provinciale sono ad uso agricolo, di cui 1.200 km2 classificati come SAU. A Cavarzere il primato dei terreni agricoli (113,5 km2), seguito da Caorle (98,3 km2), Eraclea (85 km2) e San Michele al Tagliamento (75,9 km2).
Ci sarebbe da riflettere sul fatto che 3 dei 7 comuni turistici costieri della provincia (i tre cisplavini, a nord-est del Piave) risultano, anche, fortemente agricoli: un connubio non insolito, secondo la teoria che laddove non vi è stato sviluppo manifatturiero le comunità hanno individuato nel turismo una fonte alternativa di attività e benessere. Oggi questo connubio potrebbe rivelarsi provvidenziale, sia per la grande riserva di territorio eventualmente utilizzabile per attività ospitali e ricreative, sia per un modello turistico che recuperi valori e patrimoni della coltura rurale.
In provincia di Venezia il Censimento della popolazione e delle abitazioni nel 2001 ha suddiviso l'intero territorio in 206 centri abitati e 420 nuclei abitati, entrambi in diminuzione rispetto al decennio precedente.
La popolazione che risiede al 2001 nel territorio veneziano è pari a 809.586 unità, in lieve diminuzione rispetto al 1991 (-1,3%). La top ten dei comuni per taglia demografica vede al primo posto Venezia (33,5% del totale provinciale) seguita da Chioggia (6,4%), San Donà di Piave e Mira (entrambi con un 4,4%), Mirano (3,2%), Portogruaro e Spinea (entrambi con un 3,0%), Jesolo (2,8%), Martellago (2,4%), Scorze (2,1%).
I primi 10 comuni per taglia demografica si estendono per una superficie complessiva di 1.087 km2 (il 44,1% del totale e il 43,4% escludendo le aree lagunari e le superfici agricole) e accorpano il 65,3% della popolazione residente.
Tutti gli altri comuni del veneziano hanno una taglia medio-piccola (al di sotto dei 15.000 abitanti). In particolare, 14 comuni sono tra le 10.000 e le 15.000 unità e altri 12 hanno un numero di abitanti compreso tra i 5.000 e i 10.000. I comuni più piccoli (al di sotto delle 5.000 unità) sono 8: Torre di Mosto, Fossalta di Piave, Pramaggiore, Annone, Cona, Cinto, Gruaro e, infine, Teglio il comune a taglia demografica più ridotta (poco meno di 2.000 abitanti).



Centri, nuclei, case sparse: la città diffusa nei dati del Censimento 2001

Come già detto, i dati del Censimento 2001 ci presentano una provincia composta da 206 centri abitati e 420 nuclei abitati, entrambi in diminuzione rispetto al 1991 a dimostrazione che il modello di città diffusa continua a produrre i suoi effetti: l'edificazione "spalmata" su tutto il territorio elimina le distanze tra centri e nuclei ricompattandoli e inglobando i nuclei entro i centri. È una geografia del territorio tipicamente veneta, che negli ultimi dieci anni si è ulteriormente affermata con intensità maggiore nella provincia veneziana rispetto al livello regionale complessivo. La diffusione non trova riscontro nel dato medio nazionale che indica un aumento del grado di concentrazione attraverso la crescita del numero di centri.



Tab.1: Località abitate, popolazione residente e abitazioni.
Variazione % 2001-1991 per località abitata

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat,
Censimenti generali della popolazione e delle abitazioni 1991 e 2001


Nell'ultimo decennio sono ulteriormente diminuite le località classificate come case sparse e la popolazione si è orientata maggiormente verso i centri, oppure non si è mossa ma il centro si è ampliato e ha compreso aree precedentemente non classificate come tali. Nel veneziano e in generale nel Veneto permane, in ogni caso, una proporzione di abitanti che risiede fuori dai centri e dai nuclei superiore alla media nazionale (rispettivamente 7,8% del totale e 9,0% contro il 6,0% italiano) anche se l'abbandono delle case sparse è stato molto più intenso rispetto alle altre regioni.
All'inizio del nuovo millennio in provincia di Venezia l'88,1% della popolazione (713.425 persone) risiede nei centri e un altro 4,1% nei nuclei (33.173 persone). Il restante 7,8% (62.988 persone) abita ancora nelle località denominate case sparse.
La diminuzione della popolazione registrata nel veneziano in quest'ultimo decennio (una variazione negativa dell'1,3%, pari a più di 10.000 unità) sembra non si faccia sentire nelle zone più urbanizzate che continuano a crescere e si riversi invece tutta in periferia (nelle case sparse la perdita di popolazione è attorno alle 21.000 unità). Il dato complessivo provinciale non trova conferma in tutti i comuni, ma nasce da una sommatoria di situazioni che delineano un panorama provinciale abbastanza variegato. Per quanto, probabilmente, una parte delle variazioni e delle differenze tra comuni derivino da una diversa interpretazione e applicazione del concetto di località abitata (le classificazioni e le statistiche non sono una scienza perfetta), l'analisi dei gruppi di comuni, che si ottiene attraverso l'elaborazione dell'andamento demografico intercensuario, ci descrive una interessante geografia del territorio.


Tab.2: Classificazione dei comuni della provincia di Venezia secondo le
tendenze localizzative e demografiche della popolazione residente dal 1991 al 2001

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat, Censimenti
generali della popolazione e delle abitazioni 1991 e 2001


I primi quattro gruppi comprendono gli 11 comuni che nell'ultimo decennio sono stati caratterizzati da una perdita di popolazione residente. In particolare:

Gli altri tre gruppi rappresentano i comuni in cui la componente demografica nell'ultimo decennio ha registrato una certa effervescenza di segno positivo:


Tab.3: Popolazione residente, abitazioni ed edifici
Distribuzione percentuale per località abitata al 1991 e al 2001

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat, Censimenti generali della popolazione
e delle abitazioni 1991 e 2001


 

Mappa n. 2 - Provincia di Venezia. Classificazione dei comuni secondo le
tipologie insediative della popolazione ai Censimenti 1991 e 2001.

 

 

Malgrado l'elevata urbanizzazione, ci sono ancora alcuni comuni dove oltre un quinto della popolazione risiede nelle case sparse: sono, nell'ordine, Cavallino-Treporti (28% di abitanti in case sparse), Annone Veneto (26%), Campolongo Maggiore e Cona (entrambi con 20%). La consistenza maggiore di abitanti nei nuclei spetta, in termini percentuali, a Salzano (20% della popolazione residente), Pramaggiore (16%), Scorzè (13%), Mirano e Campolongo Maggiore (entrambi con 11%). Gli 8 comuni più accentrati, ovvero con la maggiore percentuale di popolazione nei centri, sono Fiesso d'Artico e Spinea in primis, seguiti a breve distanza, da Teglio, Chioggia e Venezia e, quindi, Stra, Martellago e Fossalta di Piave.


Tab.4: Popolazione residente, famiglie, abitazioni ed edifici per località abitata.
Provincia di Venezia. Censimenti 1991 e 2001

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat, Censimento
generale della popolazione e delle abitazioni 2001



La geografia delle abitazioni 2

La localizzazione e la distribuzione delle abitazioni occupate ripropone abbastanza fedelmente, quella della popolazione o, meglio ancora, quella delle famiglie. Complessivamente in aumento in tutti i comuni della provincia, come il numero di famiglie, le abitazioni occupate sono andate diminuendo nelle località case sparse e sono risultate in netta progressione nei centri e soprattutto nei nuclei. In quest'ultimo caso si tratta di un aumento decennale di quasi il 20%, un dato molto più cospicuo di quello regionale e nazionale.
L'urbanizzazione sembra così procedere per addensamento progressivo ovvero le case vengono costruite "vicino a quelle esistenti", generando la riduzione di quelle sparse e l'aumento di modesti agglomerati (cluster). In termini più tecnici si tratta di un processo di edificazione in-between, che unisce unità abitative prima separate (sparse), o lungo assi di comunicazione (es. il graticolato romano, i canali) o attorno a nodi comunitari (es. chiese, cimiteri, centri commerciali...). Le case sparse vengono "addensate" in nuclei, i nuclei si congiungono tra loro (e perciò diminuiscono): la città si diffonde.
L'89,6% delle abitazioni occupate (pari a 277.542 unità) è raccolto nei centri e un altro 3,6% (11.198 unità) nei nuclei. Per il restante 6,8% (20.955 unità) si parla di case sparse.
Ai comuni di Cavallino, Annone, Campolongo e Cona, per i quali avevamo già sottolineato l'alta quota di popolazione residente nelle case sparse, si affiancano anche Cinto e S.Maria di Sala che presentano un consistente numero di abitazioni occupate nelle aree "di campagna". Confermato anche per le abitazioni occupate quanto affermato per la popolazione residente nei nuclei: la consistenza percentuale maggiore spetta ai comuni di Salzano, Pramaggiore, Scorzè, Mirano e Campolongo. Per l'addensamento nei centri, il primato lo detengono i comuni di Chioggia, Fiesso, Fossalta di Piave, Martellago, Spinea, Stra, Teglio e Venezia ai quali si affianca, analizzando abitazioni occupate anziché popolazione, anche Dolo (per tutti oltre il 92% del totale abitazioni occupate si trova nei centri).
Questo potrebbe suggerirci che a Dolo, nei centri, abitano famiglie più piccole che in "campagna", fatto assolutamente probabile.
Diversa appare la geografia del patrimonio edilizio abitativo nel suo complesso, cioè tenendo conto delle abitazioni occupate e non occupate. Al 2001 le abitazioni in provincia di Venezia sono 390.035, il 10,5% in più rispetto a dieci anni prima (+37.000 abitazioni), un incremento intermedio tra quello verificatosi nel Veneto (+13,4%) e quello nazionale (+9,0%).
Il patrimonio più consistente (oltre 10.000 abitazioni) si ha nei comuni di Venezia, San Michele al Tagliamento, Chioggia, Jesolo, Caorle, San Donà, Mira e Mirano tutti ai primi posti per taglia demografica ad esclusione di San Michele e Caorle dove le abitazioni sono in misura di gran lunga maggiore alla richiesta di residenza stabile perché utilizzate come case per vacanza.
In termini assoluti i comuni con la maggiore espansione edilizia sono stati proprio quelli turistici del litorale (Caorle, Eraclea, Jesolo, San Michele al Tagliamento) oltre al capoluogo e San Donà. Dal punto di vista della variazione percentuale, invece, i territori che hanno registrato una consistente espansione edilizia sono risultati, nell'ordine, Quarto d'Altino (+42%), S.Maria di Sala (+37%), Meolo (+34%), Fossò (+32%), Marcon (+29%), Vigonovo (+28%). In questi casi l'effetto turistico è escluso.
Analizzando il patrimonio abitativo nel 2001 e le variazioni subite nell'intervallo intercensuario in termini quantitativi e localizzativi, si ottiene una possibile classificazione illustrata nella tabella di seguito riportata. Si ricorda che i dati devono essere interpretati con grande cautela. Infatti, parte di ciò che si attribuisce ad una possibile variazione di addensamento abitativo altro non è che una modifica classificatoria delle località abitate (case sparse passate a nuclei; nuclei diventati centri).


Tab.5: Classificazione dei comuni della provincia di Venezia secondo la
localizzazione e l'addensamento delle abitazioni. Variazioni dal 1991 al 2001

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat, Censimenti generali
della popolazione e delle abitazioni 1991 e 2001


In tutti i comuni c'è stato un aumento del numero delle abitazioni e tale aumento ha interessato tutti i centri della provincia.
Ben 26 comuni su 44 hanno vissuto nell'ultimo decennio una intensificazione della dotazione di alloggi maggiore di quella media regionale, cioè superiore al +13,4% (gruppi A, B, C).
Ben 39 comuni su 44 hanno profondamente modificato il proprio bacino classificato come case sparse. Attraverso la costruzione di nuove abitazioni hanno di fatto inglobato le località nei nuclei e centri adiacenti, riducendo sempre più la diversificazione del territorio (gruppi B, C, E, F).
Interessante appare anche l'analisi degli edifici che è stata introdotta per la prima volta con il Censimento del 2001. In tutta la provincia di Venezia sono stati censiti 157.777 edifici di cui 143.103 classificati ad uso abitativo (si ricorda che sono esclusi dalla rilevazione censuaria gli edifici non ad uso abitativo e non utilizzati presenti nelle località case sparse).
La media delle abitazioni entro gli edifici ad uso abitativo è 2,7, un dato superiore a quello Veneto (2,1) e quasi in linea con quello nazionale (2,4).
Emerge come i centri siano caratterizzati per una diversa tipologia edilizia: una concentrazione di edifici plurifamiliari che via via si trasforma in case unifamiliari singole nei nuclei e nelle case sparse. A livello provinciale si registra una media di 3 abitazioni per edificio ad uso abitativo nei centri, e di 1,4 per nuclei e case sparse. Chi propone nei centri una elevata presenza di edifici plurifamiliari sono il capoluogo e tre comuni turistici, Caorle, San Michele al Tagliamento (Bibione) e Jesolo. Si tratta per questi ultimi del patrimonio edilizio ad uso vacanze spesso concentrato nei cosiddetti condomini, sia in proprietà che in locazione (cfr. Manente e Scaramuzzi, 1999, Le Case dei Turisti).



Mappa n. 3 - Classificazione dei comuni secondo la localizzazione
e l'addensamento delle abitazioni ai Censimenti 1991 e 2001.



La superficie agricola

Un elemento essenziale nella descrizione del territorio è la destinazione d'uso del suolo. Accanto alle superfici edificate per la residenza e per le attività produttive, alle infrastrutture di trasporto e alle spiagge, dune, lagune, fiumi ci sono le zone agricole, boschive e adibite a vegetazioni di vario tipo. Il Censimento dell'agricoltura svoltosi nel 2000 (censimento delle aziende agricole) può fornire utili informazioni in tal senso.
Nella provincia di Venezia nel 2000 sono stati censiti 145.303 ettari di superficie agricola legata ad aziende agricole, pari al 59% dell'intero territorio. La superficie agricola utilizzata (SAU), cioè investita in coltivazioni agrarie (seminativi, coltivazioni legnose o prati/pascoli) ammonta a 119.995 ettari, l'83% della superficie agricola totale e il 49% della superficie complessiva provinciale.
Fra il 1990 e il 2000, la superficie totale delle aziende agricole è diminuita del 6,6% (ovvero di circa 10.200 ettari) e la SAU del 2,4% (circa 3.000 ha). Una dinamica del tutto analoga si osserva per l'intera regione, fatta salva la maggiore ampiezza delle variazioni (-7,5% in termini di superficie totale e -3,2% in termini di SAU). È un processo di lungo periodo confermato in tutto il territorio nazionale che vede ridursi progressivamente l'intero mondo rurale (sia il numero delle aziende agricole che la complessiva estensione dei loro terreni).

Modificando l'unità di misura dei terreni agricoli (da ettari a km2) e confrontandoli con la superficie totale dei comuni per definire quale sia la quota di terreno destinata all'agricoltura, in alcuni casi la superficie agricola risulta superiore a quella totale. Ciò avviene perché, come per il 1990, anche nel 2000 i dati diffusi riguardano le aziende agricole ricadenti nel comune e i terreni ad esse legate sono attribuiti al medesimo comune anche se si estendono oltre il confine amministrativo. Ad oggi sembra non siano ancora disponibili i dati "territorializzati", ovvero con l'attribuzione ai comuni delle superfici e degli allevamenti effettivamente ricadenti nel loro territorio. Le analisi che qui presentiamo risentono quindi della mancata "territorializzazione" delle informazioni, fattore di imprecisione che può ritenersi generalmente trascurabile a livello provinciale ma può risultare, in qualche caso, rilevante a livello di singoli comuni.

In provincia si possono identificare almeno 13 comuni "rurali", ovvero con una alta quota del suolo destinata all'agricoltura (oltre l'80% della superficie totale è agricola e oltre il 70% è classificata come SAU): Torre di Mosto, Fossalta di Piave, Fossalta di Portogruaro, S.Stino, Cona, Eraclea, Teglio, Musile, Annone, Meolo, Campolongo, Cavarzere, Camponogara.
In particolare, alcuni tra questi spiccano per l'elevato utilizzo dei terreni (percentuale di SAU sulla superficie agricola totale superiore all'88%): Cavarzere, Torre di Mosto, Eraclea, Fossalta di Portogruaro. All'estremo opposto, comuni come Jesolo, Venezia e Mira hanno un limitato utilizzo dei terreni agricoli (60-62% di SAU sul totale agricolo). Un indizio che in aree fortemente "urbane" o fortemente turistiche (le città della vacanza) la "campagna" è poco usata dall'agricoltura e costituisce greenfield pronto ad essere urbanizzato/edificato. Un allarme, anche, per quanti ritengono che la campagna, soprattutto se marginale e soprattutto se assediata dalla città, debba diventare una delle "infrastrutture di qualità" delle metropoli, al pari delle reti connettive viarie, delle public utilities (acqua, gas, ecc.) e dei servizi pubblici (trasporti, sanità, formazione…).
23 comuni hanno subìto un ridimensionamento della superficie agricola nell'ultimo decennio3 . Per alcuni la riduzione è stata consistente, oltre il 10% della superficie totale agricola. Si tratta di San Donà, Dolo, Fossò, Marcon, Noventa di Piave, Spinea. All'estremo opposto, ci sono ben 8 comuni che sembra (fino a che non sono disponibili i dati "territorializzati" il condizionale è d'obbligo) abbiano aumentato gli spazi rurali (una "riconquista" della campagna di oltre il 10% rispetto al 1990). Sono, nell'ordine, Jesolo, Torre di Mosto, Mira, Fossalta di Piave, S.Stino, Eraclea, Stra, Fiesso.
A livello complessivo provinciale le trasformazioni nell'ultimo decennio si sono concretizzate in una diminuzione sia della superficie totale agricola che della SAU ma con ritmi tra loro diversi, cioè con una intensificazione dell'utilizzo delle aree agricole ancora esistenti. Nei singoli comuni la situazione è alquanto diversa: in ben 24 comuni si assiste ad un processo inverso, cioè ad una diminuzione dello sfruttamento del terreno agricolo e, negli altri casi, ad eccezione di Campagna Lupia e Vigonovo, ad una variazione di utilizzo nell'ultimo decennio più ridotta della media provinciale.
Approfondendo meglio la questione, e quindi analizzando anche i comuni di Venezia e Cavallino-Treporti (come se fossero ancora un unico comune perché i dati del 1990 non ci permettono di trattarli separatamente) si scopre che, in termini assoluti, la maggior parte della diminuzione delle aree agricole è concentrata a Venezia dove sembrerebbe che il patrimonio agricolo sia stato eroso del 59% negli ultimi 10 anni (-11.255 ettari) e che l'utilizzo delle zone agricole rimanenti sia largamente aumentato (nel 1990 la quota di SAU sul totale superficie agricola era del 40%; nel 2000 tale dato sale al 63%).
Durante l'ultimo decennio non sembra di intravedere, dal vivo, una variazione della geografia del capoluogo tale da spiegare un cambiamento d'uso di una larga parte della superficie comunale. Forse i terreni potrebbero continuare ad essere "campagna", ma incolti e soprattutto non più legati ad una azienda agricola (il numero delle aziende agricole nel capoluogo è diminuito del 48%; nel 1990 ne sono state censite 2.122 e nel 2000 solo 1.112). Greenfield pronti a diventare nuove aree urbanizzate, come si diceva.
Altra possibile spiegazione potrebbe risiedere nella sovrastima del dato al 1990 o, in ogni caso, nella sua inconfrontabilità con il 2000. Il Servizio Statistica e Ricerca del Comune di Venezia ha depurato, per quanto possibile, alcune evidenti distorsioni ottenendo una stima, per il solo capoluogo nelle sue attuali delimitazioni amministrative, pari a 4.815,5 ettari di superficie agricola totale e 4.013,0 di SAU. Tale dato, confrontato con il 2000 non solo annullerebbe questa importante erosione delle aree agricole, ma addirittura ne registrerebbe un aumento.
Nell'ambito degli studi presentanti in occasione della Seconda Conferenza Economica Provinciale, l'Assessorato alle attività produttive della Provincia di Venezia ha richiesto all'IRES Veneto uno studio sull'agricoltura veneziana. Dalla pubblicazione dei risultati (Provincia di Venezia, COEP2, I nuovi scenari dell'agricoltura nella provincia di Venezia, 2004, Venezia) ricaviamo alcune riflessioni circa la specializzazione produttiva dei terreni agricoli (pag.41 e seg.).
"Stabilite sette categorie di utilizzazione della SAU (cereali, altri seminativi, ortive, orti familiari, vite, altre coltivazioni legnose agrarie, prati permanenti e pascoli), per ciascuna di esse è stata calcolata in ciascun comune l'incidenza percentuale della superficie investita sulla composizione della SAU; queste percentuali sono state quindi messe a confronto con quelle provinciali e ciascun comune è stato assegnato alla categoria di coltivazione alla quale corrisponde il massimo scarto positivo (in punti percentuali). […] La classificazione così ottenuta può ritenersi indicativa delle specializzazioni locali della SAU nel senso che, rispetto a criteri basati sull'individuazione della categoria colturale prevalente, tende ad esaltare le concentrazioni "anomale" delle diverse categorie a prescindere dalla loro incidenza in termini assoluti. Naturalmente, in molti casi, la tipologia colturale prevalente e quella individuata come "significativamente concentrata" coincidono: non sono infrequenti, tuttavia, i casi in cui ciò non si verifica. Nel comune di Chioggia, ad es., la coltivazione prevalente in assoluto è quella dei cereali, che investe il 47,2% della SAU: tale valore, però, non viene preso in considerazione, in quanto "normale" per la provincia di Venezia (equivale esattamente, infatti, a quello medio provinciale). La quota delle ortive (23,7%) è, invece, la più distante (in positivo) della media provinciale (2,8%) e pertanto il comune è stato classificato fra quelli specializzati nell'orticoltura. […] Applicando tale metodo i comuni risultano così classificati:

Cereali: i comuni specializzati sono 18, localizzati prevalentemente nel settore occidentale della provincia (Brenta-Dese e Adige), dove la coltura dominante è generalmente quella del granoturco, che supera in molti casi il 50% della SAU.

Altri seminativi: 15 comuni, prevalentemente situati nella parte centro-orientale della provincia (Venezia-Mestre, Piave e Livenza-Tagliamento). Le colture più praticate sono quelle della soia e della barbabietola da zucchero: la prima tende a prevalere nelle zone interne, mentre la seconda si concentra soprattutto nella fascia litoranea del Piave e del Livenza-Tagliamento.

Ortive: i comuni specializzati sono soltanto due: Cavallino-Treporti (Piave) e Chioggia (Adige), nei quali si concentra la quasi totalità delle colture protette della Provincia.

Vite: 6 comuni, tutti localizzati nella parte orientale, in zone distinte. Alla prima, compresa nell'ambito territoriale del Piave, appartengono Fossalta di Piave, San Donà e Noventa; alla seconda, compresa nell'ambito del Livenza-Tagliamento, appartengono i comuni di Annone Veneto, Portogruaro e Pramaggiore.

Altre coltivazioni legnose: a questa classe appartiene il solo comune di Jesolo (Piave), le cui aziende totalizzano circa 300 ettari investiti a fruttiferi.

Prati permanenti e pascoli: a questa classe appartengono due comuni: Santo Stino di Livenza (Livenza-Tagliamento) e Mira (Brenta Dese-Sud). In entrambi i casi, la concentrazione di prati e pascoli si associa a una forte prevalenza di seminativi ed è probabilmente connessa a fenomeni di riconversione produttiva o, più semplicemente, di avvicendamento delle colture".


La densità abitativa

La densità abitativa nell'intera provincia di Venezia è di 329 abitanti per km2, un dato nettamente più alto di quello veneto (246) e di quello medio nazionale (189). Spinea capofila, seguita da Martellago, Fiesso d'Artico e Stra sono i comuni a densità maggiore (oltre gli 800 abitanti per km2).
Non tutti i 2.461,5 km2 lungo i quali si estende la provincia sono adatti o destinati all'abitazione. Come abbiamo visto ci sono gli spazi lagunari e quelli adibiti allo sfruttamento del suolo per fini agricoli. Il suolo disponibile per l'abitazione si riduce quindi a 507,3 km2. Questo secondo dato non coincide ancora con l'estensione del suolo utilizzato od utilizzabile per le abitazioni: al suo interno troviamo, ad esempio, gli alvei dei fiumi, le aree destinate ai sistemi produttivi, le infrastrutture viarie. Nell'impossibilità di giungere ad una stima più precisa a livello comunale abbiamo deciso di fermarci ai 507,3 km2 provinciali come dato per il calcolo di una probabile densità abitativa che rispecchi più fedelmente le concentrazioni residenziali.
Eliminando dalla superficie totale gli spazi lagunari e le superfici agricole, la graduatoria dei comuni viene modificata ed entrano in gioco ai primi posti Mira, Fossalta di Portogruaro e di Piave, Torre di Mosto e S.Stino, Jesolo e Venezia. Spinea in entrambi i casi permane tra i comuni a maggiore densità abitativa.


Una possibile visione d'insieme

Senza passare attraverso analisi statistiche multidimensionali, si è voluto tentare di "mettere accanto" alcuni dati descritti nei paragrafi precedenti (riportati tutti nell'allegato) per scorgere eventuali elementi di "somiglianza" tra i comuni nell'assetto e nell'uso del territorio e per avere un quadro d'insieme per ogni singolo comune.
Partendo dall'analisi della popolazione, delle abitazioni, dell'uso del suolo per fini agricoli e della densità abitativa, si sono considerati dati numerici di base e indicatori risultati più rilevanti di altri nella descrizione del territorio e si sono classificati i Comuni in gruppi, espressi non attraverso valori numerici ma simboli. In questo modo, anche attraverso l'ausilio delle mappe, forniamo una sorta di geografia del territorio di "immediata visibilità".
Gli indicatori utilizzati sono tutti tratti dai Censimenti della popolazione e delle abitazioni del 1991 e del 2001 e dai Censimenti delle aziende agricole del 1990 e del 2000. I dati di stock si riferiscono tutti al Censimento più recente (2001 per la popolazione e le abitazioni e 2000 per l'agricoltura), mentre quelli di flusso (le variazioni) confrontano l'ultimo Censimento con il decennio precedente. Sono state stabilite 4 categorie: livello basso (--); livello medio-basso (-); livello medio-alto (+); livello alto (++). Sulla base dei valori assunti da ogni indicatore e del valore medio provinciale è stato assegnato ad ogni grandezza il range di appartenenza ad una delle quattro categorie, come indicato nello schema seguente.



Ciò che emerge da una prima analisi degli elementi demografici e di densità unitamente a quelli agricoli ed abitativi, è la difficoltà a raggruppare i comuni per comportamenti ed usi simili.
Ogni indizio di regolarità viene subito smentito dall'andamento di un altro comune o da un'altra grandezza. È tipico di ogni fenomeno complesso, come si presenta il tema dell'utilizzo del suolo, dove il tentativo di classificazione delle unità amministrative per comportamenti ed andamenti simili fa perdere una quota di variabilità4.
Per una migliore lettura della tab.7 sono stati indicati con le tonalità del giallo-rosso gli elementi di rilievo demografico (comune a importante taglia demografica e a popolazione crescente); con le tonalità del verde gli aspetti che caratterizzano i comuni agricoli con molte case sparse; con le tonalità del viola le effervescenze o le "anomalie" del settore abitativo; con le tonalità del celeste le ampiezze delle superfici totali e le densità abitative rilevanti; con le tonalità del grigio i casi di maggiore addensamento nei centri.
Di seguito vengono proposte alcune parziali e possibili letture.

Il centro e tutto intorno campagna: è il caso di Teglio e Fossalta di Piave, comunità di piccole dimensioni, anche in termini di superficie, in cui si registra una tenuta demografica.
Anche Fossalta di Portogruaro sembra rientrare in questo gruppo, ma con alcune distinzioni rispetto ai primi due: è un comune più esteso con un maggiore mantenimento e rafforzamento della tradizione agricola, una maggiore densità abitativa e una minore concentrazione nei centri.
Pur non essendo un comune classificato come agricolo, anche Stra ha un andamento similare: dimensioni ridotte, una certa vivacità demografica che si esplica soprattutto nei centri e una riconquista dei terreni da parte dell'agricoltura sia in termini quantitativi che di utilizzo.

Viva la vita in case sparse. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in precedenza ci sono una serie di comuni dove l'abitare in case sparse è ancora una pratica diffusa.
Per alcuni (Musile di Piave, Cona, Annone, Jesolo) ciò coincide anche con uno spiccato utilizzo del suolo per attività agricole e con una contenuta diminuzione di popolazione che abita nelle case sparse medesime (anche nel caso di Cona che sta vivendo una stagione di recessione demografica).
Per altri si verifica lo stesso fenomeno pur se in modo meno evidente: si tratta di Eraclea, Meolo, Ceggia, Pramaggiore, Torre di Mosto, Cavarzere, Gruaro. Nei primi 5 comuni il fenomeno si accompagna ad un andamento positivo della popolazione residente, mentre a Gruaro e Cavarzere il calo complessivo degli abitanti avviene per lo più a discapito dei nuclei e, per Cavarzere, anche dei centri.
Per S.Stino e Campolongo, anch'essi comuni classificati come agricoli, la presenza di abitazioni e popolazione nelle case sparse è importante, ma il fascino dell'abitare isolati non ha coinvolto né i nuovi abitanti che si sono aggiunti nell'ultimo decennio, né la comunità già residente.
La vita in abitazioni sparse è praticata anche in alcuni comuni non classificati come agricoli:

  1. Cinto, che sembra continui a esprimere interesse alla vita agreste non solo per l'alta quota di persone che vivono in case sparse, ma anche per un certo aumento del suolo legato alle aziende agricole. La lieve diminuzione di popolazione in case sparse registrata nell'ultimo decennio potrebbe essere attribuita al fatto che l'edificato ha creato dei nuovi nuclei (in aumento) addensando ciò che prima era casa sparsa.
  2. Mirano, uno dei più grossi comuni della provincia, in lenta ma continua espansione demografica che presenta una struttura abitativa poco accentrata e molto presente nelle zone classificate come nuclei e case sparse, fenomeno che permane anche in quest'ultimo decennio.

Per qualcuno il fascino della vita agreste si sta opacizzando. Noventa di Piave e Pianiga pur mantenendo una quota evidente di case sparse, stanno perdendo interesse nei confronti della vita "isolata" (a tutto vantaggio dei nuclei e dei centri) e dell'attività rurale stessa (sono in dismissione molti terreni che un decennio fa appartenevano al patrimonio delle aziende agricole).

Interesse passato e presente per le frange. Salzano e Matellago, comuni ad alta densità abitativa e ad espansione demografica, si caratterizzano, oltre che per una quota ridotta di territorio destinata all'attività agricola, anche per la dislocazione degli abitati: nel primo caso i nuclei rappresentano una parte importante del comune (il passato) e si affaccia un andamento della popolazione più rivolto verso i centri; nel secondo i nuclei "assorbono" invece buona parte dell'aumento di popolazione a fronte di una presenza nei centri ancora dominante.
Campagna Lupia è invece un comune con una pressione abitativa del suolo notevolmente minore rispetto a Salzano e Martellago, ma abbiamo inteso accomunarlo ai primi due non solo per la sua espansione demografica e per la scarsa rilevanza dimensionale dei terreni in gestione alle aziende agricole, ma soprattutto per una distribuzione e un andamento della popolazione nelle varie località abitate simile a quella descritta per Salzano (alta quota di abitanti nei nuclei e uno sviluppo dei centri).
Portogruaro, comune di grandi dimensioni e taglia demografica, presenta una densità abitativa contenuta e una quota maggiore di abitanti nei nuclei. A fronte di una diminuzione complessiva della popolazione residente si nota un aumento di abitanti nei centri.

Si precisa la dualità centro-campagna. Aumenta il peso dei terreni agricoli e aumenta consistentemente anche la popolazione. Camponogara, comune ad alta densità abitativa ancora per lo più concentrata nei nuclei, sta trasformando le proprie periferie: la pressione demografica esercitata su una superficie già di per sé ridotta e in larga parte destinata alle attività agricole si riversa sui nuclei e sui centri (entrambi in aumento).

Si ridimensiona la "pressione" sul territorio. I comuni di Concordia Sagittaria e San Michele al Tagliamento, il primo agricolo e il secondo turistico (Bibione, con un ampio patrimonio di case ad uso vacanza situate in edifici plurifamiliari), si sono caratterizzati negli anni Novanta per un ridimensionamento su più fronti: dal numero di residenti, alle superfici in capo alle aziende agricole. Anche l'aumento del patrimonio edilizio è più contenuto di quello registrato in molti altri comuni veneziani (la graduatoria li vede rispettivamente al 31° e al 34° posto). Entrambi comuni con bassa densità abitativa e una concentrazione degli abitanti e della case nei centri, hanno "spalmato" la riduzione demografica in tutte le località abitate.

Chioggia e Cavallino turistici e agricoli. Nella provincia di Venezia gli unici due comuni specializzati nella coltura delle ortive sono proprio loro. Qui si concentrano la quasi totalità delle colture protette della provincia. Non sono classificati come comuni agricoli per la varietà dell'uso del suolo che vede, oltre all'agricoltura, anche un'imponente macchina turistica che preme il territorio attorno alle spiagge. Ma le similitudini tra i due comuni si fermano qui. Il primo, con la taglia demografica provinciale più grande (preceduto solo dal capoluogo) sta vivendo un forte declino della popolazione residente in tutte le località abitate. La densità abitativa è molto elevata e gli abitanti sono fortemente concentrati nei centri. L'affaccio al mare e alla laguna viene sfruttato anche per le attività legate alla pesca e, nell'ultimo decennio, si è assistito ad un recupero di superficie da parte delle aziende agricole. Il secondo, parte del capoluogo fino al 1999, è un comune di medie dimensioni in espansione demografica e con una densità abitativa piuttosto contenuta. Le case sparse sono percepite come un buon posto dove vivere (circa il 28% della popolazione vi risiede), mentre poco si può dire sull'andamento dei terreni agricoli visto l'impossibilità, per il 1990, di scindere i dati di Cavallino da quelli di Venezia.

Siamo una città. San Donà e Dolo, importanti sotto il profilo della taglia demografica (più il primo del secondo) e della densità abitativa, ognuno partendo da punti diversi stanno sviluppando una continua intensificazione dei centri attraverso l'aumento della popolazione residente e la diminuzione dei terreni agricoli. San Donà non è già più classificato come comune agricolo anche se alla continua diminuzione di suolo destinato a tale attività fa da contraltare un maggiore utilizzo di quello ancora esistente. Dolo, ancora agricolo in termini di percentuale di superficie, contrae sempre più questa sua dimensione non solo in quantità complessive, ma anche con riferimento all'uso (SAU). Inoltre, alcune zone classificate precedentemente come case sparse ora sono passate a nuclei assegnando a questi ultimi un andamento decennale più che positivo in termini di popolazione residente.

Spinea "città consolidata". È il comune a più alta densità abitativa e nell'ultimo decennio subisce una battuta di arresto nella crescita della propria taglia demografica. La popolazione è concentrata per lo più nei centri e si evince una scarsa presenza di superfici agricole, un uso limitato del suolo agricolo e una diminuzione dei terreni di competenza delle aziende agricole.

Costruire per chi vive qui, tutto l'anno. Si è placata l'onda edilizia dei comuni turistici di Caorle, San Michele (Bibione) e Jesolo. Nell'ultimo decennio la spinta del settore edilizio è avvenuta nelle aree in cui si è verificata una concomitante espansione demografica. È il caso di Quarto d'Altino, S. Maria di Sala, Meolo, Fossò, Marcon, Vigonovo, Scorzè, Torre di Mosto dove l'aumento del patrimonio abitativo è risultato di oltre un quarto rispetto all'esistente. Il forte incremento del numero di abitazioni ad Eraclea sembra invece un'onda lunga e ritardata del turismo mescolata a quella demografica che porta a sviluppare la residenza anche nelle zone periferiche.

Caorle: i condomini li lasciamo ai turisti. Il comune presenta un assetto tipico di alcune zone turistiche: una concentrazione di edificato nei centri che non corrisponde ad una uguale quota di abitanti. Le case nei centri per i turisti e quelle in periferia per i residenti, fenomeno che si è sviluppato in quest'ultimo decennio assieme ad una complessiva crescita demografica. È un comune a bassa densità abitativa anche se presenta un edificato plurifamiliare tra i più spinti della provincia (i grandi condomini sono, appunto, per i turisti).

Stiamo cambiando la nostra geografia. Marcon, Santa Maria di Sala, Vigonovo, Fossò, Quarto d'Altino, Scorzè e Noale nell'intervallo intercensuario hanno subìto consistenti modifiche economiche e abitative che hanno avuto ripercussioni sull'uso e sulla classificazione del suolo. Per tutti, tranne Vigonovo e Scorzè, si registra innanzitutto una erosione delle superfici destinate alle aziende agricole.
Per Marcon la vita e l'economia agreste stanno diventando un ricordo del passato. È un comune in forte espansione demografica ed edilizia con un accentuato interesse per la vita nei centri.
Pur mantenendo ancora una rilevante presenza di abitazioni e popolazione nelle case sparse, anche Noale e soprattutto S.Maria di Sala stanno trasformando ciò che prima era periferia e campagna (nuclei e case sparse) in centri a seguito del loro elevato sviluppo demografico ed edilizio.
Vigonovo, pur mantenendo, come già detto, un forte legame con la campagna, ha vissuto nell'ultimo decennio una espansione edilizia addirittura 4-5 volte superiore alla sua espansione demografica (+28,2% per il numero di abitazioni e +6,4% per gli abitanti) dando un forte impulso al processo di accentramento.
Quarto d'Altino e Scorzè, ancora classificati come comuni agricoli (data la consistente incidenza dei terreni agricoli sul totale superficie comunale), hanno vissuto un decennio di forte effervescenza demografica ed edilizia, ridisegnando la geografia delle località abitate a tutto vantaggio dei centri. Quarto d'Altino ha quasi raddoppiato il proprio patrimonio abitativo (il maggiore aumento percentuale del veneziano), evidentemente puntando ad un progressivo allargamento della propria taglia demografica anche nel futuro (l'11% delle abitazioni risulta infatti non occupato).
L'alto sviluppo demografico ed edilizio (rispettivamente +11,1% e +32,4%) ha favorito un ulteriore aumento della vita nei centri anche a Fossò.

La quiete dopo la tempesta. Dopo lo sviluppo dei precedenti decenni, tipico dei comuni di prima cintura del capoluogo, negli anni Novanta Mira, comune ad alta densità abitativa, ha spento la propria forza espansiva demografica ed edilizia e si è invece orientato nell'incremento delle superfici in dotazione alle aziende agricole anche se con uno sfruttamento a fini produttivi abbastanza limitato rispetto alla media provinciale.
Anche Fiesso, pur con una superficie e una taglia demografica diversa, registra un andamento di alcune variabili simile a quello di Mira. La sua popolazione, in recessione nell'ultimo decennio, abita densamente nei centri e lascia sempre più spazio alle aziende agricole le quali, a differenza di Mira, propongono un interessante livello d'uso dei terreni a fini agricoli.

Venezia, calo vertiginoso dei terreni agricoli. Negli anni Novanta nel capoluogo è avvenuta, secondo i dati degli ultimi due Censimenti, una "rivoluzione agraria": sarà così nella realtà o la fotografia è risultata sfuocata? Come già detto precedentemente, le aziende agricole si sono dimezzate; ciò ha corrisposto ad una perdita di superfici agricole pari al 59% del totale. Con la dismissione di oltre 11 mila ettari di terreno agricolo si impoverisce l'articolazione del tessuto produttivo della città e contemporaneamente si aprono nuovi quesiti e nuove opportunità per il loro impiego. Tanto più se si guarda agli aspetti della pressione demografica che, pur essendo complessivamente in ampio declino, risulta in aumento nei nuclei e nelle case sparse.

La difficoltà di lettura congiunta degli indicatori proposti ci fa propendere verso un approfondimento con analisi statistiche multivariate che verranno presentate quando saranno disponibili ulteriori informazioni atte a fotografare altri elementi del territorio veneziano e quando si potrà disporre delle superfici agricole "attribuite" al comune di effettiva localizzazione e non, come ora, assegnate tutte al comune sede dell'azienda agricola.

Consultazione del lavoro

Il presente capitolo è tratto dal Doc. COSES n. 641/05, a cura di Cristiana Pedenzini.
La revisione del documento sotto il profilo urbanistico e territoriale è a cura di Isabella Scaramuzzi.

È disponibile per il Download downloadl'Allegato statistico a cura di: Vania Colladel

Sono scaricabili anche le downloadMappe tematiche a cura di: Silvia Aliprandi


Note

1. A. Bondesan, M. Meneghel (a cura di), Geomorfologia della Provincia di Venezia. Note illustrative della carta geomorfologica della Provincia di Venezia, 2004, Esedra Editrice, Padova, pag. 16.
2. In questa sede si intende proporre una analisi delle abitazioni funzionale alla descrizione dell'utilizzo del suolo e della geografia del territorio. Per l'osservazione incentrata sulla tematica della residenza, invece, si rinvia ad un successivo documento di approfondimento.
3. Le analisi comunali delle variazioni avvenute nell'ultimo decennio non considerano i comuni di Venezia e di Cavallino-Treporti che nel 1990 erano ancora un'unica unità amministrativa.
4. Per le analisi multivariate (ad esempio le cluster analyses) la determinazione dei gruppi è effettuata sulla base dei confronti dei profili dei singoli comuni con il profilo medio provinciale. A priori devono essere distinte le variabili "attive" (cioè variabili sulla base delle quali si cerca di ottenere una plausibile spiegazione dell'oggetto preminente dell'indagine) da quelle "supplementari" (ovvero variabili che non vengono utilizzate nella individuazione delle classi, ma che contribuiscono a meglio descriverne il profilo). I risultati che si ottengono (le classi di comuni) riescono a cogliere e spiegare solo una quota parte della variabilità dei fenomeni indagati (i pacchetti informatici predisposti per tali analisi forniscono, assieme alle classi, anche la percentuale di inerzia spiegata).
Anche non utilizzando tecniche multidimensionali si incorre in una certa perdita di variabilità, oltretutto non sempre misurabile. Ad esempio, nel caso qui presentato, da un lato si è operata una ri-classificazione delle variabili in 4 modalità (livello basso, medio-basso, medio-alto, alto) e, dall'altro, si sono messe in evidenza difformità e similitudini attraverso una sorta di corposo insieme di raggruppamenti.
In generale, qualsiasi tentativo di classificazione e di semplificazione di un fenomeno o, ancor più, di un insieme di fenomeni, porta con sé una inevitabile "perdita informativa" (varianza non spiegata).


paragrafo precedente Indice Fondaco paragrafo successivo