Fondaco Profilo della Provincia

11. Giovani: valori, consumi e devianza

Il COSES si è occupato del tema "giovani" con uno studio condotto da Stefania Bragato e Roberta Pagnin, nel 2001 (Doc. n. 331).
In questo Capitolo diamo spazio ad un contributo esterno, originale, di Luca Ciresola che si occupa di valori, consumi e devianza dei giovani nel contesto provinciale veneziano.
Le considerazioni che seguono sono svolte sulla base delle risposte fornite al questionario sottoposto ad un campione rappresentativo della realtà giovanile della provincia veneziana, tra i 15 ed i 29 anni.
L'Istituto di ricerca IARD afferma che l'insieme dei giovani molto presenti e attivi all'interno delle parrocchie, definito dei "militanti", rappresenta una quota di circa il 20% dei giovani italiani. Questo dato ha permesso la determinazione del nostro campione in base ad un processo a cascata. Quaranta giovani (il 20% della numerosità campionaria, pari a 200 unità) è stato individuato tra i "militanti"; a loro volta ciascuno di essi aveva il compito di far compilare il questionario ad altre quattro persone, non appartenenti alla parrocchia e determinate con metodi di scelta casuale.

Una prima grande area d'indagine di questo lavoro è quella del sistema valoriale. Da questa ricerca risulta rilevante l'importanza dei valori riferiti all'intorno sociale immediato della persona come la famiglia, l'amore e l'amicizia, che occupano, nell'ordine di presentazione, le prime tre posizioni della gerarchia valoriale. I giovani assegnano cioè estrema rilevanza al contesto affettivo e relazionale della vita, ma il raggio d'azione del loro interesse è molto limitato, riguarda la vita intima della persona e non certo quella sociale o collettiva. Ciò è confermato anche analizzando le aree valoriali, risultanti per aggregazione, tra le quali domina l'area della vita individuale. A livelli nettamente inferiori e con intervalli pressoché uguali, seguono i valori della vita collettiva, quelli relativi all'impegno personale ed infine quelli di tipo evasivo.
Quasi il 60% del campione ha indicato la famiglia come una delle cose più importanti della vita. C'è da chiedersi però come tale espressione sia stata interpretata. Nei discorsi che ad oggi vengono fatti sull'argomento famiglia c'è, infatti, un'ambiguità di fondo, come ben evidenziato dal Centro Studi Internazionale sulla famiglia (CISF); si tratta dell'ipotesi che il termine famiglia possa adattarsi a tutte le forme di convivenza che nascono da una scelta privata, lontana da qualsiasi norma, criterio o confine di definizione. Alla domanda che chiedeva quale significato si attribuisce alla famiglia, l'80% degli intervistati ha sottolineato in essa le caratteristiche di maggiore relazione, cioè l'affetto, la comprensione e la solidarietà.


Significato attribuito alla famiglia


Solo un giovane su quattro vede nel matrimonio una fonte di felicità, uno su cinque è restio a compiere tale passo; quasi il 65% dei giovani intervistati si esprime favorevolmente alla possibilità che un'unione coniugale possa cessare, mentre un terzo si dichiara poco o per nulla propenso alla convivenza.
Nei confronti della morte, tema al quale il questionario dedica una specifica domanda, i giovani sembrano porsi generalmente in modo distaccato, sperando che sia più tardi possibile ed evitando di pensarci troppo, in quanto sembra essere un problema non attuale e al quale si avrà tempo di pensare in futuro.
La voce di maggiore insoddisfazione è quella relativa a come si vive oggi in Italia (38,5%).
Rilevante anche il dato d'insoddisfazione del paese in cui si vive.
Tra gli studenti, il 39% è insoddisfatto del rapporto con gli insegnanti.
Le altre voci che presentano livelli d'insoddisfazione notevoli sono invece legate alla sfera personale (carattere, aspetto fisico, ecc.).
I risultati relativi all'assunzione del rischio presentano un campione di giovani propenso ad esso, per quanto riguarda le scelte che più influenzano e condizionano la vita di un individuo. La propensione al rischio non risulta invece così marcata nei confronti della quotidianità. La posizione dei giovani intervistati di fronte alla reversibilità delle scelte sembra dividersi; metà di essi ammette l'esistenza di scelte dalle quali non si può tornare indietro, dall'altro, un 40% sostiene invece di non voler sentirsi condizionato da alcuna decisione. Una discreta quota di giovani manifesta a proposito una posizione incerta.
Intersecando le risposte sull'assunzione di rischi con quelle relative alle scelte è possibile delineare quattro diversi tipi d'orientamento all'azione dei giovani: "rischio irreversibile" 45%; "rischio reversibile" 37%; preferiscono non assumersi rischi e sono convinti dell'irreversibilità d'alcune scelte 5%; posizione ultra-prudenziale, con una percentuale molto esigua.
Mi pare importante sottolineare come il 40% del campione voglia poter tornare indietro su ogni scelta. È mia opinione che, alla base degli atteggiamenti giovanili di fronte alle scelte più importanti e decisive della vita, ci sia una mentalità che reputa meglio non assumersi troppe responsabilità. Il giovane vive, probabilmente più che nel passato, in un contesto d'incertezza, causato da nuove problematiche che egli deve affrontare. È cambiato infatti il contesto familiare di crescita giovanile, caratterizzato sempre meno da stabilità e dialogo e sempre più da separazioni, divorzi o convivenze. Anche la tradizionale funzione di socializzazione e educazione della famiglia, in particolare dei genitori, sembra essere stata soppiantata dall'ingresso di nuovi media comunicativi, tra cui, ormai da tempo la televisione e, recentemente, Internet. La complessità e l'incertezza della fase giovanile, nei diversi aspetti psicologici, sociali ed economici sono aumentate rispetto ai decenni passati; ciò influisce sicuramente sull'atteggiamento dei giovani di fronte alle proprie scelte, in modo particolare su quelle relative ad aspetti importanti della vita. C'è da chiedersi però se tale contesto sia l'unico fattore d'influenza o se invece sia la stessa nuova cultura sociale che inculca nei giovani un atteggiamento di riserva verso le sfide della vita. I modelli che, ad esempio, vengono proposti in televisione non sono certo degli esempi di virtù, almeno secondo l'etica morale tradizionale finora prevalente in Italia e non sono nemmeno utili affinché si sviluppi nel giovane un atteggiamento di responsabilità e capacità di scelta. Ciò soprattutto con riferimento agli aspetti più importanti e decisivi dell'esistenza. La vita irreale che spesso osserviamo nello schermo si scontra con la realtà quotidiana, ma ha verso di essa una forte capacità d'influenza. I giovani cercano spesso di vivere in imitazione di personaggi famosi, di moda o comunque con modelli di riferimento diversi ed esterni rispetto alla famiglia d'appartenenza. Siamo forse di fronte ad una società, anche di adulti, la quale, avendo perso parecchi punti di riferimento, che sostenevano la vita di genitori e nonni, non sa più motivare scelte rischiose e responsabili.
Nel mondo giovanile di questi ultimi anni è andata affermandosi una tendenza ormai inequivocabile che consiste nella dilazione, da parte del giovane, dell'ingresso nella vita adulta. Tali scelte riguardano il raggiungimento del termine finale dei propri studi, l'esercizio lavorativo stabile, il vivere separati e indipendenti dalla famiglia d'origine, il matrimonio o la convivenza e la prole.
A vivere già lontano dai genitori è solo un'esigua minoranza (3,5%). Assume una posizione restia sulla possibilità che ciò possa accadere nel futuro il 15% circa del campione.
La propensione verso la creazione di un nuovo nucleo abitativo familiare assume valori differenti a seconda che la prospettiva sia di semplice convivenza oppure di vita matrimoniale; varia, infatti, da un 17% nel primo caso (nessuno di costoro appartiene al gruppo di persone militanti) ad un 25% nel secondo, mentre il rifiuto passa dal 28 al 20%. La creazione di una vita affettiva secondo la tradizionale impostazione coniugale sembra dunque particolarmente sentita dai giovani intervistati, e ciò è confermato anche dalla quota considerevole di coloro che sono già sposati, con un 50% che è tra coloro che frequenta attivamente una parrocchia. I risultati mostrano dunque un campione abbastanza tradizionalista, se si pensa che la propensione al matrimonio risulta superiore a quella della convivenza. Elevate le percentuali di coloro che rimangono incerti su entrambe le prospettive.
Nei confronti dell'avere figli, quasi la metà degli intervistati non sa se tal evento potrebbe capitare nei futuri cinque anni, un altro terzo lo ritiene improbabile, il 18% lo ritiene possibile. Il 5% degli intervistati ha già superato il passaggio della paternità/maternità.
I giovani di questo campione si rivelano invece decisamente più ottimisti con riferimento al percorso scolastico e ancor di più per quanto riguarda il trovare un lavoro stabile.
La mancanza di disponibilità di denaro, legata alle difficoltà d'impiego, sembra essere una delle argomentazioni che i giovani sostengono a difesa della dilazione delle tappe verso l'età adulta. I risultati pubblicati da IARD nel suo "Quinto rapporto sulla condizione giovanile in Italia" smentisce in parte tale "difesa", anticipando come tra coloro che lavorano e vivono ancora con la famiglia d'origine, un 40% di giovani riuscirebbe a mantenersi una vita autonoma.
Di fronte al proprio passato i giovani assumono un atteggiamento sostanzialmente positivo; verso il futuro, ad un sostanziale atteggiamento positivo si accompagnano alcune incertezze. Inoltre, per quasi il 30% del campione, è molto importante fare esperienza prima di impegnarsi in un progetto o assumersi la responsabilità di scelte irrevocabili.
Per quanto riguarda i ruoli di genere all'interno della famiglia e della società, emerge una visione sostanzialmente paritaria dei ruoli maschili e femminili.
Tra i fattori che contribuiscono maggiormente ad un rapporto di coppia i giovani vi ritrovano la capacità di comunicare, il rispetto, la comprensione e la fedeltà reciproche.

Un secondo campo d'indagine è quello dei consumi giovanili. La somma media disponibile al mese, in media 450.000 lire, varia sensibilmente a seconda che il giovane svolga o no un'attività lavorativa, come anche in funzione delle variabili genere ed età. Sono infatti i maschi ad avere più libertà di spesa e sono ovviamente le classi superiori a presentare valori progressivamente più alti; ciò è da imputare sicuramente al passaggio da un'età di prevalente attività scolastica ad un'altra dove invece diviene rilevante l'esperienza lavorativa. Rispetto all'indagine IARD del 1996 la disponibilità monetaria mensile sembra essere molto diminuita, ma tale disponibilità è più precoce negli anni. Il risultato relativo alla disponibilità monetaria mensile può tuttavia essere influenzato dalle caratteristiche del campione esaminato, in cui sono presenti, rispetto a IARD '96 (dato riferito al nord-est), un maggior numero di studenti e meno lavoratori. Non si deve tuttavia, trascurare la reale collocazione territoriale dei giovani veneziani; l'area di questa provincia presenta probabilmente valori di ricchezza inferiori rispetto ad altre del triveneto.
La minor disponibilità monetaria dei giovani intervistati in questa ricerca si spiega forse anche per la maggior contribuzione al bilancio familiare, che passa dalla ricerca IARD del '96 ad oggi, dal 20 al 37% della somma a propria disposizione. Più del sessanta percento del campione (61,5%) afferma di aver cominciato a godere di una certa autonomia di spesa in un'età compresa tra i 15 ed i 20 anni.
Il nostro campione concorda con altri contributi nell'affermare che il possesso d'elevate somme di denaro influisce positivamente sul rapporto con il proprio futuro.
Una domanda del questionario mira a comprendere come i giovani intervistati suddividerebbero una somma di lire 1.000.000, ipoteticamente a loro disposizione. Le voci che hanno ricevuto le maggiori preferenze sono, in ordine, il risparmio, il week-end e il capo d'abbigliamento. Ad esse, complessivamente, è destinata più della metà della somma a disposizione (643.700 lire).


Ripartizione della somma ipotetica di lire 1.000.000, per genere ed età

15-17 18-20 21-24 25-29
MaschiFemmineMaschiFemmineMaschiFemmine MaschiFemmine
Risparmio34,5 28,3 28,1 31,2 36,3 23,2 31,2 31,0
Week-end 6,7 18,0 13,8 15,1 23,5 25,6 14,4 24,3
Oggetto per la casa 1,3 0,3 1,9 1,7 1,2 4,9 10,4 5,2
Fare un regalo 6,5 6,6 6,5 8,7 5,5 6,3 5,2 4,4
Attrezzo sportivo 2,3 0,8 0,4 0,0 1,5 0,0 2,0 0,3
Libri 3,0 3,7 2,3 5,1 3,2 3,2 4,1 4,4
Dischi 5,9 8,5 6,5 5,0 3,4 2,5 2,8 2,6
Corso di ballo 0,4 3,1 0,3 1,1 1,2 0,6 0,0 1,1
Corso di attività sportiva 5,7 4,8 2,7 5,1 2,1 5,6 3,4 2,9
Capo d'abbigliamento 18,6 17,7 19,2 16,4 11,4 13,7 18,2 11,7
Elemosina 1,3 1,8 1,4 2,9 2,3 3,0 2,4 3,1
Andare al cinema 2,2 2,7 2,9 4,7 1,8 3,1 2,0 2,6
Schedine Totocalcio, lotterie, ecc. 0,5 0,0 0,1 0,4 0,0 0,1 0,6 0,1
Altro 11,1 3,6 13,8 2,6 6,5 8,3 3,3 6,1


Tra le diverse attività con cui trascorrere il tempo libero appaiono estremamente di successo quelle riferite alla sfera affettiva, cioè gli amici e il partner. Dalla lettura dei dati si comprende che è particolarmente aumentata la frequenza di attività come la pratica musicale e la frequentazione di librerie, mentre è sensibilmente diminuita quella di discoteche. Discrete variazioni in aumento si registrano anche per alcune attività culturali, come la visita a musei o mostre d'arte e la partecipazione a convegni o dibattiti culturali, ma anche per attività più distensive come la visione di produzioni cinematografiche. La frequenza con cui i giovani del campione assistono a manifestazioni sportive è in diminuzione, quella relativa alla pratica è in aumento.
Per i livelli di frequenza di alcune attività alle quali viene generalmente attribuita una certa valenza culturale, la vetta spetta al cinema e, a seguire, l'ascolto di musica leggera, la lettura di libri e l'esposizione alla televisione.
I giovani associano alla televisione una funzione di finestra sempre affacciata sul mondo. Tale pensiero contraddistingue le classi d'età più adulte. Per i più giovani la televisione è un pò come la borsa di Mary Poppins, ovvero contiene un po' di tutto.
I risultati dimostrano come la televisione rappresenta la principale fonte informativa sia per quel che riguarda la cronaca, sia per la moda e lo sport.
Il confronto tra il presente lavoro e la ricerca IARD '96 evidenzia inoltre che il campione d'intervistati è meno dipendente dalla televisione.

La terza area d'indagine della ricerca è quella della devianza giovanile.
I comportamenti sui quali il giovane è stato chiamato ad esprimersi possono essere raggruppati in quattro aree principali: area dei rapporti economici, che comprende le infrazioni relative ai doveri del buon cittadino o piccoli reati contro la proprietà; area dei rapporti familiari, sessuali e valore della vita; area dell'"addiction", che riguarda il consumo di tabacco, droghe leggere e droghe pesanti; area della violenza e del vandalismo, che contiene i comportamenti di aggressività individuale nei confronti di altre persone o cose.
I risultati mostrano come molti dei comportamenti indicati siano percepiti, dalla maggioranza, come non criticati dalla società. Tra essi, praticamente tutti quelli attinenti all'area familiare, sessuale e del valore della vita. I giovani sembrano essere particolarmente critici nei confronti della società, considerandola ormai priva di valori. La percezione delle varie azioni come norme sociali non sembra comunque influire particolarmente sulle scelte personali.
Per quanto riguarda l'area dei rapporti economici, la presente ricerca manifesta, rispetto a quella IARD del '96, valori d'ammissibilità sociale e personale sensibilmente maggiori. L'area dei rapporti familiari e sessuali registra una minor percezione della critica sociale. L'area dell'"addiction", per la quale dal 1996 ad oggi risulta minore la critica dalla società, evidenzia anche una sostanziale maggiore ammissibilità personale.
Le norme individuali dei giovani intervistati sono diverse a seconda dell'area considerata. Le posizioni di maggiore critica si riscontrano nell'esperienze di droga e nel teppismo sportivo, mentre quelle di maggiore tolleranza si riferiscono, considerando le percentuali superiori all'80%, al non votare, ai rapporti sessuali tra non coniugi, alla convivenza e al fumo di tabacco.
La reale propensione trasgressiva dei giovani intervistati è generalmente elevata nell'area economica. Le probabilità di compiere le azioni devianti appartenenti alla seconda area sono abbastanza elevate. Nell'area dell'"addiction" le percentuali di non esclusione sono discrete.


Atteggiamenti di non esclusione della possibilità di trasgredire alle norme sociali.
Percentuale di coloro che ritengono possibili i diversi comportamenti,
o che comunque non escludono la possibilità di compierli

Non escludo
Area dei rapporti economici
Viaggiare sui trasporti pubblici senza pagare 81,5
Assentarti dal lavoro quando non sei realmente ammalato 61,5
Prendere qualcosa in un negozio senza pagare 18,0
Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna 42,0
Non votare 76,0
Usare raccomandazioni 76,5
Area dei rapporti familiari, sessuali e valore della vita
Divorziare 64,5
Avere rapporti sessuali senza essere sposati 83,0
Vivere esperienze omosessuali 17,0
Vivere insieme (convivere) senza essere sposati 68,5
Avere una relazione con una persona sposata 48,5
Abortire (proprio o per la partner) 39,0
Suicidarsi 18,5
Sospendere le cure necessarie per la sopravvivenza di un malato grave 44,5
Area dell'"addiction"
Fumare tabacco 61,0
Ubriacarti 73,5
Fumare occasionalmente marijuana 39,5
Prendere droghe pesanti (eroina, ecc) 6,5
Area della violenza e del vandalismo
Fare a botte per far valere le proprie ragioni 30,5
Fare a botte con i tifosi di una squadra avversaria 9,0
Produrre danni a beni pubblici 15,0


La maggioranza degli intervistati vede nel tossicodipendente una persona fragile.
Con riferimento alla tematica della tossicodipendenza, emerge come l'assunzione di droga oggi non sembri più essere, in prevalenza, una forma di devianza, espressione di un certo malessere, disagio o contestazione, ma ricerca d'identità personale e/o di gruppo.
Mi sembra importante tentare di riflettere sul significato di tale ricerca d'identità.
è probabile che la moderna società, non proponendo, a mio giudizio, nessun pilastro morale capace di sostenere veramente la vita di ogni persona, trasmetta ai giovani un'estrema sensazione di vuoto, un po' come il "nulla" de "La storia infinita"; se è il "nulla" a dominare l'esistenza e a darle, o meglio non darle, significato, poco valore ha la vita, poco valore ha la morte. Vengono quindi esaltate le sensazioni dell'attimo, all'interno di un tempo cattivo e tiranno. Probabilmente è questo che influisce sui comportamenti di gruppo, sull'identificarsi vicendevolmente in atteggiamenti devianti, ritenuti esaltanti ed essenziali per essere accettati all'interno di esso. Ancora, l'uso di sostanze stupefacenti risponde realmente ad un bisogno di identità? La droga altera la percezione della realtà, altera fisicamente il proprio corpo. Chi fa uso di droghe scopre la propria identità o la nasconde, più o meno consapevolmente? Il giovane spesso imita qualche modello proposto dalla società, per vincere le proprie paure, eliminare i propri difetti ed essere finalmente accettato.
In questa ricerca si è verificata l'influenza del background culturale del giovane sulle tipologie di contatto con il mondo della droga. Come indicatore di tale aspetto si utilizza qui il titolo di studio del padre, ove presente. Si può notare come al crescere del livello culturale della famiglia d'appartenenza, aumentino le occasioni di contatto meno pericolose. Tra quelle più rischiose, l'esperienza di essere stato oggetto di un'offerta di droga diminuisce leggermente, più marcato il calo del contatto diretto, mentre il desiderio trova il suo apice nel background culturale intermedio.
L'uso di sostanze stupefacenti sembra dunque rispondere ad un desiderio di presenza, per colmare la mancanza di riferimenti, in un mondo che corre veloce. Il giovane si vede incapace di progettare il proprio futuro e ritiene che la droga lo possa aiutare a superare il proprio limite, conforto che egli non trova altrove.
Approfondendo il tema della violenza, constatiamo che il 70% del campione si dichiara contrario alla violenza, rimane un 25% circa di giovani che non la esclude, Un terzo degli intervistati, invece, ammette e non esclude la possibilità di essere violenti per sostenere le proprie idee. In misura ancor maggiore i giovani ammettono (88%) e sostengono (76%) di sfogare le proprie tensioni su quanto incontrano per la strada.

 

Tesi di laurea di Luca Ciresola "I giovani: valori, consumi, devianza. Un'indagine nella provincia di Venezia". Università Ca' Foscari di Venezia. Facoltà di Economia. Corso di Laurea in Economia e commercio. Anno Accademico 2000/2001.

 

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