Fondaco profilo di Venezia

3. Venezia e il Veneto: due modelli

All'inizio degli anni Settanta sarebbe stato difficile immaginare quel momento del ciclo di vita come punto di crisi.
Dopo quella data, invece, i fenomeni considerati nel contesto veneziano avrebbero avuto un trend di crescita molto più lento -o addirittura inverso- di quello delle altre province di dimensioni prossime (Padova, Verona, Vicenza e Treviso) e conseguentemente della realtà regionale.
Venezia avrebbe perso il primato e la capacità competitiva che l'avevano posta, dopo il primo ed il secondo conflitto mondiale, in una posizione di preminenza con un ruolo di traino rispetto all'intera regione, e che altri ambiti urbani e territoriali all'interno del Veneto si sarebbero progressivamente sostituiti in tale ruolo. Anche dopo le prime avvisaglie di grandi tensioni nel mercato petrolifero, che modificavano in maniera consistente le convenienze produttive di base ad alto impiego di energia, non si prefigurava imminente una rapida interruzione dello sviluppo della grande industria, e specificamente di quella petrolchimica a Porto Marghera. Per inverso, nessuno immaginava, in quegli anni, che pur con qualche sfasatura temporale si andasse affermando un insperato ed inatteso sviluppo del sistema industriale e produttivo veneto, disseminato prevalentemente nelle altre province centrali.
La lettura più usuale, della realtà produttiva regionale che era diffusa in quegli anni, contrapponeva appunto, i grandi stabilimenti dell'area veneziana alla struttura, ritenuta intrinsecamente debole, dell'economia regionale. Ciò trovava varie conferme in numerosi indicatori, tra cui quelli del reddito prodotto ai quali si è accennato, che collocavano la regione appena in media con l'economia italiana, ma con ben 5 province su 7 che stavano al di sotto di tale livello.
Pur con qualche segnale di crisi, problemi di crescita e numerose tensioni di vario genere, il modello veneziano veniva considerato, ancora, vincente rispetto a quello del resto della regione.
Il sistema produttivo regionale, era in gran parte operante in comparti caratterizzati da produzioni mature, soggette ad ampia concorrenza sui mercati emergenti. La nuova distribuzione su base internazionale del lavoro e della produzione, indicava prospettive grigie per l'economia e la società regionale.
È solo alcuni anni più tardi (nel 1983) che, riferendosi al modello veneto, si comincia a parlare di "nuova periferia industriale", intravedendo nella stessa un capitalismo di tipo nuovo, che presentava specifici punti di rottura con il passato e si orientava verso nuovi equilibri funzionali.
Nei venticinque anni che separano il 1971 dall'ultimo Censimento disponibile delle attività economiche (1996), si verifica tra Venezia e le province venete centrali un andamento quasi opposto. Schematicamente, ad un rapido declino del sistema Venezia, si contrappone un accelerato sviluppo regionale (cfr. Cap. 12 - Venezia è nel Nordest?).
Vengono individuate tre fasi, all'interno dell'intero periodo, che per comodità espositiva vengono ricondotte agli intervalli tra i Censimenti generali della popolazione e delle attività produttive: 1971-1981; 1981-1991; 1991-1996.
In realtà i fenomeni reali presentano importanti modificazioni anche all'interno dei tre periodi, che, qualora sia possibile, verranno specificatamente segnalati.
Nella prima fase, tra 1971 e 1981, la provincia di Venezia (e in parte anche il comune capoluogo) partecipa ad un generale processo di crescita (demografica, produttiva, occupazionale, del reddito…), ma con valori notevolmente inferiori a quelli del Veneto, nel suo insieme, e in particolare delle province confinanti: Padova e Treviso(cfr. Capitolo 8 - PATREVE e Doc. COSES n. 367/2001).
Negli anni Ottanta, durante la seconda fase, Venezia non registra praticamente alcuna crescita. Al più, si arresta ai valori iniziali del decennio o, addirittura, ha un andamento negativo per alcuni fenomeni, con perdite in valore assoluto.
Il resto del Veneto, pur con un rallentamento dello sviluppo, registra in genere tendenze positive. Il divario tra la provincia di Venezia e le altre aree si evidenzia, non solo per il differenziale delle tendenze, ma anche per i valori assoluti che spesso superano quelli relativi all'area del capoluogo regionale.
Nell'ultimo intervallo (cinque anni per quanto riguarda le attività produttive, ma per popolazione e reddito esteso a tutto il decennio Novanta) Venezia manifesta andamenti non univoci rispetto ai singoli aspetti considerati.
In alcuni casi raggiunge risultati migliori di alcune province e pertanto recupera rispetto le posizioni iniziali del decennio Novanta; in altri (demografia) si allontana ancora dai valori regionali. Malgrado ciò, nell'intero intervallo temporale (dal 1971 al 1996/2001), Venezia è passata da un primato assoluto, per tutti gli indicatori utilizzati, ad una posizione di retroguardia, preceduta quasi sempre dalle quattro aree di Padova, Treviso, Vicenza, Verona. Tale risultato è l'effetto di un rilevante divario a svantaggio dei Venezia, apertosi negli anni intermedi, mentre nell'ultima fase degli anni Novanta Venezia partecipa più o meno ai trend del contesto veneto.

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