La geografia della presenza cinese in Italia ha i propri punti forti nelle province di Prato e Firenze e in quella di Milano; seguono le province di Torino, Roma e Bologna. A Milano esiste, fin dagli anni venti, una piccola Chinatown.
Prato vanta il 46% di alunni cinesi sul totale degli stranieri. Il legame con il distretto tessile che produce made-in-Italy è immediato: in provincia ci sono 1.500 attività imprenditoriali gestite dai cinesi. Dunque questi "operai" concorrono a produrre anche il vero made-in-Italy e non soltanto ad imitarlo!
La tradizionale mappa dei cinesi in Italia ha due eccezioni: Napoli e Cuneo. Nella metropoli partenopea e nella sua cintura vesuviana i cinesi sonno immigrati di recente, e in prevalenza si tratta di occupati nel commercio ambulante e nel tessile. In provincia di Cuneo, ai confini con quella di Torino (in particolare nei comuni di Barge e Bagnolo) i cinesi immigrati "servono" alle cave di pietra, come scalpellini: lavori che gli italiani non vogliono più fare!
Si sono considerate solo le nazionalità con valori superiori a 100.
(*) Per italiani si intendo, qui, queglistudenti che pur avendo tale nazionalità
appartengono a famiglie straniere o rom ed hanno "barriere" linguistiche e culturali.