Approfondimento

Il terziario fa centro

Fotografo: Francesco Barasciutti
Fonte: Ente Bilaterale Turismo dell'area veneziana - Calendario 2002

Sarebbe forse opportuno aggiornare il dibattito su cosa sia il terziario, e se le imprese catalogate come tali rappresentino l'innovazione e/o l'avvento della società postindustriale. Non è questa la sede, ovviamente. Pertanto ci limitiamo a riportare alcuni dati relativi al fenomeno della terziarizzazione, come compaiono in due fonti autorevoli: la Regione Veneto, che presenta just-in-time alcune elaborazioni sui dati provvisori del Censimento 2001 (Consiglio Regionale, VII Legislatura Veneto tendenze n. 3 giugno 2002 a cura di A. Solimbergo, mimeo), la Camera di Commercio di Venezia che distribuisce un Bollettino Statistico in cui appaiono i dati Infocamere e Unioncamere, relativi ai trimestri del 2001 (confrontabili con i dati 1999-2000 e primo trimestre 2002).
Secondo i dati Censuari 2001 la terziarizzazione del Veneto (espressa in percentuale degli occupati al terziario sul totale occupati) è pari al 57,9; inferiori alla media regionale Vicenza, Treviso e Belluno (minimo valore per Vicenza, 48,3%); superiori alla media Padova, Verona, Rovigo e Venezia (col valore più elevato pari a 67,7%).
Nella nostra provincia la variazione è estesa tra il minimo di Fossò 26,8% al massimo di S. Michele al Tagliamento (Bibione), con 93,5%.
Nel caso di quest'ultimo comune, il peso del sistema turistico sul terziario è conclamato e indiscutibile: lo stesso vale per i comuni di Jesolo, Cavallino, Caorle tutti sopra la media provinciale, tra il 79 e l'83%.
Anche Venezia e Chioggia hanno un peso terziario molto forte (76%) ma in queste due città non è solo il turismo a rendere significativa la terziarizzazione dei posti di lavoro: le loro funzioni di centri urbani maggiori concorrono a tale specializzazione produttiva, così come accade per altri centri "minori", come S. Donà., Portogruaro, Dolo. Per spiegare, invece, la posizione sopra la media provinciale di comuni come Teglio, Noventa e Spinea nella graduatoria regionale dobbiamo rivelare la natura dell'indicatore utilizzato: infatti è possibile che in questi tre comuni "residenziali" della provincia sia il numero molto elevato di addetti a singole unità del terziario a caratterizzare il profilo economico locale. Nel caso di Spinea la sede della Pam e nel caso di Teglio l'area di servizio autostradale potrebbero dare ragione del peso "sproporzionato" (e inatteso) di addetti al terziario.
Su numeri assoluti "piccoli" (quali possono essere gli addetti in un comune di qualche migliaio di abitanti) il peso di un'unica importante localizzazione terziaria (sia essa unità locale o sede d'impresa) determina una specializzazione che non riguarda diffusamente la struttura del luogo, come avviene in una città terziaria, ma alcuni spot in relazione alla viabilità di scorrimento e/o alla convenienza insediativa strategica di catene nazionali o internazionali.
Se paragoniamo l'indicatore costruito dalla Regione su dati Censuari relativi agli addetti (persone che lavorano nelle unità locali) a quelli costruiti con i dati relativi alle unità locali (imprese e sedi aziendali) derivati dalla fonte Infocamere emergono con chiarezza alcune sfumature all'interno della terziarizzazione (per la descrizione delle fonti si rimanda all'Annuario Statistico COSES 2000 della provincia di Venezia).

Grafico 1: Terziarizzazione dei comuni in provincia di Venezia 2001 - senza agricoltura

Elabora: COSES 2002 su dati CCIAA Infocamere (Bollettino Statistico)

Nel file formato MS-Excel scaricabiledownloadsono stati riportati i dati di base di Infocamere 2001 e si sono elaborati degli indicatori di terziarizzazione complessiva e relativa al fattore K - servizi alle imprese che viene segnalato da molti come una frazione particolarmente significativa del terziario: sia per la crescita a tassi elevati (in % tra 1999 e 2001), sia per le caratteristiche (che vengono giudicate) innovative e sinergiche rispetto ad un generale miglioramento delle performance economiche. Nel settore K, infatti, sono ricomprese quelle funzioni di ricerca, ICT, progettazione, consulenza, informatica, necessarie alla permanente innovazione delle (altre) imprese e alla crescita di competitività del sistema produttivo (anche di quello secondario) (Fondazione Nordest 2002, p.80).
Il grafico scelto (tra quelli costruiti dal COSES sui dati Infocamere) presenta una elaborazione che esclude le imprese agricole (le quali non sono presenti nei dati del Censimento 2001), e tiene conto: in ordinata del numero totale delle imprese per comune (tutti i settori) come rappresentativo del peso economico; in ascissa del tasso di terziarizzazione complessivo (% delle imprese terziarie sul totale); nel volume delle sfere è rappresentato il fattore K cioè la terziarizzazione specifica (limitata ad alcune classi del terziario). Il colore individua, infine, il comune capoluogo (arancio) i comuni centro di distretto (fucsia) e i comuni turistici (blu).
I Comuni che appaiono, sopra la media di terziarizzazione generale della provincia di Venezia (67,2%) confermano i risultati della elaborazione Regionale su dati Censuari 2001.

Grafico 2: Terziarizzazione dei comuni in provincia di Venezia (2001)

Elabora: COSES 2002 su dati CCIAA Infocamere (Bollettino Statistico)

Nel secondo grafico si evidenzano:

Non entrano nel nostro grafico Teglio e Noventa (l'indice costruito sulle unità locali annulla l'effetto addetti) e non compare S. Donà di Piave che, insieme a Strà, Noale e Mirano, ha un livello di terziarizzazione appena inferiore alla media provinciale (tra 64 e 66%).
Confermata, quindi, la gerarchia dei "poli" terziari (sia su fonte Censuaria-addetti, sia su fonte Camerale-unità locali), è molto interessante notare come il capoluogo provinciale si distingua nettamente dagli altri per dimensioni complessive (numero totale di addetti a tutti i settori) ma sia eguagliato da altri comuni per quanto attiene il fattore K del terziario (in termini di peso percentuale, non di imprese in valore assoluto), del terziario (grafico 1): la dimensione della sfera, infatti, è per Venezia (arancione) inferiore a quella di Dolo e uguale a quella di Spinea (che nel grafico non è visibile), Portogruaro S. Michele/Bibione e Cavallino. Ciò indica che il capoluogo di provincia non ha un ruolo caratteristico nei settori K (ricerca, tecnologie, progettazione, consulenza, ICT) tanto da presentare valori percentuali di imprese simili a quelli dei centri di 'distretto o comprensorio' (in fucsia, come Dolo e Portogruaro) o addirittura a quelli di (altri) comuni turistici (Cavallino, Bibione) dove il terziario è di tipo 'tradizionale o maturo' come si usa dire (anche per queste valutazioni si vedano le riflessioni di Anastasia e Corò sulla natura labour intensive del terziario turistico, in Fondazione Nordest). In tal senso è interessante la dimensione K di Spinea, comune della prima cintura veneziana la cui configurazione paradigmatica è quella di luogo residenziale gravitante appieno sui poli occupazionali delle provincia (Venezia con Mestre e Marghera) e della Patreve. Forse le sorprese del Censimento 2001 saranno molte, sul fronte della dominanza Veneziana e della nuova città diffusa centroveneta. Quando si parla di città diffusa, infatti, non ci si riferisce ad una "larga periferia" ma alla "urbanità" dell'hinterland in termini di caratteri cittadini, appunto diffusi (tra cui i servizi di tipo K).
Naturalmente le elaborazioni, qui presentate per suggestione, sono parziali e gli indicatori scelti discutibili (ognuno trascura qualcosa e distorce qualcos'altro) ma l'analisi del fattore K condotta su altri comuni (indipendentemente dalle due variabili del grafico) conferma una tendenza chiara.

Grafico 3: Fattore K nei comuni della provincia (2001)

Elabora: COSES 2002 su dati CCIAA Infocamere (Bollettino Statistico)

Se consideriamo i pesi percentuali, sopra la media provinciale, delle unità locali in K (grafico 3), oltre a S. Donà, Mirano e Noale (centri di comprensorio) emergono comuni a forte carattere residenziale e produttivo in senso "secondario" (colore verde nei grafici): Fiesso e Strà (calzature), Quarto e Marcon (zone industriali e commerciali di recente decollo).
È forse vero che il terziario, e segnatamente quello innovativo, segue l'industria? Ed è forse vero che la preferenza di K è quella di localizzarsi vicino alle imprese che deve servire e non di agglomerarsi in poli specializzati a servizio di un bacino più vasto (in barba alla indifferenza localizzativa e alla immaterialità delle connessioni?) Ed è forse vero che questa "diffusione" terziaria impedisce un salto competitivo e qualificante del sistema provincia?

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