Approfondimento

L'Organizzazione mondiale del turismo, nel diffondere i risultati preliminari sui Fatti salienti del 2000, conferma un'ennesima volta che questa economia procede a ritmi soddisfacenti e non smette di crescere: sia in termini fisici che monetari.
Rispetto al 1999 il tasso di incremento è stato del 7,4%, più che doppio rispetto al periodo 1998-1999 e il più elevato del decennio. 698 milioni di arrivi nel globo, 403 in Europa. Le entrate turistiche sono pari a 476 miliardi di $ (cresciute solo del 4,5% rispetto al 7,4 degli arrivi) con una media per arrivo di 680 $. Effetti del Giubileo e del Nuovo Millennio, senza dubbio: per il 2001 la crescita attesa è ridotta e si considera un ottimo risultato consolidare, verso l'alto, i risultati dell'anno eccezionale.
Va comunque considerato che questi risultati si inseriscono in tendenze decennali sicuramente positive e in uno scenario previsivo altrettanto confortante: se tra 1950 e 2000 il turismo globale è passato da qualche decina di milione di arrivi a oltre i 600, l'orizzonte 2020, secondo l'OMT, è impressionante: arriveremo a 1561 milioni di arrivi (oltre 1000 nel 2010) con una crescita media annua del 4,1 (Europa 3%) e un maggior peso relativo dei viaggi a lunga distanza rispetto ai movimenti interni alle regioni.
In tale scenario il peso fisico del turismo (arrivi) registra migliori andamenti rispetto al peso monetario: questa distonia è un elemento che richiede grande attenzione e sul quale gli osservatori globali, attraverso il cosiddetti conti satellite, e quelli locali (per la Provincia il Ciset e il COSES in particolare) hanno da tempo cominciato a indagare.
Nel caso della provincia di Venezia, il peso dell'economia ospitale, considerando i due sistemi della costa e della capitale d'arte, è fuori di discussione. Secondo il Ciset (per Venezia@opportunità, 2001), la dimensione fisica (in questo caso, espresso in termini di presenze, cioè di arrivi per giorni di permanenza) ha raggiunto i 29 milioni, di cui 23 'balneari', mentre la dimensione economica oltrepassa i 3.100 miliardi di £.
Rispettivamente si tratta, rispetto al 1999, di un aumento dell'1.6% in termini di presenze (1,3% per il balneare) e di un ragguardevole 6,9% in termini di £ (4.6% nel balneare).
Venezia rappresenta, come sempre, un'eccezione: il fatturato del 2000 è del 10% superiore a quello del 1999 (con 905 miliardi calcolando esclusivamente la spesa dei pernottanti) con un incremento delle presenze solo del 3%.
Il fatturato del balneare è di 1.900 miliardi e rappresenta il 62% del totale provinciale: le presenze sono, invece, il 79% del totale. Come si nota il turismo pesa molto in assoluto ma i pesi fisici e monetari sono diversi per le località e per i tipi di 'vacanza'.
Ai due pesi ufficiali va subito affiancato il peso delle stime per fenomeni rilevantissimi quali: gli ospiti escursionisti di Venezia 7,5 milioni che si aggiungono ai 3,6; i pendolari delle spiagge (per Jesolo, stimati in un prudente 25%, in più, rispetto alle presenze estive stanziali); gli ospiti in seconde case di proprietà o locate 'fuori' dalle regole e norme per l'extralberghiero, pari a 7,3 milioni di presenze aggiuntive rispetto ai 23 ufficiali.
In termini di fatturati possiamo aggiungere ai datiCiset rispettivamente 800 e 300 miliardi (stime relative al 1996) per gli escursionisti veneziani e i vacanzieri in appartamenti; non è mai stato stimato il beneficio monetario diretto e indotto dai giornalieri in spiaggia.
Possiamo tranquillamente valutare che il peso del turismo non rilevato ufficialmente può aumentare di 1/3 quello registrato, portandolo vicino oltre i 4.500 miliardi per anno.
Mentre, come si diceva, il fenomeno è da anni sotto osservazione e possiamo, quindi, conoscerlo così bene rimane difficile pesare il ruolo del turismo sul complesso dell'economia provinciale se non con stime di larga massima e spesso insoddisfacenti o molto criticabili.
Per dare alcuni ordini di grandezza possiamo riferirci al peso del calzaturiero, 1.541 miliardi di £ di fatturato nel 1998 secondo Acrib con 7.905 addetti, o al Sistema Porto di Venezia che 'secondo una stima esaustiva della perdita che si avrebbe con la chiusura tout-court della funzione' pesa sull'economia veneziana per 5.200 miliardi di £ e 16.000 addetti, comprese le componenti 'industria e cantieristica' direttamente condizionate dallo scalo (COSES, Rapporto 48/2000).
Quello che possiamo affermare con certezza è che il turismo anima componenti economiche molto variegate, complesse e diffuse: il Ciset ci dice che la spesa degli ospiti nel 2000 riguardava per il 46% la ricettività (alloggio nelle strutture alberghiere ed extralberghiere), per il 28% il vitto (offerta di ristorazione), per il 16% lo shopping (rete commerciale), per il 6% il trasporto locale (escluse le spese di viaggio tra origine e destinazione), il 3% ricreazione e il 2% altro.
E' intuitivo comprendere che se il turismo non fosse così pesante molti settori dell'economia provinciale registrerebbero un mancato beneficio sia in termini di fatturati che di occupazione.
E' questo un quarto modo di 'pesare' il turismo che ne conferma la rilevanza assoluta.
Secondo la Fonte Inps (elaborata da Cgil Venezia, 2001) per quanto riguarda i settori ricettivo e ristorazione, le due R che determinano il 74% del fatturato 'ospitale', siamo di fronte a dimensioni fisiche ragguardevoli: a luglio del 2000 risultano 1.400 aziende e 11.000 addetti sui litorali nord e poco meno di 1.400 aziende con poco più di 11.500 addetti nelle due città lagunari di Venezia e Chioggia.
Si tratta, evidentemente, dei soli lavoratori dipendenti (mancano i titolari e gli indipendenti) e tra loro solo dei 'regolari' (iscritti all'Inps). Analizzando la stagionalità, una delle questioni cruciali dell'economia turistica, i dati Inps mostrano che tra il momento di minima (dicembre 1999) e quello di massima (luglio 2000) la 'moltiplicazione' del sistema è di grande effetto: sia aziende che addetti raddoppiano nel complesso della provincia, ma, mentre le città confermano una marcata destagionalizzazione (gli addetti aumentano tra dicembre e luglio di 1,4 volte) le Spiagge triplicano le aziende attive e aumentano gli occupati di 7,4 volte tra inverno ed estate.
Secondo l'Istat (Censimento Intermedio Attività Economiche, 1996) gli addetti alle due R (alberghi e pubblici esercizi) sarebbero, in provincia di Venezia, 23 mila: tenuto conto che in questo caso mancano molti dei lavoratori stagionali ma sono contati i non-dipendenti abbiamo un'altra misura ancora del turismo la quale sempre per difetto (assai rilevante, come si è detto) ne conferma il peso.
Sul complesso degli addetti Istat 1996, a cui manca il Pubblico Impiego, le due R pesano il 10%: in provincia di Padova pesano meno del 5% e in quella di Treviso del 3%.
I pesi, quindi, oltre a variare per le dimensioni fisiche e monetarie della domanda, variano per quelle economiche e sociali relative all'offerta, e complessivamente durante l'anno: le problematiche delle cosiddette 'città stagionali' sono ben note agli Amministratori locali e agli stessi attori del sistema ospitale.

(Versione integrale del contributo apparso in Rivista della Provincia 2.2001)

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