La nostra provincia non è più quella di una volta

Cosa indaghiamo

Il Documento 641/05 curato da Pedenzini (con Aliprandi e Colladel), prosegue la lettura dei dati Censuari 2001, relativi alla porvincia di Venezia, con una attenzione particolare alla diffusione dei caratteri urbani. Nella sintesi La città diffusa nei dati del Censimento 2001 si erano anticipate alcune suggestioni statistiche. La versione integrale del Documento 641/05 è consultabile al Capitolo 4. del Fondaco Censimenti e Anagrafi.

Diamo i numeri

La geografia del territorio fornita dai dati Censuari (che non pretendono affatto di essere una scienza perfetta) permette di classificare i Comuni (cfr. tabella seguente) secondo la combinazione dei caratteri demografici (crescita o declino dei residenti) e insediativi (aumento o perdita in nuclei, centri e case sparse).


Classificazione dei comuni della provincia di Venezia secondo le
tendenze localizzative e demografiche della popolazione residente dal 1991 al 2001

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat, Censimenti
generali della popolazione e delle abitazioni 1991 e 2001



Se osserviamo i gruppi più numerosi, E e F (32 comuni su 44) ovvero quelli in cui la popolazione residente cresce tra 1991 e 2001, abbiamo la conferma statistica del fenomeno di diffusione dei caratteri urbani: le abitazioni diraradate e di frangia calano e l'aumento della taglia demografica corrisponde ad un rafforzamento delle porzioni più agglomerate, dense e "servite". Cavarzere, Caorle e il Capoluogo fanno caso a sé, per motivi diversi (che il Documento spiega).
Ci sono residui caratteristici di "campagne abitate", a Cavallino, Cona, Campolongo, Annone dove malgrado l'urbanizzazione oltre 1 su 5 risiede ancora in case sparse.
Il Documento analizza anche il Censimento delle Abitazioni 2001.


Classificazione dei comuni della provincia di Venezia secondo la
localizzazione e l'addensamento delle abitazioni. Variazioni dal 1991 al 2001

Fonte: elaborazione COSES 2005 su dati Istat, Censimenti generali
della popolazione e delle abitazioni 1991 e 2001


Se osserviamo i gruppi con forte espansione del patrimonio residenziale, B e C (23 comuni su 44), abbiamo la conferma che case sparse e nuclei sono in declino e la crescita del 'costruito' produce una densificazione dell'urbanizzato, verso modelli 'cittadini', anche se nella speciale versione definita diffusa.
Un gruppo forte di comuni (12, gruppo F) in cui la popolazione non cresce sensibilmente ha comunque il comportamento 'accentrante', a discapito di nuclei e case sparse.
È interessante che i centri siano caratterizzati da un tipologia edilizia diversa da quella che domina nei nuclei e nella case sparse (ovviamente): si tratta di edifici plurifamiliari (case di appartamenti): questo avviene in misura significativa nel Capoluogo (la città madre) ma anche nelle città stagionali del turismo costiero in cui davvero si puà dire che la vacanza ripropone i modelli della città da cui si vorrebbe "evadere" (i cosiddetti Condomini).

Un ultima elaborazione è stata condotta, nel Doc.641/05, sulla ruralità dei comuni: dato che in via semplicistica consideriamo opposto alla diffusione dell'urbanità.

13 comuni della nostra provincia sono "ancora rurali": oltre l'80% della superficie totale è classificata come agricola e oltre il 70% come SAU: sono 9 comuni della Venezia Orientale (la zona delle bonifiche recenti e della coltivazione a vite) e 4 dell'area meridionale. Le ali verdi della provincia.
23 comuni hanno subito un ridimensionamento della superficie agricola tra 1990 e 2000.
Nell'ambito della COEP2 (cfr. Fondaco Provincia) l'IRES ha curato uno studio approfondito sull'agricoltura I nuovi scenari dell'agricoltura in provincia di Venezia (2004).
Di seguito si riporta una lettura incrociata dei diversi dati Censuari 2000 (agricoltura) e 2001 (popolazione e abitazioni).

Il centro e tutto intorno campagna: è il caso di Teglio e Fossalta di Piave, comunità di piccole dimensioni, anche in termini di superficie, in cui si registra una tenuta demografica.
Anche Fossalta di Portogruaro sembra rientrare in questo gruppo, ma con alcune distinzioni rispetto ai primi due: è un comune più esteso con un maggiore mantenimento e rafforzamento della tradizione agricola, una maggiore densità abitativa e una minore concentrazione nei centri.
Pur non essendo un comune classificato come agricolo, anche Stra ha un andamento similare: dimensioni ridotte, una certa vivacità demografica che si esplica soprattutto nei centri e una riconquista dei terreni da parte dell'agricoltura sia in termini quantitativi che di utilizzo.

Viva la vita in case sparse. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in precedenza ci sono una serie di comuni dove l'abitare in case sparse è ancora una pratica diffusa.
Per alcuni (Musile di Piave, Cona, Annone, Jesolo) ciò coincide anche con uno spiccato utilizzo del suolo per attività agricole e con una contenuta diminuzione di popolazione che abita nelle case sparse medesime (anche nel caso di Cona che sta vivendo una stagione di recessione demografica).
Per altri si verifica lo stesso fenomeno pur se in modo meno evidente: si tratta di Eraclea, Meolo, Ceggia, Pramaggiore, Torre di Mosto, Cavarzere, Gruaro. Nei primi 5 comuni il fenomeno si accompagna ad un andamento positivo della popolazione residente, mentre a Gruaro e Cavarzere il calo complessivo degli abitanti avviene per lo più a discapito dei nuclei e, per Cavarzere, anche dei centri.
Per S.Stino e Campolongo, anch'essi comuni classificati come agricoli, la presenza di abitazioni e popolazione nelle case sparse è importante, ma il fascino dell'abitare isolati non ha coinvolto né i nuovi abitanti che si sono aggiunti nell'ultimo decennio, né la comunità già residente.
La vita in abitazioni sparse è praticata anche in alcuni comuni non classificati come agricoli:

  1. Cinto, che sembra continui a esprimere interesse alla vita agreste non solo per l'alta quota di persone che vivono in case sparse, ma anche per un certo aumento del suolo legato alle aziende agricole. La lieve diminuzione di popolazione in case sparse registrata nell'ultimo decennio potrebbe essere attribuita al fatto che l'edificato ha creato dei nuovi nuclei (in aumento) addensando ciò che prima era casa sparsa.
  2. Mirano, uno dei più grossi comuni della provincia, in lenta ma continua espansione demografica che presenta una struttura abitativa poco accentrata e molto presente nelle zone classificate come nuclei e case sparse, fenomeno che permane anche in quest'ultimo decennio.

Per qualcuno il fascino della vita agreste si sta opacizzando. Noventa di Piave e Pianiga pur mantenendo una quota evidente di case sparse, stanno perdendo interesse nei confronti della vita "isolata" (a tutto vantaggio dei nuclei e dei centri) e dell'attività rurale stessa (sono in dismissione molti terreni che un decennio fa appartenevano al patrimonio delle aziende agricole).

Interesse passato e presente per le frange. Salzano e Matellago, comuni ad alta densità abitativa e ad espansione demografica, si caratterizzano, oltre che per una quota ridotta di territorio destinata all'attività agricola, anche per la dislocazione degli abitati: nel primo caso i nuclei rappresentano una parte importante del comune (il passato) e si affaccia un andamento della popolazione più rivolto verso i centri; nel secondo i nuclei "assorbono" invece buona parte dell'aumento di popolazione a fronte di una presenza nei centri ancora dominante.
Campagna Lupia è invece un comune con una pressione abitativa del suolo notevolmente minore rispetto a Salzano e Martellago, ma abbiamo inteso accomunarlo ai primi due non solo per la sua espansione demografica e per la scarsa rilevanza dimensionale dei terreni in gestione alle aziende agricole, ma soprattutto per una distribuzione e un andamento della popolazione nelle varie località abitate simile a quella descritta per Salzano (alta quota di abitanti nei nuclei e uno sviluppo dei centri).
Portogruaro, comune di grandi dimensioni e taglia demografica, presenta una densità abitativa contenuta e una quota maggiore di abitanti nei nuclei. A fronte di una diminuzione complessiva della popolazione residente si nota un aumento di abitanti nei centri.

Si precisa la dualità centro-campagna. Aumenta il peso dei terreni agricoli e aumenta consistentemente anche la popolazione. Camponogara, comune ad alta densità abitativa ancora per lo più concentrata nei nuclei, sta trasformando le proprie periferie: la pressione demografica esercitata su una superficie già di per sé ridotta e in larga parte destinata alle attività agricole si riversa sui nuclei e sui centri (entrambi in aumento).

Si ridimensiona la "pressione" sul territorio. I comuni di Concordia Sagittaria e San Michele al Tagliamento, il primo agricolo e il secondo turistico (Bibione, con un ampio patrimonio di case ad uso vacanza situate in edifici plurifamiliari), si sono caratterizzati negli anni Novanta per un ridimensionamento su più fronti: dal numero di residenti, alle superfici in capo alle aziende agricole. Anche l'aumento del patrimonio edilizio è più contenuto di quello registrato in molti altri comuni veneziani (la graduatoria li vede rispettivamente al 31° e al 34° posto). Entrambi comuni con bassa densità abitativa e una concentrazione degli abitanti e della case nei centri, hanno "spalmato" la riduzione demografica in tutte le località abitate.

Chioggia e Cavallino turistici e agricoli. Nella provincia di Venezia gli unici due comuni specializzati nella coltura delle ortive sono proprio loro. Qui si concentrano la quasi totalità delle colture protette della provincia. Non sono classificati come comuni agricoli per la varietà dell'uso del suolo che vede, oltre all'agricoltura, anche un'imponente macchina turistica che preme il territorio attorno alle spiagge. Ma le similitudini tra i due comuni si fermano qui. Il primo, con la taglia demografica provinciale più grande (preceduto solo dal capoluogo) sta vivendo un forte declino della popolazione residente in tutte le località abitate. La densità abitativa è molto elevata e gli abitanti sono fortemente concentrati nei centri. L'affaccio al mare e alla laguna viene sfruttato anche per le attività legate alla pesca e, nell'ultimo decennio, si è assistito ad un recupero di superficie da parte delle aziende agricole. Il secondo, parte del capoluogo fino al 1999, è un comune di medie dimensioni in espansione demografica e con una densità abitativa piuttosto contenuta. Le case sparse sono percepite come un buon posto dove vivere (circa il 28% della popolazione vi risiede), mentre poco si può dire sull'andamento dei terreni agricoli visto l'impossibilità, per il 1990, di scindere i dati di Cavallino da quelli di Venezia.

Siamo una città. San Donà e Dolo, importanti sotto il profilo della taglia demografica (più il primo del secondo) e della densità abitativa, ognuno partendo da punti diversi stanno sviluppando una continua intensificazione dei centri attraverso l'aumento della popolazione residente e la diminuzione dei terreni agricoli. San Donà non è già più classificato come comune agricolo anche se alla continua diminuzione di suolo destinato a tale attività fa da contraltare un maggiore utilizzo di quello ancora esistente. Dolo, ancora agricolo in termini di percentuale di superficie, contrae sempre più questa sua dimensione non solo in quantità complessive, ma anche con riferimento all'uso (SAU). Inoltre, alcune zone classificate precedentemente come case sparse ora sono passate a nuclei assegnando a questi ultimi un andamento decennale più che positivo in termini di popolazione residente.

Spinea "città consolidata". È il comune a più alta densità abitativa e nell'ultimo decennio subisce una battuta di arresto nella crescita della propria taglia demografica. La popolazione è concentrata per lo più nei centri e si evince una scarsa presenza di superfici agricole, un uso limitato del suolo agricolo e una diminuzione dei terreni di competenza delle aziende agricole.

Costruire per chi vive qui, tutto l'anno. Si è placata l'onda edilizia dei comuni turistici di Caorle, San Michele (Bibione) e Jesolo. Nell'ultimo decennio la spinta del settore edilizio è avvenuta nelle aree in cui si è verificata una concomitante espansione demografica. È il caso di Quarto d'Altino, S. Maria di Sala, Meolo, Fossò, Marcon, Vigonovo, Scorzè, Torre di Mosto dove l'aumento del patrimonio abitativo è risultato di oltre un quarto rispetto all'esistente. Il forte incremento del numero di abitazioni ad Eraclea sembra invece un'onda lunga e ritardata del turismo mescolata a quella demografica che porta a sviluppare la residenza anche nelle zone periferiche.

Caorle: i condomini li lasciamo ai turisti. Il comune presenta un assetto tipico di alcune zone turistiche: una concentrazione di edificato nei centri che non corrisponde ad una uguale quota di abitanti. Le case nei centri per i turisti e quelle in periferia per i residenti, fenomeno che si è sviluppato in quest'ultimo decennio assieme ad una complessiva crescita demografica. È un comune a bassa densità abitativa anche se presenta un edificato plurifamiliare tra i più spinti della provincia (i grandi condomini sono, appunto, per i turisti).

Stiamo cambiando la nostra geografia. Marcon, Santa Maria di Sala, Vigonovo, Fossò, Quarto d'Altino, Scorzè e Noale nell'intervallo intercensuario hanno subìto consistenti modifiche economiche e abitative che hanno avuto ripercussioni sull'uso e sulla classificazione del suolo. Per tutti, tranne Vigonovo e Scorzè, si registra innanzitutto una erosione delle superfici destinate alle aziende agricole.
Per Marcon la vita e l'economia agreste stanno diventando un ricordo del passato. È un comune in forte espansione demografica ed edilizia con un accentuato interesse per la vita nei centri.
Pur mantenendo ancora una rilevante presenza di abitazioni e popolazione nelle case sparse, anche Noale e soprattutto S.Maria di Sala stanno trasformando ciò che prima era periferia e campagna (nuclei e case sparse) in centri a seguito del loro elevato sviluppo demografico ed edilizio.
Vigonovo, pur mantenendo, come già detto, un forte legame con la campagna, ha vissuto nell'ultimo decennio una espansione edilizia addirittura 4-5 volte superiore alla sua espansione demografica (+28,2% per il numero di abitazioni e +6,4% per gli abitanti) dando un forte impulso al processo di accentramento.
Quarto d'Altino e Scorzè, ancora classificati come comuni agricoli (data la consistente incidenza dei terreni agricoli sul totale superficie comunale), hanno vissuto un decennio di forte effervescenza demografica ed edilizia, ridisegnando la geografia delle località abitate a tutto vantaggio dei centri. Quarto d'Altino ha quasi raddoppiato il proprio patrimonio abitativo (il maggiore aumento percentuale del veneziano), evidentemente puntando ad un progressivo allargamento della propria taglia demografica anche nel futuro (l'11% delle abitazioni risulta infatti non occupato).
L'alto sviluppo demografico ed edilizio (rispettivamente +11,1% e +32,4%) ha favorito un ulteriore aumento della vita nei centri anche a Fossò.

La quiete dopo la tempesta. Dopo lo sviluppo dei precedenti decenni, tipico dei comuni di prima cintura del capoluogo, negli anni Novanta Mira, comune ad alta densità abitativa, ha spento la propria forza espansiva demografica ed edilizia e si è invece orientato nell'incremento delle superfici in dotazione alle aziende agricole anche se con uno sfruttamento a fini produttivi abbastanza limitato rispetto alla media provinciale.
Anche Fiesso, pur con una superficie e una taglia demografica diversa, registra un andamento di alcune variabili simile a quello di Mira. La sua popolazione, in recessione nell'ultimo decennio, abita densamente nei centri e lascia sempre più spazio alle aziende agricole le quali, a differenza di Mira, propongono un interessante livello d'uso dei terreni a fini agricoli.

Venezia, calo vertiginoso dei terreni agricoli. Negli anni Novanta nel capoluogo è avvenuta, secondo i dati degli ultimi due Censimenti, una "rivoluzione agraria": sarà così nella realtà o la fotografia è risultata sfuocata? Come già detto precedentemente, le aziende agricole si sono dimezzate; ciò ha corrisposto ad una perdita di superfici agricole pari al 59% del totale. Con la dismissione di oltre 11 mila ettari di terreno agricolo si impoverisce l'articolazione del tessuto produttivo della città e contemporaneamente si aprono nuovi quesiti e nuove opportunità per il loro impiego. Tanto più se si guarda agli aspetti della pressione demografica che, pur essendo complessivamente in ampio declino, risulta in aumento nei nuclei e nelle case sparse.


Consultazione del lavoro

Per saperne di più, consultare il Capitolo 4. del Fondaco Censimenti e Anagrafi.


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