Il planning delle città cinesi

di I. Scaramuzzi

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Credevo che il nostro sistema di pianificazione fosse complicato da spiegare ai cinesi...fin quando non ho visto il loro!
Il numero 2-3 del 2008 della Town Planning Review tpr è dedicato al planning delle città cinesi. Si tratta per lo più di casi di regioni urbane (city region): per le dimensioni che esse assumono anche prese singolarmente (la più piccola ha un milione e mezzo di abitanti) e tanto più se pianificate per cluster, come nel Guangdong o Pearl River Delta che include il Guangzhou e la provincia di Shenzen, città simbolo del grande balzo industriale cinese. Il delta si chiude con Hong Kong da un lato e Macao dall'altro (le due regioni cinesi fuori dalla Repubblica Popolare).

Naturalmente bisogna tener conto che la Cina è un Paese (sterminato territorialmente e in termini di popolazioni, etnie, lingue e culture) in trasformazione: lo è la sua economia che introduce elementi di capitalismo e liberismo, lo è la sua società che vive il drammatico passaggio da rurale ad urbano, lo sono le sue istituzioni che dal comunismo di stato vanno verso formati misti del tutto sperimentali.
In confronto alle modificazioni intervenute nella strumentazione di piano, in Cina, dal 1980 ad oggi, la lunga marcia della nostra nuova legge urbanistica nazionale (in sostituzione di quella del 1942), attraverso le sperimentazioni regionali, sembra un gioco da ragazzi.

Quello che è molto interessante, però, sono i punti di contatto tra due mondi così distanti e due percorsi che potrebbero sembrare estranei o contrari.
Osserva tpr (Wu Fulong e Zhang Fanghzu, 2008) che:


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Potremmo dire che tutto il mondo è paese: molti dei punti critici rilevati per i casi cinesi sono vicini a quelli della nostra recente esperienza: europea, italiana, veneta, veneziana. I redattori della tpr (professori cinesi alla Cardiff University) concludono che le implicazioni delle trasformazioni cinesi si riverberano a livello globale: le città diventano molto competitive e l'illimitato bacino di manodopera a basso costo diventa una sfida portentosa per altri paesi in cui esiste un sistema di welfare. Secondo gli autori costituisce anche un alibi per lasciare sempre più corso, in occidente, al libero mercato.



Tuttavia, le ricadute del fenomeno cinese sulle città europee possono essere diverse e non necessariamente negative:

In questo spazio per i paternariati si inserisce l'attività di VIU e in particolare di TEN con la Chinese Academy of Social Science, con il supporto del Ministero italiano dell'Ambiente e la cooperazione dell'Università di Torino.
Nell'e-leraning tour di uindici discenti, provenienti da Hohhot, Qinghai, Nyingchi, Xinjiang (varie città e province della Cina, per lo più nella parte nord occidentale.), era prevista una comunicazione sul piano provinciale di Venezia, curata dal COSES.


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Il documento COSES 1036, in formato di slides, è scaricabile integralmente nel nostro sito e anche in quello di TEN. Ad esso rimandiamo per chiunque fosse interessato.
In questa sede vogliamo riportare alcune domande che hanno seguito la presentazione delle slides, proprio alla luce del contemporaneo intervento di tpr (dicono i detective che le coincidenze non esistono: tutta la ricerca europea sta indagando il fenomeno Cina). Riviste accademiche (Cardiff University) e ricerca applicata all'amministrazione locale (COSES), portano a considerazioni comuni.

La prima domanda ricorrente è stata sulla natura del COSES: se fosse una agenzia pubblica o privata. I discenti - in gran parte legati alla dirigenza del CPC (Communist Party of China) e alle amministrazioni pubbliche delle varie prefetture e città - stentavano a credere che fosse un soggetto interamente pubblico a detenere competenze e ruolo di pianificazione. A volte stentiamo anche noi, e forse per gli stessi motivi.

La seconda domanda, anche questa ripetuta da più discenti e in più versioni, è stata sulla cogenza dei piani: se, cioè, esistessero penali e punizioni per coloro che non rispettassero le indicazioni di piano. Devo confessare che è stato imbarazzante dire loro quasi la verità: che (anche) i nostri piani sono flessibili e soggetti a manipolazioni (per usare i termini di tpr) pur essendo stati adottati da assemblee pubbliche elettive.

La terza domanda insistente riguardava il controllo dell'inquinamento, coerentemente al titolo del tour: Eco-management, Strategies and Policies. E qui due elementi hanno molto colpito:

Non è inutile dire che un grande interesse è stato riscontrato dai numeri dell'industria turistica: nella città antica e nelle stazioni costiere marittime. Come al solito: piccolo luogo, grandi numeri. Si stupiscono pure i cinesi!


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di I. Scaramuzzi, Direttore COSES, novembre 2008

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