Solo il 52% del totale provinciale svolge regolarmente la propria attività produttive, il 28% risulta aver cessato la propria missione istitutiva, il 12% è attualmente inattivo o in fase precedente alla cessazione o, al contrario, in fase di avvio (per un 8% non &egreve; stato possibile certificare lo stato di vita).
Le cooperative veneziane mostrano una vocazione fortemente terziaria, abbondantemente superiore al 50%: anche nel campo cooperativo, quindi, le attività produttive si sono evolute ed innovate, generando -appunto- una cospicua fascia di servizi avanzati all'impresa (incluse nel terziario).
Se guardiamo i vari ambiti dentro la provincia la miscela tra produttivo e terziario non è uniforme.
A Venezia (Centro per l'Impiego) la vocazione terziaria è decisamente prevalente; a Chioggia si evidenzia una forte presenza del settore pesca; nel Dolese e nel Miranese, accanto alla forte componente terziaria, spiccano i settori agricoltura e costruzioni; terziario insieme a costruzioni e pesca caratterizzano il Portogruarese (che include il Comune di Caorle); infine nel Sandonatese prevalgono le cooperative del settore edile e industriale.
Delle 1.400 cooperative "registrate" solo il 27% aderisce alle associazioni di rappresentanza categoriale (Confcooperative e Legacoop). Il dato si modifica sensibilmente se consideriamo soltanto le cooperative in effettiva attività (730): la quota di associate sale al 46%.
Soddisfatta di questo dato (la metà delle imprese attive ha come riferimento le associazioni) Concooperative ha voluto sondare "l'altra metà del cielo": quella, appunto, che svolge la propria attività senza rivolgersi alle associazioni. 373 imprese e 34 consorzi risultano infatti un mondo poco conosciuto che l'Indagine ha sondato, attraverso un campione e un questionario.
Complessivamente si sono indagate 80 cooperative.
La forma giuridica prevalente è quella a responsabilità limitata SCARL (72%). Il rimanente 28% è rappresentato da piccole cooperative. La maggior parte dichiara di avere una unica sede operativa (73%), solo il 15% dichiara 2 sedi e l'1% tre sedi. Il legame col territorio, insieme al dato della diffusione per ambiti, appare un carattere di forza della impresa cooperativa.
Questo radicamento (alla scala di comune) non impedisce, però, di esternare gli effetti della propria attività: solo il 37% opera all'interno dei confini del comune sede di impresa; il 30% delle attività è orientato alla scala provinciale, il 17% regionale il 14% nazionale e un 2% ha relazioni internazionali. Il 33% delle produzioni e attività cooperative ha, dunque, uno sbocco fuori dalla provincia veneziana.
Dividendo le cooperative indagate secondo i settori adottati da Confcooperative registriamo:
48% produzione lavoro e servizi
11% cultura, sport e turismo
09% agroalimentare
06% pesca
05% credito cooperativo, garanzia fidi e mutui
04% consumo
Confcooperative nota che la percentuale di imprese nel settore pesca, rilevata dall'Indagine, appare in contraddizione con l'esperienza diretta che l'Associazione ha nella propria realtà quotidiana.
Il ruolo delle cooperative di muovere e valorizzare le risorse umane si rivela molto forte.
Vi lavorano soprattutto uomini (72%) ma la quota di donne sembra in crescita. La componente femminile appare addirittura maggioritaria nel settore della solidarietà sociale, cura e servizi alla persona, ecc. Tra le cooperative che adottano forme societarie diverse dalle persone fisiche, rilevano quelle legate alla pesca e alla produzione lavoro e servizi.
Il 71% dei lavoratori delle cooperative indagate è socio della stessa impresa (solo il 29% vi lavora senza essere socio). Il livello di democrazie e mutualità interna riguarda, quindi, più di due terzi delle imprese cooperative.
Solo il 7% svolge mansioni dirigenziali, il 18%impiegatizie e ben il 60% si dedica alla produzione vera e propria (operai e operatori); il 15% svolge mansioni di consulenza e supporto specifico.
La maggioranza dei lavoratori sono assunti a tempo indeterminato (seguono i contratti a tempo determinato, e i co.co.co).
Nelle prestazioni occasionali e nei rapporti di contratti di formazione lavoro risultano più presenti i lavoratori non-soci. Il part-time non è particolarmente utilizzato.
Molti lavoratori coinvolti sono di giovane età, segnatamente compresa tra 30 e 40 anni. Anche al di sotto dei 30 vi è una componente cospicua. Le donne sono maggiormente presenti tra i lavoratori che tra i titolari di impresa. Nel settore dei servizi, tanto più se di natura relazionale, e nei ruoli impiegatizi le donne (come accade fuori dalle cooperative) sono una presenza significativa e caratterizzante.
L'occupazione viene dichiarata stabile nel 51% dei casi indagati, nel 32% risulta in aumento.
Tuttavia il 44% degli intervistati prevede di non aumentare l'occupazione nei prossimi due anni (il 5% si avvarrà di personale esterno); il 27% non è in grado di prevedere gli scenari a breve; solo il 24% dichiara di voler aumentare i propri addetti. Le professioni più ricercate saranno quelle socio-sanitarie (35%). Assai interessante è che il 20% del personale "futuribile" dovrebbe avere mansioni più organizzative (e di gestione delle risorse) che direttamente operative.
Forse le imprese cooperative "seguono" la domanda, adattandosi in tempo reale piuttosto che prospettando politiche e strategie di medio periodo.
Il settore cooperativo rivolge la propria attività, in via principale, alle altre imprese del sistema territoriale (57%): offre, cioè, servizi alla produzione. Scarsa l'offerta che ha come destinatari gli enti pubblici (13%) ad eccezione della solidarietà sociale. Il 27% delle attività si rivolge direttamente al dettaglio (consumatore finale).
Tra 2000 e 2001 (gli anni indagati, nel 2003) il fatturato è andato generalmente aumentando.
Le maggiori quote di ricchezza sono appannaggio della produzione lavoro e servizi (58%) e dell'agroalimentare (22%).
Nel 40% le cooperative hanno scelto questa formula imprenditoriale per capitalizzare le esperienze dei soci (che derivavano da precedenti esperienze lavorative). Altri elementi della scelta sono la semplificazione/agevolazione fiscale, il miglior ambiente lavorativo, maggiori garanzie lavorative e possibilità di lavoro per persone svantaggiate.
Le aspettative sono state confermate dalla realtà.
Tra gli aspetti meno felici emergono:
Alcune risposte, ai problemi attuali, vengono suggerite settore per settore:
Per saperne di più sul mondo cooperativo rimandiamo al sito di Confcooperative.
Per capirne di più sull'assistenza tecnica del COSES e sullo svolgimento dell'indagine si veda il navilio allegato:
Il ricercatore di riferimento COSES è Cristiana Pedenzini (Documento COSES n. 495/03). La sintesi è curata da Isabella Scaramzzi, che si assume ogni responsabilità.