Questione edilizia

Seminaio COSES - Doc. 1072 aprile 2009

a cura di Marina Dragotto e Isabella Scaramuzzi

INDICE

Avviso ai lettori

CAPITOLO 1

PREMESSE
   I temi sollevati
   Lo stato dell'arte
   I punti nell'accordo Stato-Regioni
   Le Regioni

CAPITOLO 2

LE CASE VANNO FATTE
   Tutto casa e famiglia
   I nuovi veneti
ROTTAMAZIONE
   Calcolare bene la mira
   Immobiliare turistico
   Cubare per migliorare
PREMIO VOLUMETRICO
INVESTIMENTI MOSSI

BIBLIOGRAFIA di riferimento

AVVISO AI LETTORI

Questo documento, curato da Marina Dragotto e Isabella Scaramuzzi, sintetizza gli argomenti emersi durante un Seminario interno, svoltosi al COSES il 16 aprile 2009, a partire dal decreto del Governo individuato correntemente ed erroneamente come Piano Casa, che preferiamo indicare con l'unico titolo ufficiale conosciuto (19 marzo 2009) Misure per il rilancio dell' economia, a sostegno del settore edilizio.
Il dibattito, nazionale e locale, su questo provvedimento in itinere è stato notevole e aspro.
Tra il 10 e il 30 marzo 2009, in venti giorni, si è prodotta una quantità di comunicazione straordinaria attorno ad un provvedimento annunciato del quale l'unica versione ufficiale è stata smentita mentre veniva diffusa.
Entro metà aprile avremmo dovuto leggere il testo vero del decreto legge o del disegno legge governativo, ma il sopravvenuto terremoto abruzzese ha allungato i tempi della sua messa a punto.
Ad oggi è disponibile il testo di accordo sottoscritto tra Governo e Regioni (il 31 marzo 2009) che stabilisce alcuni obiettivi e criteri guida per il decreto da scrivere.
Il lettore consideri, perciò, questo documento come un contributo alla riflessione progressiva, a futura memoria e come occasione indotta dal decreto in fieri, per confrontare punti di vista e dati, sul tema delle abitazioni, del settore edilizio, del rinnovo urbano.
Il resoconto assume l'introduzione condotta da Marina Dragotto (primo capitolo, in bluette sono indicate parole chiave sviluppate nel Seminario), quindi riporta, in estrema sintesi, gli spunti emersi nel Seminario (raggruppati in capitoli) da parte dei ricercatori COSES e di tre ospiti che hanno partecipato come esperti dei temi affrontati, oltre che autori di interventi sulla stampa: Federico Della Puppa, Francesco Finotto, Ezio Micelli, e in questa sede, ufficialmente e sinceramente, li ringraziamo per la disponibilità e la qualità dei contributi.

Su questo tema si veda anche il Documento 1065.1 di Isabella Scaramuzzi.

CAPITOLO 1

PREMESSE

Alcuni di noi hanno sempre guardato con attenzione ad un tema che sembrava completamente uscito dall'agenda politica nazionale: la casa.
Anche oggi, in effetti, come molti hanno fatto rilevare, non stiamo parlando di un "piano casa", ma di un piano per l'edilizia che mira a sollecitare gli italiani a mettere nel mercato un po' dei propri risparmi, con l'obiettivo di mobilitare risorse private per rilanciare l'economia.
Pur avendo consapevolezza dei termini reali del dibattito, in tanti abbiamo approfittato del titolo "casa" per ritornare a dire quello che pensavamo sul piano della programmazione urbanistica, dell'economia, della società, delle città, della politica, della rigenerazione abitativa. La rassegna stampa di queste settimane parla da sola: per due settimane oltre 100 articoli/giorno.
AUDIS, la cui segreteria scientifica è affidata al COSES, è stata fortemente sollecitata dal tema della rottamazione che con tanta enfasi la proposta governativa ha buttato nel dibattito e siamo intervenuti con comunicati stampa e un'audizione in Regione Veneto, sottolineando gli aspetti legati al più generale tema della rigenerazione urbana, ma ci torno a breve presentandovi i temi proposti alla Regione.


I TEMI SOLLEVATI

Pur con tutte le incertezze del quadro, il dibattito aperto dalla proposta governativa a livello nazionale ha toccato diversi temi che vogliamo riprendere oggi:

  1. la domanda di abitazioni da parte delle famiglie: come sono composte? Che esigenze reali hanno?;
  2. la struttura della proprietà e la fascia di abitazioni in locazione;
  3. il tema della rottamazione per adeguare strutturalmente (dramma terremoto), energeticamente, funzionalmente una grossa parte della nostra edilizia residenziale. Alcuni numeri dal Censimento 2001: Italia: 37% delle abitazioni costruite tra 1946 e '71, il 7,4% in mediocre o pessimo stato di conservazione; in Veneto 36% delle costruite tra '46 4 '71, il 18% in mediocre o pessimo stato di conservazione; a Mestre il 65% delle abitazione costruite tra '46 e '71 di cui il 19% in mediocre o pessimo stato di conservazione;
  4. il tema del recupero/adeguamento degli immobili produttivi (specie in Veneto);
  5. il ruolo degli enti pubblici, sia come soggetti del governo del territorio sia come attori di investimenti;
  6. la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale;
  7. la reazione alla crisi economica: c'è chi ha sostenuto e continua a sostenere che si dovrebbe rivedere il Patto di stabilità per provocare una reazione anticongiunturale, dare slancio alle imprese e realizzare opere (molte nella mobilità) utili allo sviluppo del territorio.


LO STATO DELL'ARTE

Dopo tanto discutere, ad oggi, la materia naviga nella generale incertezza.
La Conferenza Stato-Regioni ha prodotto un accordo che abbozza alcuni punti, ma, soprattutto, riporta in capo alle regioni tutte le decisioni. Pur essendo scaduti i dieci giorni per l'emanazione del decreto-legge non abbiamo ancora una bozza di testo, né un'idea precisa di quali contenuti il Governo voglia davvero dare. Certamente il terremoto ha influito su questo ritardo, sia per l'assorbimento di energie, sia per la drammatica evidenza della fragilità del nostro territorio, della nostra edilizia e delle nostre regole, evidentemente inadeguate, dei mancati controlli.
Le Regioni stanno discutendo l'impostazione delle loro leggi, ma, naturalmente, nessuna ha concluso il suo iter; nemmeno il Veneto dove il testo è tornato questa settimana in Commissione, "forte" di una vasta e approfondita serie di osservazioni.


I PUNTI DELL'ACCORDO STATO-REGIONI

Gli obiettivi dichiarati:

Le azioni da inserire nelle leggi regionali: L'impegno sul piano sociale (dare casa a chi non ce l'ha): avviare, congiuntamente alle Regioni e alle autonomie locali, uno studio di fattibilità per un nuovo "Piano casa" da indirizzare alla classe media, fatti salvi gli impegni già presi. In questo senso è utile un confronto di grandezze: da un lato i 550 milioni di euro che, da due anni, vengono citati come budget per il piano casa; dall'altra la mole di investimenti che "se solo il 10% degli italiani decidessero di mettere mano alle loro abitazioni […] sarebbero dell'ordine di 60/70 miliardi, circa quattro punti di Pil" (Berlusconi, 2009).
Su tutti gli elementi dell'accordo vige la specificazione "fatta salva diversa prescrizione regionale".


LE REGIONI

Abbiamo sentito 4 Regioni particolarmente significative.
La Lombardia: vanta il fatto di avere norme già oggi molto avanzate sul fronte della semplificazione procedurale e l'orgoglio di non aver necessità di un decreto-legge nazionale per legiferare in materia urbanistica e edilizia. In ogni caso ha accelerato su alcuni punti (la rottamazione) e sta mettendo a punto un disegno di legge che mira a sostituire tutti gli errori fatti in materia di "brutture edilizie" con particolare attenzione ai centri storici. Si tratta di rottamazione mirata.

L'Emilia Romagna e la Toscana stanno faticosamente cercando di trovare una strada che da un lato tenga alto il ruolo della programmazione (rilancio dei Programmi Integrati) e dall'altro "insegua" il Governo nella capacità di parlare direttamente agli italiani. Secondo un sondaggio del Sole 24 Ore il 60% delle famiglie italiane proprietarie di case uni-bifamigliari si dichiara disponibile a fare un intervento di ampliamento della loro casa; il 18% ritiene di poter realmente intervenire. Il dato politico e sociale, è importante e la capacità di interpretare i sentimenti dei cittadini non lascia indifferenti i governi Regionali.

Il Veneto ha proposto immediatamente un disegno di Legge che ha riscosso l'interessamento di molti soggetti privati e pubblici, sia a mezzo stampa che in una partecipata audizione in Commissione.
I tratti principali di questo testo riguardano, oltre al recepimento delle indicazioni sugli aumenti volumetrici consentiti (ancora divisi tra un 30% senza qualità e un 35% in bio-edilizia):

Viste le numerose osservazioni, i punti fissati dall'accordo Stato-Regioni e visto l'atteggiamento della Lega nei confronti di una norma che "rischia di dare più case agli immigrati", si può immaginare che la Legge veneta cambierà visibilmente.
Tralasciando tutte le critiche di principio sui rischi generali di un approccio che tende a schiacciare l'Ente pubblico nel ruolo di insensato burocrate nemico degli interessi dei singoli (Scaramuzzi, 2009), evidenziamo gli elementi che il confronto sul Ddl Veneto ha indicato come mancanti rispetto agli obiettivi generali dichiarati: rispondere ai bisogni delle famiglie, rilanciare l'economia, migliorare l'architettura, semplificare le procedure: