La metropole a la lyonnaise

Resoconto del viaggio studio Audis a Lyon
A cura di Isabella Scaramuzzi

Per i francesi la città
è una produzione continua
ad economia mista.


Cosa indaghiamo

Le note che seguono sono una riflessione personale sul viaggio a Lyon, organizzato da AUDIS dal 16 al 20 marzo 2005, al quale ho partecipato come COSES.
Non ho, in alcun modo, la pretesa di illustrare i progetti urbani di Lyon, quali ci sono stati presentati e spiegati, in oltre 10 comunicazioni, dai diversi esperti e responsabili locali, durante il soggiorno di studio.
Su questi progetti, infatti, esiste una documentazione, sintetica e divulgativa, raccolta sul campo e depositata al COSES (Dragotto, Scaramuzzi), per quanti fossero interessati ad approfondire singoli temi e casi.



Una città metropolitana
a suon di partecipazione



Ritengo, invece, utile per memoria e per la condivisione di esperienze, annotare le mie principali considerazioni su quanto ci è stato illustrato e sull'approccio secondo il quale i diversi attori della Grand Lyon "progettano e governano" il territorio metropolitano.
Premetto quattro considerazioni di ordine generale:

  1. chiunque abbia studiato o praticato l'urbanistica francese sa che è poco comparabile con quella italiana. Per dirla in modo narrativo il rapporto che le istituzioni francesi intrattengono con i fatti urbani è caratterizzato da una constanza, da una dinamicità e da una organizzazione che sta nel DNA dello Stato Francese, della Ecole Politecnique e se si vuole scomodare la retorica dei luoghi comuni in Napoleone, Haussmann e nella grandeur. In termini meno suggestivi, secondo le mie esperienze (di viaggio e di studio), i francesi considerano la città una grande macchina, di natura economica e sociale, in moto perpetuo, rispetto alla quale le istituzioni giocano un ruolo non sostituibile dai privati, ma insieme a loro.
  2. Poiché la città è un farsi, disfarsi e rifarsi incessante, che coinvolge attivamente e passivamente una miriade di attori, produce ricchezza e qualità ma anche conflitti e squilibri, è conveniente che le istituzioni "organizzino" questo processo, stabilendo regole e prendendovi attivamente parte. Soprattutto il riconoscimento reciproco dei ruoli, tra istituzioni e operatori privati, è facilitato da una credibilità e da una autorevolezza delle istituzioni che si sono storicamente affermate, in Francia, in modi del tutto diversi che in Italia
  3. la abitudine consolidata ai ruoli reciproci e alla autorevolezza delle istituzioni, si sostanzia in una serie di regole e strumenti che hanno, ovviamente, caratteristiche simili a quelle dell'urbanistica italiana, ma occorre fare molta attenzione alle contestuali diversità. Possiamo, per esempio, ritenere che uno SCOT schema di coerenza territoriale (che sostituisce il vecchio SDAU schema di sviluppo e gestione urbanistica) sia equivalente ad un piano provinciale o ad un piano strategico metropolitano e che un PLU piano locale di urbanistica (che sostituisce il POS piano di utilizzo del suolo comunale) sia, come da noi, l'innovazione del vecchio piano regolatore generale (di zoning) verso un piano norma o un piano attuativo. Tuttavia l'abbinamento di questi piani alla diversa organizzazione gerarchica del territorio e del governo francese, rispetto alla nostra, produce come risultato una "geografia del progetto e della gestione" profondamente differente. Uno degli esempi cruciali e ricorrenti sono le ZAC e le SEM: le zone di sviluppo concertato (con una dotazione di aree pubbliche concesse in uso) e le società economiche miste (che realizzano i progetti) in cui soggetti istituzionali, promotori e realizzatori, di natura pubblica e privata concorrono alla realizzazione del progetto urbano. Qualcuno paragona le SEM alle nostre (recenti) STU società di trasformazione urbana, ma anche in questo senso le diferenze sono maggiori delle similitudini e soprattutto i francesi hanno un'esperienza di mezzo secolo basata, anche, sulla presenza di grandi operatori immobiliari ed edilizi, promotori e gestori, che sono da noi rarissimi o ,meglio, inesistenti. Recentemente le SEM francesi sono state messe in disucssione dalla normativa comunitaria (che prevede le gare per l'assegnazione di grandi interventi) e si pensa di ovviare all'obbligo di gare "incorporando" le SEM negli organismi a prevalenza pubblica delle Grand Lyon
  4. per quanti osservino il turismo francese è risaputo che i nostri cugini d'oltralpe sono dei fantastici venditori, i quali utilizzano ogni mezzo della comunicazione (compresa l'illuminazione e la cucina) e del marketing. Ovviamente questo avviene anche per quel bene singolare che è la città: intesa come patrimoine (heritage), loisir (leisure), affari (buisness tourism) e ambiente, nel senso più complesso del termine, dal panorama alla vita di comunità. In questo approccio consolidato e di elevato livello tecnico si colloca, va sans dire, il marketing urbano ma più in generale la comunicazione sui fatti urbani: siano essi le attività comunitarie (dagli orari degli asili alle balades urbaines1 organizzate per i residenti) o la realizzazione dei grandi progetti di rinnovo. La comunicazione (e l'informazione che ne costituisce il contenuto) è il primo passo di quella che si potrebbe definire come "pedagogia della partecipazione": fornire cioè strumenti di base, informazioni, senza le quali è impossibile chiedere a chiunque di interessarsi, esprimersi e valutare, concertare, partecipare. Insomma: comunicare non serve soltanto a vendere.
La sottolineatura di queste differenze, tra Francia e Italia, non significa affatto che non sia utile e benefico "imparare dagli altri", anzi. Ciò che si vuole segnalare è che il cosiddetto copycatting (fotocopiare le esperienze altrui) non può avere effetti positivi, se non è accompagnato dall'embedding (inserirsi nei contesti locali). Su entrambi questi concetti (evidentemente derivati dalla letteratura angloamericana) esiste una sterminata letteratura.
Per quanto possibile le differenze saranno richiamate, in questo documento, per facilitare il lettore.


Come indaghiamo

Il contributo si articola in due Parti.
Nella Prima Doc. n. 632.1 si raccontano i due Grandi Progetti cittadini GPV, relativi all'area dismessa denominata Carrè de Soie nei comuni di Villeurbanne e di Vaulx-en-Veline (appartenenti alla Grand Lyon) e al quartiere de La Duchère in comune di Lyon (9° arrondissement); del Piano di sviluppo del quartiere di Vaise, sempre nel 9° arrondissement di Lyon.
Nella Seconda parte Doc. 632.2 si intende riferire di tre grandi questioni di politica metropolitana: la partecipazione, la diffusione degli insediamenti (ètalement) e la definizione stessa di metropoli (criteri di analisi e indicatori, come elaborati a Lyon).
Sull'intero Documento si ritiene utile una discussione dello staff di ricerca COSES: la Prima parte come condivisione di informazioni ed esperienze e la Seconda parte come contributo agli studi diretti al Piano Strategico della Città di Venezia (cfr. Documenti n. 618/05 e n. 619/05).


Vari modi e scopi del comunicare: la chimica, i progetti, i cantieri


Parte Prima - Doc. n. 632.1/05

La Grand Lyon: cosa è e perché si parla tanto di lei

È prioritario chiarire cosa sia Grand Lyon.
Grand Lyon è una communauté urbaine che raccoglie 55 Comuni delle cinture lionesi (intorno al Comune di Lyon); la città di Lyon, Comune, conta 460 mila abitanti ca mentre la communautè supera la soglia del milione di abitanti (precisamente 1,2).


A sua volta la communautè (che spesso viene denominata città metropolitana per assimilarla al concetto italiano) fa parte di un'aire urbaine che include 293 Comuni della regione lionese (potrebbe in qualche modo essere anche questa una metropoli ma di scala regionale): questa area raggiunge 1.600.000 abitanti. Si deve annotare che i comuni in Francia sono molto più piccoli in media di quelli italiani e numerosissimi: questa situazione, unità al modello insediativo francese decisamente sbilanciato verso poche grandi metropoli rispetto a quello italiano delle '"ento città", favorisce senz'altro l'aggregazione in commmunautè e l'accettazione, da parte dei comuni minuscoli, della "polarizzazione gerarchica".
Né la communautè né l'aire coincidono con la gerarchia francese di Dèpartement e Region2: nel caso di Lyon, rispettivamente, Rhone e Rhone-Alpes.
La Grand Lyon è una istituzione di secondo livello (non direttamente eletta dagli abitanti) espressa dai 55 Comuni: una istituzione simile al vecchio Comprensorio ex Lege Speciale per Venezia.
Di fatto è una associazione strutturata di Comuni, preposta alla redazione dello SCOT e del PLU (oltre che a documenti programma come Lyon 2020 e di azioni condivise come Agenda 21). Opera sulla base di risorse finanziarie trasferite dai Comuni della communaute e dallo Stato: a sua volta eroga finanziamenti per la realizzazione dei progetti. Non si tratta di intercomunalità volontarie e facoltative, come potrebbe essere quella in provincia di Venezia, per la redazione di un PATI piano di assetto del territorio tra comuni (insieme di PAT), bensì di una intercomunalità obbligata che sostituisce, di fatto, la pianificazione comunale, sia strategica (SCOT) che generale (PLU).
Nel documento COSES n. 618/05 ora disponibile nel sito, si trovano alcuni dati sulle communautés urbaine e sulle aires urbaine in Francia, al 1990 e al 1999 di Fonte INSEE e Documentation Francaise (2002).
Le communautés di livello metropolitano sono, in Francia, 18: dopo Parigi è Lyon quella più grande, seguita da Marsiglia e Lille. In tutti vi ricadono 4.301 comuni con oltre 24 milioni di residenti al 1999 (e un aumento di popolazione, tra 1990 e 1999, del 4.6%).

Diciamo quindi che la prima grande e sostanziale differenza tra noi e Lyon è la chiarezza dei livelli di pianificazione nel caso delle comunità urbane (metropolitane). In termini espliciti il Piano Strategico di Venezia sarebbe uno SCOT della comunità urbana degli enne comuni, che si sono costituiti in una Città Metropolitana di secondo livello (non eletta direttamete): non potrebbe essere redatto dal solo comune capoluogo. Naturalmente per adattare questa esperienza al veneziano, si potrebbero percorre molte strade alternative: per esempio aggregare volontariamente in un PATI i comuni di cintura metropolitana, oppure considerare il PTCP lo SCOT di una communauté urbaine (una metropoli larga) o una provincia metropolitana. Ma, ancora, si potrebbe configurare una aire urbaine tra province, la famosa Patreve, che scegliesse di costituirsi in Città Metropolitana secondo la definizione italiana (titolo V della Costituzione), assumendo il diritto-dovere di redigere un schema coordinatore (che equivale ad uno SCOT o PTCP) a cui farebbero riferimento, poi, i PAT ex LR 11/2004.
Fatto sta, che mentre Grand Lyon è operativa a questo livello di piano, noi ancora dobbiamo accordarci su quale soluzione sia percorribile, qi ed ora. Inutile ripetere, come abbiamo premesso, che l'istituzione lyonese si muove (eccome) con grande apparato organizzativo e comunicativo e produce rinnovo urbano, vistoso e incessante.
Vediamo come.


I grandi progetti della città GPV

Tra gli strumenti di Grand Lyon sono 6 GPV i grandi progetti della città, decisi dalla communaute. Tutti "dipendono" da un piano generale del tipo schema directeure verranno attuati attraverso ZAC e SEM.
Uno degli obiettivi di tali progetti GPV è di contenere la dispersione della metropoli, addensando e riqualificando le aree propriamente cittadine: in qualche caso, come il GPV Lyon-Confluence, addirttura l'hypercentre come lo chiamano a Lyon, ovvero il cuore del centro urbano, nella cosiddetta penisola, tra i due fiumi, Saona e Rodano.
I GPV sono, appunto:
  1. Lyon Confluence (la punta urbana che dalla Stazione ferroviaria di Perrache arriva a morire tra Rhone e Saone: polo di loisir, museo, terziario e residenza)
  2. Berges du Rhone (fondamenta lungofiume: 10 ha di parco urbano completo nel 2006)
  3. Gerland (area esposizione universale del 1914 nella Hall di Garnier; industrie dismesse sostituite da: biopolo europeo, Università Lyon 1, Città Scolastica internazionale, sedi ENS e società delle acque, palasport e stadio; residenze)
  4. Anneau Bleu,
  5. Carrè de Soie
  6. La Duchère.
Carrè de Soie e La Duchèere sono presentati di seguito.


Il carré de soie: un grand loisir

Il GPV nei Comuni di Villeurbanne e Vaulx en Velin, nella communauté urbaine (due dei 55, contigui alla parte nordest di Lyon entro la prima corona urbana) prevede la realizzazione di una grande area per il loisir (tempo libero e svago) a scala metropolitana, con forte caratterizzazione sportiva (è già presente l'Ippodromo) e spettacolare (un multiplex della società cinematografica lyonese Pathé), nonché un vasto insediamento residenziale (in parte recuperato in parte nuovo).
Questo GPV denominato Carrè de la Soie, Quadrato della Seta, sarà connesso al progetto della Berges du Rhone, altro GPV, che intende riqualificare, sempre a destinazione loisir, le sponde del Rodano.
Per il Carrè de Soie è stata costituita una Mission d'amenagement, altro strumento tipico francese per la realizzazione dei grandi progetti. Negli anni Sessanta la prima Mission interministerielle venne inventata per lo sviluppo turistico della Languedoc Roussillon, intervento in cui vennero per la prima volta utilizzate anche le ZAC (Scaramuzzi, 1993).
I due progetti hanno come elemento qualificante il rapporto della città con l'acqua, il recupero dei propri fiumi, l'affaccio come carattere ameno e valore urbano.
Si riscontra una analogia forte con l'intervento a Parigi, denominato Paris Plage (vedi materiali Scaramuzzi, 2004).
Il nome Carre de Soie è legato all'industria Rhone Polenc una delle maggiori produttrici di filati artificiali europee che era insediata a Vaulx-en-Velin (legato al polo chimico lyonese) e ha dismesso vaste aree. È presente nel Carrè un largo quartiere "operaio" di tipologia pavillionaire (piccole villette unifamigliari), del tipo città giardino (come Marghera) con singolari esempi di case gemelle o bifamiliari.
Il GPV si basa innanzittutto su una veloce connessione con il centro urbano della Part Dieu (il secondo cuore urbano, oltre Rodano), attraverso due linee di tram, di cui uno express, che avrà soltanto due fermate: la Soie e Meyzieu (altro comune della communautè con una zona industriale) e quindi dirigirà rapidamente verso St. Exupery (stazione TGV e aeroporto di Lyon, ex Satolas). Questa linea giace sulla vecchia ferrovia ed è denominata lea&leslys ligne de l'est de l'agglomeration (agglò) e ligne Lyon Saint Exupery: dalla fermata della Part Dieu un nuovo tratto della linea A del Metro connetterà direttamente il secondo cuore urbano lyonese (denominato appunto Part Dieu) e il primo cuore ovvero la penisola o hypercentre.
Quella delle connessioni veloci delle varie parti urbane è la costante prioritaria di tutti gli interventi di rinnovo urbano di Lyon. Insieme alla grande cura per gli spazi pubblici aperti è una cifra di unità della metropoli assolutamente percepibile anche dall'utente occasionale (come noi). Non si ha mai la sensazione di "uscire dalla città" anche grazie alla omogeneità del mezzo di trasporto (es. tram) o dei marciapiedi e delle piazze.
Alcune domande sorgono immediate, alla illustrazione del progetto vincitore del concorso che la Mission ha indetto per la realizzazione del Carrè de Soie:


La società vincitrice del concorso Altarea (insieme a ING una società assicurativa e finanziaria internazionale, e Faulkner Browns) illustra lo studio di mercato che è stato condotto sui consumatori di loisir per aree di gravitazione metropolitana.
L'illustrazione è contenuta nel CD, predisposto da Dragotto e allegato a questo Documento.
È molto interessante che su 1,2 milioni di abitanti della communauté (55 comuni) della Grand Lyon vi siano il 25% di giovani sotto i 20 anni e che un altro 32% sia tra 20 e 50 anni. Il quartiere di Vaulx-en-Velin è un concentrato di immigrazione e di grandi questioni sociali.
Il progetto viene illustrato a livello di plan masse (planivolumetrico e rendering simulativi). Verrà attuato attraverso una ZAC. La Mission, che è presieduta da Grand Lyon, ha una struttura tecnica affidata a studi privati (diretta da un architetto capo) che istruisce anche i concorsi attraverso un Cahier de charges abbastanza "aperto" (diposponibile nella versione integrale, per chi ne fosse interessato). Vi si danno solo i perimetri dell'area e nessun vincolo sui volumi: quanto alle funzioni esse vengono indicate in senso genrale, ad esempio loisir, lasciando ai concorrenti presentare piani convincenti anche sotto il profilo economico di fattibilità e che dettaglino i diversi usi. Tenuto conto che il concorrente si candida anche alla promozione e realizzazione dell'intervento è sua convenienza proporre progetti sostenibili! La scelta del progetto vincitore spetta al Comitè de Pilotage, organismo politico della Grand Lyon.
I progetti sono valutati globalmente, come offerta dei promotori: essi indicano le risorse finanziarie per acquisire i terreni (se non sono già di loro proprietà), il piano marketing, gli aspetti di sistemazione urbana, tutta la parte gestionale del progetto. Nel progetto Altarea sono inclusi anche attori della grande distribuzione con esclusione dell'alimentare: questa era una delle poche indicazioni del Cahier della Mission. Sono presenti medie superfici di vendita di bricolage, faidate, giardinaggio, sport e tempo libero, cultura, moda. Se non ho inteso male Altarea ha acquisito da Pathè alcuni diritti sull'area con il vincolo di mantenere il marchio per il multiplex.



Oltre all'Ippodromo, già esistente a Villeurbanne, sono previsti un porticciolo da diporto, centri fitness, muri di scalata, bowling. Nel caso di questa cordata di promotori è Altarea che segue l'intera realizzazione e gestione del complesso (resta proprietaria degli immobili?).
Uno dei criteri di selezione dei progetti, oltre alla loro fattibilità, è la valutazione del possibile fallimento del promotore gestore, sul medio periodo. I terreni vengono comunque (anche nelle ZAC) acquisiti a prezzi di mercato (non si tratta di espropri) e in parte restano di propeità della Grand Lyon che poi li "concede" per un periodo lungo (99 anni). Nel Carrè de Soie metà dei terreni oggetto dell'intervento Altarea (loisire) appartengono a Pathè, metà della Grand Lyon e verranno venduti all'OREA.
Nel caso che un privato non intenda collaborare o vendere si produce una inchiesta di pubblica utilità e quindi la SEM può acquisire a costo di mercato le aree (cessione obbligata).
Il promotore in genere realizza parcheggi, gestione degli spazi e delle infrastrutture pubbliche (es. un canaleo le piazze). Questi oggetti restano privati.



Fonte: progetto Altarea et al per Lyon Carrè de Soie 2005 - Elabora: Scaramuzzi


La duchere: un rinnovo esplosivo

La Duchère è un quartiere di circa 10.000 abitanti e 120 ha di cui 40 di verde: fa parte della corona urbana di Lyon e sorge su una splendida collina a ovest della città, oltre il quartiere di Vaise. Entrambi i quartieri appartengono al 9° arrondissement del Comune di Lyon: si annota che gli arrondissement, quartieri, delle grandi città francesi sono da sempre 'governati' da un Mairie, Municipio.


La Duchère è oggetto di un GPV di rinnovo, con abbattimento per esplosione o cuci-scuci, di 4 edifici di appartamenti a barre (stecca) degli anni Sessanta e ridisegno complessivo, tendente a rendere permeabile il quartiere rispetto alla città e rispetto all'aire urbaine, con accessibilità veloce dall'esterno. Lo slogan del GPV è, infatti, aprire, riunire…fare la città. Gli edifici a barre costituiscono di fatto un muro che chiude la Duchère verso il Comune di Ecully, ad ovest, e impediscono un veloce accesso dalle autostrade; la viabilità esistente "contorna e separa" la Duchère, anziché favorirne la relazione con il resto della città (anche in ragione di una orografia del territorio caratterizzata da forti pendenze).


La Duchere 2005
una delle barres da esplodere - La Torre da rinnovare - La barre in corso di cuci-scuci


Il sito è notevole e l'intendimento è quello di rimettendo "in valore" anziché confermare la sua specialità come fattore di isolamento e "ghetto". Va notato che l'edificazione di un così alto numero di appartamenti "in verticale" e in edifici compatti ha permesso di preservare (secondo i criteri delle unitè di habitation di Le Corbusier) un importante patrimonio di aree verdi. La collina della Duchère, infatti, era stata fino agli anni Sessanta un parco per la borghesia lyonese denominato il Vallon. Nel XIV secolo vi era situato uno Chateau reale con annesso parco. Solo alla fine degli anni Cinquanta il Sindaco di Lyon, Pradel, ne aveva deciso la trasformazione in quartiere popolare (vedi immagine della pagina precedente, che riproduce un cartellone della Mission GPV).
Saranno demoliti 1.500 alloggi a bon marchè (sociali) di cui 500 saranno ricostruiti in sito e altri 1.000 altrove. L'obiettivo è di conseguire la mixitè delle tipologie abitative e cioè delle categorie sociali presenti in un quartiere "ghetto", di tipo popolare.
Verranno ricollocate 900 famiglie. Gli alloggi attualmente vuoti funzioneranno da case parcheggio per le famiglie da rialloggiare.
L'edificio che attualmente è sottoposto a cuci-scuci (il progetto finale prevede che ne rimanga una porzione, ristrutturata) è in fase di lavoro avanzata; viceversa la barre attigua, destinata ad esplodere, è bloccata a causa di una sola famiglia che "resiste" allo spostamento. Non si tratta di un nucleo "povero" ma di una famiglia che non intende essere rilocalizzata, per questioni affettive di radicamento ma anche per forzare alcune condizioni "al rilascio".


abitanti de La Duchere, 2005 nell'area del mercato di quartiere denominato Le Plateau


Ci raccontano che, alla "festa" per la prima esplosione l'atmosfera era piuttosto allucinata, tra fascino per il futuro intrapreso e grande nostalgia per il proprio passato di comunità. Molti abitanti sono persuasi che andranno "a stare meglio" in appartamenti nuovi e più adeguati ma il quartiere "com'era e dov'era" costituisce la loro storia, inclusi gli edifici ormai fatiscenti.
Alcuni sostengono che si dovrebbero salvaguardare alcune barres originarie de La Duchère come documentazione della storia dell'architettura del XX secolo. Tale è il destino della Torre centrale del quartiere che non sarà demolita ma salvaguradata con un intervento statale attraverso apposito piano e finanziamento a fondo perduto per il rinnovo. La ragione di questa salvaguardia non è solo culturale e documentaria: si tratta del solo edificio in cui gli appartamenti erano in maggioranza di proprietà privata e, dunque, difficilmente si sarebbe potuto decidere una demolizione "consensuale". Gli appartamenti, per altro, avevano raggiunto un livello di degrado tale per cui il costo del rinnovo sarebbe equivalso a quello di un appartamento ricostruito ex novo. I finanziamenti al rinnovo verranno dati, non alle famiglie, ma al "condominio", al fine di incentivare la miscela sociale degli abitanti e non "radicare" necessariamente i nuclei che volessero rilocalizzarsi (vincolandoli al finanziamento ricevuto). Il contributo è pari al 75% del costo di rinnovo: è previsto a restauro concluso ma nel piano di 'montaggio finanziario' da parte del condominio si prevedono prefinanziamenti agevolati senza interessi attraverso la Cassa Depositi e Prestiti.
Credo che il meccanismo sia simile a quello previsto per le multiproprietà nelle stazioni sciistiche francesi dove, su edifici a barre degli anni Sessanta, si è intervenuti attraverso montaggi finanziari di "condominio" e attraverso società di rinnovo unitarie che "rappresentano" i diversi proprietari e possono agire come imprese (es. scaricare l'IVA) anziché come famiglie private (cfr. Manente e Scaramuzzi, 1999).
Per gestire i finanziamenti a La Duchère viene costituito un Syndicat dei proprietari che agiscono attraverso un Amministratore e un consiglio degli inquilini.
Il GPV ha come orizzonte finale il 2012 e una prima fase terminata nel 2008. A fine progetto solo il 50-60% di alloggi resterà di tipo bon marchè, ovvero popolare, rispetto all'attuale 80%: questo appunto per favorire l'integrazione di classi diverse a La Duchère, che potranno acquistare appartamenti in tipologie differenti da quelle 'condominiali', in edifici compatti o verticali: sono previste case unifamigliari, a schiera, con giardini e anche case singole/separate. Si intende anche garantire una offerta locativa privata, oggi scarsa, accanto a quella agevolata e sociale. La costruzione di queste tipologie di abitazioni è anche il motore che permette di coinvolgere degli investitori privati nel GPV de La Duchère.
A parte l'intervento sul patrimonio immobiliare che viene ritenuto fondamentale per la miscela sociale del quartiere, il progetto prevede interventi esplosivi sugli spazi pubblici (es. sport e parchi) e su quelli commerciali, con la creazione di un nuovo centro urbano che riunisce le diverse porzioni del quartiere (oggi 5 zone separate): questo si colloca al carrefour del nuovo viale centrale, prima assente, con l'accesso dall'esterno (prima impossibile): autostrade regionali e piana della Grand Lyon.
È prevista la localizzazione di alcuni centri (amministrativi, educativi, nuove tecnologie) capaci di attrarre i residenti della Grand Lyon Ovest a La Duchère.
Nel progetto è compreso un rinnovo paesaggistico centrato sul parco de le Vallon, alle pendici ovest della collina, destinato a diventare un parco urbano, rivolto alla Grand Lyon. Notiamo qui un elemento distintivo della progettazione urbana lyonese, comune all'intera città, e ai singoli quartieri e GPV: la rilevanza assegnata alla scuola nel disegno delle eccellenze urbane. Non solo i nodi formativi (anche professionali) vengono previsti e considerati come elementi del rinnovo e della qualità metropolitana, ma diventano addirittura nodi focali per organizzare le centralità urbane e di quartiere. Nel caso della Duchère i due principali assi viari del GPV connettono un Collegio (per ragazzini ma con una sezione di scuola professionale per ristoratori e manutentori del patrimonio) ed un Liceo, i quali diventano in pratica i "vasi del miele" tra cui si sviluppa la rete commerciale e collettiva. Una considerazione delle scuole (non solo dell'Università!) del tutto estranea alle logiche nostrane.
Il costo finale del GPV è di 200.000.000 di euro (in 12 anni) e coinvolge una nutrita schiera di partner pubblici e privati. La sola Torre costerà 3.500.000 euro.

A proposito di comunicazione del progetto, le persone che lo illustrano sono tutte donne. Ci viene spiegato che spesso i "comunicanti" sono di sesso femminile: nella Grand Lyon tra communautè urbaine e ville de Lyon ci sono 11 donne su 13 comunicanti. Va anche notato che la Mission GPV ha una propria "casa" l'espace GPV, aperta al quartiere e centralissima (dove sono avvenuti anche i nostri incontri): vi si distribuiscono i materiali informativi (inclusi quelli che vengono denominati come utensili performanti, come i DVD) e vi si ritrovano gli abitanti per la partecipazione, organizzata per cantieri (es. gestione, alloggiamenti). Esiste un gionale GPV distribuito 6 volte l'anno. Ogni anno 450 abitanti vengono intervistati sulla percezione del progetto (customer satisfaction?). La Mission è organizzata per gruppi di studio tematici (es. commercio, scuola) aperti ai professionisti, agli abitanti, alle diverse associazioni locali.

A proposito di concertazione ci viene spiegato che le decisioni "forti" come la demolizione delle barres e la trasformazione radicale della viabilità e degli spazi pubblici non vengono discusse con gli abitanti: viene conferito un primato ai progettisti che "sanno come si deve fare". A proposito di Haussmann e di Napoleone. Solo in un secondo livello di decisioni, viene praticata la concertazione delle scelte: ad esempio nella organizzazione delle destinazioni sociali e culturali, come sale per attività associative, feste, e così via. Le donne comunicanti sono fermissime nel ribadire che questo è lo spazio di partecipazione alle scelte.
Altra notazione collaterale sul GPV è la presenza di gruppi progettuali di architetti molto giovani (i cui progetti sono presentati nella brochure archi' nova del 2004 per lo più lyonesi ma anche di Grenoble e di St.Etienne (che hanno scuole di architettura appartenenti alla rete della Regione Rhone-Alpes). A loro si devono i futuri edifici della Duchère: un altro modo di operare largamente assente in Italia. I progetti sono stati selezionati attraverso un concorso e una giuria appositamente costituita dalla Mission La Duchère. Tra le 10 equipes alcune si occupavano di PLU piano locale di urbanistica, alcune del GPV vero e proprio, altre del cosiddetto HQE alta qualità ambientale, ovvero del paesaggio.
Il sito www.gpvlyonduchere.org è un veloce modo per saperne di più.


VAISE: tutto intorno alle scuole?

Il quartiere di Vaise si colloca, sempre all'interno del 9° arrondissement, tra il cuore urbano di Lyon, l'hypercentre della penisola, e la Duchère. È un'area complessa, interessata da grandi attività e stabilimenti industriali (usines) che sono state significativamente dismesse negli ultimi anni: segnatamente l'usine del tessile sintetico denominata Rhodiaceta (chiusa definitivamente nel 1987; aperta negli anni venti e che ha impiegato fino a 7.000 persone). Vi si trovano, invece, molte concessionarie di automobili da BMW a Fiat, Lancia, Renault: così numerose da costituire un vero e proprio polo metropolitano, dedicato all'auto.

Come si è anticipato, un grande ruolo nella rivitalizazione del quartiere è stato assegnato alla Scuola, segnatamente ad UPI, Università professionale internazionale che porta a Vaise 5.200 studenti: anche questo centro formativo ha origine legata alle fibre tessili, ma evidentemente riguarda molti altri settori del lavoro. Il campus UPI è di 19.000 mq. e oltre agli allievi ospita 380 formatori di cui 160 stabilmente presenti nel campus, e vanta 750 postazioni informatiche. Un polo scolastico.


Il PdV Vaise 1996-2003: il polo automobilistico (a sinistra) e il polo scolastico (a destra)


Il progetto di sviluppo comprende ovviamente le residenze (vedi foto) e le attività di servizio, quali commercio in sede fissa e mobile, centri culturali e sociali, loisir e sport.


Vaise 2005: il nuovo quartiere residenziale nello spazio Rodhiaceta


Gli interventi di rinnovo urbano si sono sviluppati a partire dal 1996 con orizzonte 2005 e sono, pertanto in larghissima misura realizzati, visibili e vistosi. Anche in questo caso il nostro gruppo è stato ospitato nella "casa" del progetto e siamo stati informati da comunicanti; quindi abbiamo visitato alcune delle aree rinnovate (foto sopra).
Si tratta, in questo caso, di un Plan de Developpement e non di un GPV.
La Vaise è un vecchio quartiere di Lyon: la stazione ferroviaria di Vaise è una delle due stazioni storiche, già segnalate nelle guide per viaggiatori nel 1867.


Il PdV Vaise 1996-2003: il polo automobilistico



Il PdV Vaise 1996-2003: attese e risultati di riabilitazione dell'habitat



Il PdV Vaise 1996-2003: il ruolo del commercio al minuto




Parte Seconda - Doc. n. 632.2/05

Fuori da parigi, il deserto. Fuori da Venezia, la campagna. O no?

La città è sempre cresciuta attraverso le sue frange, ma negli ultimi 50 anni questo processo è accelerato al massimo soprattutto in ragione degli spostamenti in auto. Dopo la grande onda degli anni Settanta, l'evoluzione è stata più lenta, con l'esaurirsi dell'esodo rurale (verso la città) e la contrazione demografica generale. Se la popolazione perirurbana aumenta meno velocemente, la quantità di metri quadri (urbani) per abitante non cessa di aumentare.
La citazione che apre questa Seconda Parte è estrapolata dalla Rivista bimestrale Techni.Citès, n.60-61, il cui Dossier è dedicato all'ètalement urban: la diffusione della città.
Techni.Citès è una delle produzioni di CERTU un organismo di studio e ricerca pubblico, con sede a Lyon, che si occupa soprattutto di trasporti ma, più in generale, dello sviluppo territoriale (per conoscere le pubblicazioni e gli studi di Certu si consiglia l'ottimo sito Internet).
Sul tema della diffusione urbana il COSES ha prodotto recentemente i documenti n. 618 e n. 619. Pertanto sembra utile integrare il resconto del viaggio AUDIS a Lyon (Marzo 2005), che ha compreso una mezza giornata di confronto col Certu, sulla Grand Lyon) con alcune riflessioni sulla metropoli lyonese, tratte appunto dal Dossier di Techni.Citès.
Come si diceva nella Prima Parte (Doc.632.1), l'organizzazione gerarchica del territorio francese è fortemente diversa da quella italiana: la suggestione sintetica con cui si descrive la polarizzazione della Francia continentale (escluse le isole e i cosiddetti domtom, domini d'oltremare), in poche grandi metropoli, è quella che oppone a Parigi il deserto, qualcosa che assomiglia al luogo comune Venezia e la campagna.
In altre parole, dove finisce la capitale finisce l'urbano.

Progetti di abitazioni per La Duchère, 2005 - Abitare tra città e camagna?


Ovviamente è una forzatura, in entrambi i casi, seppur per ragioni storiche e culturali diverse.
Se, invece, facciamo delle analisi più serie vediamo che anche in Francia (come attorno a Venezia) l'urbanità degli insediamenti si è diffusa, ha contaminato la campagna e sta costringendo i "capoluoghi" a fare i conti con "piccoli comuni intorno", quartieri divenuti quasi-città, cittadine borderline che hanno acquistato peso e rilievo in una geoeconomia inedita, a scala di macroregioni e globale.
Di particolare interesse appare la pagina di Techni.Citès in cui si riferisce di come si misura la diffusione urbana.



Descrivere la nuova forma urbana dati visivi, dati quantitativi

Alcuni sistemi digitali come Corinne Land Cover e BDTopo permettono, nell'area della Grand Lyon di misurare l'occupazione dei suoli, attraverso le immagini: qualcosa di simile al progetto della Provincia di Venezia, curato dal COSES e denominati SIGMA (cfr. documento 631/2005). Questa base di dati fisici, presentano tuttavia dei limiti:
  1. la difficoltà di utilizzare una nomenclatura unificata
  2. la soglia a cui si dispone dei diversi dati
  3. il conseguente livello di dettaglio per "unità di superficie"
  4. la costruzione di serie storiche omogenee per i diversi dati (e Fonti) che consentono di confrontare le dinamiche.

Sono problemi che "non mutano mutando il cielo", ovvero sono gli astessi problemi con cui si confronterebbe anche SIGMA.
La messa a sistema e la raccolta regolare dei dati permetteranno solo, dall'anno zero in avanti, di monitorare effettivamente il cambiamento urbano e la diffusione.
Anche nella Grand Lyon si prevede l'integrazione dei dati strettamente "spaziali" di occupazione dei suoli (es. derivati da voli fotogrammetrici), con Fonti istituzionali diverse: ad esempio relativi all'agricoltura (indagine Teruti e statistiche annuali) che permettono di valutare la SAU superficie agricola utilizzata e le superfici guadagnate alla città nelle aree periurbane (cfr. nel sito COSES il tema della agricoltura periurbana).
Fonte primaria, ovviamente, è l' INSEE, l'Istat Francese, che produce dati socioeconomici, demografici, occupazionali e nelle costruzioni.
Particolarmente utili sono le nomenclature dello stesso INSEE per le unitè urbaine e le aire urbaine (cfr. doc. COSES n. 619/05 e nomenclature in questo Documento): essi permettono ormai su un arco quarantennale di osservare con dati omogenei le trasformazioni urbane. Si precisa che, in Francia, i censimenti non hanno cadenza decennale: le unità urbane, create nel 1954, sono state ridefinite ai censimenti del 1962, 1968, 1975, 1982, 1990, 1999. Attualmente è in corso la pubblicazione ufficiale dei dati censuari 2004.
Le unitès urbaine danno la possibilità di documentare le dinamiche tali e quali si possono vedere dall'aereo, dal momento che si riferiscono alla "continuità del costruito". La nomenclatura invece relativa alle aires urbaines, costruita a partire dagli spostamenti casa-lavoro, tra l'agglomerazione e la sua periferia, conduce a delimitare il polo urbano e la sua corona, che include comuni definiti periurbani.
Per le analogie con le definizioni Istat si rimanda al documento n. 619/05 di Ciresola.
Come si era osservato nel Documento n. 618/05la densità urbana (abitanti per unitàdi superficie) e l'occupazione urbana di suolo (riduzione della SAU o superfici edificate) sono due variabili che vanno analizzate "insieme": esse ci dicono infatti sia l'estensione della metropoli (il perimetro, le corone) sia la sua natura: compatta, addensata, diffusa, diradata, suburbana, rururbana.
Il Certu si domanda, provocatoriamente, se sia meglio la congestione urbana o l'estensione illimitata dei chilometri percorsi, da corone sempre più ampie attorno alle città centrali.


Lyon, modi di trasporto urbani 2005


La nomenclatura secondo INSEE

LA COMMUNE
Il comune, la commune è la più piccola ripartizione amministrativa francese ma anche la più antica, dal momento che essa succede alle città e alle prrocchie del Medioevo. Il comune è stato istituito nel 1789 prima di conoscere una effettiva autonomia con la legge 5 avril 1884, la quale si deve considerare come il vero statuto, charte, comunale. La municipalità, le maire è l'secutivo del comune che rappresenta e del quale gestisce il bilancio. Essa è il datore di lavoro del personale comunale ed esercita le competenze di prossimità: scuole, urbanistica, azone sociale, viabilità, trasporti scolastici, nettezza urbana, acquedotto e fogne….). La municipalità è al tempo stesso agente dello Stato per le funzioni di Stato Civile, ordine pubblico, organizzazione delle elezioni, e concessione degli atti regolamentari. In Francia i comuni sono 36.778 di cui 214 oltremare.

UNITÈ URBAINE
L'unité urbaine è un comune o un insieme di comuni che hanno sul proprio territorio una zona edificata di almneo 2.000 abitanti nella quale nessuna abitazione disti più di 200 metri dall'abitazione più vicina. Inoltre, in ciascun comune dell'unità urbana oltre metà della popolazione deve risiedere in tali zone edificate.
Se l'unité urbaine si estende su più comuni, l'insieme di tali comuni forma una agglomération multicommunale ou agglomération urbaine. Se l'unité urbaine interessa un unico comune verrà denominata ville isolée. È importante rimarcare che le soglie di 200 metri per la continuità dell'abitato e di 2.000 residenti, derivano da indicazioni adottate a livello internazionale.

AIRE URBAINE
Un aire urbaine è un insieme di comuni, senza soluzione di continuità e senza enclave, costituto da un pôle urbain, polo urbano, e da comuni rurali o unità urbane unités urbaines che costituiscono la couronne périurbaine dell'area. In quest'area almeno il 40 % della popolazione résidente ha un impiego (posto di lavoro) nel polo urbano o in uno dei comuni che gravitano su questo polo (ovvero dalle corone periurbane). La couronne périurbaine ricopre l'insieme dei comuni dell'aire urbaine con esclusione del suo pôle urbain. Il pôle urbain è una unité urbaine che offre almeno 5.000 posti di lavoro (addetti) e che non è situato nella couronne périurbaine di un altro polo.
Le città e le agglomérations urbaines, individuate con il termine unico di unité urbaine, dove la delimitazione è fondata sul solo criterio della continuità dell'abitato possono essere costituite da:


Una prima delimitazione delle villes e delle agglomérations urbaines è stata realizzata in Francia in occasione del censimento del 1954. Nuove unités urbaines sono state costituite in occasione dei censimenti del 1962, 1968, 1975, 1982, 1990 et 1999. Si annota che sono appena usciti in Francia i dati dell'ultimo censimento, datato 2004.
Una ville-centre di unité urbaine costituita da più comuni, denominata agglomération multicommunale, è definita come segue:

se un commune raccoglie oltre il 50% della popolazione complessiva dell'unité urbaine, quest'ultima resta semplicemente un ville-centre. Diversamente tutti i comuni che hanno una popolazione superiore al 50% del comune più popolato, così come quest'ultimo, sono delle villes-centres. I comuni urbani che non sono villes-centres costituiscono la periferia, banlieue, della agglomération multicommunale.

BANLIEU
I comuni che non sono villes-centres costituiscono la periferia, banlieue, della unité urbaine.

COMMUNES PERIURBAINES
Si definiscono communes périurbaines quelli delle corone periurbane, couronnes périurbaines, e i communes multipolarisées.

COMMUNES MULTIPOLARISEE
Si definiscono comuni multipolarizzati quei comuni rurali e le unités urbaines situate fuori dalle aires urbaines, dove almeno il 40 % della popolazione residente ha un posto di lavoro, emploi travaille, in più aree urbane, senza raggiungere tale soglia con una sola fra queste, e che formano con esse un insieme territoriale continuo.
Une commune urbaine est une commune appartenant à une unité urbaine. Les autres communes sont dites rurales.

CONURBATION
Una conurbation è una agglomération formata attraverso la rionione di più centres urbains che erano inizialmente separati da spazi rurali (non continui e con enclave).

COMMUNAUTÈ D'AGGLOMERATION
La communauté d'agglomération è un EPCI établissement public de coopération intercommunale organismo pubblico di cooperazione intercomunale, che raggruppa più comuni i quali formano, alla data della sua creazione, un insieme oltre 50.000 abitanti di un territorio senza soluzione di continuità e senza enclave attorno ad uno o più comuni centrali che abbiano almeno 15.000 abitanti.
Questi comuni si associano in seno ad uno spazio di solidarietà, in vista di elaborare e condurre insieme un comune progetto di sviluppo urbano e di gestione del proprio territorio. Va rimarcato che la communauté d'agglomération è stata istituita dalla legge relativa al rafforzamento e alla semplificazione della cooperazione intercomunale 12 juillet 1999.
Anche la communauté de communes è un EPCI che raggruppa più comuni entro un territorio senza soluzione di continuità e senza enclave. Essa ha come obiettivo di associare i comuni in seno ad uno spazio di solidarietà, in vista di elaborare e condurre insieme un comune progetto di sviluppo e di gestione del proprio ambito. Le condizioni relative alla contiguità dei comuni (senza soluzione di continuità e senza enclave) non sono imposte per le communautés de communes già esistenti alla data di pubblicazione della legge 12 juillet 1999 o derivate dalla trasformazione di un distretto o di una communauté de villes ai sensi della medesima legge (art. 51 et 56).
La communauté urbaine è anch'essa un EPCI che raggruppa più comuni che si associano in seno ad uno spazio di solidarietà, in vista di elaborare e condurre insieme un comune progetto di sviluppo e di gestione del proprio territorio. Le communautés urbaines istituite ai sensi della legge 12 juillet 1999 devono costituire un insieme contiguo senza enlcaves, con oltre 500.000 abitanti.

EPCI
Gli EPCI établissements publics de coopération intercommunale sono dei raggruppamenti di comuni aventi come obiettivo l'elaborazione di progeti comuni di sviluppo n seno al perimetro di solidarietà. Sono sottomessi alle regole dei comuni, omogenei e comparabili a quelli delle collettivitàlocali. Communautés urbaines, communautés d'agglomération, communautés de communes, syndicats d'agglomération nouvelle, syndicats de communes, syndicats mixtes sono, tutti, EPCI.

Fonte: sito INSEE, 2005 - Traduzione: scaramuzzi 2005


Le definizioni ISTAT

CASE SPARSE
Case disseminate nel territorio comunale a distanza tale tra loro da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato.

CENTRO ABITATO
Aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e simili, o comunque brevi soluzioni di continuità per la cui determinazione si assume un valore variabile intorno ai 70 metri, caratterizzato dall'esistenza di servizi od esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia, negozio o simili) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale, e generalmente determinanti un luogo di raccolta ove sono soliti concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili, in modo da manifestare l'esistenza di una forma di vita sociale coordinata dal centro stesso. I luoghi di convegno turistico, i gruppi di villini, alberghi e simili destinati alla villeggiatura, abitati stagionalmente, sono considerati centri abitati temporanei, purché nel periodo dell'attività stagionale presentino i requisiti del centro.

COMPLESSO DI EDIFICI
Si intende un insieme di costruzioni, edifici ed infrastrutture. Normalmente è ubicato in un'area limitata e non frammentata, finalizzato in modo esclusivo o principale all'attività di un unico organismo, ente impresa o convivenza.

LOCALITÀ ABITATA
Area più o meno vasta di territorio, conosciuta di norma con un nome proprio, sulla quale sono situate una o più case raggruppate o sparse. Si distinguono tre tipi di località abitate: centro abitato, nucleo abitato e case sparse.

NUCLEO ABITATO
Località abitata, priva del luogo di raccolta che caratterizza il centro abitato, costituita da un gruppo di case contigue e vicine, con almeno cinque famiglie, con interposte strade, sentieri, piazze, aie, piccoli orti, piccoli incolti e simili, purché l'intervallo tra casa e casa non superi trenta metri e sia in ogni modo inferiore a quello intercorrente tra il nucleo stesso e la più vicina delle case manifestamente sparse. Il carattere di nucleo è riconosciuto anche:

Fonte: Sito ISTAT, 2005

Note:

1 Le balades sono, nel turismo, le passeggiate organizzate attraverso particolari paesaggi (es. balades urbane o rurali), lungo itinerari prefissati e disegnati appositamente perché il visitatore, passeggiando, possa osservare ed immergersi nell'ambiente prescelto. Esistono anche balades con mezzi di trasporto dolci come la bicicletta o il cavallo o i carri trainati da animali. È interessante che questo tipo di esperienza venga predisposto e proposto ai residenti. La terza domenica del mese la Città di Lyon organizza balades guidate da una associazione (es. Fondazione Citroen, Museo Tony Garnier, Robins de Ville) affinchè i cittadini pongano uno sguardo diverso sul proprio spazio quotidiano. Sullo sguardo del turista (tourist gaze) esiste una interessante letteratura sociologica che fa capo ad autori come Urry e Cohen, e che spiega come una visione idiota di un luogo aiuti a vedere oggetti che, solitamente, non si notano e non si apprezzano proprio perché confusi nel quotidiano. Il costo delle balades, gratuite fino a 18 anni per le persone con limiti alla mobilità o disoccupati, costa 3 euro per studenti e gruppi di 8 persone e 5 per gli altri (+ il prezzo del biglietto di bus se necessario). Tra queste balades è prevista una visita alla città del XX secolo. La Città organizza 18 balades ovvero 2 per ogni arrondissement. Nel 9° si tratta delle balades La Duchere: un'epoque de l'architecture du XX siècle e La reconversion de Vaise après la fermeteure de l'usine Rhodiaceta.

2 La Region redige uno strumento territoriale per l'area metropolitana lyonese, denominato DTA, Direttive Territoriali di gestione, che interessa le aires urbaines di Lyon e St. Etienne: 2,3 milioni di abitanti, 450.000 ha, 382 comuni pari a circa il 40% della popolazione della Region Rhone Alpes (vedi depliant e sito internet).



Consultazione del lavoro

Il presente contributo si compone dei Documenti COSES n. 632.1/05 e n. 632.2/05 a cura di Isabella Scaramuzzi. Sono dell'autrice anche le foto, disponibili in CD.


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