La ricerca sul territorio di Marcon



Che cosa indaghiamo

Il Comune di Marcon, situato nell'entroterra veneziano, ha promosso un'indagine paesaggistica in vista della redazione del Piano di Assetto del Territorio. La ricerca è stata condotta e sviluppata dal COSES, a cura di Marina Dragotto, e si è articolata in tre fasi:

In un'incertezza di riferimenti propria della città diffusa, il mezzo fotografico si è rivelato uno strumento di lavoro prezioso per la conoscenza e la disamina dei luoghi, specialmente dove il paesaggio è debole da un punto di vista iconografico.
Quattro i fotografi coinvolti, da sempre particolarmente attenti alla lettura e alla interpretazione del paesaggio: Primoz Bizijak, Neva Gasparo, Fulvio Orsenigo, Giovanni Vio.
"Paesaggi di transizione" è il titolo della pubblicazione, edita da Cicero, che raccoglie la ricerca fotografica, con i contributi dei curatori, gli approfondimenti di Francesco Finotto e Flavia Schiavo, le introduzioni di Isabella Scaramuzzi, direttore Coses, di Angelo Porcelluzzi, assessore all'Urbanistica, Pier Antonio Tomasi, sindaco di Marcon.


Tema della mostra fotografica: il paesaggio urbano

Un tema per molti aspetti innovativo "imposto" all'agenda delle pubbliche amministrazioni dalla Carta Europea del Paesaggio (Firenze 2000) secondo cui la qualità dello spazio in cui ci muoviamo tutti i giorni, il paesaggio, è determinante per la formazione della personalità e dell'identità degli individui e delle comunità. Non un elemento estetico ma una componente fondamentale per incrementare le possibilità di sviluppo sociale ed economico.

Per un territorio come quello di Marcon, profondamente trasformato e privo di forti riferimenti storici, i principi posti dalla Carta rappresentano una sfida e un'opportunità: conoscere e definire il paesaggio contemporaneo per poterlo capire, progettare e migliorare.

L'Amministrazione Comunale, con la collaborazione del Coses, ha colto l'occasione della redazione del nuovo Piano di Assetto del Territorio per raccogliere questa sfida e avviare un lavoro di ricerca fotografica affidata a quattro professionisti - Primož Bizjak, Neva Gasparo, Fulvio Orsenigo e Giovanni Vio - che hanno interpretato il territorio di Marcon restituendo impressioni e suggestioni, a volte forti, urbane e moderne, a volte agresti e consolatorie, in un gioco di contrapposizioni e visioni che danno la misura della novità e curiosità che può trasmettere questo territorio in rapida evoluzione.

A Marcon il paesaggio è il frutto della trasformazione imposta o indotta dal ritmo degli avvenimenti sintetizzabili in alcuni dati registrati dal dopoguerra ad oggi.
Da paese esclusivamente agricolo (60% degli attivi) composto da 4.315 abitanti del 1951, Marcon diventa comune industriale nel 1971 (oltre il 50% degli attivi) e terziario nel 2001. La relazione tra domanda di lavoro e offerta potenziale ha oggi un rapporto tra residenti e addetti che supera il 50% e l'attrattività dei posti di lavoro porta nel 2001 ad avere un numero di pendolari in entrata superiore a quelli in uscita mentre la dimensione media delle imprese, per numero di addetti, è sempre superiore alla media provinciale e la crescita progressiva delle Unità locali arriva ad un incremento, tra 1951 e 2001, del 42%.
Sul fronte demografico tra 1951 e 2001 la popolazione di Marcon è cresciuta del 25% medio per decennio superando i 13.200 abitanti nel 2005 con una crescita complessiva che arriva al 200%.
Degli attuali residenti di Marcon, meno del 30% è nato e cresciuto a Marcon mentre il 70% si divide tra chi è arrivato da più di 10 anni (45% circa) e chi da meno (25% circa). Inoltre, il comune di Marcon risulta avere un "indice di ricambio della popolazione residente" tra i più alti della provincia: oltre il 37% a fronte di una media provinciale 29%.

Con queste cifre Marcon si impone come fenomeno territoriale e dimostra di avere avviato fin dal boom degli anni '60 una forte autonomia dal grande polo industriale di Porto Marghera e dall'economia del capoluogo in genere, confermata dagli sviluppi degli anni novanta e duemila.

I dati, le descrizioni orali e scritte non possono però testimoniare la forza delle trasformazioni avvenute sul territorio e non aiutano a definire i riferimenti identitari di una comunità profondamente trasformata e in continua evoluzione (1).

Far parlare le immagini è sempre il tentativo di sopperire alla mancanza di presa diretta del linguaggio sulle cose. E' un modo per tentare di restituire più senso di quanto il linguaggio verbale e scritto riesca a comunicare.


Territori della ricerca

Una nuova idea di paesaggio

A Firenze nell'ottobre del 2000 è stata varata la Convenzione europea del Paesaggio nella quale si afferma che il concetto di "paesaggio" riguarda non solo le parti eccezionali del territorio ma anche quelle della vita quotidiana, in tutti i gradi di antropizzazione (dalle colline senesi al cuore di Milano) includendo persino i territori degradati.
All'articolo 5 si riconosce "giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità".
In questo senso è dovere di tutti i Paesi firmatari e quindi delle loro amministrazioni locali, "stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite l'adozione di misure specifiche".
> I concetti espressi dalla Convenzione portano dunque ad estendere notevolmente l'idea di paesaggio cui facciamo tradizionalmente riferimento (quello da cartolina per intenderci) e a considerare con maggiore attenzione le ricadute che la qualità dello spazio fisico nel quale viviamo hanno sulla personalità degli individui e delle comunità.
Se ne deduce che gli sforzi e gli investimenti prodotti per proteggere, gestire e migliorare il paesaggio non possono più essere considerate mere operazioni estetiche ma si configurano come importanti operazioni di volano per lo sviluppo socio-economico dei territori in cui viviamo.
Il Comune di Marcon ha deciso di accettare senza remore la sfida posta da questa nuova impostazione avviando una serie di iniziative volte a studiare, capire e progettare il territorio anche in chiave paesaggistica.
Chi conosce Marcon sa che qui convivono due paesaggi, entrambi fortemente caratterizzati: quello urbano, più conosciuto anche dai distratti "visitatori" mordi e fuggi (i clienti dei Centri Commerciali e quelli che attraversano il territorio correndo in autostrada o in treno) e quello rurale, protetto dalla barriera ferroviaria.
Il primo, sebbene con specificità peculiari, è teatro, dal dopoguerra ad oggi, delle trasformazioni economiche, sociali e residenziali che accomunano in larga misura tutta la città diffusa centro-veneta: crescita della residenza secondo modelli estensivi di una città giardino autoprodotta, non formalmente pianificata, forte interazione con le aree produttive, capacità di adattamento funzionale, predominanza dello spazio privato sullo spazio pubblico.
Il secondo conserva ancora oggi la struttura rurale del paesaggio di bonifica costruito agli inizi del '900 e determina un contrasto netto e sorprendente con il primo per la forza delle sue linee orizzontali, il ritmo lento dei misurati volumi, la dominanza degli spazi aperti, uniformi e distensivi.
Entrambi rappresentano una risorsa da valorizzare negli assetti futuri di un comune che ambisce a conciliare un ruolo economico metropolitano con una qualità della vita legata alla tranquillità, alla casa con giardino e allo spazio agricolo-fluviale.
Alla comprensione dello spazio fisico presente, il paesaggio, e all'immaginazione del suo possibile sviluppo futuro è dedicato questo volume.


Territori di ricerca

Il lavoro di ricerca che qui presentiamo chiude un ampio studio commissionato dall'Amministrazione Comunale di Marcon al Coses con l'obiettivo di ricostruire lo sviluppo sociale ed economico del territorio dal dopoguerra ad oggi, sondare l'opinione della popolazione residente in merito all'evoluzione fisica e sociale del comune e avviare un'indagine sul paesaggio che caratterizza questo territorio.
Nell'insieme è emerso il ritratto di una collettività forte e in continua evoluzione .
Da paese esclusivamente agricolo (60% degli attivi) composto da 4.315 abitanti del 1951, Marcon diventa comune industriale nel 1971 (oltre il 50% degli attivi) e terziario nel 2001. Tra 1951 e 2001 la popolazione è cresciuta del 25% medio per decennio arrivando a 13.219 abitanti nel 2005 con un incremento complessivo che arriva al 200%.
Con queste cifre Marcon conquista le migliori performance della provincia di Venezia secondo alcuni indicatori: la relazione tra domanda di lavoro e offerta potenziale con un rapporto tra residenti e addetti che supera il 50%, l'attrattività dei posti di lavoro che porta nel 2001 ad avere un numero di pendolari in entrata superiore a quelli in uscita, la dimensione media delle imprese che, per numero di addetti, è sempre superiore alla media provinciale e la crescita progressiva delle Unità locali che arriva ad un incremento, tra 1951 e 2001, del 42%. Marcon dimostra così di avere avviato fin dal boom degli anni '60 una capacità di autonomia dal grande polo industriale di Porto Marghera e dall'economia del capoluogo in genere.
Da questi sintetici dati risulta evidente che Marcon non è mai stato un quartiere dormitorio di Mestre e Venezia ma ha sempre saputo confrontarsi con le dinamiche dell'economia cogliendo, o anticipando, le opportunità di sviluppo offerte dalla sua posizione privilegiata e dalle caratteristiche del territorio.
Resta vero che, se la storia del suo sviluppo commerciale è solo l'ultima tappa di un percorso che ha solide radici, è certamente intorno e "grazie" ai centri commerciali che Marcon è diventato un punto di riferimento collettivo per gli abitanti della provincia di Venezia e una "scoperta" come fenomeno territoriale.
Parallelamente allo sviluppo economico l'aumento della popolazione residente, dovuto in parte all'offerta di posti di lavoro e in parte all'offerta di residenza a costi contenuti in un ambito con caratteristiche appetibili (tranquillità, possibilità di avere un giardino e un orto, buone connessioni stradali e ferroviarie), ha condotto il comune ad avere una crescita molto rapida, non ancora esaurita, e un ricambio di popolazione tra i più alti della provincia. Meno del 30% degli attuali residenti è nato e cresciuto a Marcon mentre il 70% si divide tra chi è arrivato da più di 10 anni (45% circa) e chi da meno (25% circa). Inoltre, da una recente elaborazione svolta dal Coses per il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Venezia (2) su dati Istat (bilancio demografico), il comune di Marcon risulta avere un "indice di ricambio della popolazione residente" tra i più alti della provincia: oltre il 37% a fronte di una media provinciale 29% (3).
L'opinione dei cittadini sullo sviluppo di Marcon, sulla qualità della vita, sull'uso del territorio e le sue peculiarità sono state rilevate attraverso un'indagine telefonica, effettuata nel mese di maggio del 2006. La determinazione dell'universo degli intervistati ha tenuto in forte considerazione la complessità sociale del comune e ha organizzato un campione rappresentativo dei residenti e delle famiglie (621 interviste) distinguendo la popolazione per fasce d'età e genere ma anche per località (Marco-Colmello, Gaggio, San Liberale, case sparse) e anni di residenza (4). Per cogliere il rapporto tra gli abitanti e territorio il campo d'indagine ha riguardato: le ragioni della scelta di Marcon come luogo di residenza, l'opinione sui cambiamenti urbanistici intercorsi e programmati e sulla qualità dei servizi (arredo urbano, trasporti, verde attrezzato, strutture sportive, assistenza all'infanzia e agli anziani, cultura), i vantaggi e gli svantaggi del vivere a Marcon, il giudizio sul paesaggio urbano e sul paesaggio agricolo-naturale e sui simboli che possono rappresentare l'identità di Marcon, l'uso delle strutture commerciali presenti nel comune e del territorio a scala comunale e metropolitana nel tempo libero da studio e lavoro.
Ne è emerso un questionario omnibus, piuttosto ambizioso nella sua ricerca di risposte complesse, che ha rivelato alcuni dati di assoluto interesse al di là dei confini amministrativi del comune. Tralasciando qui l'analisi dei singoli aspetti indagati, appare utile sottolineare alcune considerazioni in merito alla valutazione del paesaggio e dei principali elementi che lo compongono.
Prima di proseguire vale la pena di aprire una breve parentesi ricordando che uno dei primi problemi che ci si trova ad affrontare quando si tratta questa innovativa dimensione disciplinare riguarda la definizione stessa di paesaggio e il riconoscimento della sua importanza da parte del nostro interlocutore. La definizione di paesaggio, infatti, è affrontata, anche con molte differenze sostanziali, da diverse discipline (geografia, urbanistica, architettura, fotografia, pittura, ecc.) e l'uso del concetto tra le categorie "normali" di riferimento per la valutazione della qualità della vita non è ancora molto diffuso tra i non addetti ai lavori. Una particolare difficoltà si riscontra nell'indagare la percezione del paesaggio urbano rispetto al quale i riferimenti collettivi sono ancora più labili.
Nella definizione di questo lavoro è stato considerato che trattandosi di una nozione culturale soggetta a una perenne evoluzione e mutazione, il termine "paesaggio" dà conto di un processo di costruzione cumulativo, sintetico, che deve tener conto di un sapere esperto ma, oggi, anche di un sapere comune: quello degli abitanti (gli insider).
Al tema del paesaggio si accompagna quello dei simboli che compongono l'identità collettiva di una comunità. In generale, il tema dell'identità collettiva contemporanea nei territori della città diffusa è oggetto di ampie riflessioni da parte di molte discipline sociali, ma non pare essersi ancora stabilita un'interpretazione, una "verità", largamente condivisa o anche solo convincente. Ciò vale in particolare in un territorio giovane, privo di emergenze storiche e architettoniche di particolare rilievo, e in forte mutazione fisica e sociale come quello di Marcon. Anche in questo caso rivolgendosi direttamente alla popolazione si sono avute alcune interessanti sorprese.
Tornando ai risultati dell'indagine, il primo dato rilevante emerso riguarda il giudizio complessivo che gli abitanti di Marcon danno del paesaggio che li circonda. Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare dall'analisi della letteratura (confermata in parte dai testi di questo volume) gli abitanti di Marcon danno un giudizio sostanzialmente positivo del paesaggio nel quale vivono (oltre l'80%) e in larga parte (59%) non ritengono che i centri commerciali, che indubbiamente lo caratterizzano, siano elementi negativi.
Un risultato piuttosto sorprendente se consideriamo l'incompiutezza nella quale si trovano ancora molte parti del territorio a causa delle costruzioni in corso, per la storia della loro formazione - non sempre coerente nella determinazione di forme e stili - e l'oggettiva dimensione e qualità formale dei centri commerciali.
Forse nella mente degli intervistati la funzionalità del tessuto prevale anche nel giudizio "estetico" legato al paesaggio o forse gli abitanti di questo territorio hanno introiettato l'evoluzione del tessuto urbano (inclusa la sua incompiutezza) come un elemento "naturale" parte, appunto, del paesaggio.
Anche analizzando il grado di conoscenza e il giudizio sui nuovi progetti urbanistici in corso, l'apertura al cambiamento appare molto rilevante e in alcuni casi, addirittura attesa (le nuove piazze, il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale, ecc.).
Per quanto attiene all'individuazione dei simboli attorno ai quali può riconoscersi un'identità collettiva il questionario ha voluto indagare la rilevanza dei grandi centri commerciali e il giudizio paesaggistico che i cittadini di Marcon ne danno.
Da un lato solo una quota contenuta di intervistati ritiene negativo l'impatto dei centri commerciali sul paesaggio (37%) e dall'altro il suggerimento di un loro importante ruolo nell'identità di Marcon sembra essere largamente condiviso.
E' certamente complesso valutare temi sociologici così delicati ma resta il dato di una larga accettazione di questi centri sia per il loro funzionale contributo all'economia locale che come parte del paesaggio.
Da questo punto di vista va considerato che i centri commerciali, così come li conosciamo oggi, non sembrano destinati a durare a lungo nel tempo. Anche i simboli, evidentemente, evolvono con l'evolvere del territorio e sarà interessante vedere se, come noi ci aspettiamo, le nuove piazze avranno la capacità di conquistare un ruolo simbolico di rappresentanza nell'immaginario collettivo dei marconesi.


Il paesaggio come ricerca

Da molti anni ormai il concetto di città diffusa, di cui Marcon è senz'altro parte, è presente nelle indagini territoriali del nord-est e le riflessioni sulle ragioni storiche, sociali, economiche e legislative che hanno orientato questo modello di sviluppo territoriale sono ampie (5).
Manca, forse per ragioni di oggettiva immaturità della disciplina, una lettura critica del prodotto di questo sviluppo in termini paesaggistici; alle categorie di analisi provenienti dagli iconemi tradizionali (ville, lagune, canali, bonifiche, centri storici, ecc.) non si sono ancora affiancati in modo compiuto gli iconemi frutto della storia recente (la residenza, le infrastrutture, i centri produttivi, la distribuzione commerciale, ecc.).
In questa incertezza di riferimenti il Coses e l'Amministrazione comunale hanno scelto di percorrere due strade: intervistare lo sguardo interno (i cittadini) e interrogare lo sguardo esterno invitando quattro fotografi ad interpretare il paesaggio.
Dall'indagine sullo sguardo interno, come abbiamo visto, sono emersi dati interessanti che tendono a enfatizzare più l'uso, la funzionalità del territorio che la sua valenza estetica.
Per l'indagine fotografica si è scelto di chiamare quattro professionisti che non conoscendo il territorio di Marcon potessero farne una lettura libera da condizionamenti per rispondere ad alcune domande: quale forma ha Marcon? Come si rappresenta? Quali elementi compongono il suo paesaggio? Possono essere individuate gerarchie territoriali e percorsi di lettura? (6)
I risultati di questa ricerca condotta tra luglio e settembre 2006 sono ampiamente illustrati nelle pagine che seguono dove abbiamo scelto di offrire al lettore le suggestioni provenienti dalle immagini pure, prive di didascalie o commenti di qualsiasi genere.
Al lavoro iconografico il volume affianca l'analisi del territorio condotta da altre tre figure.
La prima è quella del critico, Riccardo Caldura, curatore di molte ricerche sull'estetica formale e i linguaggi dell'arte e della fotografia contemporanea in rapporto alla città. Nel suo testo Caldura ricostruisce il ruolo della fotografia nella percezione dei luoghi passata dalla capacità di pochi alla potenzialità di tutti in un crescendo di rappresentazione della realtà che rischia oggi di metterne in discussione l'esistenza stessa. Partendo da questa constatazione Caldura risponde ad alcune domande che costituiscono altrettante chiavi di lettura delle immagini presentate: cosa caratterizza il fotografo professionista? Perché sono state scelte quattro figure distinte? Come sono state scelte? Quali sono i percorsi e i risultati del lavoro di ognuno di loro?
La seconda è quella del progettista, Francesco Finotto, storico dell'urbanistica e professionista impegnato da molti anni nel lavoro di progettazione in tutto il territorio veneto. Finotto ci invita ad avere uno sguardo su Marcon fortemente orientato al futuro. "Marcon s'è nutrita e si nutre di contemporaneità", scrive. Con un ritmo incalzante il testo suggerisce di avvicinarsi alla comprensione di quel che Marcon è liberandosi delle icone storiche per non correre il rischio di cercare riferimenti sbagliati e non vedere le qualità di un paesaggio "altro", nuovo. Da svelare e da costruire.
La terza è quella della studiosa, Flavia Schiavo, ricercatrice di urbanistica presso la Facoltà di Architettura dell'Università degli studi di Palermo e paesaggista cui è stato chiesto di redigere un testo di approfondimento disciplinare. Nel suo ampio lavoro Schiavo, partendo da un'analisi storica del territorio di Marcon, sottolinea le sue differenze rispetto al resto dell'area metropolitana veneziana e lo inserisce in un contesto di relazioni più ampio, ricco di riferimenti ad altri sistemi urbani italiani ed internazionali. Nello sviluppo del suo testo Schiavo propone chiavi interpretative e avanza suggerimenti che oscillano tra la tradizione (la storia) e l'accettazione di uno sviluppo innovativo, inedito.
Ne emerge un volume complesso che può essere affrontato a diversi livelli di lettura e che crediamo possa costituire un utile strumento di riflessione e stimolo per i tecnici, i professionisti e i politici che quotidianamente si confrontano con la necessità di capire il territorio e le persone che a vario titolo lo vivono, lo determinano o semplicemente lo attraversano per progettare, migliorare, modificare, la sua forma e la sua organizzazione.
Ma il volume è un utile specchio anche per i residenti di questo straordinario comune. Le contraddizioni, gli spigoli, i vuoti, gli spazi sospesi che emergono dalle immagini selezionate parlano del rapporto tra i cittadini e lo spazio pubblico (quasi sempre negato), tra i residenti e la qualità formale degli spazi della grande distribuzione commerciale (scarsa e mai pretesa), tra gli abitanti e la loro casa (forte e curato), tra le automobili e tutto il resto.
Se è vero che i marconesi hanno dimostrato di apprezzare l'ambiente in cui vivono è forse anche vero che potrebbero pretendere e immaginare soluzioni più coraggiose e chiare per accompagnare con efficacia le trasformazioni, in parte già programmate ma che ancora accadranno. Si potrebbero immaginare e sviluppare insieme elementi di maggiore identità e qualità territoriale. Coraggiosamente.


Paesaggi in transizione, paesaggi di transizione

Infine, ma non da ultimo, è forse utile sottolineare il senso e il valore del titolo di questo volume che riassume bene lo spirito che caratterizza il comune di Marcon: un territorio composto da due paesaggi (l'urbano e l'agricolo) nei quali gli elementi in transizioni e di transizione sono molti.
Transizione come attraversamento di persone e merci che corrono sulle autostrade, e sui binari della ferrovia.
Transizione come evoluzione di un sistema produttivo capace di passare dall'agricolo al terziario attraversando l'industria chimica.
Transizione come prospettiva di un territorio giovane capace di guardare con energia al futuro.
Transizione come trasformazione di aree industriali dismesse in aree di nuova produzione.
Transizione come cambiamento di una società capace di triplicare la sua dimensione adattandosi al presente.
Transizione come modifica dell'organizzazione insediativa e comunitaria.
Transizione come mutamento di un sistema territoriale da campagna-città a città verde di una metropoli policentrica.
Transizione come mutazione con il coraggio di inventare paesaggi.


Note

1. Per un rapporto completo dell'indagine condotta sui dati censuari dal 1951 al 2001 si veda il DOC. COSES 700.1 a cura di Marina Dragotto e Giuliano Zanon.
 
2. Si veda il DOC. COSES 742/2006 a cura di Cristiana Pedenzini e Vania Colladel.
 
3. L'indice è costruito sommando nati, morti, emigrati e immigrati del quinquennio 1996-2000 e li confronta con la popolazione media del periodo. Per lo studio sono stati scelti gli anni 1996-2000 perevitare il gran numero di cancellazioni e iscrizioni anagrafiche che si hanno in corrispondenza del Censimento.
 
4. Tutti i dati e le elaborazioni effettuate possono essere consultati nel DOC. COSES 777.0 a cura di Marina Dragotto, Vania Colladel, Elisa Mantese, Marker srl.
 
5. Si veda la bibliografia nel testo di Flavia Schiavo.
 
6. L'assenza di persone nelle immagini di questo volume è dovuta in parte all'oggetto di studio e alle richieste fatte ai fotografi orientate a comprendere le relazioni territoriali tra gli elementi costruiti.


Gruppo di lavoro

Per la pubblicazione del volume che accompagna la mostra Marcon. Paesaggi di transizione, a cura di Riccardo Caldura e Marina Dragotto, Cicero, Venezia 2007, si ringraziano:

Ca' Savio srl, Eraclea
Costruzioni Taschin srl, Fossalta di Piave
Immobiliare da Lio srl, Mestre-Venezia
Faggian Costruzioni srl, Mestre-Venezia
Larica srl, Gaggio di Marcon


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