Il professor Mazzariol, che non ho incontrato al Co.S.E.S., lo ricordo solo in occasione di un esame di Storia dell'Arte all'IUAV nel 1973, forse perché presiedeva la commissione o forse perché avevo seguito il corso di un suo collega, che non ricordo se fosse Mario Manieri Elia o Giorgio Ciucci. La mia immagine corrisponde alla fotografia, bellissima, in Bertola del Professore all'UIA: abito chiaro, occhiali scuri, aria meditativa.
Quindi, non l'ho affatto conosciuto.
Devo anche dire che, arrivata al Co.S.E.S. 5 anni dopo, il suo fantasma non si aggirava affatto per le stanze, diversamente da quanto avveniva con altri pionieri, i quali, in una concretezza per nulla fantasmatica, continuavano ad essere presenti nell'attività del Consorzio, nei suoi studi e soprattutto in quella istituzione orginaria che era il gruppo degli esperti: accademici che provenivano dal Co.S.E.S. stesso o che erano stati suoi consulenti fin dalla fondazione. Paolo Costa, che era stato il Segretario (divenuto poi ricercatore, cedendo il ruolo a Paolo Ceccato), Bruno Dolcetta, Gianni Toniolo, Dino Martellato, Ignazio Musu, Maurizio Rispoli2 .
Il mio contributo, quindi, cercherà di apportare informazioni (forse) utili a coloro stanno indagando sulla figura di Mazzariol, avendo, però, come principale interesse il Co.S.E.S.
Ci tengo anche a dire che ho steso una prima versione di questo contributo, alla cieca, prima cioè di leggere quanto in memoria di Bepi Mazzariol è già stato scritto dai veneziani e dal gruppo di quanti (a differenza mia) lo hanno conosciuto, hanno collaborato alle sue imprese o gli sono stati amici. L'ho fatto apposta, per evitare di essere condizionata rispetto a quanto le (poche e aride) carte rimaste al COSES mi avrebbero potuto raccontare o suggerire. Col rischio di prendere degli svarioni -rispetto ai quali, spero di aver riparato con le successive verifiche- o di lasciarmi suggestionare dalle interpretazioni: rispetto alle quali rimango unica responsabile, con la presunzione di ogni autore.
Come leggerà chi prosegue, sono rimaste anche delle incongruenze che preferisco lasciare, dichiarando le fonti che non concordano.
Da quanto ho ricostruito, sulla base di documenti pubblici -in particolare scritti di personaggi della scena veneziana passati al Co.S.E.S., tra cui Mazzariol- e di due annate di atti consortili (verbali e deliberazioni del Comitato Direttivo e della Assemblea dei Soci, dai primi mesi del 1968 ai primi mesi del 19703 ) non credo che il Professore e il Consorzio si debbano considerare come unità inscindibile: vero che nel percorso di Mazzariol ci sia l'invenzione del Co.S.E.S., non vero che il primo si sia identificato con il secondo o che il secondo sia stato lo spettacolo di un solo attore, per usare una frase fatta.
La mia ipotesi è che il gruppo di pionieri abbia superato il maestro, nel senso che è andato lungo la via tracciata da lui, senza di lui.
Magari chi ha vissuto quegli anni, i pionieri, avranno ricordi e percezioni contrarie alla mia, che resto una lettrice a distanza e una ricercatrice arrivata al Co.S.E.S. dieci anni troppo tardi.
Ci sono tutti gli anni Settanta, in questo lessico, che si ritrova in De Michelis ma nello stesso Mazzariol, quando si rivolge ai diversi soggetti istituzionali cittadini illustrando la missione del Co.S.E.S.: la programmazione come metodo, l'urbanistica come strumento di governo, il ruolo pubblico nello sviluppo, il centro-sinistra e il PSI come protagonista innovativo, la DC di sinistra, la specialità Veneziana.
Come si sarebbe detto dopo: Venezia come laboratorio, la formula Venezia di cui scrivono Pietragnoli e Rebershack nella Treccani.
Non so se si tratti di una proprietà transitiva per cui il clima produsse l'idea di un Consorzio per lo Sviluppo, nell'arena emergeva il ruolo del PSI, Mazzariol era socialista, Mazzariol fu demiurgo del Co.S.E.S.. Lo valuteranno quanti studiano la storia politica locale e il percorso politico di Mazzariol.
Procediamo per assurdo: il Co.S.E.S. avrebbe potuto fondarlo Gianni De Michelis o qualche altro protagonista della scena locale, un Wladimiro Dorigo5 ? Il secondo campeggia con la sua requisitoria contro Montanelli (nel 1972 scrive la celebre Laguna di Chiacchiere) ma non appare neppure come comparsa nelle vicende fondative del Co.S.E.S., tutto un altro percorso. Il primo, invece, partecipa brevemente al Comitato direttivo del Consorzio, ma lo troviamo subito come Assessore al Comune, quando Mazzariol presenta il manifesto del Consorzio, al Convegno sul problema di Venezia, nel novembre 1969: la (meno) celebre Laguna di Venezia e suo Hinterland. Le prove contro fattuali della storia, si sa, non ci sono, ma le domande assurde potrebbero aiutare a capirla.
Mi concedo una illazione, che deriva dalla storia del Co.S.E.S., come l'ho vissuta dal 1978 ad oggi: il Consorzio e i suoi ricercatori sono sempre stati un po' anomali, un filo sopra le parti, un passo indietro.
Senza sconfinare nell'antropologico e nel romanzo psicanalitico, voglio dire che il Consorzio è, geneticamente, pensato come altro rispetto alle Amministrazioni socie: fuori dallo scontro amministrativo e politico in sede propria (i Consigli, le Giunte), pur essendo politicamente sensibile e producendo conoscenza, vitale per alimentare il fuoco dello scontro. Qualcuno potrebbe definirlo distacco scientifico, proprio degli studiosi accademici: anche l'accademia, però, ha sempre considerato il Consorzio diverso da sé, un filo sotto.
Il fatto che dal Co.S.E.S. sia passata mezza accademia e non solo veneziana, così come qualche ministro della Repubblica e molti politici di carriera, non sposta l'anomalia. Anzi. Qualcuno ha parlato di nave scuola: un luogo che ha contribuito a formare una generazione o forse più di una.
Quello che mi sentirei di proporre è che Bepi Mazzariol sia stato un personaggio un po' anomalo, a Venezia e in Politica, per cui lui -e non De Michelis o chiunque altro sia poi entrato direttamente nella cosiddetta classe dirigente- poteva fondare il Co.S.E.S. Se e perché Mazzariol fosse atipico non posso dimostrarlo. Il suo comportamento al Co.S.E.S. nei primi due anni di attività, però, suffraga questa mia sensazione.
Per dirne una, il Professore è consigliere Provinciale per alcune legislature, tra 1960 e 1970, e lo è al momento della fondazione6 : ma, nel 1970, rinuncia ad una ulteriore candidatura e, per tale motivo, abbandona anche la Commissione per le connessioni tra Venezia e la Terraferma, presso il Ministero dei LLPP.
Una prima dimissione che stride con la missione voluta alla base del Consorzio: quella di occuparsi di Venezia, de fora, studiandone soprattutto i legami metropolitani (cioè con i Domini della Terra Ferma).
È quasi come se il Co.S.E.S. rappresenti per Mazzariol non un punto di origine ma il compimento (o una tappa rilevante) di un percorso politico-amministrativo: ne rappresenti per qualche verso una incompiuta.
Ciò che va visto come possibile preliminare del Co.S.E.S. riguarda sia l'assunzione dei piani (planning, come viene definito nella cronologia in Bertola 1992) come terreno squisitamente politico, in cui (come dirà Cacciari nel 1992) occorre sapere, saper ascoltare il genius loci per pensarne il futuro (come scrive Cacciari nel 1992), sia l'assunzione del gruppo di persone (e del gruppo di partiti) come modalità di operare per la città, che è fatta di pietre ma soprattutto di cittadini. Leggo, sia in Morelli che in Dorigo, che proprio questo ricorrere al gruppo di persone era il modo di Mazzariol, forse in quanto maestro, forse in quanto provocatore umano globale.
Che l'urbanistica e gli assessori all'urbanistica siano stati cruciali per Venezia è noto; il ruolo di Mazzariol dentro l'IUAV, pur come storico, depone a favore di questa contiguità disciplinare; le frequentazioni o amicizie con Samonà, Scarpa e con i grandi stranieri, come Corbu, Kahn, Buckmaister Fuller ci danno conferma della vocazione al gruppo e del suo stile di provocazione umana aperta.
Sfogliando il libro che la Querini ha dedicato a Mazzariol nel 1992, i nomi famosi e le fotografie, devo però notare che tra 1962 e 1972 Mazzariol è protagonista di tali progetti -Querini, IUAV, UIA, Biennale, Ospedale- e frequentatore di tali personalità da rendere l'avventura del Co.S.E.S. sicuramente non esaustiva e non primaria.
Ha ragione Dorigo quando scrive che Mazzariol si è generosamente proiettato in esperienze su diversi terreni -forse unite dalla venezianità-, gettato in imprese nuove talvolta improbabili, con inesausta propositività e, appunto, provocazione umana globale.
Come riverbera anche dalla carte del Co.S.E.S. il gruppo attorno a lui ha un rilievo dominante, Mazzariol lo suscita, senza pretendere affatto di dominarlo: sempre nella bibliografia in Bertola si evince che pochissimo ha scritto come Presidente del Consorzio, mentre ricchissima è la sua produzione come critico, professore, studioso.
Sulla sua tendenza ad uscire di scena e dalle situazioni di governo subito dopo aver rappresentato un modello per il futuro, evocata da Morelli, il Co.S.E.S. come vedremo è solo una piena conferma.
Dal 1962 al 1972, direi così, Mazzariol è transitato nel territorio del planning come strumento di governo della città: dalla Provincia al Co.S.E.S. ha rappresentato un modello, ha provocato un gruppo, ne è uscito, lasciando come ogni maestro una scuola. In questo senso tutto torna, tra le varie fonti.
Credo sia utile dire che il comportamento squilibrato tra i genitori del Consorzio, Comune e Provincia, si è mantenuto nel tempo: dal 1978 al 2009 ho fatto esperienza di una alternanza molto sensibile, spesso inspiegabile, nemmeno alla luce delle tornate elettorali (che si sono disallineate) e nemmeno della composizione di Giunta (pur con notevoli influssi di singoli Assessori).
Tuttavia, forse per gli obblighi di nobiltà del Commune Veneciarum, il capoluogo, e per la scarsa considerazione da sempre accordata in Italia all'Ente Provincia (tanto più nel caso veneziano), direi che un certo snobismo del Socio Comune è genetico e forse originario: Mazzariol inventò un Consorzio tra Comuni e dunque per definizione de fora, rispetto alla Dominante Venezia, coerentemente ad una idea di sviluppo anti insularista e comprensoriale che, in qualche modo, ha sempre dato fastidio al Comune capoluogo e ha, invece, conferito senso al governo di scala Provinciale, la Terra Ferma dei Domini. Chiamandola ora metropoli, ora comprensorio, ora sistema interprovinciale con Padova e Treviso: una Patreve antiveduta, con lungimiranza ventennale. Che la casa-madre sia la Provincia fa parte delle anomalie del Co.S.E.S., forse anche di quelle del suo fondatore.
I pionieri lavorano in una sede precaria e da subito inadeguata; le vicende di strutturazione del personale e delle carriere (la Pianta Organica, il regolamento, i concorsi, i distacchi, i premi per il lavoro festivo e notturno), così come quelle dell'arredo -in cui riverbera l'attenzione di Mazzariol per il design e la sua amicizia con la famiglia Scarpa - occupano gran parte del primo biennio di attività e oltre, almeno fino al 1972.
Nonostante questa situazione, che sancisce anche la ricercata diversità del Consorzio rispetto alla burocrazia degli enti originari, l'attività si manifesta fervente sia sul piano della ricerca -nel 1970 un grande convegno sull'area metropolitana a Spinea e i primi Progress Reports dello Studio sul Porto- sia su quello delle relazioni istituzionali e politiche locali.
Persino nelle carte, anche quelle aride dell'amministrazione, trapela una volontà determinata e un entusiasmo che rasenta la naivete, il quale non viene risparmiato da decise contestazioni degli organi di controllo, la Giunta Provinciale Amministrativa GPA, poi scomparsa. Come se le regole del regime pubblico e la formalità del Leviatano stessero da subito strettissime al loro figlio sperimentale e un po' anomalo.
Il Consorzio ha i seguenti scopi:
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Le date, a me, sembrano contraddire l'idea di un grande e coraggioso progetto: possibile che in soli tre anni di attività -tra il manifesto su Laguna e hinterland di novembre '69 e le dimissioni dell'estate '72- il giudizio sull'avventura sia stato tanto deludente da uscirne?
Ci si aspetterebbe, mi sarei aspettata, che il progetto meritasse più tempo e che il suo autorevole patrocinatore fosse disposto a darselo. Così non fu. Perché?
Non ho alcun elemento per dire che Mazzariol sia stato un signore impaziente o sbrigativo, che fosse facilmente insoddisfatto dei risultati o che passasse superficialmente da un progetto ad un altro. Qualcuno lo sa e potrà mettere insieme gli indizi. Forse, poiché è noto che sia stato demiurgo di altre anomale creature, apparteneva alla razza dei provocatori generosi e seminava molto per raccogliere dove la pianta avesse attecchito meglio o per lasciare che altri godessero il raccolto.
Su queste suggestioni ho trovato conforto in Morelli, dove scrive (Bertola 1992) che per Mazzariol il punto di arrivo è dare corpo al progetto e che la sua è una biografia di reiterate uscite, in modo significativo ed esemplare.
Negli stessi brevi anni del Co.S.E.S. diede vita, per esempio, all'UIA con la quale promosse un lavoro fondante per gli studi sulla metropoli, come ci racconta Paolo Costa, che c'era (Costa, 1998). Per non dire della creatura Querini, il cui prestigio e la cui fama e potenza sono, oggi, assolutamente incomparabili a quelle del Consorzio che fa i conti con i patti di stabilità, la riforma delle aziende pubbliche e gli umori incerti della politica locale. Umori che, azzardo, devono aver segnato fortemente anche il lustro dei pionieri: non avrebbe potuto essere altrimenti.
Restando al demiurgo, non mi perito di supporre che Bepi avesse gettato i dadi, azzardandosi nel dare corpo ad una convinta idea per Venezia, mettendo in moto un modello di struttura di cui poi si è disamorato, o che gli è sembrata troppo diversa dall'idea o troppo complicata da gestire (una situazione di governo, per usare le parole di Morelli).
La situazione politica locale che si venne a creare nel 1972 può essere parsa a qualcuno, come De Michelis, molto innovativa e promettente, ad altri -tra cui forse Mazzariol- poco chiara o decisamente deludente.
Poiché non è un mistero che tra i due personaggi ci sia stato aperto conflitto e vedute opposte, potremmo addossare al milieu del PSI e delle sue correnti (lombardiana e giolittiana), l'abbandono del Co.S.E.S. Le chimiche veneziane nella composizione di alleanze anomale sono documentate: abbiamo parlato di fase nuova, nel 1972; nel 1973 esce la Legge Speciale; nel 1975 si insedia la prima Giunta di sinistra, Sindaco il socialista Rigo e vicesindaco il comunista Pellicani.
Nel 1972, anche questo fatto è noto, il Presidente del Co.S.E.S. si dimise. Ne diede annuncio, motivandolo a qualcuno con un imminente, lungo, soggiorno all'estero: un po' troppo per dissensi partitici, forse più verosimile se inserito in una carriera con l'arte (Trincanato, 1992), negli studi a cui sempre lo richiamava Bettini, nelle relazioni internazionali, Vancouver, Philadelphia, Belgrado, Amsterdam. Rispetto alle frequentazioni globali di Bepi, lo dirò rischiando di essere provinciale e sgarbata con i veneziani, rinunciare al gruppo dei pionieri Co.S.E.S. poteva considerarsi un piccolo prezzo da pagare.
Ma perché definitivamente?
Il lungo soggiorno fuori dal Paese non risulta nella biografia in Bertola, 1992.
Il periodo canadese precede decisamente il 1968 e posso pensare che, addirittura, abbia influenzato l'interesse per il planning urbano (Vancouver non è una città, Venezia sì racconta il libro curato da Bertola); al contrario, dopo il 1972, Mazzariol è più che mai attivo in Venezia, con l'UIA, le Università, la Biennale, la Querini, gli artisti. Una esemplare uscita, quella dal suo Consorzio, come direbbe Morelli? Esempio per chi? È forse in quel periodo che si consuma la sua (implicita?) candidatura a Sindaco di Venezia? È forse il Co.S.E.S. una situazione di governo che gli risulta insopportabile?
Benché figli dei tempi veneziani, sia Mazzariol che il Co.S.E.S., direi che il loro abbinamento potrebbe essere visto come un tratto di strada fatto insieme, nel momento fondante, un attimo breve: felice per chi ha continuato. Non voglio sminuire significati e valori, ne pretendo di conoscere la verità, perché le carte non me la dicono ed evidentemente sta altrove.
Nella scena veneziana, allargata inesorabilmente a quella nazionale (e internazionale) in base al dichiarato interesse nazionale preminente, si muovono molti comitati e commissioni: è il giorno dopo l'acqua grande del 1966 e il giorno prima della più famosa Legge Speciale, la 171 del 1973.
Il fermento delle iniziative locali è grande e Mazzariol cerca di accreditare il Co.S.E.S. dentro la marea eccezionale di idee, progetti e proposte, polemiche: è quella la fase in cui promuove largamente il manifesto del 1969 e gli Studi del 1970. Anzi: con lungimiranza propone un programma di ricerche quinquennale (1971-1975) i cui temi diventeranno l'ossatura portante del Consorzio. Mi verrebbe da dire, fino ad oggi.
La divulgazione del suo manifesto è a tutto campo, i contatti con comitati e commissioni pure, incluso quello per la Metropolitana Veneta, presieduta dall'onorevole socialista Giusto Tolloy (Casarin, 2002). Ma l'inattesa dimissione dal Co.S.E.S., nell'estate del 1972, interrompe questi tentativi e non risultano consolidate auspicabili alleanze o convergenze di visioni tra gli attori veneziani (Camera di Commercio, Provveditorato al Porto, Comune, Provincia, Genio Civile, Magistrato alle Acque, Cassa di Risparmio, Comuni dell'Hinterland).
La missione di coordinare programmi e piani di sviluppo non sembra, tra quelle statutarie del Co.S.E.S., destinata ad avere maggiore successo.
Ma è la storia di Venezia, e forse del nostro Paese. Anzi, in questo senso, potrebbe essere nel DNA del Consorzio proprio questo porsi (o venir percepito) come un interlocutore in più, in una arena già affollatissima di istituzioni, i cui veti incrociati (per usare il linguaggio politichese) garantiscono quell'immobilismo definito prudentia nel cambiamento e, a maggior consiglio, nell'innovazione.
Venezia, mito di buon governo, ha inventato un ordinamento in cui la rigorosa spartizione dei poteri ammortizza le contestazioni, rende impossibile che una istituzione prevarichi "attraverso un complesso gioco di equilibri, destinato a neutralizzare ogni spinta rivoluzionaria e anche la più timida e marginale riforma" (Cacciavillani, 2008). Ebbene sì, dal Cinquecento al Novecento, sembra che questo schema resista: la Storia conta, direbbe qualcuno, e lo sviluppo dipende dal percorso che si è seguito prima.
Tornando a considerazioni meno larghe, ci sono due proposte del Co.S.E.S. di Mazzariol che, secondo la mia lettura, possono aver avuto un carattere rivoluzionario poco organico agli equilibri Serenissimi. Entrambe si trovano del programma di studi per il periodo 1971-1975, che vale la pena di riportare integralmente, perché si spiega da sé.
Il Consorzio risente, come abbiamo detto e come non avrebbe potuto non essere, della fase elettorale di fine decennio e tende a darsi, anziché un programma realizzativo di breve, una attività di più lungo periodo e quindi di ricerca. Si tende ad utilizzare bene il 1970 predisponendo quelle linee di fondo alle quali ancorare la programmazione economica ed urbanistica -a livello operativo- per il quinquennio 1971-1975.
Siamo assolutamente dentro il clima della programmazione nazionale, ma a me pare interessante il ruolo che si affida alla ricerca come attività di lungo periodo e, anche, come conca di stazionamento nel navigare della politica: laddove l'operatività e la realizzazione dei progetti venga sospesa, per le tornate elettorali o per questione di equilibri tra Partiti.
Questa doppia natura del Co.S.E.S. resta nel suo DNA, inscindibile: è talmente esplicito, questo gene anfibio del Consorzio (capace di resistere in apnea), che spesso, nelle carte amministrative, si esplicita come il programma del Consorzio incontri la sostanziale unità di giudizio tra i partiti che governano Città e Provincia, DC, PCI e PSI. Affermazioni che ascriviamo alla naivete dei pionieri, ma che a noi servono per capire dove avremmo fatto fatica a spiegare.
Quando, in occasione del 25ennale del Consorzio, Paolo Costa (all'epoca rettore di Cà Foscari), racconta che il Consorzio era nato come spazio compensativo rispetto al mancato successo del centro-sinistra a Venezia, (Costa, 1993) conferma questo ruolo politico, che trova nell'idea di conoscere per deliberare la sua declinazione specifica e, allo stesso tempo, il proprio limite.
I progetti di ricerca previsti per il quinquennio 1970-1975 sono:
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Note:
di I. Scaramuzzi, Documento COSES n. 1132.1, gennaio 2010