L'invecchiamento dei veneti


Cosa indaghiamo

La popolazione italiana, e quella veneziana in particolare, continua inesorabilmente ad invecchiare in misura sempre più preoccupante. Un veneziano su quattro ora ha più di 65 anni ed uno su quattordici ne ha più di ottanta.

Diamo i numeri

Dal censimento del 1981 al 1/1/2005 la percentuale di anziani (oltre i 65 anni) nella popolazione italiana è salita dal 13,4% al 20,5%, in modo non uniforme sul territorio. Mentre infatti nel meridione gli anziani sono saliti dall'11% al 17%, nel Nord-Ovest sono saliti dal 14,3% al 24,8% e nel Nord-Est dal 14,8% al 20,5%. Anche qui, tuttavia, l'invecchiamento non è uniforme: nel Veneto la percentuale è salita mediamente dal 13% al 19%, ma ha superato il 20% nelle province di Venezia (20,2%), Belluno (21,8%) e Rovigo (22,3%). A livello comunale diversi comuni minori registrano ora una percentuale di anziani superiore al 30%, mentre tutti i capoluogo del Veneto sono compresi fra il 21% di Vicenza ed il 25% di Venezia (che sale al 28% nel centro storico). I comuni non capoluogo hanno mediamente una popolazione più giovane, con una percentuale di anziani ancora inferiore al 18%. L'invecchiamento è minore nei comuni con dimensione compresa fra 5.000 e 20.000 abitanti (meno del 17% di anziani), più elevato nei comuni di dimensione minima (19,4%) e nei comuni più popolosi (23% nei comuni con oltre 100.000 abitanti).
Gli ultracentenari, che nel 1981 in Italia erano meno di 1.500, ora sono quasi 50.000, di cui circa settecento residenti nel Veneto.

Ad accelerare il fenomeno dell'invecchiamento contribuisce da una parte il miglioramento delle condizioni sanitarie, con conseguente allungamento della vita media (ben venga, purché gli anni guadagnati possano essere goduti e non sofferti), dall'altra la crisi di natalità, solo mitigata dagli effetti a lunga scadenza del "baby boom".

[Nella prima metà degli anni sessanta il "miracolo economico" ha prodotto un eccezionale aumento della natalità, noto come "baby boom": ora l'ondata dei nati in quegli anni ha appena terminato di attraversare l'età fertile, senza tuttavia generare un nuovo "boom" ma limitandosi a frenare il calo della natalità, ora destinato ad aggravarsi.].
La percentuale di giovani (meno di 15 anni) dal 1981 al 2005 è scesa in Italia dal 21,2% al 14,2% (13,8% nel Veneto, 12,5% in provincia di Venezia, solo 11,1% nel comune di Venezia). Di conseguenza l'Indice di vecchiaia (numero di anziani per ogni 100 giovani), che nel 1981 era al livello del 63% sia in Italia che nel Veneto (60% in provincia di Venezia, ma 82% in comune di Venezia) ora a livello nazionale ha superato il 144% (137% nel Veneto, 161% in provincia di Venezia, ben 224% in comune di Venezia).

In questi giorni (per non dire in questi decenni) è quanto mai acceso il dibattito sulla politica pensionistica, rendendosi sempre più necessario trovare il giusto equilibrio fra il diritto ad andare in pensione prima di essere decrepiti ed il dovere per gli enti pensionistici di recepire le risorse necessarie per far fronte agli impegni assunti: è chiaro che un aumento troppo rapido del numero dei pensionati, accompagnato da un aumento progressivo degli anni di vita restanti e da un numero invece calante delle forze di lavoro paganti i contributi può far rapidamente scoppiare il sistema, se non si trovano con urgenza adeguati rimedi.

Ma le conseguenze dell'invecchiamento non si limitano al problema delle pensioni: gli anziani, specialmente quando diventano non autosufficienti, necessitano di particolare assistenza sociale e sanitaria. Gran parte dell'assistenza finora era fornita dalle famiglie, essendo numerosi i figli e nipoti in grado di fornirla, ma dopo il calo delle nascite le famiglie non sono più abbastanza numerose da consentire i "turni" di assistenza agli anziani. Sempre più spesso, poi, le famiglie stesse vanno in crisi e si disgregano o, comunque, non sono in grado di fornire assistenza adeguata. In molti casi, e sempre di più, gli anziani vivono da soli. Bisogna quindi potenziare l'assistenza pubblica, istituzionale o dove possibile domiciliare, pur tenendo conto che in un futuro non lontano ci saranno più anziani da assistere che giovani in grado di svolgere questo compito.

Può la tendenza all'invecchiamento demografico essere contrastata, magari fino all'inversione? E' molto difficile, ma qualcosa può essere fatto. A parte la possibile (ma da non programmare) riduzione della speranza di vita per il collasso delle strutture sanitarie, cui accenna il Prof. Massimo Livi Bacci in una recente intervista sul Corriere della Sera, a parte anche la terribile ipotesi di introdurre l'eutanasia, magari solo passiva (non uccidere, ma lasciar morire) ipotizzata anche dal Prof. Antonio Golini ad un congresso di gerontologi e geriatri, per contrastare in modo positivo l'invecchiamento bisognerebbe incrementare il numero dei giovani, riportando la struttura della popolazione alla tradizionale forma "a piramide". Le strade per ottenere questo obiettivo sono due: aumentare la natalità e favorire l'immigrazione.

Per aumentare la natalità occorrono due fattori: le donne in età riproduttiva e le condizioni per affrontare la maternità. Attualmente le donne in età riproduttiva (fra 20 e 40 anni) sono più di otto milioni in Italia, più di 650.000 nel Veneto, quindi più numerose di quelle che c'erano nel 1981, ma le prospettive non sono rosee: infatti, mentre nel 1981 c'erano in Italia più di otto milioni di bambine e ragazze in età 0-20 in grado di sostituire dopo 20 anni la classe 20-40, meno numerosa, attualmente in età 0-20 troviamo in Italia meno di 5,5 milioni di bambine e ragazze, nel Veneto poco più di 400.000. Fra 20 anni, quindi, in ipotesi di assenza di migrazioni e di mortalità giovanile, le donne in grado di partorire saranno per forza diminuite di circa il 40%. Per mantenere semplicemente l'attuale livello (che non è certo alto) bisognerebbe quindi far entrare in Italia, nei prossimi 20 anni, circa tre milioni di bambine e ragazze attualmente in età 0-20. Nel Veneto ce ne vorrebbero circa 250.000, di cui 50.000 nella provincia di Venezia (circa 15.000 nel capoluogo). Naturalmente non basta che ci sia un sufficiente numero di giovani donne, ma è anche necessario che partoriscano, e qui bisogna dire che l'attuale tasso di fecondità italiano è fra i più bassi di tutto il mondo, se non il più basso. Perché una popolazione mantenga il proprio volume sarebbe necessario che ogni coppia generasse più di due figli (mediamente 2,2), per pareggiare anche chi non è in coppia, chi non può avere figli e una certa dose di mortalità), ma dal 1977 il TFT italiano è inferiore a 2 figli per donna, scendendo nel 1995 addirittura sotto il livello 1,2 per poi risalire leggermente negli ultimi anni, con tendenza verso il livello di 1,5. Il TFT veneto è ancora più basso, e dal 1993 al 1995 è rimasto addirittura sotto 1,1, livello che tenderebbe a dimezzare la popolazione della generazione successiva. Ma come si può convincere ogni donna a generare almeno due figli? Non è facile, ma almeno ci vorrebbero aiuti economici non ridicoli e strutture sociali efficienti e gratuite in grado di aiutare i genitori nel loro difficile e costoso compito, difendendoli anche da chi specula sull'amore per i figli gonfiando i prezzi di tutti i prodotti ed i servizi per l'infanzia.

Se incrementare la natalità è una impresa ardua, meno difficile è contrastare l'invecchiamento della popolazione favorendo l'immigrazione. Non mancano certo i giovani che premono alle frontiere per entrare, il problema è (a parte l'esecrabile xenofobia razzista di parte della popolazione) controllare i flussi per dare via libera agli immigrati di buona volontà, disposti a lavorare rispettando le leggi ed usanze italiane, impedendo l'accesso o rinviando a casa coloro che vogliono venire per delinquere o per imporre comportamenti non consoni alle leggi e tradizioni del nostro paese. Dopo aver scelto di non fare abbastanza figli per continuare ad essere una popolazione viva dobbiamo scegliere fra l'alternativa di diventare una popolazione multietnica o l'alternativa di diventare una popolazione di soli vecchi, incapace di riprodursi ed anche di badare a se stessa.


Autore

Il contributo ha come autore il dott. Enzo Migliorini che sta curando per il COSES l'aggiornamento del modello di previsioni demografiche per la provincia di Venezia. Nel rispetto della proprietà intellettuale oneri e onori delle opinioni espresse rimangono a carico dell'autore.


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