Oltre la crisi c'è il turismo

Spunti dal convegno Destinazione Italia 2020
Torino, 30 e 31 gennaio 2009 - Fondazione Rosselli e Confturismo

di Isabella Scaramuzzi e Giovanni Santoro


Turismo industria urbana

A Torino, per due giorni il 30 e 31 gennaio 2009, Confturismo e Fondazione Rosselli hanno discusso del futuro turistico della Destinazione Italia. Il COSES si occupa di turismo dal 1978 ed è abbastanza difficile registrare novità cospicue o inattese per quanto riguarda i contenuti di un convegno. A Torino, però, abbiamo registrato alcune scelte di metodo e alcuni spunti politici che escono dal panorama convenzionale e dalla retorica.
Il primo è sicuramente il luogo dell'incontro: una metropoli, come ha detto senza giri di parole il suo Sindaco, Chiamparino, che non diventerà un città turistica ma nella quale le attività rivolte all'ospite devono essere progettate e realizzate come complemento alle attività caratteristiche urbane: la produzione di beni industriali (non solo auto e indotto), la produzione industriale di beni culturali (a cominciare dagli audiovisivi, alle alte tecnologie, alle arti), i servizi metropolitani ai cittadini. Una grande riflessione nazionale sulla prima impresa del Paese, fatta nel luogo eccellente della industria fordista. Un messaggio chiaro e forte, antiretorico, lanciato da un luogo che guarda al turismo come uno dei driver dello sviluppo, non come unico sviluppo e non come sviluppo alternativo, magari un second best.
Sempre Chiamparino ricorda che il debutto ospitale di Torino - e il suo passaggio dall'egemonia Fiat alle molte luci della cultura, dello sport, dello spettacolo, dei musei, degli eventi, degli spazi pubblici, delle fiere - funziona in quanto inserito nella pianificazione strategica, partita molto prima delle Olimpiadi e tutt'ora attiva in termini di linee condivise e di governance.
Turismo dentro il progetto urbano complessivo, turismo come intervento condiviso di tutti gli attori pubblici e privati. Lezioni assolutamente da imparare.


Trasversalità acida

Bernabò Bocca, presidente di Confturismo, ha riconosciuto a Torino il valore di modello di governance: i soggetti pubblici hanno funzionato (come devono) da catalizzatore, moltiplicatore, supporto e regia senza i quali i privati non avrebbero raggiunto gli obiettivi.
La certificazione di una innovazione raggiunta, nei modi di fare turismo, che secondo Bocca deve andare avanti anche con una rivoluzione concettuale, a scala nazionale. Nella trasversalità del sistema turistico - composto di trasporti, ristoro, alberghi, extralberghiero, sport, cultura, svago, ambiente, lavoro, commercio, gastronomia, spettacolo e quant'altro - alligna il rischio di dispersione. Il turismo è tutto e dunque non è niente, è un fenomeno che non sempre si vede riconoscere lo status di economia e viene trattato per frammenti o in conseguenza dei piani per altri settori, senza la dignità che i numeri gli riconoscerebbero: 6% del PIL come contributo diretto e quasi 12% includendo l'indotto. La trasversalità, che in senso tecnico descrive la capacità del turismo di moltiplicare benefici economici e di comporre un asset di offerta rivolto ad un consumo complesso (in questo senso è un termine positivo e utile), rischia di diventare corrosiva (un acido), di giustificare una attenzione discontinua e diluita, eternamente seconda (quando e se avanzano risorse) rispetto ad altre industrie. Un secondo richiamo antiretorico: una precisazione apparentemente tecnica ma che potrebbe avere grande fiato politico.


Tre linee stretegiche

Un terzo elemento di metodo, sicuramente legato al primo, sono i tre temi della conferenza:
  1. la città (turismo come fattore urbano, città come luogo delle economie ospitali)
  2. la comunicazione dello stile italiano (di cui fa parte l'esperienza turistica)
  3. le reti materiali, immateriali (trasporti, accessibilità, connettivo sia fisico che immateriale) e relazionali.
Gli illustri relatori internazionali (tra cui molte celebrità televisive, addetti alle nuove tecnologie e architetti) non ci hanno stupito per l'approccio e i contenuti - che sono pane quotidiano per chi si occupa di turismo, ricerca turistica e politiche per l'ospitalità. Quello che va notato come interessante è la rispondenza al punto di vista rappresentato da Chiamparino: stiamo parlando di una industria urbana, di infrastrutture che servono non solo al visitatore ma ai cittadini a cominciare dai trasporti fino alla cultura. In questo ultimo caso stiamo parlando di produzione culturale e segnatamente di sua innovazione, cioè di una industria in senso compiuto, complesso e competitivo.
Stiamo parlando, insomma, di città: metropoli contemporanea, europea, aperta, capace di prospettiva, dove si viene e si abita "perché a Torino succede qualcosa". Non possiamo non coniugare queste linee tematiche con l'esperienza delle notti bianche olimpiche, o con la Venaria Reale dove una trascurata e quasi perduta risorsa culturale è stata "lavorata" come bene culturale - capace di attivare economia ospitale - attraverso le tecnologie audiovisive, mettendo a frutto risorse e competenze umane metropolitane e internazionali. Una reggia sabauda messa in valore per poter competere, attorno ad una metropoli in un itinerario tematico, con luoghi eccellenti del turismo europeo, come i castelli della Loira, della Baviera, con le Ville Venete.


Esperienza Italia

Ancora con epicentro Torino, e deadline il 150esimo dell'Unità d'Italia (2011), una quarta scossa alla retorica del turismo guarda all'Italia: ed è forse il messaggio più ambivalente di questa due giorni di Confturismo. La passerella di personalità nazionali, accanto ai locali (Chiamparino, Salza, Elkann, Bresso, Saitta, Barberis….), è stata notevole: Sacconi, Bondi, Brambilla, Veltroni, Marzotto, Santo Versace….special guest Jacques Attali.
Un assist, dalla prima capitale del Regno, al rinnovamento dell'Agenzia nazionale di promozione (l'Enit presieduto da Matteo Marzotto un imprenditore prestato alla comunicazione del Paese) e al rilancio di un Ministero del Turismo (che guarisca dal morbo dell'acido trasversale)? Come devono intendere le Regioni - sovrane in materia turistica secondo la Costituzione e l'attuale decentramento - questo ritorno dello stato nazionale, nel momento dell'accelerazione federalista?
Non ci azzardiamo a previsioni o interpretazioni.
Ci pare molto interessante che si parta dal presupposto di coordinare la comunicazione del Paese non in termini vintage di promozione turistica, ma di accreditamento di una esperienza - dal Made in Italy all'Italian way of life alla grande tradizione culturale, opera, architettura, design, moda e gastronomia.
In questo senso, un neo ci sembra quello del titolo Destinazione Italia: la nostra proposta di esperienza italiana non può equiparare le 100 città ad 1 destinazione. Sarebbe un errore, tecnico e politico. L'Italia può essere un unico marchio di qualità e una percezione distinta - per seguire Elkann, un unico brand Viaggio in Italia - ma per dare spazio e valore alle infinite destinazioni e agli itinerari : moltissimi dei quali solidi nel cuore degli ospiti e nell'immaginario globale a prescindere dai confini nazionali. Ricordiamo che il Viaggio in Italia era condotto dagli stranieri per avere esperienza diretta delle nostre cento città (oltre che dei siti archeologici), della loro produzione culturale, delle collezioni e degli eventi, e dei loro governi. Al tempo, l'unità d'Italia era di là da venire: per Roma, Torino, Milano, Venezia, Firenze, Lucca, Napoli (magari sotto governi stranieri!): segno che il riconoscimento di uno stile e di un genius loci sono costruzioni complesse e forti, non banalmente e immediatamente coincidenti con frontiere e/o con agenzie centrali.


Oltre la crisi

Non sono mancate, evidentemente, le riflessioni sulla crisi, dalla quale (tutti d'accordo) usciremo diversi. Torino ha già segnato il proprio cammino e dimostra che il turismo avrà un ruolo, soprattutto come valore urbano complessivo: per cittadini stabili o temporanei.
Le parole di Attali, evocative e scenaristiche, riassumono bene i grandi temi attorno a cui lavorare per uscire bene dalla crisi: Questi elementi sono stati, nella sostanza e con approcci diversi, affrontati anche da Veltroni e Sacconi: era doveroso da parte della politica. Meno atteso l'appassionato intervento di Santo Versace - radicalmente critico sulla gestione delle risorse finanziarie e umane per il Mezzogiorno. Un contributo dal Made in Italy sicuramente non retorico, tutto meno che modaiolo.
A proposito di immagine, nei due giorni, è stata rilevante l'attenzione per i media della distrazione (usando la categoria di Attali) - televisione, audiovisivo, cinema e in genere narrazione: film e turismo sono proposti come due industrie promettenti, abbinabili, importanti. Serie tanto quanto la manifattura e non ad essa succedanee o alternative.


Torino, Milano, Venezia

Tornando a Chiamparino, l'accento posto sulla necessità di vincolare ogni azione di organizzazione, animazione e promozione del territorio ad una strategia unitaria e condivisa, traccia la rotta per l'azione immediata. I numerosi eventi di portata nazionale ed internazione che Torino ha ospitato ed ospiterà nei prossimi anni (Olimpiadi Invernali e 150° anniversario dell'unità d'Italia - solo per citare i due principali) si inseriscono in tale prospettiva e definiscono per la città sabauda una metodologia di sviluppo capace di coniugare esigenze estetiche e funzionali di interesse pubblico ad investimenti economici da parte di capitali privati.
Una proficua relazione che - in vista di Expo 2015 - sarà meglio esportare al più presto nella vicina Milano e che può essere utilmente interpretata anche a Venezia nella consapevolezza che il turismo si determina come attività multi-settoriale labour intensive (a proposito di occupabilità) e con un moltiplicatore economico molto elevato. Il lato buono della trasversalità. E non a caso - a nostro avviso - il momento di incontro e riflessione organizzato da Confturismo e Fondazione Rosselli ha posto al centro del dibattito le realtà urbane come luoghi (anche ma non solo) del tempo libero: c'è da chiedersi se nei moderni sistemi metropolitani sia più il turismo ad essersi modificato in modi urbani o siano le metropoli ad essere diventate - per natura - destinazioni ospitali, ricreative, leisure.
La provocazione lanciata dal giornalista e scrittore Antonio Pascale, suggerisce qualche risposta. La popolazione residente rischia di patire la visuale totalizzante del turismo, il quale tende a tradurre semioticamente la comunità ospitante (una tribù di tuareg considerata alla pari della sfogliatella napoletana) e lo spazio pubblico (spiagge, piazze, waterfront) - spazio da occupare privatamente e sul quale speculare - in prodotto tipico locale.
A tale prospettiva si contrappone la relazione esposta da Tim Stonor (Managing Director Space Sintax University Collage of London) che - descrivendo l'intervento urbanistico pubblico effettuato a Londra sull'area di Trafalgar Square al fine di migliorarne accessibilità e mobilità interna - esemplifica l'innovativo concetto di architettura del comportamento. L'individuo viene posto al centro della pianificazione, le cui linee di interevento sono dettate da canoni funzionali di mobilità spaziale (pedonale ed automobilistica): gli accessi, gli attraversamenti, le connessioni, sono tutti elementi studiati sulla base della naturale propensione dell'individuo a svolgere in modo ottimale la specifica funzione.
Veniamo a Venezia, la connessione fisica tra i due poli dell'accessibilità automobilistica e ferroviaria (piazzale Roma, la stazione di Santa Lucia ed i rispettivi itinerari pedonali) - raggiunta attraverso la posa del Ponte progettato dall'Architetto Santiago Calatrava - rappresenta in tale contesto un ottimo esempio di architettura del comportamento ed è stato evidentemente capace di rispondere in modo corretto ad esigenze di mobilità locale.
D'altra parte, non solo le reti materiali determinano l'ottimo nel rapporto tra contesto e fruitori: la stessa comunità virtuale (quanto di meno legato ad un luogo ci sia, fisicamente) sta già diventando ambito di interesse per le reti relazionali di un ambito locale. I forum ed i social network tematici (uno su tutti TripAdvisor) stanno assumendo un ruolo preponderante nel processo di acquisto e consumo dell'esperienza turistica - che rimane saldamente ancorata ai luoghi e alle loro fisiche specificità. La materialità dell'esperienza (dal monumento, al B&B, al parmigiano, alla notte in piazza) non è affatto esclusa, ma anzi è aumentata, dall'essere comunicata e condivisa virtualmente. In quest'ottica gli strumenti virtuali si propongono come interlocutori privilegiati per le politiche di innovazione tecnologica del territorio.


Isabella Scaramuzzi e Giovanni Santoro, Doc. COSES n. 1052.0, febbraio 2009


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