La direttiva REACH: raggiungere qualcosa è meglio che niente

idrogeno in espansione (sito www.minerva.unito.it 2006)

Cosa indaghiamo

La Sinistra Europea Unita, la Sinistra Verde del Nord Europa e il PRC Veneto hanno organizzato, sabato 11 marzo 2006, un incontro sulla Direttiva Europea REACH: acronimo che significa Registration Evaluation and Authorisation of Chemicals.
Il Parlamento Europeo, tra 2001 e 2006, ha lavorato a questa Direttiva che, in estrema sintesi, riguarda la autorizzazione per prodotti chimici non nocivi: almeno in via teorica, come il dibattito di Venezia ha evidenziato.
L'obiettivo è quello di arrivare, progressivamente, ad una effettiva protezione della salute umana, attraverso test sul maggior numero possibile di "prodotti chimici" e la validazione rispetto a standard di tossicità ritenuti compatibili o tollerabili.


REACH
Commissione Europea - Reach


Diamo i numeri

L'impresa è notevolissima, tanto che lo stesso traguardo della Direttiva Reach, in sè, costituisce un punto di partenza non trascurabile: con 200.000 nuove sostanze chimiche per anno, 6 milioni di composti chimici esistenti e una percentuale di "ignoranza" sulla loro tossicità che varia dal 25 all'82% (a seconda della famiglia tipologica), il solo riconoscimento del problema è comunque un passo avanti.
Moltissimi restano da fare e si sa che le Direttive Europee sono, non soltanto una mediazione tra interessi diversi (per Paesi e per forze politiche rappresentate) ma anche di lenta assimilazione dai diversi stati membri.
Per un cittadino comune è inquietante sapere che la chimica farmaceutica, in teoria finalizzata alla salute, impiega sostanze di cui è sconosciuto, nel 25% dei casi, l'effetto tossicologico (secondo una indagine Federale USA degli anni Ottanta). Oppure che per farci belli, impieghiamo sostanze chimiche, sconosciute nei loro effetti dannosi, al 56%. La consapevolezza, si dice, deriva dalla informazione ed è anch'essa un buon punto di partenza, per tutti quelli che usano "la chimica", anche se non abitano vicino ad un polo industriale, che queste sostanze le produce, oppure le manipolano direttamente, perchè nel polo ci lavorano.
L'inizio del cammino sul controllo delle sostanze chimiche, rispetto alla integrità della salute e dell'ambiente, ha una delle tappe obbligate a Marghera. Anche se uno dei meriti dell'iniziativa di sabato 11 è di averci confermato che "non siamo soli nell'universo" chimico: alcune esperienze europee ci consolano sui rischi ma soprattutto sulla possibilità di ridurli, nell'aspirazione di giungere al cosiddetto rischio zero.
I racconti di Martigues (Francia), di Teckomatorp (Svezia, sede della BT-Kemi), di Bitterfield (Germania, sede della Bayer) e di Pàncevo (Yugoslavia), aiutano a collocare Marghera in un contesto di industria e di rischio chimico meno stretto. Mal comune non fa gaudio, quando si parla di tumori, malformazioni, mutazioni genetiche, intossicazioni di massa, disastri ambientali e sociali, ma uscire dalla prospettiva locale aiuta a intravedere, forse, soluzioni migliori e possibili.
Teckomatorp, demolita dopo un grave incidente chimico nel 1976, è adesso un lussureggiante parco di svago: forse il caso più suggestivo, anche se il meno immediatamente perseguibile. Martigues condivide con Venezia la presenza di un polo chimico a pochi passi da una destinazione turistica balneare e storico-artistica. Pàncevo, bombardata nel 1999 come punto di forza energetico della Belgrado serba, ci dimostra il rischio chimico in caso di "attacco terrorista". Un catalogo educativo. Certo, spaventarsi troppo non aiuta ad essere lucidi nella ricerca di alternative, ma il Parlamento Europeo è un buon garante contro le soluzioni estreme e gli eccessi d'allarme. La Direttiva Reach, secondo alcuni è fin troppo annacquata, secondo altri una tappa, che è meglio aver raggiunto piuttosto che niente.
Un punto rilevante di questa Direttiva, i tempi previsti per il suo pieno regime, ci riporta puntualmente al caso di Marghera. Reach dovrebbe "partire" nel 2008 e completare i propri effetti nel 2020: per il nostro polo, e per il ciclo del cloro in particolare, l'anno di grazia 2015 ha generato non poche reazioni tra i diversi attori locali (Regione, Provincia, Comune, Aziende, Sindacati, Assemblea Permanente e così via). Viene naturale considerare che "stiamo uscendo" da alcuni cicli chimici altamente pericolosi, dobbiamo prendere tempo perchè ciò avvenga.

Nel caso di Marghera, si parla moltissimo di bonifiche, di nuove produzioni e di ricerca applicata. Tenere insieme la questione delle sostanze chimiche (il primario interesse della Direttiva Reach) e le questioni, più complesse, del futuro industriale locale potrebbe rendere meno astratte alcune affermazioni.
Per esempio quella sulla produzione di idrogeno, di cui si parla addirittura in termini di distretto o di parco, e che comunque ha a che fare col ciclo del cloro e col fosgene. Per esempio quella sulla ricerca applicata e sulle nuove tecnologie che potrebbero/dovrebbero avere a che fare anche con la chimica autorizzabile: le sostanze e i processi produttivi che la Direttiva Reach riconosca come compatibili, ammesso che ci siano interessi a condurre tali ricerche e/o tali produzioni a Marghera. Le due fasi potrebbero, in via teorica, anche non coabitare: si ricerca a Marghera senza più produrre? È ciò di cui si occupa INCA il Consorzio interuniversitario che ha sede a Vega. È ciò che si intende con Distretto della Conoscenza?
La Direttiva Reach potrebbe avere a che fare con le stesse bonifiche: dicono che occorra conoscere il nemico (l'inquinamento chimico, i rifiuti tossici) per combatterlo. La Direttiva non può risolvere, certamente, la questione sul futuro sviluppo dell'area di Marghera, della Città e del Veneto: come qualcuno ha ricordato, nell'incontro di sabato 11, un conto è difendere i posti di lavoro del polo chimico (forse, nel 2020, un'altra generazione di addetti sarà pensionabile), un conto è costruire lavoro per il futuro. Nella chimica verde, come si dice oggi, nella ricerca chimica o in altre industrie a rischio zero.
Un'altra chimica è possibile?

Per chi ne voglia sapere di più, dalle carte del Convegno, trascriviamo:

europa.eu.int/comm
www.minerva.unito.it
www.sriconsulting.com
venus.unive.it/inca
www.margheraonline.it
www.greenpeace.it



Isabella Scaramuzzi, marzo 2006


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