L'economia della terraferma veneziana


Foto di Daniele Resini (Insula, Marsilio 2002)

 

Cosa indaghiamo

Obiettivo della ricerca, voluta dall'Assessorato alle Attività produttive del Comune di Venezia, era di verificare consistenza, caratteri e recenti tendenze dell'economia della terraferma veneziana, con specifico riferimento all'area urbana di Mestre.
Il tema, che poteva rappresentare un esercizio di ricerca abbastanza consueto nell'ambito delle analisi economiche e territoriali, ha dovuto affrontare problematiche piuttosto complesse. A partire, innanzitutto, dalla difficoltà di delimitare in termini geografici ed economici l'area di Mestre come preciso "oggetto di studio". Oltre ai tradizionali problemi di disponibilità di dati statistici disaggregati, sono subito emerse le strette relazioni fra i diversi ambiti del territorio veneziano, che hanno reso molto incerti i confini urbani dell'area da indagare.

Ancor più complesso, tuttavia, è stato il tentativo di ricostruire gli elementi di una identità in positivo rispetto alle tradizionali rappresentazioni di Mestre come "periferia" di qualcos'altro. Un'idea corrente di Mestre è infatti quella di un quartiere urbano cresciuto all'ombra di due città - Venezia e Marghera - dai caratteri molto forti ancorché fra loro contrastanti. Sullo sfondo di questa identità debole, Mestre risente anche dello sviluppo della città diffusa del Nord Est, di cui condivide, più di Venezia e Marghera, molti tratti caratteristici, anche se non viene riconosciuta la sua reale funzione di centro di organizzazione di area vasta.

Uno dei rischi della ricerca era quindi quello di assumere l'area di Mestre come la componente più debole di un sistema metropolitano condizionato da tre polarità forti: la città storica di Venezia, con il suo ruolo politico e culturale, la sua proiezione internazionale, il suo straordinario patrimonio storico e artistico che la rende una delle principali mete turistiche al mondo; la città industriale di Marghera, sede storica della grande industria di base, che da tempo sta attraversando una fase di profonde trasformazioni produttive e sociali, e che continua tuttora a condizionare il dibattito sull'economia dell'entroterra veneziano; la città diffusa e la rete dei distretti del Nord Est, modello di sviluppo che negli anni '90 ha catalizzato le attenzioni di studiosi e operatori.

Data questa situazione, la ricerca poteva correre due rischi fatali: il primo era di analizzare Mestre come area a sé stante, isolata dal sistema di relazioni economiche e territoriali di cui è invece una componente importante; il secondo era di osservare Mestre dalla prospettiva degli altri nuclei urbani che la circondano, schiacciando la sua identità al ruolo di periferia che non sa diventare città storica, né città industriale ma neanche fino in fondo città diffusa.

 

Una con la forza di tre

navilio attraccato

 

Come indaghiamo

La ricerca ha così impostato la lettura dell'economia urbana focalizzando l'attenzione sulle specificità, storiche e recenti dello sviluppo produttivo di Mestre, cercando di evitare, per quanto possibile, di isolare Mestre dalle altre parti di città con le quali è da sempre in relazione. Questa opzione di metodo è particolarmente significativa per il contesto di analisi. Ogni città, infatti, è componente di un sistema di relazioni più ampio, all'interno del quale si istituiscono flussi di scambio (di persone, merci, servizi, informazioni) che, di conseguenza, danno vita ad uno specifico sistema di divisione funzionale e territoriale del lavoro.
Analizzare un sistema locale urbano in modo indipendente dal suo contesto di relazioni metropolitane, rischia di non mettere in luce le specificità di quel sistema locale. Il problema di individuare specificità e relazioni dell'economia urbana di Mestre ha dunque rappresentato il filo conduttore della ricerca, fino a diventare, in un certo modo, un risultato esso stesso della ricerca: la città di Mestre costituisce sempre più una componente specifica (un insieme di specifici cluster produttivi) di un ampio sistema di relazioni metropolitane che, a partire da quelle di più corto raggio con gli altri nuclei urbani del comune di Venezia, estende i suoi confini ben oltre la provincia di Venezia. Ciò è dimostrato dai fattori demografici, economici ed urbanistici che sono stati oggetto di specifico approfondimento di analisi, sia attraverso l'elaborazione e la lettura dei dati statistici, sia attraverso l'indagine campionaria ad imprese localizzate nell'area urbana di Mestre e le interviste effettuate a testimoni privilegiati.

La ricerca

Mestre, oggi, è una città, non più solo una periferia o un quartiere urbano. Ha una base economica moderna, una rete diffusa di servizi, una buona dotazione di infrastrutture. Anche il confronto del profilo economico di Mestre con le città di Padova e Treviso mette in luce più somiglianze che differenze. E questo nonostante il confronto comporti per Mestre l'esclusione delle attività terziarie di Venezia Centro Storico e di quelle più prettamente industriali localizzate a Marghera.

La ricerca ha evidenziato inoltre come l'integrazione con Venezia continui a giocare per l'economia di Mestre un ruolo fondamentale, che va forse anche oltre la consapevolezza degli operatori locali, intervistati nel corso del lavoro. Venezia continua infatti a rappresentare un'area di mercato per molte attività insediate a Mestre, come quelle commerciali, immobiliari, edilizie, di accoglienza turistica e degli stessi studi professionali. Ha creato e continua a generare per Mestre un insieme di esternalità positive che l'economia urbana di Mestre ha da tempo imparato a gestire con intelligenza e creatività, e di cui di fatto gode, reciprocamente, la stessa città storica di Venezia. Allo stesso modo, molto forti risultano essere le relazioni con i centri urbani dell'area metropolitana veneziana e, in generale, con la provincia di Venezia.

Mestre si conferma, pertanto, come parte di un sistema territoriale ampio all'interno del quale è sempre più difficile individuare confini precisi e stabili, tanto che le sue funzioni produttive risultano sempre più legate da relazioni di interdipendenza di area vasta, che spesso superano la stessa scala provinciale, e ciò è confermato sia dall'analisi delle dinamiche demografiche che da quelle storiche ed economiche approfondite dalla ricerca. Ne deriva che una politica per lo sviluppo economico della città di Mestre dovrebbe avere come priorità il rafforzamento di queste relazioni metropolitane, che significa anche giocare con maggiore convinzione il proprio ruolo nei progetti di integrazione di Venezia con l'area centrale del Veneto.

 

La dinamica demografica

Le caratteristiche produttive

Gli esiti delle interviste telefoniche

Il territorio mestrino

 

La dinamica demografica

Ripercorre le diverse tappe dell'andamento demografico della terraferma veneziana, e con essa del nucleo di Mestre, contribuisce a rendere esplicite le diverse fasi dell'espansione del centro urbano di terraferma.
Ricordare come la terraferma del comune di Venezia abbia avuto uno sviluppo assai rapido e fortemente caratterizzato nei decenni che hanno seguito il primo e il secondo dopoguerra, è cosa ormai nota. Da piccola città di meno di 50.000 abitanti, all'inizio degli anni venti, la terraferma tocca i 100.000 residenti nei primi anni cinquanta e arriva al suo massimo di popolazione nel 1975 con 210.674 abitanti, assorbendo l'esodo dal Centro Storico. In questo processo di crescita giocano un ruolo fondamentale lo sviluppo della grande industria a Marghera - che proprio nella seconda metà degli anni '70 tocca l'apice dell'occupazione - e il progressivo declino demografico di Venezia. È dunque questo un lungo periodo durante il quale Mestre vede crescere in misura straordinaria la sua dimensione urbana in base a fenomeni che solo marginalmente ha generato in modo autonomo.

 

Popolazione residente nel comune di Venezia, per zone, in anni diversi

AnniCentro StoricoEstuarioTerrafermaTotale comune
1921 159.262 26.769 37.419223.450
1951 174.808 44.037 96.966 315.811
1975 104.206 49.670 210.674 364.550
1981 93.598 49.203 206.707 349.663
1991 76.644 47.057 190.136 313.967
2001* 65.695 32.183 176.290 274.168
* Il dato del 2001 è al netto della popolazione di
Cavallino - Treporti divenuto comune autonomo nel 1999,
con distacco da Venezia.

Fonte: Comune di Venezia, Ufficio Statistico
A partire dagli anni '80 anche Mestre inizia un lento processo di erosione demografica, solo in parte attenuato nella seconda metà degli anni '90. Nell'arco di venti anni, dal 1981 al 2001, Mestre perde 24 mila abitanti, passando da 172mila a 148mila unità, il 14% in meno del valore iniziale. Tale trend negativo prosegue con la stessa intensità sia nel decennio tra 1981 e 1991, sia in quello successivo.

 

Popolazione residente nella terraferma veneziana e nella sola Mestre, e variazioni %

Pop. ResidenteVariazioni %
1981 1991 2001 81/91 91/01 81/01
Terraferma 206.707 190.136 176.290 -8,0 -7,3 -14,7
di cui Mestre 172.124 158.794 148.124 -7,7 -6,7 -13,9
Fonte: elaborazione dati del Comune di Venezia, Ufficio Statistico
Questo processo, tuttavia, non può essere letto con la tradizionale chiave del declino urbano ma può invece trovare una più adeguata spiegazione guardando la prospettiva "metropolitana" dei processi territoriali.
L'area di Mestre continua infatti a mostrare saldi attivi nei confronti del Centro Storico di Venezia, ma la sua dimensione economica e sociale ha oramai raggiunto una soglia in grado di generare processi di spillover non più contenibili all'interno dei confini comunali. La perdita di popolazione, a partire dagli anni '80, è un fenomeno che Mestre condivide con la maggior parte delle città capoluogo, ed è l'esito dello sviluppo al suo interno di "funzioni centrali" - industriali, commerciali e di servizio - che concorrono nel mercato immobiliare con quelle residenziali, selezionando perciò la disponibilità a pagare della domanda. In questo quadro, un ruolo importante è svolto dalla disponibilità dei comuni di cintura nell'accogliere la nuova domanda residenziale originata dallo sviluppo terziario e commerciale della città capoluogo.
L'espansione demografica, che dal capoluogo aveva interessato inizialmente i comuni di prima cintura urbana (7 comuni: Marcon, Martellago, Mira, Mirano, Mogliano, Salzano e Spinea), cresciuti dell'11% dal 1980 al 2000, si sposta progressivamente a quelli di seconda cintura (10 comuni: Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Meolo, Noale, Pianiga, Quarto, S.Maria di Sala e Scorzè) dove, nell'ultimo decennio del secolo, si registra un incremento di 10.000 unità, con un tasso di crescita del 10%.

È noto che in Italia, e in particolare nelle regioni del nord, dopo una fase di intensa urbanizzazione, a partire dagli anni '80 i processi di incremento demografico non hanno tanto più le grandi città, ma hanno investito le zone a più bassa concentrazione abitativa, a partire dalle prime cinture urbane. Mestre non sembra estranea a tale dinamica, e gli andamenti demografici più recenti sembrano essere ascrivibili ad un processo di disurbanizzazione comune a molte altre città italiane, e non costituiscono pertanto una peculiarità del territorio veneziano.
Quanto si verifica a Venezia, si riscontra anche nelle altre due realtà urbane limitrofe di Padova e di Treviso, dove i fenomeni di incremento demografico della prima fascia urbana sono ancor più accentuati rispetto a quanto si verifica nell'area veneziana.
Per il comune dei Venezia complessivamente considerato è senz'altro l'ambito insulare a far registrare una maggior contrazione demografica, ma si è visto che tale trend ha interessato nel tempo anche la terraferma veneziana e il nucleo di Mestre. Questo, come è stato già analizzato, continua a perdere popolazione anche tra 1991 e 2001, e tale dinamica accomuna la città di terraferma agli altri due centri di Padova e Treviso. Il fenomeno persiste e Mestre, da questo punto di vista, presenta le stesse caratteristiche demografiche delle altre città venete limitrofe, non dissimili da quelle di altri centri italiani (grandi aree urbane, ma anche città di medie dimensioni) capoluoghi di province, che in particolare nell'ultimo decennio hanno vissuto fasi, più o meno intense, di disurbanizzazione in favore dell'hinterland.

 

Le caratteristiche produttive

Guardando più direttamente alle dinamiche economiche di Mestre si osserva come nella seconda metà degli anni '90 siano intervenuti fenomeni nuovi e interessanti.
Crescono in misura rilevante le imprese sia nell'industria che nel terziario, al punto che l'area mestrina raggiunge nel 2001 il primato all'interno del comune di Venezia, superando per numero di imprese l'area del Centro Storico. E anche se l'impatto occupazionale non risulta in termini aggregati particolarmente significativo, ciò che in realtà avviene è una trasformazione dell'economia urbana che mette in luce alcune vocazioni produttive e di servizio a lungo coltivate, ma che solo negli ultimi anni trovano le condizioni per emergere e consolidarsi nello spazio urbano di Mestre.
Ripercorriamo le singole tappe, a partire da quanto emerge dal censimento del 1991, che consente di estrapolare facilmente Mestre dal resto del comune di Venezia e di analizzare quindi, in modo compiuto, le caratteristiche produttive del nucleo urbano di terraferma.

 

Unità locali e addetti per settore e area - 1991

SettoriProvincia (no Ve)MestreMargheraResto del comuneVenezia (comune)
u.l.addettiu.l.addettiu.l.addettiu.l.addettiu.l.addetti
Primario 851 2.179 13 75 1 2 18 317 31 392
Secondario 11.738 66.643 1.270 7.835 413 19.885 2.014 31.438 3.284 39.273
Terziario 23.242 58.541 6.215 29.174 1.189 7.358 7.627 43.224 13.842 72.938
Pubblico 1.871 21.234 784 9.529 108 1.627 752 16.928 1.536 26.457
Totale 37.702 148.597 8.282 46.613 1.711 28.872 10.411 91.907 18.693 139.060
Fonte: ns elab. su dati Istat

 

Alla data del censimento operano a Mestre 8.282 unità locali, con 49.153 addetti, ovvero il 44% del totale comunale in termini di unità locali, e il 35% in termini di posti di lavoro. La prevalenza del settore terziario (75% per le unità locali e 63% per gli addetti) connota fortemente la struttura economica mestrina, contraddistinguendola da Marghera che detiene la quota più elevata di occupati nel secondario industriale.

 

Composizione % delle unità locali e degli addetti per settori e aree: Venezia e Provincia 1991

SettoriProvincia (no Ve)MestreMargheraResto del comuneVenezia (comune)
u.l.addettiu.l.addettiu.l.addettiu.l.addettiu.l.addetti
Primario 2,3% 1,5% 0,2% 0,2% 0,1% 0,0% 0,2% 0,3% 0,2% 0,3%
Secondario 31,1% 44,8% 15,4% 16,6% 24,1% 68,9% 19,3% 34,2% 17,6% 28,2%
Terziario 61,5% 39,4% 75,2% 63,0% 69,5% 25,5% 73,1% 47,0% 74,0% 52,5%
Pubblico 5,2% 14,3% 9,3% 20,2% 6,3% 5,6% 7,4% 18,4% 8,2% 19,0%
Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

 

La struttura economica di Mestre è molto simile a quella del resto della provincia, caratterizzata da piccole e numerose unità locali (u.l.) operanti nel terziario, e da un numero inferiore di unità di grandi dimensioni, attive nel secondario. Tra le attività del terziario, a Mestre si distinguono il commercio al dettaglio, le attività professionali e quelle legate ai trasporti e alle comunicazioni. Si rileva, inoltre, una certa concentrazione di attività tipiche del centro città, come poste e telecomunicazioni, studi professionali, ai quali si affiancano le attività immobiliari, di informatica, le organizzazioni associative e le altre attività di servizi.
Il secondario è invece costituito da u.l. abbastanza circoscritte per tipologia produttiva, per lo più afferenti al manifatturiero tradizionale (alimentari, tessile, editoria, macchinari e apparecchi), e ciò in ragione del fatto che l'analisi considera una porzione limitata del territorio comunale, dalla quale è esclusa sia la vasta area industriale di Porto Marghera che gli insediamenti diffusi che insistono negli ambiti limitrofi, a maggiore caratterizzazione industriale e con una più ampia articolazione delle produzioni.
Resta da evidenziare come al 1991, il peso del comparto terziario assuma a Mestre un livello ben più significativo di quello complessivamente rivestito dal nucleo urbano nella struttura economica del comune (il 44% delle unità locali e il 35% degli addetti, come si è detto), a conferma della caratterizzazione di Mestre quale centro di servizi, destinati al resto del comune di Venezia ed oltre. In particolare, la rilevanza di Mestre sulla struttura economica del comune si rileva in tutti i settori produttivi, con particolare riferimento a quello pubblico così come all'edilizia, al commercio, alle attività finanziarie, alle attività professionali e ai trasporti.
Il confronto con i due centri capoluoghi di provincia prossimi a Venezia, Padova e Treviso, fa emergere più similitudini che non diversità tra i tre nuclei urbani, nonostante l'analisi penalizzi Mestre per l'esclusione di importanti realtà produttive secondarie localizzate a Porto Marghera e delle attività del Centro Storico.

 

Tasso di specializzazione occupazionale per settori - Mestre, Padova e Treviso - 1991


 

Avvalendosi di indici di specializzazione appositamente costruiti, si evidenzia al 1991 un'effettiva analogia tra le strutture produttive delle tre aree urbane - Mestre, Padova e Treviso - tanto che i tassi di specializzazione coincidono sia per le attività professionali che per il settore energetico, per le costruzioni e per alberghi e i ristoranti, mentre per i trasporti Mestre presenta un tasso di ben 10 punti percentuali più alto rispetto a Padova e Treviso La struttura del terziario a Mestre è molto simile a quella degli altri due comuni considerati, con una specializzazione nel commercio al dettaglio, nel turismo, nei trasporti marittimi e nelle comunicazioni.

Procedendo nell'analisi per tappe temporali, la lettura dei dati relativi a tutto il territorio comunale al 1996 (nonostante i Censimenti al 1991 e al 1996 siano di natura leggermente diversa, è comunque possibile effettuare dei confronti, in maniera aggregata su base comunale) permette di delineare l'evoluzione dell'economia dell'intero comune e, indirettamente, di evidenziare le specificità delle singole realtà comunali.
Tra 1991 e 1996 il comune di Venezia complessivamente considerato registra una crescita delle attività economiche proprie di Mestre, al 1991: industria alimentare, tessile, mobili, terziario professionale, trasporti. Nonostante i dati non consentano di estrapolare Mestre dal resto del comune di Venezia, non sembra che tale nucleo urbano abbia modificato nel quinquennio le sue specializzazioni produttive, che piuttosto sembrano consolidarsi, rafforzando i caratteri peculiari di una realtà urbana articolata e composita.
Anche il confronto con i due comuni capoluoghi limitrofi, Padova e Treviso, fa emergere alcune conferme rispetto a quanto già rilevato nel 1991 per la sola Mestre. L'analisi evidenzia per il comune di Venezia complessivamente considerato un livello di specializzazione più alto e il mantenimento del primato nell'ambito dell'attività di ristorazione (alberghi e ristoranti 10% rispetto all'1% e al 2% di Padova e Treviso) e logistica (trasporti 20% contro il 10% di Padova e Treviso), mentre diminuisce la specializzazione occupazionale per le attività professionali. Cercando di evidenziare alcuni elementi di specificità, pur nell'incertezza del confronto tra elementi non omogenei nel tempo, si può affermare che nella prima metà degli anni '90 Mestre presenti notevoli analogie con la struttura economica di Padova e Treviso, ma risulta meno specializzata nei settori terziari più innovativi e nel comparto manifatturiero. La vera specializzazione dell'area mestrina rispetto agli altri due agglomerati urbani limitrofi la si riscontra nel commercio, nei pubblici servizi e nei trasporti e comunicazione, che risultano l'ambito economico di eccellenza di Mestre.

L'analisi per aree sub comunali più aggiornata, in assenza dei dati definitivi disaggregati del Censimento 2001, è riferita al 1998, su base Infocamere.
I dati del 1998 confermano il rilievo di Mestre nella struttura economica del comune, soprattutto per quanto riguarda le attività del terziario, con il 70% delle u.l. e degli addetti comunali. Più in generale, l'economia mestrina sembra mantenere inalterate le proprie peculiarità produttive rispetto a quanto rilevato nel 1991, con un tessuto di imprese di piccole e medie dimensioni che operano nel commercio e nei trasporti, confermando il ruolo della città di terraferma come importante centro intermodale e come fulcro della rete distributiva del comune di Venezia.

 

Unità locali e addetti per settore e area - 1998

SettoriResto della provinciaMestreResto del comuneVenezia
u.l.addettiu.l.addettiu.l.addettiu.l.addetti
Primario 17.028 21.365 634 818 854 1.702 1.488 2.520
Secondario 14.876 71.026 2.486 10.174 3.414 24.434 5.900 34.608
Terziario 27.815 68.061 9.060 28.647 10.185 40.412 19.245 69.059
Pubblico 209 1.320 145 1.083 85 1.951 230 3.034
Totale 59.928 161.772 12.325 40.722 14.538 68.499 26.863 109.221
Fonte: nostra elaborazione su dati Infocamere

 

Infine, i dati -provvisori-- del Censimento 2001, seppure molto aggregati, sembrano confermare una volta di più la connotazione terziaria, già rilevata in precedenza, del territorio veneziano e, nello specifico, dell'area mestrina. La stessa sorte, tra l'altro, sembra aver interessato sia Padova che Treviso, anch'esse investite da un crescente processo di terziarizzazione. Ancora una volta, dunque, vengono rilevate forti analogie tra Mestre, Padova e Treviso, che mettono in luce la spiccata connotazione "urbana" della prima e la sua crescente importanza come centro direzionale e logistico, che, nel corso degli anni ha sviluppato forti relazioni di interscambio sia nell'area provinciale che in quella regionale.

 

Gli esiti delle interviste telefoniche

Dall'esame delle diverse fonti statistiche considerate, malgrado la difficoltà di svolgere analisi e confronti puntuali e di pervenire a risultati certi, emerge una tendenza di fondo: la città di Mestre sta complessificando la sua struttura economica, ed assume una importanza sempre più rilevante nel contesto in cui è inserita, specie in quello comunale e nelle relazioni di carattere metropolitano.
Per approfondire la conoscenza dei principali aspetti della realtà produttiva operante a Mestre e giungere ad una valutazione aggiornata della stessa, all'interno del lavoro sono state effettuate delle interviste telefoniche rivolte ad un campione significativo di aziende, suddivise in cluster in modo da rappresentare al meglio la situazione attuale del sistema produttivo locale.
Sono stati così individuati otto cluster produttivi, cioè raggruppamenti di attività economiche che, oltre ad avere un peso rilevante nello sviluppo di Mestre, contribuiscono a qualificare il ruolo economico della città in un sistema più vasto di interdipendenze territoriali. Si tratta delle attività legate al turismo, alla logistica produttiva e commerciale, all'edilizia e all'intermediazione immobiliare, al settore pubblico-amministrativo, al terziario avanzato, agli studi professionali, ai servizi alle imprese e, infine, alla manifattura.
Questi cluster sono stati selezionati sulla base dell'analisi delle dinamiche delle imprese e degli addetti nell'area mestrina nella seconda metà degli anni '90 e su alcuni di essi è stata poi effettuata un'analisi in profondità attraverso indagine campionaria e interviste a testimoni privilegiati.
Fra i raggruppamenti di attività sui quali è stata sviluppata l'indagine troviamo gli studi professionali e i servizi alle imprese, che costituiscono per numero di imprese la componente prevalente nell'economia di Mestre, e il cui ambito di mercato nella maggioranza dei casi si sviluppa a scala metropolitana.
Troviamo poi le imprese di trasporto e logistica, fra cui rientrano anche i servizi di magazzinaggio e del commercio all'ingrosso, e che negli ultimi anni sono cresciute in misura considerevole soprattutto nell'ambito dei servizi per il trasporto aereo e marittimo.
Per quanto riguarda il settore secondario, lo slancio maggiore è dimostrato dalle attività legate all'edilizia e all'impiantistica, per le quali è ancora rilevante il legame con il Centro Storico di Venezia, dove molte di queste imprese avevano prima la sede e dove ancora mantengono una parte considerevole del loro mercato.
Così come il legame con Venezia si conferma importante nella crescita dei servizi turistici nell'area mestrina, anche se in questo ambito sono emersi interessanti segmenti di attività - come la gestione dei servizi di out going e la promozione del turismo congressuale - che vede Mestre come distretto specializzato a scala regionale, in grado di costruire relazioni di complementarietà, e non più solo di dipendenza, con Venezia.
Mestre è dunque oggi a tutti gli effetti una città compiuta, dotata di una rete diffusa di servizi, una buona specializzazione di infrastrutture. Tra i fattori di vantaggio nella localizzazione della propria attività a Mestre le imprese intervistate indicano, in ordine di importanza, l'accessibilità alle reti stradali, la ricca offerta di servizi alle imprese, un ambiente imprenditoriale stimolante, una notevole vivacità culturale.

La ricerca evidenzia come l'integrazione con Venezia continui a giocare per l'economia di Mestre un ruolo fondamentale. Venezia continua infatti a rappresentare un'area di mercato per molte attività insediate a Mestre. L'area mestrina può da sola godere di dotazioni infrastrutturali di prim'ordine, sia per quanto riguarda l'accessibilità che la localizzazione a Mestre di servizi pubblici, scientifico-tecnologici e culturali, strettamente legati al ruolo istituzionale di Venezia. Perciò, l'autonomia che i cluster produttivi cresciuti nella città di Mestre hanno guadagnato nel tempo non implica una indipendenza dal fattore Venezia, quanto piuttosto un rapporto di crescente e reciproca complementarietà, che non lascia spazio a prospettive di variazioni amministrative tra le due entità urbane.

 

Il territorio mestrino

Descrivere e, ancor prima riconoscere, il territorio mestrino è compito non banale. Solo recentemente è emersa la necessità di mettere ordine nelle parti di tale territorio nel quale, a partire dagli anni '70-'80, si era presentata l'opportunità di utilizzare aree marginali per lo svolgimento di attività "altre" rispetto al focus costituito dalla zona industriale e portuale di Porto Marghera. Fino a quel momento, era proprio quest'ultima a svolgere un ruolo fondamentale nell'economia locale, e non solo. Più recentemente, le occasioni di sviluppo urbanistico e la inadeguatezza degli strumenti di regolazione dell'attività edilizia hanno determinato l'occasione di rileggerne e ridefinirne le prospettive.
Ma che cosa è successo negli ultimi vent'anni nei due principali nuclei che compongono la terraferma? Cosa è diventata Mestre? Parte urbana e parte industriale della (delle) città sono solo contigue fisicamente o hanno anche qualche interazione funzionale? Un ruolo strategico appare particolarmente significativo per talune funzioni. Esso è oggi riconoscibile, ma non è frutto di una programmazione, o di un progetto esplicito, e sembra determinato spontaneamente con la localizzazione progressiva e lo sviluppo di funzioni che negli ultimi decenni si sono concentrate nell'area mestrina e nelle sue parti limitrofe. Si tratta di un ruolo favorito da dinamiche di sviluppo e processi economici non solo locali che, per contro, hanno sacrificato altre funzioni di eccellenza che avevano fino ad un paio di decenni fa caratterizzato quasi univocamente l'area, ovvero quelle delle industrie di base fordiste.

Mestre è considerata, a ragione, un agglomerato multifunzionale formatosi troppo in fretta, in modo caotico. Il suo tessuto urbano appare illeggibile perché privo di quell'ordine formale che nasce anche da lente e distinte stratificazioni storiche e che caratterizza altre città, con un disegno pianificatorio insufficiente a stabilire funzioni, ruoli e specializzazioni in grado di definire un ordinamento urbano.
Mestre ha "bruciato" in fretta le tappe dell'urbanizzazione: dalla dominanza dell'industrializzazione tradizionale, alla sua crisi e al decollo del nuovo terziario, dal violento incremento demografico e dell'immigrazione da Venezia e dai comuni dell'entroterra, alla più recente stasi e diminuzione della popolazione verso le cinture urbane, comunque accompagnata da una certa crescita edilizia, non sempre di qualità.

Una sintesi dei principali interventi del periodo più recente (ultimi 20 anni del secolo scorso) ben rappresenta il tenore dei mutamenti che hanno caratterizzato Mestre. Il numero delle trasformazioni attuate è tutt'altro che trascurabile. Gli interventi legati alla residenza privata sono ben localizzabili e risultano particolarmente intensi negli anni '80. Si tratta di un periodo chiave per la terraferma mestrina. Il periodo della svolta, in cui il passaggio dalla quantità, dallo standard di dotazione dei servizi passa alla qualità ed alla ricerca di spazi diversi, anche residenziali.
Gli anni '90 appaiono ancora tesi alla ricerca di una maggiore qualità dell'abitare e del vivere urbano. Anche in campo residenziale vi sono esperienze progettuali che cercano di dare adeguata risposta alla cronica carenza di tipologie edilizie di alto livello. Domanda che però spesso rimane inevasa, comportando l'esodo verso i comuni di cintura, come emerge anche dalle dinamiche demografiche, pronti ad accogliere l'espansione dal nucleo urbano principale. Degli stessi anni la ricerca di maggiore decentramento ed efficienza nei servizi pubblici.
Sul fronte della mobilità, dotte analisi e pianificazione reiterata, senza che si riesca a conseguire un reale miglioramento nella vivibilità di Mestre rispetto al traffico veicolare, sia di attraversamento che di mobilità interna all'area urbana.

Gli interventi più recenti sono quelli che coronano un periodo estremamente positivo per l'area mestrina. Tra questi, la nuova aerostazione e lo sviluppo prospettato su Tessera, o il tema dei collegamenti da Fusina e Tessera con Venezia e il litorale. Nelle aree più centrali è certamente da segnalare il Centro Culturale Candiani, che mette fine ad una incompiuta storica.
L'area di via Torino, la sua rivitalizzazione, ha trovato recentemente vigore nel nuovo collegamento oltre il Canal Salso, con il ponte realizzato contestualmente alla definizione del piano di recupero all'interno del quale si trovano l'Hotel-Darsena Laguna Palace e la futura realizzazione del Parco di Altobello. Poco distante si andrà configurando la seconda fase di riqualificazione dell'asse Canal Salso sino a Piazza Barche. Al termine del Canal Salso Forte Marghera ed oltre, trova attuazione il Parco di San Giuliano, vero evento territoriale per estensione e progettualità, collegato al Bosco di Mestre. Più lontano, ma molto vicina, Venezia. Due parti dello stesso territorio, verso uno stesso futuro, due affacci sullo stesso mare: la laguna di Venezia.

L'immagine attuale di Mestre è quella di una città che, anche sotto il profilo estetico e dell'arredo urbano, ha compiuto negli ultimi anni notevoli progressi, che hanno contribuito a migliorarne l'aspetto e la percezione come centro urbano compiuto.
Tale dinamica va ancor più valorizzata dato che quello che è accaduto - e accade ancora oggi - è una crescita qualitativa che, assieme alla recuperata centralità e specificità urbana della città, non nega la relazione stretta con le altre parti del territorio circostante, sia comunale che di cintura. Anzi, valorizza ed esalta le singole specificità territoriali e punta ad essere il nodo, centrale, che le mette in relazione.
Mestre, è tale da identificare una città diffusa o, meglio, una città-arcipelago nella nebulosa veneta Da un lato, la fitta rete di collegamenti infrastrutturali e relazioni con le altre città confinanti in un continuum urbano. Dall'altro, si riscontra l'effettiva continuità abitativa ed economica con il territorio circostante e con le parti eterogenee costituenti il territorio comunale di Venezia.
La città di Mestre, vive una densa ed importante relazione con Venezia, che si esplica anche nella disponibilità del nucleo urbano di terraferma ad accogliere la localizzazione di funzioni urbane trasferite dalla città insulare.
Il forte legame tra Mestre (e la terraferma) e la città insulare ha generato, nel corso degli anni, il riconoscimento di una città bipolare. Significative iniziative economiche si sono localizzate da un lato, nelle aree strategiche sulla testa di ponte di Venezia (P.le Roma, Tronchetto, Marittima, S. Marta e S. Basilio) e, dall'altro, nella zona del Parco Scientifico e Tecnologico Vega. A questi due ambiti fondamentali se ne aggiunge un terzo, individuabile nell'area di Via Torino, dove, oltre ad attività terziarie e direzionali di grande importanza si è ormai consolidata anche la presenza del polo universitario, con l'insediamento di dipartimenti dei due Atenei veneziani.
Il legame che lega le diverse parti del comune assume pertanto connotazioni molteplici, di natura funzionale, gestionale, ed infrastrutturale, ma anche di importante integrazione e complementarietà fisico-territoriale.

Conclusioni

Dall'insieme delle informazioni assunte tramite interviste telefoniche emerge un quadro in parte coincidente con quanto rappresentato dall'analisi dei dati statistici, in parte, forse, inatteso. Mestre costituisce, oggi, una realtà urbana consolidata, caratterizzata da una struttura economica articolata e complessa, che va assumendo importanza crescente sia rispetto al territorio comunale, sia rispetto al contesto territoriale limitrofo, per il quale rappresenta il nucleo di riferimento per funzioni e servizi di scala metropolitana.
Quello che non emerge con altrettanta chiarezza, invece, è la relazione tra la città di terraferma e il contesto territoriale più vasto, provinciale e regionale, né traspare in maniera distinta quale sia il ruolo specifico di Mestre e quali i rapporti con i vicini capoluoghi di provincia e con il resto della regione.
Non pare esistano progetti specifici che si propongono di collocare Mestre in un contesto più ampio, e di immaginare per la stessa un ruolo specifico nel vasto sistema territoriale nel quale la città è fisicamente inserita. Dalle interviste e dai colloqui diretti, ma anche dall'insieme dei progetti che riguardano diverse aree all'interno della città, non risulta che sia stata pensata esplicitamente la collocazione della stessa nell'ambito di un confronto competitivo con atre realtà urbane esterne e non emergono, se non marginalmente, funzioni che travalicano l'ambito locale e metropolitano.

Malgrado ciò, i nuovi progetti che interessano la città risultano importanti. È possibile che l'insieme delle nuove dotazioni possano costituire un fattore per attrarre attività, servizi, funzioni provenienti anche dall'esterno e rivolti ad un mercato vasto. Le trasformazioni del tessuto urbano che ne deriveranno, potrebbero in qualche modo costituire una precondizione per consentire un salto di livello e per collocare la città ad una scala territoriale più ampia.
In questo senso, le potenzialità connesse alla localizzazione favorevole della città rispetto ai mercati dell'est Europa, lungo le direttrici di traffico più importanti e rispetto a due dei principali nodi infrastrutturali del nord est, quali porto ed aeroporto, possono rappresentare, se opportunamente guidate, una occasione di sviluppo da non sottovalutare. L'articolata struttura insediativa della città di terraferma offre soluzioni e potenzialità molto diversificate per accogliere funzioni urbane di diversa specializzazione e livello, ma non è detto che ciò avvenga in maniera "spontanea".

Non va trascurato, inoltre, come l'ulteriore sviluppo dell'università, ma anche i grandi interventi urbani e i vasti spazi destinati a verde si inseriscano in parte in questa logica delle "precondizioni" per un futuro ruolo specializzato di Mestre e della terraferma nel suo complesso, nella competitività tra centri, ovvero nelle relazioni metropolitane che potrebbero emergere.
Per "rimediare" ad alcuni guasti del passato, serve un salto di scala, avviando iniziative complesse che puntino alla diversificazione e al rafforzamento della struttura produttiva locale, scontando eventualmente un esito dilazionato nel tempo delle iniziative e degli investimenti attivati. Mestre, ora, è in grado di poter esprimere pienamente un potenziale sviluppo terziario moderno, e di essere in grado di attrarre molte attività di livello più elevato e complesso. Per far ciò, la previsione di contenitori più o meno vasti e adeguati per le nuove funzioni deve rientrare in uno scenario di obiettivi di ampio raggio, puntando a selezionare, tra le diverse funzioni insediabili, quelle di qualità più elevata, all'interno di una visione chiara e di una programmazione attenta per il futuro della città.

La pianificazione urbanistica ha svolto talvolta consapevolmente, ma sovente senza volerlo, un ruolo fondamentale e ha condizionato lo sviluppo della città in tutte le sue parti. In realtà la mancata definizione di un disegno programmatico esplicito è stata determinante per lo sviluppo di Mestre.
L'evoluzione della terraferma nel Novecento e l'impianto strutturale e infrastrutturale che ne è derivato, hanno condizionato, e condizioneranno ancora per molto tempo, le dinamiche economiche, sociali, nonché l'evoluzione produttiva dell'area.
Per favorire la localizzazione di funzioni in parte innovative rispetto alla presenza, diffusa e consolidata di piccole imprese localizzate nel centro della città, sono necessari ambiti e spazi vasti, e probabilmente occorre riconvertire aree attualmente destinate ad usi poco congruenti con la centralità delle localizzazioni.
In questo senso potrebbero esser fondamentali quegli spazi che si renderanno disponibili entro un certo lasso di tempo, a seguito della rilocalizzazione di funzioni ora presenti in aree centrali della città (ad esempio l'area attualmente occupata dall'ospedale Umberto I una volta realizzato il nuovo compendio ospedaliero a Zelarino e l'area altrettanto centrale dell'ex deposito ACTV in via Torino), o nelle aree della zona industriale di Marghera e del quartiere urbano limitrofo.
L'obiettivo è di recuperare almeno gli ambiti dove molte attività e funzioni terziarie e direzionali, hanno trovato localizzazione già in passato, e che risultano funzionali ai grandi centri urbani. Il riferimento è alla presenza di una serie di attività richieste da una conurbazione residenziale costituita da un continuum insediativo con almeno mezzo milione di abitanti, cioè i centri commerciali, gli spazi espositivi che sono localizzati nella parte sud del territorio di terraferma, tra il quartiere urbano di Marghera, la zona industriale e la Romea.
Ma grande rilievo hanno anche le attività direzionali e le funzioni che si sono già collocate o che andranno a collocarsi nel prossimo futuro, in un'area in via di rilevante trasformazione, quale l'asta compresa tra Via Torino e Via Ca' Marcello, verso Via Forte Marghera, ed oltre, al di là della 'cesura' di Via della Libertà, il VEGA Parco Scientifico Tecnologico.
E ancora, verso est, grande attenzione va posta alle prospettive di sviluppo del nodo aeroportuale, sia alle attività e funzioni espressamente collegate all'aerostazione, che a quelle relative al futuro insediamento di altre importanti strutture urbane, quali lo stadio, i teminali di accesso alla città lagunare e le attività complementari.

È in questo spazio dilatato, rivolto a Venezia e all'entroterra regionale, che vi sono molti più margini di libertà per impostare e risolvere le questioni necessarie per fare di Mestre non solo una località amena, ma anche un centro (il centro) di eccellenza nel contesto che va da Venezia a Treviso e Padova, ed ancora oltre verso lo spazio regionale, nazionale e globale.
Per far ciò serve però una visione chiara delle prospettive di sviluppo per la città, e l'attuazione di politiche mirate, che puntino al rafforzamento delle relazioni metropolitane e alla integrazione della città con l'area centrale del Veneto.

Autore e consultazione del lavoro

La sintesi è stata curata da Giuseppina Di Monte.

Pe ulteriori approfondimenti sulla realtà mestrina, si rinvia alla consultazione del capitolo 15. Fondaco Venezia "Mestre che cambia".

 

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