Anno 2003 | Dinamica 2003-2002 | ||||||
Arrivi | Presenze | PM | Arrivi | Presenze | % | % | |
Centro Storico | 1.546.867 | 3.829.285 | 2,48 | 65.137 | 242.071 | 4,40 | 6,75 |
Lido | 182.327 | 527.598 | 2,89 | -9.766 | 12.224 | -5,08 | 2,37 |
Terraferma | 1.019.539 | 1.855.529 | 1,82 | -28.158 | -74.988 | -2,69 | -3,88 |
Cavallino | 564.591 | 5.320.800 | 9,42 | -41.361 | -393.640 | -6,83 | -6,89 |
Brenta | 126.789 | 245.289 | 1,93 | -1.010 | 249 | -0,79 | 0,10 |
Altro | 88.143 | 197.126 | 2,24 | -2.527 | 11.077 | -2,79 | 5,95 |
TOTALE APT | 3.528.256 | 11.975.627 | 3,39 | -17.685 | -203.007 | -0,50 | -1,67 |
COMUNE VENEZIA | 2.748.733 | 6.212.412 | 2,26 | 27.213 | 179.307 | 1,00 | 2,97 |
Un altro anno di tenuta, dopo un 2002 che portava su di se i peggiori effetti "dopo l'11 settembre" e l'inizio di un ciclo di insicurezza e di stasi economica riconosciuto a livello globale. Il nostro sistema ospitale, un colosso tra le città d'arte e le spiagge, regge alla crisi, mostra interessanti segnali della propria robustezza ma anche delle debolezze intrinseche; mostra anche quali tratti dello scenario internazionale siano in forte trasformazione.
Vediamoli.
Si conferma che la Terraferma veneziana, Mestre e Marghera, è il punto debole del sistema: dopo un 2002 in cui si confermava uno straordinario 2001, nel 2003 registriamo un cedimento del 3.9 (solo leggermente meno negativi gli arrivi -2.7%). Questa parte di capoluogo si sta allontanando dai 2 milioni di presenze che erano stati abbordati nella gloriosa overture del Secolo. Siamo ancora su ragguardevoli posizioni, ma il segnale negativo potrebbe confermarsi nel 2004. Poiché si è da più parti convenuto che la crisi in terraferma sia un combinato-disposto della crisi generale di consumo turistico e della reazione adottata dalla città antica, con un'inedita competizione sul prezzo (a parità di costi è evidente che un cliente sceglie di dormire sul Canal Grande piuttosto che sul Canal Salso), il dato negativo deve preoccupare l'intero sistema.
Questione di prezzi, ma anche di servizi offerti e di rapporto costo-qualità, come del resto conferma (a scala nazionale) il direttore generale del TCI (Nuova Venezia, 8 settembre).
Questione di eccesso di offerta (si veda COSES Documento n. 536/04 a cura di E. Barbiani e G. Zanon) immessa sul mercato in un momento di stasi dei consumi. Sarebbe interessante vedere come si è mossa la saturazione netta delle camere e se davvero i nuovi colossi hotellieri e la minuta costellazione di extralberghieri hanno redistribuito una "fetta più piccola" tra un numero maggiore di operatori.
Questione di un parco ricettivo invecchiato o inadatto ai gruppi e al esigenze emergenti dei viaggiatori.
Questione di nuove formule di viaggio, soggiorno e mobilità interna ai sistemi locali. Lo studio Ciset COSES del 2003 ha descritto con pignoleria la regione ricettiva intorno alla città antica, lungo gli assi Brenta, Terraglio, Piave: un grande bacino di accoglienza, ricco di posti letto e di soluzioni diversificate per qualità e prezzo che competono sicuramente nell'attrarre il turista, soprattutto rispetto alla città di Terraferma.
Per i due anni poco felici di Cavallino, un'assoluta primatista delle spiagge mediterranee, le cause sono sicuramente diverse e in prima battuta imputabili al mercato di lingua tedesca. Con un calo, nel 2003, del 7% decisamente più robusto di quello del 2002 (-3%) il comune litoraneo (separato da Venezia ma incluso nell'APT) dimentica i quasi 6 milioni di notti turistiche dell'inizio Secolo, che l'avevano eletto a leader della costa veneziana e a quasi-fenomeno (per la sua netta specializzazione open-air).
E se di Mestre-Marghera possiamo dire che sia in larga parte dipendente dal pivot centro storico, questo non vale affatto per il Litorale nord che fa riferimento ad altri segmenti di mercato (rari gli statunitensi e i giapponesi ospiti eccellenti di Venezia) e ad altri modelli di vacanza. Anche se la gita "fuori tenda" a Venezia è ricorrente per un campeggiatore di Cavallino, non è questo che aumenta o riduce il suo movimento complessivo. La crisi economica della Germania è nota, ma anche in questo caso (come per Mestre) si palesa un effetto concorrenza, che viene d'oltremare: il ritorno a tutto tondo delle coste slave nel mercato della vacanza balneare (dopo le guerre), con le loro risorse meno usurate e soprattutto con dei prezzi (ancora e nonostante tutto) vantaggiosi. (secondo dati riportati dalla stampa, i prezzi della voce campeggi, in comune di Venezia, sono aumentati del 25.8% tra dicembre 2001 e agosto 2004). Può darsi che ci siano anche forti politiche promozionali e distributive da parte di coloro che hanno investito nel rilancio della Slovenia e della Croazia: capitali europei di varia origine che riferendosi a gruppi organizzati producono sui mercati effetti più immediati e più vistosi delle singole politiche nostrane. Anche se a Cavallino non si può certo criticare la mancanza di iniziative sui mercati, attraverso una "storia" di interventi collegiali e associati che hanno prodotto successi per oltre 20 anni.
Andando più a fondo del caso Cavallino sarebbe opportuno analizzare quali nazionalità, oltre Germania e Austria, abbiano avuto un comportamento recessivo e quali invece, a cominciare dagli italiani, abbiano contribuito a contenere il danno.
Così come non sarebbe saggio abbandonare la specializzazione open air (per rincorrere altri modelli ricettivi, che comunque perdono clientela su tutta la costa veneziana) sarebbe improvvido disertare il grande bacino tedesco, regalandolo all'altra sponda dell'adriatico. Tuttavia, come noto, avere un ventaglio più ampio e più forte di clienti, di varia origine e di vario stile, garantisce maggiore flessibilità per reagire alle crisi (cicliche).
Lo stesso discorso può essere fatto per il Centro Storico che (invertendo una tendenza che aveva preoccupato nel 2002, con un calo del 4%) guadagna presenze, in misura addirittura significativa +6.7% (solo 4% in più di arrivi) e aumenta anche la permanenza media: una tendenza che si stabilizza (pur con valori impercettibili) e potrebbe rivelare novità impensabili fino a decennio scorso. Si riduce il mordi e fuggi? La politica sui prezzi influisce sulla durata del soggiorno? Sono cambiati i tipi di turisti? L'extralberghiero comincia a pesare di più (costa meno e si sta di più)?
Al momento non disponiamo di dati disaggregati per località-nazionalità e possiamo solo ipotizzare alcune tendenze, sulla base del dato complessivo APT.
Se guardiamo alle nazionalità elettive del centro storico e il settore alberghiero (nonostante l'exploit post giubileo, nella città antica l'extralberghiero ufficiale è ancora quantitativamente ridotto rispetto al dominio di hotellerie) abbiamo un calo degli USA (oltre il 5%) e più forte del Giappone (oltre 18%), mentre tocca agli italiani colmare le perdite (aumentano del 5% sul totale APT) insieme ad un florilegio di nazionalità molto varie. Curioso il calo, nell'APT, della Cina che aveva promesso molto negli anni precedenti: il gigante risvegliato e gli 8 milioni di "ricchi" che secondo i media sarebbero ogni anno pronti a viaggiare, forse, devono essere "invitati" nelle nostre destinazioni con maggiore impegno, chiarezza e determinazione. Speriamo che il volo Venezia-Pechino, promesso da Alitalia non risenta delle cruciali difficoltà d'azienda; speriamo che l'ufficializzazione dell'Italia come destinazione autorizzata sia seguita da azioni locali distinte e tempestive.
Alcuni spunti sul cambio di clientela ci aiutano a guardare oltre la crisi di un modello: gli statunitensi aumentano (a scala di APT) nelle strutture extralberghiere, quasi del 21%, una novità pressoché assoluta, dato lo stile di soggiorno che ha contraddistinto finora questi clienti (grandi hotel, gruppi, tour). Forse la crescita di nuove formule come il B&B e le case in affitto stanno "recuperando" proprio quel mercato ricco e fedele che rischiava di contrarsi e disaffezionarsi. Poiché questo avviene in generale nelle città d'arte, si potrebbe rovesciare il giudizio allarmistico e negativo dato in questi anni alla ricettività diffusa.
All'opposto è interessante che i tedeschi, grande disertori dell'open air (leggi Cavallino), crescano nell'alberghiero di quasi 20 punti percentuali (a scala APT).
Questi indizi vanno indagati con molta più attenzione, disaggregazione e cautela di quanto non si possa fare qui, in un veloce scenario descrittivo.
La Riviera del Brenta, che nel 2002 non aveva avuto buone performance (-7%) è la località più stabile di APT, con una perdita inferiore all'1% solo negli arrivi (anche qui, dunque si allunga il soggiorno, sebbene in misura impercettibile). L'insieme delle località che formato questa insolita "destinazione fluviale", aveva arrestato nel 2002 un ciclo di crescita percentualmente costante oltre il 2% annuo, consolidato sulle 250.000 presenze. Le molteplici iniziative che in questi anni si sono sviluppate lungo la Riviera potrebbero aver contribuito a "mantenere le quote" e aver diversificato i segmenti di domanda: sono verifiche che vale la pena di fare sui dati disaggregati. È comunque difficile pensare che nel quadro di stasi generale si possa conquistare una significativa quota di mercato aggiuntivo: è più probabile che una politica di area, legata alla Terraferma e a Venezia, possa generare benefici "spalmati", tali da garantire e consolidare la tenuta dei notevoli traguardi raggiunti.
Infine il Lido di Venezia mostra una decisa inversione di rotta rispetto al 2002, anno nerissimo (aveva perduto il 14% delle presenze): aumenta del 2.4% le notti ma perde il 5% degli arrivi con un aumento del soggiorno che arriva vicino a 3. Una combinazione insolita (il Lido funziona da quartiere di Venezia e ha la permanenza media delle città d'arte, inferiore a 2 notti) che potrebbe rivelare trasformazioni molto interessanti nel ruolo di questa parte urbana lagunare. Effetto Biennale? Quest'anno ci ha detto Croff le presenze hotelliere nei 15 giorni del cinema sono cresciute del 30%. Attrattiva delle nuove formule B&B e appartamenti? Durante la Mostra del Cinema al Lido non è possibile trovare nemmeno una stanza libera, mentre il passaparola sugli appartamenti in locazione è ormai un soundtrack molto forte, tra addetti ai lavori e accreditati.
Forse anche la ristrutturazione dell'hotellerie, visibile per chi passeggi nell'isola dorata e riconosca sotto nuove patine i vecchi storici alberghi bell'epoque, e le politiche di catena (Westin, Best Western…..) hanno contribuito ad un benefico shock, invocato da tempo.
Infine, secondo la nostra convinzione che la ricettività diffusa in provincia (fuori dalle località riconosciute come turistiche) sia una componente troppo trascurata nelle analisi, diciamo qualcosa sugli "altri comuni" (l'area sud del Brenta, la prima cintura mestrina, i confini con le province di Padova e Treviso, l'area dell'aeroporto e dei centri commerciali). Il movimento è schizofrenico, aumentano le presenze del 6% e calano gli arrivi del 3%, complessivamente si tratta di quasi 200.000 presenze (poco meno del Brenta, meno di metà del Lido) con una permanenza media "cittadina" di 2.2 notti. Si tratta di visitatori pendolari diretti al centro storico? Sono ospiti business legati alle imprese del nordest? Nascondono un uso improprio dell'hotellerie, come residenza temporanea di lavoratori o di emergenza per immigrati? E come mai mentre la Terraferma del capoluogo perde clienti, le sue cinture vicine e lontane acquistano pernottamenti? I dati per comune e la saturazione delle camere, insieme ai segmenti nazionali potrebbero aiutarci a rispondere.
Aggiornamento!
QED Come volevasi dimostrare.
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