Turismo - I dati del 2003.
Non è mai troppo tardi

Cosa indaghiamo

Potremmo pensare che ci sia di mezzo il Destino, nell'inaudito ritardo con cui sono disponibili i dati sul movimento turistico delle nostre località: il fatto che proprio nelle due annate grigie, che hanno seguito la crisi internazionale del 2001, la Regione del Veneto abbia inceppato il sistema informatizzato di raccolta e trattamento dati, causa il cambio di contratto per l'assegnazione del servizio all'esterno. Quasi a non voler sapere come sono andate le stagioni, non avere i consuntivi ufficiali e attendibili, discutere solo di sondaggi, percezioni, indagini spot, proiezioni più o meno attendibili e grida giornalistiche che si contraddicono, mese dopo mese.
Quando poi i dati arrivano, come avviene ora per l'APT di Venezia, rispetto all'intero anno 2003, non sembrano così disastrosi come ci eravamo aspettati, sull'onda dei media, di qualche operatore, di qualche amministratore, delle sensazioni che noi stessi abbiamo avuto di spiagge più libere, lungomare meno affollati, montagne quasi deserte, meno tedeschi, più italiani dappertutto.
Intanto, per il 2004 la cui stagione balneare sta finendo con un (inatteso) sfolgorante settembre (che potrebbe mandare in pareggio le perdite estive), siamo all'inserimento del mese di febbraio.

Diamo i numeri

Il 2003 nelle località di APT Venezia è stato un anno di ristagno, leggermente negativo per le presenze -1.7% e meno per gli arrivi -0.5%, con un calo, dunque, della permanenza media di pochi decimi (si attesta su 3.4 giorni, dai 2.4 del centro storico ai 9.4 di Cavallino).

APT Venezia 2004 - Movimento turistico 2003 per zone

Anno 2003Dinamica 2003-2002
ArriviPresenzePMArriviPresenze%%
Centro Storico 1.546.8673.829.2852,4865.137 242.071 4,40 6,75
Lido 182.327527.598 2,89-9.766 12.224 -5,08 2,37
Terraferma 1.019.5391.855.5291,82-28.158 -74.988 -2,69 -3,88
Cavallino564.5915.320.8009,42-41.361 -393.640 -6,83 -6,89
Brenta 126.789 245.2891,93 -1.010 249 -0,79 0,10
Altro 88.143197.1262,24 -2.527 11.077 -2,79 5,95
TOTALE APT 3.528.256 11.975.627 3,39 -17.685 -203.007 -0,50 -1,67
COMUNE VENEZIA 2.748.733 6.212.412 2,26 27.213 179.307 1,00 2,97

Elabora: COSES 2004 su dati APT Venezia anni diversi
(Consultare anche il Fondaco Turismo).

 

Un altro anno di tenuta, dopo un 2002 che portava su di se i peggiori effetti "dopo l'11 settembre" e l'inizio di un ciclo di insicurezza e di stasi economica riconosciuto a livello globale. Il nostro sistema ospitale, un colosso tra le città d'arte e le spiagge, regge alla crisi, mostra interessanti segnali della propria robustezza ma anche delle debolezze intrinseche; mostra anche quali tratti dello scenario internazionale siano in forte trasformazione.
Vediamoli.

Si conferma che la Terraferma veneziana, Mestre e Marghera, è il punto debole del sistema: dopo un 2002 in cui si confermava uno straordinario 2001, nel 2003 registriamo un cedimento del 3.9 (solo leggermente meno negativi gli arrivi -2.7%). Questa parte di capoluogo si sta allontanando dai 2 milioni di presenze che erano stati abbordati nella gloriosa overture del Secolo. Siamo ancora su ragguardevoli posizioni, ma il segnale negativo potrebbe confermarsi nel 2004. Poiché si è da più parti convenuto che la crisi in terraferma sia un combinato-disposto della crisi generale di consumo turistico e della reazione adottata dalla città antica, con un'inedita competizione sul prezzo (a parità di costi è evidente che un cliente sceglie di dormire sul Canal Grande piuttosto che sul Canal Salso), il dato negativo deve preoccupare l'intero sistema.
Questione di prezzi, ma anche di servizi offerti e di rapporto costo-qualità, come del resto conferma (a scala nazionale) il direttore generale del TCI (Nuova Venezia, 8 settembre).
Questione di eccesso di offerta (si veda COSES Documento n. 536/04 a cura di E. Barbiani e G. Zanon) immessa sul mercato in un momento di stasi dei consumi. Sarebbe interessante vedere come si è mossa la saturazione netta delle camere e se davvero i nuovi colossi hotellieri e la minuta costellazione di extralberghieri hanno redistribuito una "fetta più piccola" tra un numero maggiore di operatori.
Questione di un parco ricettivo invecchiato o inadatto ai gruppi e al esigenze emergenti dei viaggiatori.
Questione di nuove formule di viaggio, soggiorno e mobilità interna ai sistemi locali. Lo studio Ciset COSES del 2003 ha descritto con pignoleria la regione ricettiva intorno alla città antica, lungo gli assi Brenta, Terraglio, Piave: un grande bacino di accoglienza, ricco di posti letto e di soluzioni diversificate per qualità e prezzo che competono sicuramente nell'attrarre il turista, soprattutto rispetto alla città di Terraferma.

Per i due anni poco felici di Cavallino, un'assoluta primatista delle spiagge mediterranee, le cause sono sicuramente diverse e in prima battuta imputabili al mercato di lingua tedesca. Con un calo, nel 2003, del 7% decisamente più robusto di quello del 2002 (-3%) il comune litoraneo (separato da Venezia ma incluso nell'APT) dimentica i quasi 6 milioni di notti turistiche dell'inizio Secolo, che l'avevano eletto a leader della costa veneziana e a quasi-fenomeno (per la sua netta specializzazione open-air). E se di Mestre-Marghera possiamo dire che sia in larga parte dipendente dal pivot centro storico, questo non vale affatto per il Litorale nord che fa riferimento ad altri segmenti di mercato (rari gli statunitensi e i giapponesi ospiti eccellenti di Venezia) e ad altri modelli di vacanza. Anche se la gita "fuori tenda" a Venezia è ricorrente per un campeggiatore di Cavallino, non è questo che aumenta o riduce il suo movimento complessivo. La crisi economica della Germania è nota, ma anche in questo caso (come per Mestre) si palesa un effetto concorrenza, che viene d'oltremare: il ritorno a tutto tondo delle coste slave nel mercato della vacanza balneare (dopo le guerre), con le loro risorse meno usurate e soprattutto con dei prezzi (ancora e nonostante tutto) vantaggiosi. (secondo dati riportati dalla stampa, i prezzi della voce campeggi, in comune di Venezia, sono aumentati del 25.8% tra dicembre 2001 e agosto 2004). Può darsi che ci siano anche forti politiche promozionali e distributive da parte di coloro che hanno investito nel rilancio della Slovenia e della Croazia: capitali europei di varia origine che riferendosi a gruppi organizzati producono sui mercati effetti più immediati e più vistosi delle singole politiche nostrane. Anche se a Cavallino non si può certo criticare la mancanza di iniziative sui mercati, attraverso una "storia" di interventi collegiali e associati che hanno prodotto successi per oltre 20 anni.
Andando più a fondo del caso Cavallino sarebbe opportuno analizzare quali nazionalità, oltre Germania e Austria, abbiano avuto un comportamento recessivo e quali invece, a cominciare dagli italiani, abbiano contribuito a contenere il danno.
Così come non sarebbe saggio abbandonare la specializzazione open air (per rincorrere altri modelli ricettivi, che comunque perdono clientela su tutta la costa veneziana) sarebbe improvvido disertare il grande bacino tedesco, regalandolo all'altra sponda dell'adriatico. Tuttavia, come noto, avere un ventaglio più ampio e più forte di clienti, di varia origine e di vario stile, garantisce maggiore flessibilità per reagire alle crisi (cicliche).

Lo stesso discorso può essere fatto per il Centro Storico che (invertendo una tendenza che aveva preoccupato nel 2002, con un calo del 4%) guadagna presenze, in misura addirittura significativa +6.7% (solo 4% in più di arrivi) e aumenta anche la permanenza media: una tendenza che si stabilizza (pur con valori impercettibili) e potrebbe rivelare novità impensabili fino a decennio scorso. Si riduce il mordi e fuggi? La politica sui prezzi influisce sulla durata del soggiorno? Sono cambiati i tipi di turisti? L'extralberghiero comincia a pesare di più (costa meno e si sta di più)?

Al momento non disponiamo di dati disaggregati per località-nazionalità e possiamo solo ipotizzare alcune tendenze, sulla base del dato complessivo APT.
Se guardiamo alle nazionalità elettive del centro storico e il settore alberghiero (nonostante l'exploit post giubileo, nella città antica l'extralberghiero ufficiale è ancora quantitativamente ridotto rispetto al dominio di hotellerie) abbiamo un calo degli USA (oltre il 5%) e più forte del Giappone (oltre 18%), mentre tocca agli italiani colmare le perdite (aumentano del 5% sul totale APT) insieme ad un florilegio di nazionalità molto varie. Curioso il calo, nell'APT, della Cina che aveva promesso molto negli anni precedenti: il gigante risvegliato e gli 8 milioni di "ricchi" che secondo i media sarebbero ogni anno pronti a viaggiare, forse, devono essere "invitati" nelle nostre destinazioni con maggiore impegno, chiarezza e determinazione. Speriamo che il volo Venezia-Pechino, promesso da Alitalia non risenta delle cruciali difficoltà d'azienda; speriamo che l'ufficializzazione dell'Italia come destinazione autorizzata sia seguita da azioni locali distinte e tempestive.

 

APT di Venezia - Arrivi per zone (1998-2003)

Fonte: APT anni diversi - Elabora: COSES 2004

 

APT di Venezia - Presenze per zone (1998-2003)

Fonte: APT anni diversi - Elabora: COSES 2004

 

APT di Venezia - Permanenza media per zone (1998-2003)

Fonte: APT anni diversi - Elabora: COSES 2004

 

Alcuni spunti sul cambio di clientela ci aiutano a guardare oltre la crisi di un modello: gli statunitensi aumentano (a scala di APT) nelle strutture extralberghiere, quasi del 21%, una novità pressoché assoluta, dato lo stile di soggiorno che ha contraddistinto finora questi clienti (grandi hotel, gruppi, tour). Forse la crescita di nuove formule come il B&B e le case in affitto stanno "recuperando" proprio quel mercato ricco e fedele che rischiava di contrarsi e disaffezionarsi. Poiché questo avviene in generale nelle città d'arte, si potrebbe rovesciare il giudizio allarmistico e negativo dato in questi anni alla ricettività diffusa.
All'opposto è interessante che i tedeschi, grande disertori dell'open air (leggi Cavallino), crescano nell'alberghiero di quasi 20 punti percentuali (a scala APT).
Questi indizi vanno indagati con molta più attenzione, disaggregazione e cautela di quanto non si possa fare qui, in un veloce scenario descrittivo.

La Riviera del Brenta, che nel 2002 non aveva avuto buone performance (-7%) è la località più stabile di APT, con una perdita inferiore all'1% solo negli arrivi (anche qui, dunque si allunga il soggiorno, sebbene in misura impercettibile). L'insieme delle località che formato questa insolita "destinazione fluviale", aveva arrestato nel 2002 un ciclo di crescita percentualmente costante oltre il 2% annuo, consolidato sulle 250.000 presenze. Le molteplici iniziative che in questi anni si sono sviluppate lungo la Riviera potrebbero aver contribuito a "mantenere le quote" e aver diversificato i segmenti di domanda: sono verifiche che vale la pena di fare sui dati disaggregati. È comunque difficile pensare che nel quadro di stasi generale si possa conquistare una significativa quota di mercato aggiuntivo: è più probabile che una politica di area, legata alla Terraferma e a Venezia, possa generare benefici "spalmati", tali da garantire e consolidare la tenuta dei notevoli traguardi raggiunti.

Infine il Lido di Venezia mostra una decisa inversione di rotta rispetto al 2002, anno nerissimo (aveva perduto il 14% delle presenze): aumenta del 2.4% le notti ma perde il 5% degli arrivi con un aumento del soggiorno che arriva vicino a 3. Una combinazione insolita (il Lido funziona da quartiere di Venezia e ha la permanenza media delle città d'arte, inferiore a 2 notti) che potrebbe rivelare trasformazioni molto interessanti nel ruolo di questa parte urbana lagunare. Effetto Biennale? Quest'anno ci ha detto Croff le presenze hotelliere nei 15 giorni del cinema sono cresciute del 30%. Attrattiva delle nuove formule B&B e appartamenti? Durante la Mostra del Cinema al Lido non è possibile trovare nemmeno una stanza libera, mentre il passaparola sugli appartamenti in locazione è ormai un soundtrack molto forte, tra addetti ai lavori e accreditati.
Forse anche la ristrutturazione dell'hotellerie, visibile per chi passeggi nell'isola dorata e riconosca sotto nuove patine i vecchi storici alberghi bell'epoque, e le politiche di catena (Westin, Best Western…..) hanno contribuito ad un benefico shock, invocato da tempo.

Infine, secondo la nostra convinzione che la ricettività diffusa in provincia (fuori dalle località riconosciute come turistiche) sia una componente troppo trascurata nelle analisi, diciamo qualcosa sugli "altri comuni" (l'area sud del Brenta, la prima cintura mestrina, i confini con le province di Padova e Treviso, l'area dell'aeroporto e dei centri commerciali). Il movimento è schizofrenico, aumentano le presenze del 6% e calano gli arrivi del 3%, complessivamente si tratta di quasi 200.000 presenze (poco meno del Brenta, meno di metà del Lido) con una permanenza media "cittadina" di 2.2 notti. Si tratta di visitatori pendolari diretti al centro storico? Sono ospiti business legati alle imprese del nordest? Nascondono un uso improprio dell'hotellerie, come residenza temporanea di lavoratori o di emergenza per immigrati? E come mai mentre la Terraferma del capoluogo perde clienti, le sue cinture vicine e lontane acquistano pernottamenti? I dati per comune e la saturazione delle camere, insieme ai segmenti nazionali potrebbero aiutarci a rispondere.

Conclusioni

Insomma. I dati sono proprio necessari, sarebbe meglio che fossero tempestivi, e poi (naturalmente) bisogna che qualcuno li usi per definire le politiche.
Dietro una generica etichetta di crisi ci fanno scoprire come veramente vanno le cose e cosa potremmo fare per migliorarle. Su questo punto concordano gli interventi sulla stampa locale: dal direttore di TCI, al presidente di APT Venezia , all'assessore al Turismo della Provincia.

 

Isabella Scaramuzzi, 2004

 

Aggiornamento!

QED Come volevasi dimostrare.
Appena disponibili, in occasione del Salone ViaggiandumEst V edizione, i dati sui primi 7 mesi del 2004 (la stagione balneare monca del mese clou di agosto e dell'ottimo settembre) risultano meno tragici del previsto (Nuova Venezia 24 settembre). Certo esiste anche un effetto "al lupo al lupo" di preparazione al disastro che, poi, ci fa apparire il piccolo danno quasi come un successo. Quale che sia la strategia comunicativa che ha accompagnato un'estate di allarmi, i cali sulle spiagge della provincia sono ufficialmente contenuti in un range che va dal -8% di Chioggia (un calo abbastanza importante) al -5% di Caorle. La "piccola"' Eraclea (la spiaggia con meno posti letto, meno estensione e più open air) mostra in controtendenza addirittura un +3% di presenze.
La costa veneziana dunque conferma la propria complessità e diversificazione: un elemento di forza già segnalato negli anni Novanta, a ridosso della crisi legata all'eutrofizzazione adriatica (si veda la Ricerca COSES Università di Venezia voluta dall'Amministrazione Provinciale nel 1990).
Per altro al dato delle presenze, in sostanziale calo almeno fino a luglio 2004, fa riscontro una tenuta degli arrivi il cui range di valori oscilla tra un -1% (scarso) a Bibione e Caorle e un -10% a Chioggia (unica spiaggia, insieme ad Eraclea dove la permanenza media cresce).
I commenti giustamente sottolineano come la riduzione dei soggiorni (arrivano gli stessi turisti ma si fermano di meno) sia uno dei sintomi probabili di minore capacità di spesa.
Questa, infatti, viene confermata essere la ragione della stagione poco felice (dopo quella poco felice del 2003): i consumi di tutto il ricco bacino europeo sono in contrazione, con un accento significativo sul mercato di lingua tedesca, primatista assoluto delle nostre spiagge e della vacanza.
Dunque si conferma anche che occorre guardare dentro ai dati complessivi, non solo spiaggia per spiaggia, ma anche nazionalità per nazionalità per dare una spiegazione utile e un senso operativo alle cifre. Per esempio è interessante sapere come Eraclea registra i suoi primati positivi e un allungamento della permanenza (prezzi minori, politiche promozionali, segmenti di clientela, caso?). Così come è urgente capire cosa non funziona a Sottomarina, nonostante una forte clientela italiana che (a scala nazionale) ha garantito una buona tenuta nei confronti degli stranieri.
Occorre disaggregare, per esempio, il cliente alberghiero da quello degli appartamenti che sembrano mostrare tutta la loro inadeguatezza ai nuovi mercati, in ragione della vetustà del patrimonio immobiliare. Questione ampiamente segnalata e descritta nella Ricerca COSES-Ciset del 1999 (cfr. Manente e Scaramuzzi, Le case dei turisti, Il Mulino) ma che sembra essere arrivata al punto di non ritorno. E mentre nelle città d'arte (da noi Venezia) l'extralberghiero delle "nuove formule" come alloggi e B&B sembra recuperare parte delle perdite in altri comparti, nelle spiagge sia l'open air (da noi Cavallino) che gli appartamenti stagionali (segnatamente Sottomarina dove questa tipologia domina incontrastata) mostrano segnali recessivi.
Va anche detto che nei dati ufficiali non possiamo vedere molto dell'universo locativo, poiché come la Ricerca del 1999 aveva valutato, oltre il 30% dell'offerta e della domanda appartiene a quell'area malva di ricettività che il sistema statistico italiano non riesce a mettere "sotto controllo".
Cosa è successo in quest'area malva dell'economia turistica locale, nelle stagioni post-giubilari? E i dati ufficiali sono la punta di un iceberg, che rivela crisi più radicate e importanti, o viceversa è nella parte in ombra del ricettivo veneziano che il turismo continua a tenere e magari a prosperare?
Tre considerazioni conclusive.

  1. La prima è che i dati completi e finali del 2004 ci potrebbero rivelare qualche piacevole sorpresa, data da un ottimo mese di settembre e (come nel caso del Capodanno Jesolano) un effetto bassa stagione in controtendenza rispetto alla "tagione canonica". Senza attenderci un recupero che annulli le perdite potremmo avere dei bilanci abbastanza rassicuranti.
  2. La seconda è che, al contrario del Gattopardo, tutto rimane uguale ma tutto è cambiato: se ci fermiamo ai numeri di contorno continuiamo a non capire niente di come sta cambiando il mercato turistico e di quello che -assolutamente- va fatto per migliorare l'offerta, per competere e per guadagnare.
  3. La terza riguarda quelli che la stampa definisce "i nuovi ricchi", principalmente i decili superiori delle ampie popolazioni emergenti come consumatori turistici (diciamo i Cinesi, Russi e Indiani per capirci).
    In quei paesi si fa presto a raggiungere, con bassissime percentuali, numeri assoluti enormi: capaci di cambiare i connotati alle nostre destinazioni ospitali. Su questo fronte però, la competizione è enorme: e se è difficile "fidelizzare" il cliente tedesco, vicino di casa e affezionato, figuriamoci conquistare un cliente a cui viene offerto di tutto e di più, che arriva da lontano ed è per definizione "footloose": non è mai stato in nessun posto, ha vicino a casa spiagge stupende, è sensibilissimo alle offerte (leggi prezzo). La costa veneziana non può contare solo sul fatto che tra le prime destinazioni desiderate ci sia Venezia: sappiamo che, nonostante il brand e la prossimità, il prodotto balneare non può coincidere con il tour culturale. Il modello "piramidi-mar rosso", o "maya-puerto escondido" è difficile da replicare per la nostra provincia. Per milioni di motivi.

 

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