Tendenze e caratteristiche demografiche nel territorio
dell'Azienda Ulss 12

Le analisi condotte stimolano alcune riflessioni.
Cala la popolazione, un dato strutturale, una tendenza confermata anche negli anni recenti e solo mitigata dalle migrazioni dall'estero che portano nuove famiglie, più minori e più nati: questo è il quadro per Venezia, nulla di nuovo. Ma non è il quadro per gli altri comuni dell'Aulss 12 né per la Venezia non lagunare. Qui invece cresce la popolazione, un effetto però dovuto solo ai flussi degli immigrati. Cresce così l'incidenza degli stranieri sulla popolazione totale, cresce pure l'incidenza dei nati stranieri sul totale dei nati, nel quartiere di Mestre centro ogni 100 bambini nati, 19 sono stranieri e a Marghera poco meno. Aumentano i minori stranieri sul totale dei minori, si è ormai a più del 4%. Le trasformazioni demografiche dipendono e dipenderanno sempre più dai contingenti delle migrazioni, dalla loro stanzialità e durata del progetto migratorio, dalla loro provenienza, dalla loro composizione per genere e caratteristiche delle famiglie. L'immigrazione è una realtà che richiede la progettazione di nuovi servizi tout court, si pensi agli sportelli per gli immigrati, ma soprattutto richiede l'apertura di nuove funzioni presso i servizi più generali. Pediatri, insegnanti, assistenti domiciliari, e più in generale servizi comunali e dell'Aulss si trovano ad offrire prestazioni e servizi a comunità di immigrati con le quali è difficile comunicare non solo per i problemi di lingua, ma anche perché rappresentanti di culture diverse con propri usi e costumi e, in questo contesto, il ruolo della mediazione non può ridursi a mero servizio di traduzione.
La complessità sociale è crescente, il benessere sociale è di gran lunga aumentato negli ultimi decenni, ma i bisogni sociali non sono diminuiti, sono solo mutati e aumentati. Basti pensare che una volta il povero era colui che non aveva mezzi di sostentamento, era il barbone di strada, ora il povero è colui che non ha un reddito uguale o superiore ad una certa soglia stabilita sulla base di parametri che tengono conto degli standard minimi del vivere oggi. Nell'insieme dei poveri possiamo così trovare, oltre ai senza fissa dimora che dormono all'aperto o nei dormitori e mangiano alle mense, lavoratori con stipendi da fame (working poor), disoccupati che non riescono a trovare lavoro, pensionati che non arrivano a fine mese, immigrati espulsi dal sistema produttivo, etc.. I paradossi dello sviluppo economico sono questi e l'altra faccia della medaglia è rappresentata dal calo delle risorse per le politiche di welfare.
Il progresso ha ai suoi vantaggi, viviamo tutti più a lungo, ma abbiamo tutti meno tempo per seguire i nostri anziani e i nuclei familiari hanno sempre più dimensioni ridotte. È venuta a mancare la rete familiare che sosteneva l'anziano nelle fasi più avanzate dell'invecchiamento. Si ricorre agli immigrati ('badanti') se tutto va bene, forza lavoro che costa molto meno di quella autoctona, ma che costa comunque troppo quando è su una pensione minima che devi far stare la spesa. Anziani soli, un dramma.
Sta per finire il periodo delle pensioni retributive, inizierà quello delle pensioni contributive, impensabile farcela con pensioni che saranno assai lontane dall'ammontare dello stipendio: quale futuro ci attende?
Meno male che la pianificazione dei servizi sociali e sanitari è di brevissimo periodo e i dilemmi esistenziali servono solo a dar voce alle nostre inquietudini.