L'incidenza dell'elettorato immigrato sull'elettorato nativo in Veneto

di Stefania Bragato


Cosa indaghiamo

La questione del voto agli immigrati ha sollecitato ad esprimersi anche i ricercatori che studiano l'evoluzione e l'impatto della presenza immigrata nel territorio regionale. Il contributo apportato al dibattito in corso in queste settimane riguarda i numeri, di questo ci occupiamo, del potenziale elettorato e l'incidenza di questo sui votanti e sull'elettorato nativo. Ma prima di fornire alcune "cifre della questione" ci pare doveroso richiamare, avvalendoci dei materiali riportati nella stampa e nei siti specialistici (Molte informazioni per lo più a carattere giuridico sono tratte da www.meltingpot.org che dedica alla questione del voto una apposita sezione del sito), alcuni aspetti essenziali che delineano i termini della questione.

La proposta di modifica dell'articolo 48 della Costituzione avanzata da Alleanza Nazionale prevede l'estensione del diritto di voto attivo e passivo, alle elezioni amministrative comunali, agli stranieri non comunitari (in Italia è previsto l'esercizio del voto ai comunitari dal 1996 in base al D. Lgs del 12 aprile n. 197) che oltre a non essere stati rinviati a giudizio per reati per i quali è obbligatorio o facoltativo l'arresto, sono in possesso di alcuni requisiti: maggiore età, soggiornanti regolarmente in Italia da almeno 6 anni, titolari di un permesso per motivo che consente un numero indeterminato di rinnovi (per lo più permessi per lavoro, per famiglia e per asilo) e percettori di un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari. Il diritto di voto è riconosciuto a coloro che e ne fanno richiesta e che si impegnano a rispettare i principi della Costituzione Italiana.

Va ricordato che l'estensione del diritto di voto ai cittadini extracomunitari era stata prevista nell'articolo 38 del disegno di legge sull'immigrazione presentato alle Camere nel 1997.
Nella versione definitiva della legge, la numero 40 del 1998, l'articolo fu stralciato proprio a seguito di una richiesta tassativa del gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale e i contenuti dell'articolo furono spostati in un apposito disegno di legge costituzionale di revisione dell'articolo 48 della Costituzione.
Ma la proposta di revisione non fu mai esaminata dalle Camere.
Il diritto di voto come formulato dal precedente governo era collegato direttamente al possesso della carta di soggiorno.
La proposta di Alleanza Nazionale, invece, non contiene l'esplicito riferimento ai possessori della carta anche se, tranne che per la certificazione dell'alloggio idoneo, i requisiti richiesti, in un caso per esercitare il diritto di voto e nell'altro per possedere la Carta, sono gli stessi.

L'iniziativa del partito della CdL ha di fatto riaperto la questione sul diritto di voto agli immigrati che vede riaccendersi il dibattito tra i giuristi, tra coloro che sostengono la necessità di una legge di revisione costituzionale (articolo 48) per conferire agli stranieri l'elettorato attivo e passivo e chi, invece, ritiene sia sufficiente una legge ordinaria previa ratifica completa della Convenzione di Strasburgo.
La Convenzione, infatti, è stata resa esecutiva in Italia nel 1994 con esplicita riserva, però, proprio sulla parte dedicata alla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale.
Naturalmente la seconda strada, in quanto più veloce, sarebbe preferibile alla prima.
Tra i giuristi vi è inoltre chi afferma che gli Statuti comunali avendo la stessa forza legislativa delle fonti primarie possono prevedere il diritto di voto degli stranieri, ma altri smentiscono questa possibilità in ragione, come si è detto, della non completa ratifica della Convenzione di Strasburgo.
Dalle notizie apprese, al momento sembra che un solo Comune in Italia (Delia in provincia di Caltanissetta) abbia proceduto alla modifica dello Statuto comunale, mentre molti altri, tra i quali quello di Venezia, hanno iniziato il percorso per la modifica.
Al di là delle questioni legate ai diversi percorsi del diritto che possono portare all'estensione del voto agli stranieri, vi è un principio cardine alla base del diritto di voto e attiene al diritto della persona di poter apportare, tramite il voto, il proprio contributo nella formazione delle rappresentanze di governo del territorio in cui vive, lavora, paga le tasse, manda i figli a scuola e utilizza i servizi nelle modalità stabilite dallo stesso governo.
Ancora più evidente è la discrepanza tra il non diritto al voto e il contratto soggiorno previsto dalla legge 189/2002 che lega ancora di più che in passato la presenza di immigrati al lavoro, presenza quindi che contribuisce alla produzione della ricchezza e all'accrescimento delle risorse finanziarie pubbliche locali e centrali.

Forse è anche perché la collettività è consapevole del contributo apportato dalle comunità immigrate all'intero sistema socio-economico che non sembrano esserci ostacoli da parte dell'opinione pubblica sull'estensione del diritto di voto agli stranieri.

Diamo i numeri

In un sondaggio Demos-Eurisko per La Repubblica, nei giorni scorsi il 74% degli italiani ha espresso consenso al diritto di voto amministrativo agli immigrati.
Ma se si introducesse il diritto di voto agli immigrati quale peso avrebbe sull'elettorato e sui votanti? Dipende.
Occorrerebbe tener conto oltreché della consistenza del nuovo elettorato, anche della propensione al voto delle comunità locali.
Una volta acquisito il diritto, gli immigrati più difficilmente - almeno all'inizio come dimostrano esperienze di altri paesi europei (si veda Caponio T., 2000, "Partecipazione politica" in Zincone G. (a cura di), Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati i Italia, il Mulino, Bologna)- si asterranno dall'esercitarlo mentre, invece, gli elettori nativi mostrano una crescente disaffezione alle urne.
Con i dati a disposizione si è calcolata l'incidenza del nuovo elettorato per provincia tenendo conto dei dati al 2000 sui maggiorenni soggiornanti da almeno 6 anni e di coloro con permesso a tempo indeterminato rapportati all'elettorato e ai votanti risultanti dalle ultime elezioni alla Camera dei deputati (2001).
Entrambi i termini del rapporto presentano imprecisioni che riteniamo non spostino comunque l'esito riscontrato. Vale comunque la pena precisare l'origine di eventuali errori.
La discrepanza degli anni: sicuramente il contingente degli extracomunitari con soggiorno di almeno 6 anni è più elevato al 2001 che al 2000, quindi il rapporto potrebbe essere sottostimato, ma ciò potrebbe in qualche modo trovare compensazione nella sovrastima del numeratore in quanto non si è tenuto conto - anche per la mancanza delle informazioni - del possesso degli altri requisiti, in particolare sul reddito e sull'assenza del rinvio a giudizio, previsti dalla proposta di Alleanza Nazionale.
Per il denominatore si è scelto di considerare l'elettorato e i votanti alla Camera anziché quelli delle elezioni amministrative provinciali per avere dati uniformi per anno. I contingenti degli elettori e dei votanti sono diversi se si considerano le elezioni amministrative provinciali negli anni in cui vengono svolte.
Inoltre, le numerosità degli elettori e dei votanti nelle elezioni amministrative comunali sono difformi da quelli risultanti alle provinciali.
D'altra parte pur essendo il Comune l'ambito di riferimento per il voto agli immigrati, i dati sui permessi di soggiorno, da cui trarre il potenziale elettorato extracomunitario, sono disponibili per provincia e non per Comune di residenza.

 

Cittadini extracomunitari potenzialmente votanti su elettori e votanti elezioni
della Camera dei Deputati anno 2001. Regione Veneto

ProvinciaExtracomunitari
potenzialmente votanti(*)
Elettori Votanti% su elettori% su votanti
Belluno 1.386 200.332 146.240 0,7 0,9
Padova 6.673 720.257 632.207 0,9 1,1
Rovigo 1.122 200.837 174.706 0,6 0,6
Treviso 10.374 675.516 566.137 1,5 1,8
Venezia 4.523 706.088 597.534 0,6 0,8
Verona 13.186 691.217 602.848 1,9 2,2
Vicenza 15.441 653.728 564.044 2,4 2,7
VENETO 52.705 3.847.975 3.283.716 1,4 1,6
(*) Extracomunitari maggiorenni con almeno 6 anni di presenza in Italia ed extracomunitari con permesso a tempo indeterminato
Fonte: elaborazioni COSES su dati Istat 2000 (per extracomunitari)
e Ministero dell'Interno Elezione della Camera dei deputati 2001 (per elettori e votanti)

 

Alla fine del 2000 gli immigrati extracomunitari presenti da almeno 6 anni erano in Veneto circa 53.000 di cui il 74% era concentrato nelle tre province ove l'insediamento della popolazione immigrata è più consistente: Vicenza, Verona e Treviso. In termini di elettorato le tre province pesano invece per circa il 53% del totale veneto. Ciò spiega i valori più elevati delle incidenze calcolate sia sugli elettori che sui votanti registrate nelle tre province venete: Vicenza (rispettivamente 2,4 e 2,7), Verona (1,9 e 2,2) e Treviso (1,5 e 1,8). Minori sono i valori osservati nelle altre aree territoriali: Padova (0,9 e 1,1), Belluno (0,7 e 0,9), Rovigo (0,6 in entrambi i rapporti calcolati) e Venezia (0,6 e 0,8).
In conclusione, come era facile aspettarsi il peso del potenziale nuovo bacino elettorale è piuttosto basso e nella media regionale è attorno all'1,4-1,6%. I dati che abbiamo commentato sono tuttavia esiti di medie provinciali che celano sia concentrazioni della presenza del nuovo elettorato in alcuni comuni piuttosto che in altri, sia percentuali di votanti sull'elettorato difformi tra aree, come si è potuto constatare dai dati per collegio del Ministero dell'Interno (Pubblicazione del Ministero "Elezione della Camera dei deputati, 13 maggio 2001").
Qui si fermano le ipotesi della ricerca: solo i test elettorali potranno dare il risultato reale dell'estensione al voto agli immigrati.

Fonte

Il contributo è un estratto, a cura dell'autrice Stefania Bragato, da COSES Rapporto n. 88/2003 "Relazione sui caratteri strutturali e congiunturali dell'economia e della società in provincia di Venezia 2002-2003". Per saperne di più sulla immigrazione si vedano in questo sito il Fondaco Provincia e il sito OSIV.

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