Tutto il mondo è paese. Anzi città

a cura di I. Scaramuzzi

[…]venivano chiamate Xian (distretto rurale)
agli occhi degli shangaiesi di città (Qu distretto urbano)
quella era campagna […] celano l'idea comune che
forestieri e campagnoli, estranei alla grande Shanghai,
appartengano ad una classe inferiore.

Meng Lang, poeta


E' stato Marco Polo a contaminare il lessico urbano di Shanghai, a tal segno da denominare foresti e campagnoli coloro che abitavano i distretti rurali della cosmopolita capitale?! Anche laggiù, dice il poeta, si trovano gran quantità di villaggi ma anche numerose cittadine, naturalmente dotate di uffici, negozi, ospedali, scuole, fabbriche naturalmente.
Tutto il mondo è paese: speriamo che quando l'area metropolitana di Shanghai verrà analizzata con cura da Venezia - in occasione dell'Expo 2010 - il tema della campagna dentro la città faccia un definitivo salto, concettuale e teorico, fuori dal passato remoto.
Nello stesso numero di Dialoghi Internazionali, in cui è tradotto il contributo di Meng Lang, si legge un'incoraggiante conversazione di Richard Ingersoll, storico dell'architettura, sulla pianta di Milano. La definizione proposta dal Ingersoll di sprawltown - la città sdraiata - sottolinea da un diverso punto di vista lo stesso tema: la diffusione dei caratteri urbani all'intorno, laddove in un tempo più o meno recente stava la campagna, con i villaggi, i paesi, le cittadine, con le industrie.
La città, scrive Ingersoll, non esiste più da 50 anni perché è scomparsa la differenza tra contado e centro […] abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio. […] si è passati dalla città difesa alla città diffusa […] molto simile al disegno di un hardware […] flussi e nodi l'attraversano. Sprawl non è una forma, per quanto possa avere conseguenze formali, ma è un modo di vivere, senza cedere al rischio della perdita di identità o del nomadismo e della perdita dei valori civili. […] per le circa 60 municipalità intorno a Milano, il cui risultato è confusion perché alcuni fatti importanti della città, prima concentrati nel centro, ora sono sparsi nel territorio […] elementi di centralità che producono una cultura civica interessante.
Dice, infine, Ingersoll, ci sono 2 miliardi di turisti nel mondo (foresti) che producono un grande inquinamento antropologico, l'Expo (di Milano) entra in questa dinamica. Se vogliamo un turismo che non distrugga la città è necessario che la produzione sia sempre presente.
Tutto il mondo è paese.

Sulla rivista JAPA dell'American Planning Association n.74/08 il tema urbano-rurale viene declinato secondo un linguaggio tipicamente statunitense: si parla di shrinking cities (città in crisi) e di green belt (una modalità di sub urbanizzazione fortemente incentivata ai tempi del New Deal roosveltiano). Schilling e Logan sostengono che l'impoverimento e la perdita demografica importante, sofferti da grandi città come Detroit, Baltimora, St. Louis, hanno generato un patrimonio cospicuo di immobili vacanti (case non utilizzate) e potrebbero portare ad assumere la cosiddetta infrastruttura verde come supporto al ridisegno delle città: sia nella loro parte centrale (downtown core) sia nelle loro cinture (belt), trasformandole da rust belt in green belt.


Top 20 older industrial cities in population loss
And their residential vacancy characteristics

Fonte: JAPA Journal vol. 74.4. page 452


Non possiamo non osservare con interesse i numeri del declino demografico, che tra 1960 e 2000 hanno valori superiori al 29%, in qualche caso del 54% e in media oltre il 40%. Cifre da far impallidire l'esodo dalla Città Antica di Venezia, soprattutto se si pensa che per queste città USA la taglia e la dimensione metropolitana diluisce drasticamente l'effetto che potremmo riferire alle sole downtown (cuori del cuore urbano). Una consolazione del tipo mal comune, che potrebbe consolare quanti additano nel turismo la causa del declino. Non ci risulta che Detroit, Pittsburg, Cincinnati, Cleveland, Buffalo, Newark siano destinazioni eccellenti, per straordinarie masse di visitatori. Come noto, invece, si tratta di città manifatturiere, che hanno subito la lunga crisi industriale - senza avere l'occasione di rispondere a queste perdite con altre attività, imprese, redditi e occupazioni.
Altrettanto interessante è la porzione di unità immobiliari vacanti (conseguenza della implosione demografica): il 16% in alcuni casi, sul totale del patrimonio (mediamente sopra il 10%); rispetto alle cause di mancato utilizzo, gli altri motivi (esclusa l'attesa di compravendita e/o affitto e la disponibilità per usi stagionali, ricreativi o migratori) riguardano porzioni che variano dal 13% al 44%.


Green infrastructure

Fonte: JAPA Journal vol. 74.4. page 454


Da JAPA si riportano due tabelle: quella del declino demografico e quella dei possibili usi infrastrutturali dello spazio verde.
Quest'ultimo approccio - largamente percorso in Francia dove il verde è divenuto al pari delle strade, ferrovie e telecomunicazioni, una delle infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Paese - è apparso durante gli studi per il Piano territoriale Provinciale, sotto specie di corridoi verdi, rimboschimenti, campagna urbana e riadacquamento di aree bonificate.
Tutto il mondo è paese. Anzi campagna.


di I. Scaramuzzi, Direttore COSES, dicembre 2008


Bibliografia

SCHILLING J. LOGAN J. 2008, Greening the rust belt: a Green infrastructure model for right sizing Americam Shrinking Cities, in APA JOURNAL vol.74.4, Autumn 2008-12-15.
MENG LANG, 2008 Shanghai 2010. Un futuro che ha perduto il suo passato: la città esita, in DIALOGHI INTERNAZIONALI. CITTA' DEL MONDO n. 8, Novembre 2008, Bruno Mondadori.
INGERSOLL R., 2008 Guardando la pianta di Milano. Conversazione con Stefania Battistini, in DIALOGHI INTERNAZIONALI. CITTA' DEL MONDO n. 8, Novembre 2008, Bruno Mondadori.


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