La Banchina dell’Azoto

di Pierpaolo Favaretto

Conosco Marghera da quando avevo 12 anni. Pur non avendo mai abitato lì, ne sentivo spesso gli odori, talvolta sgradevoli. Poi, i racconti di qualche parente che lavorava nelle fabbriche: i cantieri navali Breda, il Monopolio dei Sali, la fabbrica alla banchina azotati.
Il mio primo incontro fisico con la realtà del porto di Marghera avvenne proprio lì: nel punto più vicino a Mestre, dove abitavo vicino alla stazione. Là dove la ferrovia funzionava come l’esofago della zona industriale e del porto. Da poco avevo una nuova bicicletta e l’amicizia con un compagno di classe fece il resto. Mi chiese di andarlo a trovare a casa sua, e mi fornì un indirizzo dal nome veramente curioso: via Banchina dell’Azoto. Non feci domande e subito, una volta a casa, cercai sulla pianta della città. Scoprii che quel luogo non era nella mia città, ma era come se lo fosse.
Non lo conoscevo, anche se lo avevo sempre visto.
Fu così che decisi di andare, partire con la mia bicicletta e scendere la rampa di quel cavalcavia che separava una stessa città.
Due città in una, pensai, una bella fortuna.
Mi chiedevo cosa volesse dire quello strano nome dato a quella via. Appena scesa la rampa vidi il paesaggio che avevo conosciuto dai racconti di uno zio: navi, ma a terra, in costruzione. Ma subito dopo acqua, e navi in acqua. Un paesaggio al quale non ero abituato. Odori acri, suoni striduli, immagini di fumi e ferri arrugginiti. Anche qualche nave lo era. Così, immobili ed arrugginite, sembrava quasi impossibile galleggiassero. Rimasi lì, immobile a guardare e ad annusare quel nuovo mondo così vicino e così diverso. Pensai di avere sbagliato strada. Anzi no, ne ero sicuro. Il mio compagno di classe non poteva abitare lì. Quello non era un posto dove abitare. Poi la conferma nel cartello: "Via Banchina dell’Azoto". Ero arrivato, e ad un centinaio di metri vi era un caseggiato, forse due, prossimi allo specchio d’acqua del canale industriale con le navi ormeggiate ed i motori accesi.
Dalle navi si sbracciavano lunghe funi, enormi, come grandi braccia tese verso la riva. Sulla riva alcuni pescatori e l’acqua scura, impenetrabile.
Poche auto, forse nessuna, ed un silenzio rotto solo dal rumore del vapore degli impianti e dai nastri che trasportavano materiali dalle navi.
Fantastico, non avevo mai visto nulla di simile.
Continuavo a pedalare. Trovata infine l’abitazione suonai il campanello, incredulo che veramente qualcuno potesse abitare là. Mi aprirono ed entrai; la casa e l’accoglienza furono ottime e quell’amicizia durò per un po’ di tempo ancora.
Ogni volta il gioco e lo studio erano intervallati dall’esplorazione del canale, del binario, del sogno di visitare almeno una di quelle navi. La sfida di scorgere se in fondo al canale, o ancora oltre, ve ne fosse una di molto più grande.
Ma da dove venivano quelle navi? Da dove erano entrate?
I gabbiani della laguna e del porto ci facevano compagnia nell’attesa che improbabili pescatori estraessero dall’acqua chissà quale bottino. Quella casa era lì per accogliere i dirigenti di una industria e le loro famiglie; un’industria che utilizzava il porto. Un’industria che oggi non c’è più. Produceva forse fertilizzanti. Mi è capitato tante volte di ripercorrere la Banchina dell ’Azoto, anche di recente. Chissà se in quelle abitazioni vivono ancora delle famiglie.
Quella fabbrica non c’è più: è stata trasferita in Marocco.
Ho avuto l’opportunità di farvi una visita una volta dismessa ed ho potuto fissare con delle immagini quei suoni che sentivo da ragazzo, stando sulla banchina.
Attrezzature immobili, polverose, ma che io sentivo ancora muoversi. Oggi in luogo di quella fabbrica vi sono magazzini e container, edifici moderni; automezzi pesanti vuoti o carichi vi fanno spola incessantemente. In una delle ciminiere che sbuffavano e odoravano mi dicono che verrà aperto un ristorante. Voglio crederci. Sul canale industriale ora c’è un ponte, bellissimo. Arriva dentro il porto, quello commerciale. Porta il mondo ad incontrare altri mondi, uomini ad incontrare altri uomini, con la scusa delle merci da scambiare. Dall’altra parte del canale industriale tutto è ancora vivo, ancora più vivo. Navi ucraine o africane immobili all’ormeggio ed irreali, gabbiani in volo che si tuffano in acqua o sul grano, palazzi a specchio che raddoppiano ciò che si vede o che si immagina. E in quella darsena, alla fine del canale industriale e sotto il ponte, il sogno di bianche barche, yacht ormeggiati sulla stessa acqua scura, impenetrabile.
Fincantieri ancora oggi c’è chi la chiama Breda, ma le navi non sono le stesse. Solo navi passeggeri, solo crociere. Bianche ed enormi. Sempre più grandi. Oltre trecento metri di svago, benessere, divertimento per tutti.
Tutto in una settimana. Tutto, ancora una volta, parte da Marghera.
Marghera si trasforma, Marghera cambia. Marghera ed il suo porto sono un mondo diverso, capace di creare, capace di costruire, capace di fare soffrire e forse distruggere. Marghera è la parte di una città più grande: oggi più di allora.
La sfida di nuove energie sta passando di qua con la sperimentazione dell’idrogeno; la dismissione di molte fabbriche ha ceduto spazi alla movimentazione di merci ed alla logistica del container.
Forse da quella avventura in bicicletta è nata la mia passione per il porto.
Tre città ed un porto, merci e passeggeri, crociere e traghetti, cargo e rimorchiatori, uomini e fabbriche.
Una storia che ha quasi superato i cent’anni, che ha trasformato la vita di migliaia di famiglie, provocato gioia e sofferenza, martoriato un territorio ed una laguna alla ricerca di uno sviluppo possibile che fosse diverso da quello agricolo.
Anche oggi la rampa è uno snodo.
Marinai, impiegati, operai, turisti, studenti, portuali, camionisti si incontrano. Ognuno con la loro vita si incrociano in un mondo diverso.

Pierpaolo Favaretto, Franco Fracassi, Marina Dragotto, Giovanni Santoro e Riccardo dalla Torre 2010

Un incontro, une valeur sûre

di Sebastiano Zilli

Un incontro, quello con Pierpaolo, alla fine del 1996.
Lui immediatamente comincia a guidarmi tra gli spazi non solo euclidei della sede COSES di allora. Fascinoso sottotetto del Palazzo Giustinian-Lolin di proprietà della Fondazione Levi. Capriate di grosse travi che si mescolavano a mobili per ufficio usciti dalla matita di Tobia Scarpa e poi manifesti e documenti, a ricordare quanto importante era lo spettro delle tematiche toccate fino ad allora dall’azione del COSES.
Pierpaolo sa come bisogna trattare con i nuovi arrivati. Mi rilasso e comincio a seguire il suo cammino logico-analitico di quella che sarà la nostra attività dei mesi a venire. Me ne vado con i compiti per casa e la certezza che potrò contare su qualcuno.
Ci rivediamo a Gennaio e si parte. La domanda iniziale é: “Cosa sarebbe Venezia se non ci fosse più il porto?” Almeno questo è quello che mi sembra di capire. Credo che si stia aggiornando il lavoro fatto al COSES 25 anni prima (Il Porto nell'economia veneziana; CoSES, 1972). Risultato di una squadra di cui avevano fatto parte anche i nostri due senior, il direttore del COSES, dott. Giuliano Zanon, e il prof. Dino Martellato. Mi rendo subito conto che per Pierpaolo non è solo questo. Ed ha ragione.
Il lavoro é stato commissionato al COSES dalla neonata Autorità Portuale di Venezia, istituita nel 1996. Quest’ultima è il risultato della trasformazione che la L. 84/94 imponeva al preesistente Provveditorato al Porto, ente di gestione.
Non è stato un passaggio indolore, ci sono stati momenti drammatici che hanno segnato un confine temporale storico. Un certo modo di “fare porto” era finito e non per tutti ci sarebbero state nuove opportunità nella mutata realtà economica. Per quelli che restano nel comparto significa spesso la sofferenza e la difficoltà a cambiare ruolo e modalità di operare.
Pierpaolo, a differenza di me, riesce a leggere il percorso interno che ciascuno dei nostri interlocutori sta facendo. Lui aveva già visto e conosciuto com’erano prima le cose. Lui sa di cosa si sta parlando.
Per me è diverso. Una mattina di primavera ci diamo appuntamento davanti alla vecchia sede dello stabilimento della Carbochimica. C’è un bel sole. Per me quel luogo rappresenta Marghera , o almeno quello che era il mio immaginario di ragazzino quando i pali in legno partivano dall’azienda di mio padre per subire proprio qui un trattamento contro l’immarcescimento. Lui arriva reduce da una notte quasi insonne di padre di un bimbo di nome Pietro.
Capisce anche questi miei ricordi di bambino: ma come fa?
Solo dopo aver letto il suo racconto “La banchina dell’Azoto” ho capito. Quei luoghi in qualche modo vivevano in lui.
Le settimane passano e io mi ostino con la ricerca delle cifre. Negli incontri che abbiamo assieme all’allora ricercatore Stefano Soriani vengo etichettato come “quello dei numeri”. Per questo un enorme grazie per il paziente supporto di Enrico Perissinotto senza il quale i “numeri” non sarebbero mai arrivati a trovar la via del Rapporto. E come dimenticare il Com.te Celentano (Capo dei Piloti di Venezia) per la grande disponibilità e per averci messo a disposizione i dati per poter analizzare il traffico in entrata e uscita dal porto.
A me, fresco di studi internazionali, da Barcellona a Rotterdam, questo sta bene: penso che tre numeri possano dire più di tante pagine fitte fitte. Loro mi insegnano che non è così. Quando comincia la stesura del rapporto scopro che le emozioni -qualche volta le rassegnazioni- passano per l’inchiostro di Pierpaolo e prendono una tonalità di speranza.
Con Stefano e Pierpaolo la domanda iniziale prende mille sfaccettature. Ci porta a delle incursioni in quello che c’è ben dietro del porto, ben più lontano. Parliamo tra di noi dell’ormai mediaticamente conosciuto (ma poi conosciuto veramente?) Nord-Est. Le riflessioni vanno in entrambi i sensi temporali: il porto di Venezia ha contato per davvero nello sviluppo di questo sistema territoriale? E il futuro, a partire da quel 1997, come sarà o, come ci piace immaginare, come dovrebbe essere per far cogliere le migliori opportunità di uno sviluppo ragionevole?
Ci passa davanti l’ipotesi che le aree dismesse di Marghera possano essere convertite in un parco a tema, una sorta di Venezia 2, finta e per solo uso turistico-commerciale. Ne approfittiamo subito per avviare una prima discussione fra noi. In fondo il tema del Porto di Venezia e la funzione turistica veneziana hanno già delle evidenti aree di sovrapposizione.
Non ultima la realizzazione della Conca alla bocca di porto di Malamocco per rendere compatibile il traffico turistico con la realizzazione del sistema MOSE. Pierpaolo si occuperà di questo nell’inverno 1999-2000 e io risponderò entusiasta ad una sua chiamata di collaborazione benché ormai impegnato in altre attività a Roma. Mi piacerà ritrovarmi a lavorare e discutere con lui. E’ come una corda di sicurezza che ci accompagna lungo tutta una ferrata in alta montagna.
Non mi sembra che Pierpaolo ne sia proprio felice, almeno in fondo al cuore, delle contraddizioni sul futuro di Porto Marghera.
Ci piace ragionare assieme, tutti e tre, Pierpaolo, Stefano ed io. Non sempre la pensiamo allo stesso modo, in fondo abbiamo tre approcci differenti (urbanista, geografo ambientale e aspirante economista urbano) ma forse le cose poi si compongono per la consapevolezza dell’importanza del tema e dell’opportunità di poter lavorare in un ambiente come quello del COSES. Luogo di fisico e di ideale crocevia di personalità intellettuali, magari non sempre veneziane di nascita ma con “Venezia nel cuore”, e non la sua cartolina. Beh, questo è il modello che poi ho ricercato con alterne fortune nei miei diversi luoghi di lavoro e nei rapporti con i colleghi che andassero al di là del “buongiorno e buonasera”.
Dopo una piccola proroga rispetto alla data prevista arriviamo alla consegna e alla presentazione del Rapporto. Mi dispiace. Dovrò smettere di frequentare quotidianamente il COSES e, soprattutto, Pierpaolo. So che gli farebbe piacere che quel rapporto divenisse un libro. Se ne parla pure ma le condizioni non ci sono perché l’idea si concretizzi. Forse di quel libro Pierpaolo ne ha scritto, a modo suo, molti altri di capitoli negli anni successivi.
Un nuovo lavoro mi porta a Roma ma il mio pendolarismo transita spesso per Mestre, anzi, molto spesso trova ricovero proprio a Carpenedo. Pierpaolo e Caterina mi aprono casa loro con una generosità naturale, quasi disarmante con gli occhi di oggi. A Pietro si è intanto aggiunta la piccola Claudia. Voglio proprio bene a questa famiglia.
Continuo il mio girare per l’Europa. Ma Pierpaolo è lì, che alimenta la riflessione e la condivisione sull’evoluzione di quella idea di Venezia che ci eravamo costruiti. Sono le tracce di una distanza fisica che negli anni non ha mai scalzato la vicinanza umana. Per me era “une valeur sûre", come dicono i francesi, un tesoro, una fonte dove ristorarsi dopo una qualche fatica che la vita ci riserva.
Beh, vorrei dirti, Caro amico, che questo filo mi piacerebbe non si perdesse.

Bruxelles, settembre 2012

Il nostro lavoro

di Isabella Scaramuzzi

Ricordare Pierpaolo è facile e insieme difficile.
E' facile perché, nel nostro lavoro di osservare, descrivere, interpretare la città, questa Città, il ritrovare e utilizzare ciò che ha fatto Pierpaolo, i suoi studi i suoi temi le sue idee, è -e sarà per sempre- inevitabile. Abbiamo contato, al Coses, qualcosa come 250 documenti, solo dal 1997 ad oggi, su argomenti che possono ricostruire la Città e la provincia. Anche a chi non le conosca affatto, perché propongono i loro tratti caratteristici. Anche a chi le conosca molto bene, perché aggiungono punti di vista e prospettive argomentati, meditati, condivisi. E' facile ricordare Pierpaolo perché lo faremo quotidianamente, nel nostro lavoro, con le sue idee sulla Città.
E' difficile ricordarlo -qui ed ora in sintesi- perché, appunto, i contributi che ci lascia sono numerosissimi e di lunga vista, sia quelli che conosce il Coses sia quelli che conosce ciascuno di voi e che sono, oltre il sentimento di amicizia, il motivo per cui siamo qui, in un momento che gli sarebbe piaciuto -ho la presunzione di dire che sia così- in quanto è un ricordo collegiale, insieme tra colleghi, insieme civile e religioso. Così l'abbiamo pensato e voluto.
Nel cercare di dare un ordine ai lavori di Pierpaolo -che comunque sarà nostra cura nel prossimo futuro- mi si sono imposte alcune riflessioni che vengono proprio da questo mese, in cui abbiamo pensato a Pierpaolo come ad una persona che aveva tenuto insieme anime diverse, del mestiere di ricercatore e della nostra Città.
Molti di noi sanno che Pierpaolo e Caterina hanno preso dei voti, religiosi: mi sento di dire che Pierpaolo, nel suo lavoro, ne avesse fatto un quarto, quello della modestia.
Lo dico perché nell'organizzare questo momento abbiamo scoperto molti studi che non conoscevamo, nemmeno noi del Coses che siamo stati una specie di sua famiglia adottiva o adottata, e crediamo di avere sott’occhio gli studi sulla Città.
Mi riferisco, per esempio, ai contributi che ci ha segnalato Don Fausto sulla Città di Mestre, descritta dalle sue comunità parrocchiali, dalle sue pratiche rituali. Letture fatte insieme a Caterina, una faccia meno consueta agli studiosi urbani e che ci conferma la sensibilità con cui Pierpaolo guardava alle anime di questa Città, modestamente senza darsi arie di grande esperto e senza prevaricare con la propria visione su quella degli altri, o con una sola visione su altre.
Ho parlato con l'Autorità Portuale per la quale Pierpaolo è stato Presidente di CFLI per 7 anni, e anche in questo caso, sono emersi studi ulteriori rispetto a quelli già noti sulla Logistica, su Marghera, sulla Grande Cantieristica, sulla Crocieristica, sul Master Plan dell'area, sugli effetti economici del Porto verso la sua Città, sulle relazioni tra portualità e difesa dalle Acque alte. Insomma una bibliografia e un curriculum piuttosto eccezionali anche in una Città che vanta come poche ricercatori, professori, accademie e centri studi. Richiamo un aneddoto minuscolo dei bei tempi in cui al Coses svolgemmo due grandi ricerche, sugli effetti del Turismo e del Porto per il benessere della Città: il gruppo tutto rigorosamente maschile dei portuali sfidava il gruppo chissà perché tutto femminile delle turiste. Chi fatturava e faceva fatturare di più? Erano lavori molto seri e noi avevamo trovato questo modo collegiale di immedesimarci e di confrontarci –con competenze e passione- credendo fermamente che questo fosse un servizio alla Città.
Dico che Pierpaolo esercitava la dote della modestia, rispetto ad un suo straordinario patrimonio di conoscenze, confortata da alcuni messaggi che Coses ha ricevuto in questo mese da persone che lo hanno incrociato, in vari contesti ed esperienze e scrivono proprio di questo suo stile, modesto appunto, nel proporre tutto quello che sapeva. Qualcuno ha detto 'non pensava a promuoversi'. Ci pare un carattere oggi infrequente e che ci piace ricordare. Ha ascoltato, pensato, collaborato e spiegato.
Sarebbe riduttivo fare un elenco degli aspetti e dei punti di vista con cui Pierpaolo ha indagato e letto la sua Città e la provincia. Quando nel 2004 abbiamo aperto il nostro sito, cercando di dare ordine ad una selezione dei materiali di Pierpaolo avevamo scelto, lui aveva scelto, l'idea dell'acqua come filo conduttore. Non solo per la Venezia d'acqua –di cui ha studiato i rii, il traffico acqueo, i taxi- ma proprio per quella che si chiama di Terraferma e che invece viene raccontata da Pierpaolo come una città affacciata -il Porto, il fronte lagunare, la Gronda- e come territorio attraversato dalle dita d'acqua dei fiumi e dei canali e come provincia che ha nella costa e nel retro costa una grande ricchezza, con la cantieristica e la portualità minori, i porti turistici e le darsene anche fluviali, un sistema che lui aveva chiamato Dolce-e-Salato. Anche questo filo azzurro, però, è riduttivo.
C'è un filone di studi, importante e che si è ingrandito negli ultimi anni con diverse collaborazioni: con il Comune per il Piano Strategico, con la Provincia per il Piano Territoriale, con Fondazione Pellicani su Mestre e sulla città allargata che Pierpaolo chiamava la Metropoli del Passante e poi sulla cosiddetta Economia Verde, che lo riportava ancora una volta all'amatissima Marghera e al suo futuro possibile.
Da ragazzo l'aveva scoperta come un mondo speciale, che descrive nel suo racconto La Banchina dell'Azoto, da grande l'ha studiata in ogni dettaglio e in ogni prospettiva.
Dei settori economici della provincia Pierpaolo si é occupato molto, soprattutto in occasione, della II Conferenza Provinciale, riservando sempre uno spazio speciale a ciò che accadeva nella zona portuale e retro portuale, nella zona di Vega, in Zona Industriale, in via F.lli Bandiera -spesso in largo anticipo su quelle che sarebbero diventate idee di moda- ma anche a Murano per la quale aveva curato con il Comune diversi strumenti strategici e urbanistici.
Degli aspetti urbani, naturalmente, si è occupato a fondo -come urbanista ha collaborato alla stesura di alcune voci enciclopediche e di manuale e a numerose riviste, in primis quella dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, ha pubblicato su riviste straniere ed è coautore di svariati libri, con molti dei presenti e con altri esperti.
Ha partecipato al grande ciclo di studi sui piani terra veneziani in relazione alla questione della acque alte -una ricerca originale- e, naturalmente, alla stesura di diversi piani, ancora Marghera e Murano e Mestre, il Piano Regolatore Generale curato da Leonardo Benevolo e il Piano Provinciale ultimo.
Ha studiato, come dicevo, la questione dei trasporti d’acqua, del trasporto delle merci –logistica citylogistic-, gli effetti dei trasporto sull’economia, le grandi infrastrutture provinciali, le piattaforme di interscambio, la sub lagunare. Si era occupato, anche, dei Musei possibili, il Museo di Mestre e l’dea di un Ecomuseo a Marghera.
Certamente dimentico altro e ci stiamo impegnando, come ho detto, a fare una summa: chiediamo fin d'ora a tutti di condividere questo impegno. Lo dobbiamo a Pierpaolo, a noi stessi e alla Città. E crediamo sia una eredità bella anche per i suoi ragazzi.
Mi sento di dire che Pierpaolo aveva una certa dote di comunicatore, talento utile quando si fanno studi pesanti –questioni aride e dure- non sempre facili da presentare e spiegare. Lo era nell'uso di titoli accattivanti -per tutti ricordo quello che presentava una indagine preziosa ma noiosa sul regolamento degli spazi acquei 'Quella barca qua, devi metterla là' che parafrasava un tormentone musicale dell'epoca. Era comunicatore nelle definizioni di fenomeni complicati -per esempio la Metropoli del Passante- che ancora resta da definire e da valutare. Era comunicatore nella sua passione cartografica: sarà difficile trovare mappe che descrivano le trasformazioni di Porto Marghera che non siano passate per le mani di Favaretto.
Ci impegniamo a rispettare questo stile divulgativo, nella cura dei suoi lavori, per conservare fino in fondo la sua volontà di raccontare, descrivere e far comprendere a quante più persone possibile, di rivolgersi alle varie anime della Città e oltre la Città.
Voglio, infine, ricordare qualche momento di stanchezza sul lavoro, proprio per la fase difficile della ricerca e di molte delle istituzioni cittadine. Qualche volta Pierpaolo sbuffava per il ripetersi in eterno degli stessi discorsi, dei cosiddetti veti incrociati e delle stesse idee che non facevano un solo passo avanti, cercandone sempre delle altre per avere l'alibi di non decidere. Perdeva la sua proverbiale pazienza e se ne amareggiava. Anche questo è un promemoria che ci lascia, lascia a tutti noi che lavoriamo per la Città, e che ci sarà utile per andare in avanti.

Mestre, Duomo 14 dicembre 2011

Per una bio-bibliografia di Pierpaolo

di Luca Ciresola

Pierpaolo Favaretto - che in questa memoria ci piace chiamare con affetto Pierpaolo - nasce a Venezia il 21 febbraio 1963 da papà Carlo e mamma Madilla, primo di tre fratelli. Da adolescente inizia il cammino Scout, che continua fino al 1990 (27 anni), divenendo responsabile di zona di branca r/s. Il carattere di Pierpaolo e le esperienze della sua adolescenza formano in lui uno spirito di ricerca e scoperta, atteggiamento che emerge fin dagli inizi anche nella attività professionale. Durante l’università (che frequenta dal 1983 al 1990) si appassiona a studi sul territorio veneziano e metropolitano e in particolare, sull’evoluzione delle attività produttive, portuali e industriali nell’area di Porto Marghera, per la quale sviluppa una vera e inossidabile passione.
Nel 1988, ancora studente universitario, Pierpaolo inizia una collaborazione (che durerà fino al 1993) con la società Geopolis di Mestre (cooperativa tra professionisti attiva nell’analisi e nella progettazione urbanistica, ambientale e territoriale) dove svolge le prime rilevazioni sul campo ed elabora dati per la stesura di rapporti di ricerca.
Sono anni nei quali essere urbanista, lavorare in cooperativa, dedicarsi alla ricerca, proseguire con altri mezzi lo studio universitario e magari riuscire a camparci, era una scelta di vita, legata ad aspetti meta professionali: la passione civica o politica, la sensibilità ambientale, l’interesse per la comunità cui si appartiene. Non osiamo dire che fossero scelte etiche o ideali, perché suona troppo presuntuoso e Pierpaolo non lo è stato.
Nell’anno accademico 1989/1990 Pierpaolo si laurea a pieni voti allo IUAV di Venezia in Pianificazione Territoriale ed Urbanistica, con una tesi - condotta insieme a Andrea Rumor- che si occupa del rapporto tra aree urbane e portuali a Porto Marghera e nel Centro Storico di Venezia.
Un particolare focus viene dato alla riorganizzazione interna delle attività portuali e produttive in relazione ai possibili sviluppi della portualità commerciale nell’area lagunare veneziana. L’elaborato - dal titolo “Analisi e schema di piano per la riorganizzazione urbanistica delle funzioni portuali nell’area veneziana” - nel dicembre 1991 vince il Primo Premio nel Concorso bandito dalla Regione Veneto per tesi di laurea che avessero trattato temi di particolare rilevanza territoriale e politica.
Tra il 1990 e il 1991 Pierpaolo svolge il Servizio Civile presso la Casa dell’Ospitalità di Mestre. E’ questa un’esperienza che lo mette a contatto con i senza fissa dimora, persone da accogliere, ascoltare, accompagnare. Un tratto di strada che lo segna. Dal 1991 Pierpaolo svolge incarichi professionali di documentazione, ricerca e progettazione territoriale in collaborazione con la Società Sistema (che ha sede a Venezia e Bolzano), in cui viene assunto nel 1992. Frequenta un corso di aggiornamento post universitario presso il Politecnico di Milano sul tema “Legge 142/1990, Piani Territoriali Provinciali, Piani Ambientali e metodologie di Valutazione di Impatto Ambientale”.
Nel corso del 1993 si interrompe il rapporto di lavoro dipendente alla Società Sistema, con cui Pierpaolo continua a collaborare in libera professione. E’ in quest’anno che ha il primo contatto con Co.S.E.S. (Consorzio per lo sviluppo socio economico della Provincia di Venezia): come lo chiamiamo noi, il Consorzio coi puntini, per distinguerlo da quello dopo il 1995, che diventerà semplicemente Coses e non sarà più un acronimo, ma un marchio.
E’ l’inizio di una avventura professionale decisiva o come ha detto Caterina di un grande amore.
Per conto del Consorzio, tra 1994 e 1995 partecipa alla redazione della Variante urbanistica per Murano per le analisi del settore del vetro e soprattutto della Variante al Piano Regolatore Generale di Porto Marghera, un tema che rappresenta per Pierpaolo un ritorno a casa.

  • Pugliese T., Favaretto P., Bragato S., Martini D. settembre 1994, VPRG Porto Marghera, Rilievo Stato di fatto, documento COSES n. 659 vecchia serie;
  • Pugliese T., Favaretto P., Savino M., Raimondi R.., gennaio 1995, VPRG di Porto Marghera. Nuova viabilità di accesso, documento COSES n. 694 vecchia serie;
  • Pugliese T., Favaretto P. Perissinotto E. maggio 1995, Porto Marghera Oggi. Le banche dati COSES - Archivio Ditte e Aree, documento COSES n. 717 vecchia serie;
  • Pugliese T., Favaretto P., Savino M., maggio 1995, VPRG di Porto Marghera. Relazione di analisi, documento COSES n. 719 vecchia serie;
  • Favaretto P., settembre 1994, Rilievo Fotografico Porto Marghera, documento COSES n. 723 vecchia serie (ex doc. 659, punto 4.4.);
  • Pugliese T., Favaretto P., Savino M. maggio 1995, Testimonianze della Civiltà Industriale nella zona di Porto Marghera, documento COSES n. 724 vecchia serie;

Nel giugno 1995, all’età di 32 anni, Pierpaolo sposa Caterina. Nel settembre 1996 nasce Pietro.
In questi anni Pierpaolo collabora anche con l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Venezia per la redazione del Progetto Preliminare al nuovo P.R.G.. Testimoniano questi primi lavori diverse pubblicazioni, in particolare quelle sulla rivista “Urbanistica Informazioni”, periodico dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (I.N.U.) per il quale Pierpaolo diviene componente della redazione regionale veneta (lo sarà fino al 1998):

  • Favaretto P., 1996, Analisi dei progetti urbani in corso, in “Venezia. Il nuovo piano urbanistico”, a cura di Leonardo Benevolo, Ed. Laterza;
  • Favaretto P., 1996, Scontri e riscontri. I termini del dibattito su Venezia ed il suo piano, in Urbanistica Informazioni n.147 maggio-giugno, INU;
  • Favaretto P., 1996, Venezia: dopo trent’anni dall’alluvione, in Urbanistica Informazioni n.150 novembre-dicembre, INU.

La libera professione di urbanista continua fino al 1997, anno in cui Pierpaolo viene assunto dal nuovo COSES.
Si allarga la famiglia di Pierpaolo - a settembre 1998 nasce la secondogenita, Claudia - e si allargano progressivamente i suoi studi sulla laguna (maree, flussi di imbarcazioni), nonché sulla logistica provinciale. Sui temi della distribuzione, trasporto e interscambio merci sviluppa indagini finalizzate ai Prusst lagunari. Coordina, anche attraverso l’utilizzo di sistemi informativi territoriali, ricerche relative alla portualità, alla cantieristica minore provinciale, alla situazione dei piani terra del Centro Storico.

  • Favaretto P., 1997, Porti e città portuali: il Porto di Venezia. Riforma, nuova pianificazione e prospettive di rilancio, in Urbanistica Informazioni n.153 maggio-giugno, INU;
  • Favaretto P., Zanon G., agosto 1998, Stima della domanda potenziale relativa al servizio di taxi acqueo delle acque di navigazione interna della città di Venezia, documento COSES n. 140;
  • Favaretto P., ottobre 1998, Il servizio di taxi acqueo nelle acque di navigazione interna della città di Venezia un approccio dal lato dell’offerta, documento COSES n. 169;
  • Favaretto P., 1998, Il porto di Venezia. Produzione portuale e occupazione diretta, in Urbanistica Informazioni n.159, INU;
  • Favaretto P., 1999, Collaborazione e consulenza alla stesura di “Venezia la città dei rii”, Unesco-Insula Spa, a cura di Giovanni Caniato, Fabio Carrera, Vincenzo Giannotti, Philippe Pypaert.

In questa fase, Pierpaolo accresce ulteriormente le proprie competenze sull’utilizzo di sistemi informativi territoriali e telerilevamento a servizio dell’urbanistica, frequentando un corso di formazione regionale presso Thetis Spa.
Nel novembre 2000 Pierpaolo collabora alla realizzazione del Piano d’area della Città del Piave, sfociato in Zanon G., Rigon A. (coordinamento di), con la collaborazione di Buosi R. e Favaretto P., novembre 2000, Piano d’area Città del Piave-La città del Piave - Un disegno unitario per una nuova città, rapporto COSES n. 53.
Nel 2001 inizia una nuova esperienza, che durerà fino al 2007, come Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio per la Formazione Logistica Intermodale (CFLI), società partecipata dall’Autorità Portuale di Venezia e altri attori della logistica marittima a livello nazionale.
A marzo 2002 nasce la terza figlia, Chiara.
Nello stesso anno Pierpaolo e Caterina decidono di iniziare un cammino formativo di verifica vocazionale nella Comunità missionaria di Villaregia, che li porterà quattro anni più tardi alla scelta di consacrarsi davanti a Dio come sposi missionari, come dono ai più poveri del mondo.
Pierpaolo tiene alcuni corsi di docenza interni all’Autorità Portuale di Venezia sui temi della pianificazione e dell’economia portuale. Al COSES continuano anche nel 2002 gli studi su Venezia come città legata all’acqua (mobilità urbana e settore nautico):

  • Favaretto P., Menetto L., Perissinotto E. (a cura di), marzo 2002, Rilevazione utilizzo traghetti tramite gondola sul Canal Grande di Venezia, documento COSES n. 406;
  • Favaretto P., 2002, Cantieri e rimessaggi a Venezia, in “Il popolo delle barche”, Insula Quaderni n.12, Agosto;

A cavallo tra il 2003 e il 2004 Pierpaolo cura per il Comune di Venezia il monitoraggio dei siti produttivi di interesse nazionale nell’area di Marghera (SIN) - Favaretto P. (a cura di), dicembre 2003, Il monitoraggio degli assetti produttivi e proprietari nell’ambito del SIN ex L.426-99, documento COSES n. 523 - e contribuisce alla Seconda Conferenza Economica Provinciale (Coep2) affiancando l’intera ideazione ed organizzazione, insieme al direttore del COSES, Giuliano Zanon. Favaretto P. (a cura di), marzo 2004, Domanda ed offerta di energia elettrica nella provincia di Venezia, documento COSES n. 535.1.
Nel 2004 sviluppa per conto di Interporto di Venezia un progetto preliminare per l’applicazione del concetto di City logistic nell’ambito del territorio comunale di Venezia.
Favaretto P. (a cura di), maggio 2004, Il concetto di City logistics e la sua applicazione nell’ambito del territorio comunale di Venezia, documento COSES n. 552.
Partecipa al gruppo di lavoro per la definizione di un progetto di fattibilità di Piattaforma Logistica ed autoparco nell’ambito comunale veneziano, che sfocerà in Favaretto P. (a cura di), dicembre 2006, Master Plan Piattaforma Logistica Venezia nella zona industriale di Porto Marghera connessa alla Piattaforma Nord Est ed al Sistema Alto Adriatico, documento COSES n. 830.1
Al 2004 risale anche la pubblicazione Favaretto P. (a cura di), 2004, Contributo alla descrizione storico analitica dell’area industriale nel periodo dal dopoguerra all’attualità, nello sviluppo delle produzioni e degli insediamenti dell’area nord, dell’insula portuale e dell’area ovest, in Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, a cura di Barizza S. e Resini D., Vianello Libri, Treviso.
Nel settembre 2004 partecipa presso il Centro VIA Italia a un corso di formazione per funzionari dei Comuni della Provincia di Venezia sui temi della valutazione di impatto ambientale e introduzione alla V.A.S. e alla V.Inc.A.
Tra il 2004 e il 2005 Pierpaolo svolge altre attività di docenza a operatori privati e presso sedi universitarie, a Venezia e a Trieste, sui temi dei trasporti marittimi internazionali, economia portuale, traffico acqueo lagunare e cantieristica.
Tra il 2005 e il 2006, mentre affina la conoscenza della lingua inglese con un corso annuale presso la Wall Street Institute di Mestre, Pierpaolo approfondisce ulteriormente gli studi su Marghera, in termini di:

  • trasformazioni delle aree produttive: Favaretto P. (a cura di), marzo 2005, Monitoraggio trasformazioni territoriali nella Provincia di Venezia (SIGMA), documento COSES n. 631 e Favaretto P., 2006, Porto Marghera: un cantiere di trasformazioni, in: Marghera 1917-2007. Voci, suono e luci tra case e fabbriche, A cura di Sergio Barizza e Lorenzo Cesco Ed. Centro Francescano di Cultura – Marghera;
  • contrattazione per la nuova Intesa istituzionale che rilanci le zone portuali e industriali: Favaretto P., luglio 2006, Intesa per Porto Marghera - Progetti di sviluppo PM 2006, documento COSES n. 728.3;
  • iniziative per la valorizzazione del patrimonio storico della zona industriale: Favaretto P. (a cura di), gennaio 2006, Ipotesi di un museo dell’industria contemporanea a Marghera - I fase, documento COSES n. 714.

Sempre nel 2006 Pierpaolo partecipa alla definizione delle linee guida per il Documento Preliminare ed il Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento della Provincia di Venezia (PTCP), in particolare per i settori trasporti e logistica. Anche in questo caso, come per la COEP2 il contributo di Favaretto è molto più largo dei vari documenti tematici e riguarda una collaborazione costante con l’Ufficio e con i colleghi della Provincia, per quella che viene definita segreteria tecnica.
Favaretto P. (a cura di), marzo 2005, Verso il Documento preliminare al PTCP. Un percorso, un territorio, le sue risorse, documento COSES 630.0 Con la collaborazione di Uffici della Provincia di Venezia.

Nello stesso periodo Pierpaolo approfondisce anche una serie di tematiche legate alle funzioni urbane del territorio, in particolare della terraferma. Per il Centro culturale S. Maria delle Grazie (di cui è membro nel Direttivo) pubblica Favaretto P., 2006, Dal 1975 ad oggi: alla ricerca di un ruolo e di riqualificazione, in: 1805-2005, Il bicentenario del Duomo di Mestre, Volume 1 Da periferia a città. Mestre: accompagnando la crescita Centro Culturale Santa Maria delle Grazie.
Sono anche gli anni in cui Pierpaolo interviene a vari corsi di Venice International University (V.I.U.) sul tema della sostenibilità per la Zona Industriale di Porto Marghera, svolgendo illustrazioni del caso e conducendo visite guidate per studenti dell’Est Europa e del Far East.

Nel 2007 Pierpaolo sviluppa ai fini del PTCP un puntuale quadro conoscitivo sull’organizzazione delle aree e delle strutture per la nautica in provincia di Venezia, culminato nel marzo 2008 in Favaretto P., Ciresola L., Aliprandi S. (a cura di), marzo 2008, Organizzazione aree e strutture per la nautica, documento COSES n. 855.2.
Parallelamente cura un aggiornamento (commissionato dall’Assessorato Attività Produttive provinciale) sullo stato e le prospettive economiche del settore della cantieristica veneziana: Favaretto P. (a cura di), aprile 2007, La cantieristica minore nella provincia di Venezia tra problemi e prospettive, documento COSES n. 856.1.
Ancora nel 2007 Pierpaolo segue per la Fondazione IUAV uno studio di fattibilità per un intervento di riqualificazione della ex Caserma Manin a Venezia come destinazione residenza universitaria: Favaretto P. (a cura di), novembre 2007, Intervento di recupero convento dei crociferi già ex Caserma Manin – Venezia con destinazione residenza universitaria. Relazione relativa al fabbisogno di residenzialità universitaria a Venezia, documento COSES n. 934.1.
Cura un’integrazione sul monitoraggio delle trasformazioni territoriali in provincia tramite il Sistema Informativo Georeferenziato per il Monitoraggio d’Area (SIGMA): Aliprandi S., Favaretto P., (a cura di), dicembre 2007, Integrazione del monitoraggio trasformazioni territoriali nella provincia di Venezia - SIGMA, documento COSES n. 952.
Infine, pubblica Favaretto P., 2007, Il processo di riconversione di Porto Marghera, 1994-2006, in: Quale Venezia: Trasformazioni urbane 1995-2005 di Leonardo Benevolo, Roberto D’Agostino, Mariolina Toniolo Ed. Marsilio Venezia.
Risalgono al 2008 altre pubblicazioni sui temi cari a Pierpaolo.
Innanzi tutto Favaretto P., 2008, La Banchina dell’Azoto, Racconto segnalato Concorso letterario del Centro Francescano di Cultura – Marghera, un testo che descrive il suo innamoramento per Porto Marghera fin da ragazzino e che, a nostro parere, lo rappresenta, come persona oltre che come studioso.

Altre pubblicazioni riguardano la formulazione del Master Plan per la Piattaforma logistica di Venezia - Favaretto P., 2008, Piattaforma Logistica Venezia 2020, Méditerranée 2008/2 n. 111, p. 31-37 e l’area Porto Marghera - Favaretto P., 2008, Scheda Porto Marghera, collaborazione a Sezione Piano Regolatore Generale di Venezia, in Il Nuovo Manuale di Urbanistica Volume III - Lo stato della pianificazione urbana in Italia 20 città a confronto, a cura di Elio Piroddi e Antonio Cappuccitti, Ed. Gruppo Mancosu, Collana i Grandi Manuali.
Nel 2008 Pierpaolo inizia anche una collaborazione, che si rivelerà proficua e significativa, con la Fondazione Gianni Pellicani per la collana “Idee per Mestre”, iniziativa mirata all’analisi delle trasformazioni in atto nella Terraferma, un territorio da lui studiato, vissuto e per il quale è impegnato al di là del puro studio analitico. E’ autore e coautore di apprezzate analisi su:

  • gli effetti di area vasta nella realizzazione del passante autostradale: Favaretto P., Velo L. (a cura di), ottobre 2008, La metropoli del passante, rapporto COSES n. 131, cui è seguita due anni più tardi la pubblicazione Favaretto P. (a cura di), 2011, 8.2.2009>8.2.2011 La metropoli del passante due anni dopo, Fondazione Gianni Pellicani, Quaderni di Idee per Mestre, n. 8;
  • il territorio veneziano (da Porto Marghera a Tessera) visto come un’unica grande città sul bordo dell’acqua: Favaretto P. (a cura di), febbraio 2009, Waterfront - Le polarità del Waterfront da Porto Marghera a Tessera, rapporto COSES n. 135;
  • le trasformazioni economiche e sociali della città di Mestre e il suo ruolo in ambito metropolitano: COSES (a cura di), aprile 2009, Abitare Mestre - Città e società in trasformazione, rapporto COSES n. 142;

Dal 2008 fino al 2010 Pierpaolo svolge attività di consulenza professionale al Dipartimento di Pianificazione dello IUAV di Venezia per la valutazione dei costi economici del piano di recupero morfologico della laguna di Venezia.

Nel 2009 Pierpaolo partecipa, presso la Comunità Missionaria di cui fa parte, a un corso su comunicazione multimediale, scrittura giornalistica, servizi e interviste radio-televisive, ufficio stampa, agenzie e web.
La sua vocazione a raccontare la città lo spinge a cercare altri strumenti, oltre quello della ricerca da addetti ai lavori, e altri modi verso un auditorio più variegato.
Al COSES cura alcuni contributi di analisi del settore del vetro e più in generale sull’isola di Murano:

  • Favaretto P., Ciresola L., Di Monte G., aprile 2009, Murano e vetro - Quantità, qualità e problemi del settore, documento COSES n. 1078;
  • Ciresola L., Di Monte G., Favaretto P., Micelli S., luglio 2009, Murano e vetro - Scenari di sviluppo per il rilancio della Scuola Abate Zanetti, rapporto COSES n. 146.
    La produzione vetraria sull’isola di Murano sarà uno degli ultimi argomenti cui Pierpaolo potrà dedicarsi nella sua storia di ricercatore, come testimonia Di Monte G., Favaretto P. (a cura di), giugno 2011, Murano - L’isola del vetro, documento COSES n. 1221.1.

Nel 2009 Pierpaolo contribuisce anche alla divulgazione on line del COSES con Favaretto P., maggio 2009, Tonnara adriatica - News per sito Web COSES, documento COSES n. 1086 sul tema dei traffici commerciali nell’Adriatico.
Fin dall’inizio del Sito COSES, nel 2002, Favaretto è una delle firme più ricorrenti nelle News, attivo divulgatore delle proprie ricerche e degli eventi che si susseguono sui temi da lui seguiti. E’ curato da lui il cosiddetto Fondaco Acque, ma numerosi sono i suoi aggiornamenti e gli interventi puntuali e tempestivi sulla cronaca.
Nel 2010 Pierpaolo cura per l’Amministrazione Provinciale di Venezia le analisi descrittive alla base delle Intese Programmatiche di Area, le IPA, nell’area provinciale:

  • COSES, giugno 2010, Intesa programmatica d’area Chioggia, Cavarzere e Cona IpaCcc, rapporto COSES n. 152;
  • COSES, giugno 2010, Intesa programmatica d’area Miranese IpaMe - Area Miranese della Provincia di Venezia, rapporto COSES n. 153;
  • COSES, giugno 2010, Intesa programmatica d’area Riviera del Brenta IpaRb - Area Riviera del Brenta della Provincia di Venezia, rapporto COSES n. 154.

Nell’agosto 2010 nasce Marta, la quarta figlia.
Risalgono a questo periodo i contributi su:

  • bando Bersani per le zone di degrado economico nel Comune di Venezia, in Aliprandi S., Di Monte G., Favaretto P., settembre 2010, Valutazione selezione aree contributi bando Bersani 2010, documento COSES n. 1185;
  • progetto sublagunare, culminati in Aliprandi, Di Monte G., Favaretto P., Santoro G., febbraio 2011, Progetto sub lagunare - Studio per la Camera di Commercio di Venezia, rapporto COSES n. 161

I lavori per i quali Pierpaolo ha studiato, che ha curato e, spesso, amato sono molto più numerosi di quelli richiamati.
A detta di molti, ha avuto uno stile che incarnava uno dei modi migliori di fare Ricerca: “competenza, professionalità, passione”; “un riferimento silenzioso ma autorevole, capace di rassicurare con una parola, un gesto, un sorriso ma, allo stesso tempo, pronto a ribadire con autorità i ruoli e i doveri di tutti”; “capace di ascoltare, pensare, collaborare, spiegare”; “insieme una persona aperta e disponibile, gentile, trasparente, sincera ed onesta”.
Non è inutile scrivere che ci mancherà, mancherà al nostro lavoro se continueremo a poterlo fare e mancherà alla sua Città.

Venezia, maggio 2012