I punti di forza del comparto sono individuabili in:
I punti di debolezza del comparto sono individuabili in:
Sia le aziende artigianali che quelle industriali indagate hanno indicato i fattori che maggiormente condizionano lo svolgimento delle proprie attività nell'isola.
Queste sono state individuate nelle seguenti, in ordine di importanza decrescente:
Con particolare riferimento al punto 5., è allo studio la possibilità di approvvigionare le aziende di Murano attraverso sistemi diversi da quello del trasporto acqueo e da punti diversi da quelli attualmente in uso. Rispetto ad altri condizionamenti riscontrati, la VPRG (1996) ha raccolto tali istanze e ha posto in essere progetti e procedure in grado di migliorare la situazione generale dell'isola e delle aziende insediate.
I parametri fondamentali che caratterizzano qualsiasi schema logistico sono:
Per quanto riguarda le materie prime deve essere premesso che:
Materiale | tonn./anno | provenienza |
---|---|---|
SABBIA | 2.333 | SAN GIULIANO |
SODA | 696 | SAN GIULIANO |
CALCE | 254 | SAN GIULIANO |
CARB.SODIO | 157 | SAN GIULIANO |
VETRIFICANTI | 150 | SAN GIULIANO |
SILICE | 138 | SAN GIULIANO |
CARB.CALCIO | 64 | SAN GIULIANO |
BARIO-CALCE | 19 | SAN GIULIANO |
IMBALLI | 12 | TRONCHETTO |
CARB.POTASSIO | 9 | SAN GIULIANO |
ANTIMONIO | 5 | CANAL SALSO |
CANNE | nr | MURANO |
MURRINE | nr | MURANO |
PIASTRE | nr | MURANO |
VARIE | nr | TRONCHETTO |
ALTRI | nr | CANAL SALSO |
TOTALE | 3.837 | / |
nr: quantità non rilevate, comunque di minore entità |
La fornitura ed il trasporto di materie prime a Murano sono curati sostanzialmente da poche ditte localizzate nell'area di gronda lagunare.
Queste, attraverso il Canal Salso ed il Canal di San Secondo (con utilizzo di barche da trasporto) provvedono a consegnare le materie prime sino alla fondamenta prossima alla fornace muranese, punto dal quale l'azienda vetraria provvede ad immagazzinare il materiale in sacchi depositato.
Rispetto ai prodotti finiti, deve essere specificata una sorta di anomalia. Il "sistema Murano" ha rilocalizzato alcune unità produttive fuori dall'isola e principalmente nell'entroterra provinciale veneziano (Marcon, Mirano, ecc.). Questo implica un flusso "incrociato" relativo anche ai semilavorati ed in qualche misura anche di prodotti finiti destinati alla commercializzazione.
Quindi, in una certa misura, è stato avviato un processo che prevede una quota parte di produzione sostanzialmente non originale in quanto non è prodotta a Murano. Rimane invece essenziale che la commercializzazione del prodotto si svolga in gran parte nell'isola; questo in qualche modo garantirebbe, almeno formalmente, l'originalità del prodotto. Questo aspetto produce dei flussi di prodotti finiti che "viaggiano in direzione inversa", dalla terraferma per essere venduti in isola. Mancano, tuttavia, dati ufficiali sui prodotti finiti, sia in ingresso che in uscita dall'isola.
La quantificazione degli output della produzione prevede di registrare e diversificare sia il prodotto finito destinato alla commercializzazione in isola sia quello destinato al mercato esterno (italiano od estero), sia gli scarti della produzione o rifiuti (anche se non esemplificati nello schema prodotto). Oggi è possibile descrivere (cfr. doc.251/99) le modalità di smaltimento dei rifiuti, ma non le quantità.
Di Murano si parla anche nel contributo al Convegno AUDIS (Firenze 2003): Documento COSES n. 467/2003 . Il testo integrale dell'intervento al Convegno di Firenze è in corso di pubblicazione negli Atti, a cura di AUDIS.
Il settore calzaturiero |
Secondo CCIAA la popolazione distrettuale del vetro è pari a 176 imprese di cui 129 a Murano e 50 nella terraferma veneziana (comune di Venezia e prima cintura). Di queste 109 (di cui 107 a Murano) lavorano vetro artistico e 67 imprese producono lampadari (di cui solo 19 a Murano). Al sondaggio hanno risposto 51 imprese su 176 (di cui 40 a Murano). 8 ditte su 51 effettuano anche attività di vendita al dettaglio (le fornaci per turisti?) I dati sugli addetti, sostiene CCIAA, sono mutevoli: 2.200 addetti è la stima più ricorrente, mentre alcune fonti riducono tale cifra: gli addetti al vetro muranese oscillerebbero tra 1.250 e 1.800 unità. L'occupazione del distretto si è involuta, a partire dai primi anni Novanta: se oggi la situazione appare stabilizzata si riscontra, però, una singolare polarizzazione tra micro imprese senza addetti (ditte individuali) e imprese con oltre 50 addetti (le maggiori fornaci?). Dal sondaggio emergono 741 addetti (534 operai e 80 operaie; 43 impiegati e 84 impiegate); 12 imprese hanno 0 addetti. La dimensione teorica media sarebbe di 15 persone. La produzione del vetro appare come prettamente maschile a differenza di quella delle scarpe.
I titolari hanno un età media di quasi 53 anni (massima classe 50); solo 4 sono donne. La scolarità dei titolari risulta media (completamento del biennio superiore) ma ci sono anche 4 lauree. 30 imprenditori hanno la qualifica di artigiani. Praticamente assenti gli extracomunitari. Le imprese artigiane hanno una dimensione media di 3,6 addetti (leggermente inferiore al dato Confartigianato per il settore ceramica-vetro di 5.1 addetti per ogni azienda aderente). Il fatturato medio per addetto è di 70.500 euro.
Il ricorso alle nuove tecnologie risulta abbastanza alto: il 74% ha detto di utilizzare posta elettronica, sito web e commercio elettronico. Quest'ultima caratteristica è però presente solo in 3 imprese (su 51). Stando agli indicatori di CCIAA il vetro appare più tecnologico delle scarpe, anche se applicazione ed uso dei nuovi strumenti andrebbero analizzati più approfonditamente e in rapporto alle innovazioni effettive di processo e prodotto.
Il fatturato esportato supera mediamente il 35%. Ma poiché le grandi imprese realizzano quote importanti di vendita sul mercato internazionale, il dato del sondaggio è verosimilmente sottostimato: il valore dell'export, secondo la setssa CCIAA, supera abbondantemente il 50% della produzione. Alcune imprese mostrano relazioni elettive con singoli mercati di sbocco, sia nazionali che esteri (segno di specializzazione produttiva per segmenti). Tuttavia la concentrazione di fatturato legata ad un solo cliente è meno forte di quanto rilevato nel distretto della calzatura.
Viceversa sembra più "chiuso" il rapporto con il fornitore principale (40%) e con i fornitori locali (86%). In generale l'isola del vetro è isolata sotto più profili, come del resto storicamente noto. Gli USA rappresentano il principale destinatario di export, l'Europa è seconda, i mercati asiatici non sono mai esclusivi.
Quando si analizzano gli investimenti, solo la metà delle 51 ditte dichiarano di averne intrapresi nel 2001: la loro concentrazione, come nel distretto delle scarpe, è sui macchinari e sulla automazione d'ufficio, sugli interventi antinquinamento. Il miglioramento del prodotto esistente pesa come la sostituzione di impianti, anche se sono presenti R&S, innovazioni di processo e nuovi prodotti.
La variazione media di fatturato risulta leggermente negativa (-0,3%) anche se 19 imprese segnalano un aumento: le ditte individuali raggiungono un interessante +12%. Le ditte che hanno migliori performance sono quelle che esportano meno e sono legate ad un cliente prevalente. Non si può tuttavia sottovalutare il rischio di una eccessiva dipendenza che lega la sorte del produttore ad un compratore esclusivo.
La crisi del mercato USA e il rallentamento del mercato turistico addensano nubi sul futuro delle performance.
CCIAA conclude che il gemello maschio, il vetro, è più anziano, più isolato e anche se più tecnologico meno flessibile, e con grandi problemi di transizione (nuovi imprenditori, nuovi addetti specializzati, legami con l'esterno). Viceversa la gemella femmina, la scarpa, apparentemente più tradizionale (usa meno le tecnologie) è anche più giovane, ha più addetti donne ed extracomunitari, più frequenti legami di subforniture (che fanno sistema?). Forse, alla fine, I due gemelli della produzione veneziana (vetro e scarpe) non sono poi così simili, sicuramente sono eterozigoti.