Fondaco profilo di Venezia

5. La crisi dei fatti demografici

Negli anni Settanta la popolazione provinciale veneziana continua a crescere, specie nei comuni attorno al capoluogo. Nel 1981 i residenti arrivano a 838 mila, un valore che conserva ancora il primato tra le province venete.
È nel 1991 che per la prima volta in tutto il secolo ad una scadenza censuaria registra un calo di 18.000 residenti rispetto dieci anni prima. Questo risultato colloca Venezia dietro a Padova. Negli anni recenti anche la provincia di Verona ha superato come numero di abitanti Venezia, e a tale risultato si avvicinano anche Vicenza e Treviso.

 

Residenti dal 1971 al 1991 - città-cinture-province
Venezia-Padova-Treviso

Quasi tutti i comuni della provincia hanno variazioni positive, ma con valori molto contenuti inferiori all'1% ogni anno. Anche i pochi casi negativi registrano perdite piuttosto limitate, anch'esse entro un punto percentuale.
È pertanto il comune di Venezia, che ha una tendenza demografica ampiamente negativa, a provocare l'effetto di contrazione demografica per tutta la provincia. Tra 1973 anno di massimo livello di residenti nel comune capoluogo (366 mila) si passa ai 275 mila della fine del 2000, che sarebbero 287 qualora nel 1999 non si fosse staccato il nuovo comune del Cavallino.
I comuni delle due cinture attorno a Venezia pur essendo aumentati di 53 mila abitanti tra 1977 e oggi, non sono stati in grado di compensare, specie negli ultimi anni, la tendenza generale del comune di Venezia e delle parti. che lo compongono.
Sono diverse le motivazioni di quanto accade per la popolazione a Venezia. Le principali sono quelle legate ad un saldo naturale costantemente negativo, derivante dal rapporto tra nascite, molto ridotte e decessi, sempre più numerosi, che appare ovvio, per una struttura della popolazione notevolmente invecchiata e caratterizzata da tassi di natalità tra i più bassi del paese.
Questa tendenza naturale si associa ad una ridotta capacità del comune capoluogo di attrarre nuova popolazione e attività economiche.
Le cause schematicamente possono essere ascritte ai notevoli problemi di funzionalità del territorio e delle sue parti, derivanti, in termini riassuntivi, dai molteplici fenomeni di congestione che si manifestano prevalentemente in termini di accessibilità e mobilità. Conseguentemente, risultano assai difficili e scarsamente efficienti sia le relazioni a scala locale, sia quelle di ambito metropolitano, ma anche quelle di livello più ampio, con l'unica eccezione costituita dai collegamenti internazionali, che ritrovano nell'area veneziana uno degli snodi principali per tutto il nord del paese.
Alle questioni di tipo logistico si aggiungono anche un mercato immobiliare rigido e con prezzi molto elevati; scarsa dinamica e innovazione nei settori produttivi presenti, con conseguenti effetti deprimenti sul mercato del lavoro in cui esiste un elevato grado di mis-match tra segmenti di offerta e di domanda. I veneziani non accettano di occupare i posti di lavoro disponibili.
Per coprire la domanda che si esprime, è necessario richiamare forza lavoro esterna e, nello stesso tempo, i lavoratori residenti a Venezia sono costretti a cercare altrove un'occupazione corrispondente alle loro aspettative.
Infine, va segnalato il livello dei servizi alla persona e alle imprese che, pur con qualche caso di vera eccellenza, appaiono spesso di livello inferiore a quelli dei centri delle province vicine e, comunque, risultano disponibili solo a prezzi alti rispetto la varietà e la qualità offerta.
Queste ed altre sono le cause strutturali che producono scarsa attrattività per nuova popolazione e per un rinnovo delle iniziative imprenditoriali.
In questo quadro così deprimente, in cui è la Città Antica a subire i massimi effetti negativi, va segnalato un fatto sicuramente emblematico, che, se fosse confermato in futuro, sarebbe molto interessante.
Nell'anno 2000 il saldo del flusso migratorio nel Centro Storico, proveniente da, o diretto ad, altri comuni è stato positivo. Ciò costituisce una conferma di un evento che si è verificato già nei due anni precedenti. La novità è costituita dal fatto che per la prima volta, dopo cinquanta anni, ha superato per più di cento unità, il saldo migratorio interno tra quanti dai sestieri della città antica sono andati ad abitare in altri quartieri e quanti invece sono venuti ad abitare in Centro Storico lasciando la Terraferma e le isole. In definitiva si è determinato un saldo sociale positivo.

 

Residenti nella città di Venezia dal 1951 al 2000

anni Centro StoricoEstuarioTerrafermaTotale Comune
1951 174.808 44.037 96.966 315.811
1960 145.402 49.025 152.575 347.002
1971 108.426 48.747 205.829 363.002
1981 93.598 49.203 206.707 349.508
1991 76.644 47.057 190.136 313.837
2000 66.386 32.451 176.531 275.368

 

Nel 1971 il comune di Venezia, aveva già registrato rilevanti trasformazioni che si erano tradotte in una imponente modificazione dei pesi demografici delle diverse parti della città. La città antica aveva ridotto, nei venti anni tra '51 e '71, la sua popolazione da 175 a poco più di 108 mila residenti.
La Terraferma, viceversa, nello stesso tempo, era stata la destinazione prevalente dell'esodo dal Centro Storico e del flusso migratorio proveniente dal resto della provincia. Anche dalle province di Padova e Treviso una rilevante quota dei lavoratori occupati nel comune capoluogo, soprattutto a Marghera, ma anche nei sestieri del Centro Storico, hanno trasferito in Terraferma anche la loro residenza. In definitiva Mestre e Marghera, per effetto di tale processo sono passate da 97 mila a 206 mila abitanti.
Proprio nel 1960, le due curve delle popolazioni residenti in Centro Storico e in Terraferma si erano incrociate nelle loro traiettorie inverse e con dinamica assai accelerata (tra 145 e 150 mila abitanti).
Fino a metà degli anni Settanta il comune nel suo insieme aveva continuato ad attrarre nuovi immigrati da altre aree e ad aumentare i propri residenti: nel 1973 era arrivato al suo massimo di 366.201.

 

Popolazione residente a Venezia città dal 1951 al 2000

In questi stessi anni comincia a manifestarsi un processo di sostituzione e di ricambio della popolazione (filtering down). I veneziani vanno a risiedere a Mestre mentre i mestrini trovano conveniente spostarsi nelle cinture urbane dove il mercato immobiliare presenta condizioni migliori di quelle presenti in centro.
In sintesi il comune di Venezia dal 1973 al 2000 perde popolazione: da 366 mila a 275 mila residenti (nel corso del 1999 il distacco del Cavallino ha sottratto 11.000 abitanti). La perdita è di 90 mila residenti, quasi un quarto della popolazione iniziale.
Il Centro Storico passa da 104 a 66 mila nel 2000, la Terraferma cresce fino al 1977, quando tocca i 210 mila; successivamente anche la Venezia di terra decresce fino agli attuali 175.000 abitanti.
Il resto del Comune, l'Estuario, che sfiorava i 50 mila residenti nel 1975 si ritrova dopo il distacco del Cavallino con una popolazione pari a 32 mila. Conseguentemente, la percentuale di residenti nel capoluogo passa dai 45 al 32% della popolazione provinciale, malgrado anche questa si sia ridotta a 812 mila unità.

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