Porto Marghera: interrogativi ricorrenti


Porto Marghera - F.A.Q.

  1. Porto Marghera è un'area dismessa?
  2. Le aree libere sono utilizzabili?
  3. Chi decide il futuro di Porto Marghera?
  4. Porto Marghera è un rischio per l'ambiente?
  5. Quanti sono gli occupati a Porto Marghera?
  6. Stiamo perdendo il sapere di Porto Marghera?
  7. Cosa c'è di nuovo a Porto Marghera?
  8. Porto Marghera è un fulcro importante nel sistema dei trasporti?
  9. È difficile bonificare Porto Marghera?
  10. Come è vista Porto Marghera dal Veneto?

Porto Marghera - Aggiornamenti

  1. Marghera Tascabile - Un sistema informativo per la zona portuale industriale di Marghera
  2. Chimicamente instabili aggiornamento

1. Porto Marghera è un'area dismessa?torna al menu

Porto Marghera, è ben lungi dall'essere considerabile area "dismessa". Certo, oggi nel polo produttivo di Marghera, alcune delle industrie di base storicamente presenti hanno esaurito gran parte della loro capacità propulsiva. L'area, nel suo insieme, presenta consistenti problemi di prospettiva legati alla bonifica. Ciononostante, nell'ultimo decennio l'area ha dato prova di dinamicità e su di essa si è manifestato in molte occasioni un notevole interesse imprenditoriale. La presenza di Porto Marghera, con il suo patrimonio di ettari ed infrastrutture strategiche, si inserisce in un territorio provinciale caratterizzato da un eccessivo consumo di territorio, squilibrio ambientale, degrado paesaggistico e con l'urgenza di affrontare il rischio industriale.

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2. Le aree libere sono utilizzabili?torna al menu

Le aree effettivamente libere ed utilizzabili da subito nell'area di Porto Marghera sono molto poche. Ai sensi della Legge n. 426/1998, Porto Marghera è considerata tra le "aree industriali e siti ad alto rischio ambientale". La legislazione prevede, uno stanziamento di risorse pubbliche, poiché la bonifica dei siti inquinati si pone come questione centrale, sia rispetto alle esigenze di tutela della salute ed ambientale, sia rispetto alle esigenze di valorizzazione del territorio ai fini dello sviluppo. I suoli e la falda sono inevitabilmente segnati dai circa 100 anni di storia produttiva dell'area: un forte vincolo per qualsiasi trasformazione. Anche in mancanza di bonifica, e per determinati usi, è possibile un uso transitorio delle aree di Porto Marghera. Secondo il Ministero dell'Ambiente le risorse necessarie per procedere, in un tempo abbastanza lungo, all'opera di bonifica dei siti inquinati sarebbero decisamente ingenti. L'attuazione delle bonifiche è stata solo parzialmente delegata alla Regione Veneto: lo Stato determina i criteri con i quali effettuare le bonifiche. Tali criteri incidono sui costi degli interventi e con il riutilizzo futuro.

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3. Chi decide il futuro di Porto Marghera?torna al menu

La specialità dell'area portuale ed industriale e le complesse questioni che la riguardano, il suo ruolo nazionale ed europeo, la presenza di produzioni strategiche per grandi imprese multinazionali della chimica e dell'alluminio, un'infrastruttura portuale tra le più rilevanti in Italia, determinano un insieme di interessi ed attori vasto e variegato, ognuno con sua specifica competenza: Stato (Ministero Ambiente e Tutela del Territorio, Ministero Attività Produttive, Ministero Infrastrutture e Trasporti, Magistrato alle Acque), Regione, Provincia, Comune, Arpav, Promomarghera, Immobiliare Veneziana, Sindacati, Unindustria, Ente Zona Industriale, aziende multinazionali e locali. Alla mancanza di chiarezza sulla regia delle trasformazioni si devono le difficoltà di individuazione e governo delle strategie, oltre alla valutazione di incerti scenari globali (ad esempio in merito al settore chimico ed al settore trasporti e logistica). È possibile tentare di tracciare una mappa della Marghera futura? Noi ci abbiamo provato (slide). Questione chimica a parte.

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4. Porto Marghera è un rischio per l'ambiente?torna al menu

Il rischio di incidente rilevante è stato un tema recepito operativamente sia dalla Provincia che dal Comune di Venezia. Quest'ultimo in collaborazione con Arpav, ha predisposto un elaborato che determina il massimo sviluppo degli eventi accidentali con lesioni irreversibili relativo a stabilimenti in esercizio. La lista degli impianti censiti riguarda quasi esclusivamente il settore petrolchimico. La legislazione prevede di adeguare la VPRG in applicazione alla Seveso 2. Le domande di permesso di edificazione e le Dichiarazioni di Inizio Attività ricadenti all'interno delle aree di rischio, sono pertanto soggette al parere tecnico della competente Commissione Tecnica Regionale. L'Accordo di programma per la chimica si proponeva di raggiungere, tra gli altri, obiettivi di disinquinamento, bonifica o messa in sicurezza dei siti, di riduzione delle emissioni in atmosfera e delle emissioni in laguna e di prevenzione dei rischi di incidente rilevante. Nell'ambito dell'accordo, va sottolineato l'impegno da parte di tutte le aziende firmatarie dell'accordo per la realizzazione del bilancio ambientale per Porto Marghera. Inoltre, da parte della Regione Veneto, la realizzazione del progetto SIMAGE per il monitoraggio e gestione del rischio industriale.

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5. Quanti sono gli occupati a Porto Marghera?torna al menu

Il totale degli occupati nell'area aggiornato alla fine del 2004 è di circa 12.000 addetti; le aziende sono 306. Il settore chimico, nel 1965, assumeva valori occupazionali che superano l'occupazione complessiva odierna (oltre 14.000 addetti, in una fase ancora espansiva per produzioni ed impianti). Il progressivo e talora drastico ridimensionamento occupazionale del settore è stato superato senza eccessivi traumi sociali, perlomeno nel periodo più recente. Forme di compensazione e ricollocamento della manodopera hanno permesso di affrontare tale ristrutturazione sino a giungere alla quota attuale di circa 2.500 addetti. Settori tradizionalmente presenti nell'area come il petrolifero, la cantieristica e l'energia elettrica, ma anche settori emergenti come la logistica e trasporti, pur rappresentando un limitato numero di aziende, risultano avere un elevato peso in termini di occupati e di occupazione di aree. Rappresentano, nella loro eterogeneità, circa 8.000 addetti sul totale d'area. Nell'occupazione della zona industriale, normalmente, non viene tenuta in conto la presenza degli addetti alle attività del porto commerciale (circa 5.000 addetti).

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6. Stiamo perdendo il sapere di Porto Marghera?torna al menu

È un rischio molto evidente. Il tenore e la radicalità delle trasformazioni in atto determinano talora dinamiche locali dettate dalle strategie economiche di società multinazionali. Per tale ragione, a partire dagli anni Ottanta sono stati chiusi o trasferiti ad altri siti i centri di ricerca, alcuni anche molto recentemente. Questa dinamica, oltre a non rendere credibili investimenti dell'industria nell'innovazione tanto invocata, determina una ulteriore perdita del sapere accumulato in quasi cinquanta anni di intensa storia industriale, specialmente ma non solo chimica. La presenza del Parco Scientifico Tecnologico non ha garantito una automatica riaggregazione e concentrazione dei saperi accumulati a favore di un'economia di scala finalizzata all'innovazione dei prodotti e dei processi industriali presenti a Marghera e nella regione.



7. Cosa c'è di nuovo a Porto Marghera?torna al menu

In estrema sintesi le novità a Porto Marghera possono essere identificate in:

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8. Porto Marghera è importante nel sistema trasporti?torna al menu

Certamente si, già oggi. È opinione ormai largamente condivisa che Porto Marghera possa assumere un ruolo maggiore rispetto al sistema dei trasporti regionale e nazionale. L'area è parte integrante del sistema portuale veneziano ed in essa operano già oggi un considerevole numero di imprese dedicate all'interscambio merci intermodale. Il Porto di Venezia è il sesto porto italiano e si affianca al terzo scalo aeroportuale nazionale. L'area è servita da una ampia e importante rete infrastrutturale sia ferroviaria che stradale, nonostante si riscontrino quotidianamente limiti strutturali che devono essere ottimizzati rispetto ai crescenti flussi di traffico. Si tratta certamente di una fondamentale opportunità che data la crescente globalizzazione dei mercati e la dinamica di rilocalizzazione delle produzioni in ambito extra europeo, comporta un crescente aumento di importanza del momento del trasporto dei prodotti o dei semilavorati che sempre più deve essere garantito da una logistica efficiente.

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9. È difficile bonificare Porto Marghera?torna al menu

Da tempo sono state verificate le contaminazioni dei terreni della prima falda, e si sta in parte intervenendo. La messa in sicurezza dell'area si sta attuando attraverso la realizzazione delle opere di marginamento delle sponde, in mancanza del quale si protrae l'inquinamento. Queste opere sono finanziate dalle aziende e vengono realizzate dal Magistrato alle Acque. L'analisi completa dei terreni deve essere attuata con l'intervento diretto delle aziende. Tali analisi dei terreni oggi sono in fase di valutazione da parte di Arpav. Inoltre, è stato approvato ed avviato il progetto P.I.F. di Fusina (Progetto Integrato Fusina) di depurazione delle acque industriali. La messa in sicurezza permette di operare con un margine di tranquillità per il futuro ma non elimina il problema delle bonifiche. Rispetto a queste, attualmente, deve essere applicata la normativa vigente. Il principio che la bonifica di un'area sia svincolata dalla sua reale destinazione d'uso, e che sussista un unico grado di bonifica, evidenzia uno stretto legame fra bonifiche e destinazione urbanistica. In tale ottica, gli enti locali rivestono un ruolo strategico anche a fronte delle recenti modifiche normative sia in temi ambientali che di pianificazione.

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10. Come è vista Porto Marghera dal Veneto?torna al menu

Porto Marghera ed il Veneto sono stati per lungo tempo molto "distanti". L'area industriale si è innestata originariamente in un territorio quasi esclusivamente agricolo, dal quale ha tratto larga parte della sua manodopera, fino agli anni Cinquanta. Il territorio Veneto non ha viceversa mai assorbito i tratti della grande industria, nè la grande industria, specie quella recente delle multinazionali di Marghera, aveva necessità di misurarsi con il suo intorno. Tuttavia, nel corso della sua storia quasi centenaria non sono mancati, sia per il porto che per le produzioni industriali, importanti collegamenti funzionali che hanno reso complementari i due ambiti. Questo vale per le grandi aziende di impiantistica venete, ma anche per l'industria chimica ed altre produzioni. Di fronte all'attuale modello di insediamenti produttivi prevalente nel Veneto, vi è la necessità di riflettere circa l'opportunità di diffondere ulteriormente una infrastrutturazione del territorio oramai considerata eccessiva. L'interazione insediativa tra i due modelli non ha mai preso l'avvio. Anche le necessità di ampliamento della ZIP di Padova non hanno mai trovato sufficiente congruenza nell'offerta di aree di Marghera, quantitativamente scarsa e tuttora qualitativamente inidonea. Nella prospettiva, tuttavia, questa distanza potrebbe ridursi in relazione al ruolo di Marghera come uno dei nodi del sistema dei trasporti regionale.



Consultazione del lavoro

Le FAQ su Marghera sono curate da Pierpaolo Favaretto, Allegato Doc. COSES n. 514.1.
I prossimi aggiornamenti su Porto Marghera verranno segnalati in questa pagina con l'icona: aggiornamento

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