Fondaco Commercio

3. Moderno e tradizionale

Attualmente³ (2001), le MSV alimentari della città antica possono essere classificate in due macro-aggregati ben distinti per dimensione, per struttura aziendale e per ubicazione urbana:

Complessivamente la superficie di vendita delle MSV alimentari ammonta a circa 4.800 mq, ripartiti in 8 esercizi. La dimensione media delle strutture risulta pertanto pari a 600 mq. per punto di vendita, ma circa la metà delle strutture di vendita rientra nella classe dimensionale fino a 400 mq., mentre nel centro insulare è presente un solo esercizio commerciale di superficie superiore ai 1.000, l'unico con una tipologia mista alimentare e non alimentare.
L'organizzazione commerciale delle medie strutture riesce a garantire servizi e vantaggi competitivi che difficilmente possono essere assicurati dalle strutture di vicinato (caratterizzati da un'offerta merceologica circoscritta e da una struttura imprenditoriale più debole), e che diventano fattori molto apprezzati dalla domanda, anche in considerazione delle modifiche nei modi e nei tempi dedicati alla spesa, che hanno profondamente influito sulle abitudini di acquisto dei consumatori².
L'attività di rilevazione condotta nel corso del 2001 ai fini dell'adozione del provvedimento di tutela della rete di vicinato in ambiti di particolare interesse della CA³, ha mostrato in effetti come per alcuni esercizi commerciali di vicinato inseriti lungo i principali percorsi pedonali o in ambiti a più elevata attrazione turistica, si stia assistendo ormai ad una diversificazione dell'offerta alimentare verso modalità e verso specifici segmenti di domanda non domestica, in grado di assicurare margini di redditività maggiore. Là dove le attività commerciali ricadono in aree più marginali, invece, la competizione può portare, come estrema conseguenza, ad una chiusura degli esercizi, anche per mancanza di un ricambio generazionale nella gestione dei punti vendita primari.
Secondo i dati di una indagine condotta da Consodata Italia su un campione di 150.000 famiglie italiane, le abitudini di acquisto si stanno ormai allineando ai maggiori Paesi Europei. Solo il 13% è rimasto fedele alla bottega sotto casa, il resto si è spostato dal negozio tradizionale alla distribuzione organizzata, privilegiando i centri commerciali, gli ipermercati e i supermercati. "Prezzi più bassi e ampia scelta paiono essere i motivi per cui i negozi cedono il passo a super e ipermercati. In un futuro dominato dalla grande distribuzione, i piccoli potranno tradurre in specializzazione l'attenzione del consumatore alla qualità. Chi lo farà, sviluppando peculiari competenze merceologiche e la debita profondità di assortimento, avrà una marcia in più"4. Le motivazioni più frequenti nella scelta dei punti vendita, sempre secondo l'indagine di Consodata, sono riconducibili ai seguenti fattori: vicinanza, qualità, promozioni, ampia scelta e livello dei prezzi.
Per verificare se anche nel caso veneziano la modernizzazione della rete distributiva abbia indotto effetti evidenti sulla rete di vendita tradizionale, è stato condotto un approfondimento di analisi. L'incrocio tra data di inizio attività della MSV, in un determinato ambito urbano, e data di cessazione degli esercizi di vicinato dello stesso comparto merceologico non ha fatto rilevare evidenti relazioni di causalità, se non per quote che possono essere considerate fisiologiche di un processo di riconversione generalizzato delle attività primarie.
La contrazione dei punti alimentari, che senz'altro risente della concorrenza della modernizzazione della rete di vendita, sembra essere conseguenza anche di altri fattori, che a Venezia assumono peso tutt'altro che trascurabile: riduzione della domanda locale determinata dalla contrazione della popolazione residente in città antica, ma anche forte disparità di apporto economico delle diverse popolazioni che vivono ed usano la città, come è stato evidenziato negli studi per il precedente Piano commerciale. In quella occasione il COSES ha condotto un tentativo di stima della popolazione presente nella CA, facendo distinzione tra popolazione residente e altri segmenti di popolazioni presenti in città per periodi più o meno lunghi, e dei livelli di spesa determinati da ciascun segmento.
Il risultato del procedimento ha messo in evidenza come al 52% di presenze della popolazione residente si dovesse il 36% della spesa calcolata, mentre al 23% di presenze turistiche fosse imputabile il 61% del volume di acquisti annuo riversato sulla città antica; veniva osservato, inoltre, con riferimento alle singole voci di spesa, come i diversi segmenti di popolazione si orientassero verso beni di acquisto completamente diversi, dando origine a differenti "mercati".
È probabilmente questo l'elemento di maggior distorsione del mercato veneziano e del continuo slittamento da attività a servizio della popolazione residente (non solo di quelle alimentari, ma in generale dei servizi di base) verso altre offerte destinate prevalentemente alla domanda foresta.


Note

1. La modernizzazione della rete di vendita del centro insulare appare come un fenomeno relativamente recente. Un terzo circa delle MSV attive a fine 2001 risulta aver iniziato la propria attività nella prima metà degli anni '80, mentre le altre strutture sono decisamente più giovani: metà del parco commerciale di media dimensione alimentare ha avviato la propria attività nell'ultimo quinquennio. Nell'arco del ventennio, si è assistito invece ad un avvicendamento delle medie strutture di vendita che, iniziato nella CA attraverso fusione di autorizzazioni singole, ampliamenti, trasferimenti o subingressi della distribuzione organizzata verificatisi più o meno in tutti i quartieri, risultava appannaggio di poche catene distributive locali. La politica commerciale di tali catene aveva investito tutta la città antica, con l'apertura di esercizi di taglia dimensionale medio-piccola, ai limiti della soglia di separazione tra rete di vicinato e media distribuzione. In anni più recenti, invece, si è assistito ad una concentrazione aziendale "bipolare", che ha interessato la quasi totalità delle strutture del centro insulare ed ha indotto nuove aperture in zone precedentemente non servite.
2. Alcuni di questi fattori possono essere: 1. Concentrazione dell'offerta in strutture ad ampio spettro merceologico e con ampia gamma di scelta, in grado di garantire, in un unico punto vendita, l'approvvigionamento di beni primari, non esclusivamente alimentari. 2. Elevata competitività sui costi in virtù della diversa organizzazione del lavoro e del maggiore volume di prodotti movimentati. 3. Diversa gestione dei tempi di apertura dei punti vendita, spesso prolungata per l'intera giornata e, in alcuni casi, oltre il normale orario osservato da esercizi di vicinato, e spesso per tutta la settimana, compresi i giorni festivi. 4. Possibilità di fornire servizi aggiuntivi alla clientela, quali il servizio di consegna a domicilio che, soprattutto nella città antica, costituisce un elemento di forte influenza nella scelta del punto vendita, in particolar modo per quei segmenti di popolazione che risentono maggiormente dei problemi di mobilità.
3. Cfr. Calzavara e Di Monte, Programmazione commerciale per il centro storico di Venezia, Doc. COSES n. 353, luglio 2001.
4. In Largo Consumo n. 2/2201.

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